Tricotillomania

Salve Dottori,
vi scrivo perchè sono molto in difficoltà e sento addosso una grande responsabilità. Vi spiego, i problemi sono due, uno di ordine psicologico, l'altro culturale: conosco un bambino di 6 anni che dall'età di 2 si tira i capelli procurandosi "buchi" simili alla alopecia. Si tratta della cosiddetta tricotillomania, che dal basso della mia ignoranza credo derivi da un trauma vissuto verso il primo anno di età, quando fu improvvisamente allontanato dalla madre, fino ad allora costantemente presente e premurosa, per una lunga settimana, senza che gli venisse spiegato mai nulla e senza che nessuno gli parlasse mai di sua madre (che nel frattempo era in un'altra città per subire un intervento). Il sintomo c'è ed è evidente agli occi di tutti, la causa è probabile, ma sono convinta che un terapeuta infantile saprebbe meglio di me chiarire cause e soluzioni a riguardo.. e qui si entra nel secondo problema: i genitori del bambino non sono assolutamente proiettati su questo tipo di soluzione, ritenendo che dagli psicoterapeuti ci vanno i "matti" e che sarebbero evidentemente soldi buttati..ho riassunto brevemente il loro modo di vedere le cose, risparmiandovi il peggio, ma la responsabilità che sento verso questo bambino mi resta addosso e vorrei cercare di capire cosa è possibile fare nel frattempo che i genitori si convincano dell'utilità di una visita da un professionista. Le uniche cose che mi sono sentita di consigliare sono quella di non ripetergli continuamente di non strapparsi i capelli e di fargli fare attività sportiva, che comunque credo permetta un minimo di sfogo della tensione. Grazie
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Utente,
se quel bambino non è ancora stato portato da un dermatologo, può invitare i suoi genitori a farlo: probabilmente lo specialista consiglierà loro un approfondimento di tipo psicologico. E magari detto da lui potrebbe essere accettato o almeno preso in considerazione.
Non è detto che sia necessaria una terapia psicologica per il bambino, ma che invece sia più utile per i genitori. Questo di riflesso farà stare meglio il piccolo.
Intanto, se lei è così vicina a questo bambino, lo aiuti a riconoscere e ad esprimere le emozioni e gli stati d'animo che prova nelle più svariate situazioni e a "leggerle" negli atteggiamenti e nei comportamenti altrui, magari aiutandosi con uno dei tanti libri sulle emozioni dedicati ai bambini, ricchi di fiabe e racconti utili in tal senso.
Ci faccia sapere gli ulteriori sviluppi, se lo desidera.
Auguri.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile utente,
non ha specificato quale rapporto la leghi a questo bimbo o alla sua famiglia e da cosa derivi questo suo grande senso di responsabilità.

Sono i genitori che dovrebbero preoccuparsi per il proprio figlio e attivarsi in merito ai suoi disagi.
In un caso come quello che lei ha descritto, la difficoltà sta proprio nel sensibilizzare i genitori al problema che, a quanto riferisce e secondo il mio parere, richiederebbe la valutazione da parte di un terapeuta familiare.

Lei ha fornito suggerimenti di buon senso, ma per aiutare il piccolo occorrerebbe un intervento mirato.
La sua sensibilità è apprezzabile e per come ha descritto la situazione battere il chiodo da parte sua sembrerebbe un tentativo inutile.
Come tutti i bambini avrà un pediatra di base, sa se i genitori hanno provato a sentire il suo parere?

In che modo lei è vicina al bimbo?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Attivo dal 2011 al 2012
Ex utente
Vi ringrazio tanto per le risposte!
Non ho specificato di essere la zia del bambino e di sentire la responsabilità in quanto ai miei occhi è evidente che c'è un problema più profondo che sta oltre il "tirarsi i capelli", mentre per i genitori questo è del tutto fuori luogo, o meglio, non è un problema degno di essere preso seriamente in considerazione.
Riguardo alla pediatra che lo segue da sempre.. il consiglio che ha dato ai genitori è stato quello di "tagliare i capelli al bambino finchè non se li tira più" (il bambino non desidera assolutamente capelli corti), oppure quando era piu piccolo "togliergli le mani dalla testa ogni volta che vedete che si tira i capelli". Non voglio esprimere giudizi a riguardo ma, seguendo il consiglio della Dottoressa Scalco, proporrò ai genitori di portare il bambino dal dermatologo, augurandomi che almeno questo dia indicazioni migliori.
Da quanto ho capito la tricotillomania proviene dalla difficoltà di controllare gli impulsi; a parte l'aiuto a esternare le emozioni con di racconti e fiabe (cosa che farò sicuramente), può intanto essere d'aiuto una attività sportiva? se si quale potrebbe essere la più indicata? e quale la meno indicata?
Un'ultima domanda: in base alla vosra esperienza quali potrebbero essere le ipotetiche conseguenze di una tricotillomania trascurata? Vi ringrazio per l'aiuto, buon lavoro
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Un'ultima domanda: in base alla vosra esperienza quali potrebbero essere le ipotetiche conseguenze di una tricotillomania trascurata?>

A mio parere, più che altro il nocciolo della questione sta in quali potrebbero essere le conseguenze di un ambiente familiare non supportivo e con relazioni che non aiutano il bambino, anzi (secondo quanto lei ha fatto intendere).
Le cause di un disagio non vanno ricercate solo all'interno del bambino, bensì anche alla luce dei contesti ai quali appartiene, in primo luogo la famiglia, ma questo può farlo solo una specialista in presenza, allo scopo di mettere in atto un intervento idoneo per affrontare e superare le difficoltà in atto.

In merito allo sport, è bene in primo luogo sentire il parere del bambino, quali sono le sue preferenze, poiché dovrebbe essere un'attività che gli risulti gradita e piacevole da svolgere.

Cordialmente





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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Gentile ragazza, il mio parere è sulla stessa linea di quello della D.ssa Rinella: è comprensibile che lei in quanto zia del piccolo si senta in dovere di far qualcosa, ma tale compito spetta primariamente ai genitori. Oltretutto bisognerebbe approfondire la qualità del clima relazionale e familiare al quale è stato esposto il bambino, molte volte casi come questi si "aggiustano" intervenendo unicamente sui genitori, senza bisogno di coinvolgere i bambini.

Ma se loro non sono d'accordo, non danno peso alla cosa e ritengono che dallo psicologo ci debbano andare i matti, non c'è molto che si possa fare, purtroppo.

Eviti di voler trovare a tutti i costi il modo di fornire aiuto, perché l'aiuto non richiesto non sempre fa bene.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com