In crisi per la materna

Buongiorno, sono mamma di una bimba di quasi 4 anni, molto allegra, gioiale, vivace da sempre. Premesso che dai 2 anni e mezzo ha frequentato il nido fino a dopo pranzo (dalle 10/13,30) e che si trovava molto bene con tate e bambini, tranne (giustamente) fine anno dove la stanchezza si faceva sentire e da maggio si rifiutava di andare. Bene quest'anno il problema del rifiuto totale di andare a scuola è sorto da un mese e mezzo ca, cioè da febbraio.Posto chel'ho lasciata nella stessa struttura di modo che non cambiasse compagni, che l'ambiente fosse lo stesso, avesse come riferimento le tate dell'anno precedente che in alcuni momenti della giornata stanno insieme,sono però cambiate le cose ovvero:
- da subito,cioè ottobre, la bambina è rimasta fino a dopo il sonnellino (dalle 9,30 alle 16 ca), a detta della maestra lei come tutto il gruppo ha dormito volentieri dal secondo gg;
- andando in classe a fare piccoli lavori/schede ,anche se per poco, l'impegno richiesto è sicuramente di più
Dal punto di vista della maestra, così come era x l'anno prec, la bambina a scuola sta bene, socializza con tutti i bambini grandi e piccoli, si adatta a tutti i momenti della giornata, è molto brava nelle attività, sa colorare bene, usare gli strumenti scolastici è precisa e dicono che finchè non finisce il suo lavoro non interrompe x nessun motivo. Questo lo noto anche a casa perchè ci si dedica molto al disegno ma la maestra mi ha proprio sottolineato la sua bravura.
Il problema comune a l'anno precedente sorto dopo 15-20 gg inizio scuola e quest'anno durato un po'di + è la sorta di rabbia verso di me, cioè fino a che andavo a prenderla tutto bene, una volta a casa o ad altri posti aveva diversi sfoghi di rabbia, cioè cercava qualsiasi pretesto anche una piccola cosa per piangere o fare scenate.Questo l'ho intuito e ho sempre cercato di aiutarla. Ora però il problema è diverso, non vuole andare proprio a scuola,tipo un giorno si e uno no, un' incostanza totale. All'inizio ho cercato di capire e ho lasciato stare, x es x le vacanze di Pasqua ho approfittato x lasciarla due sett a casa. Ora dopo tanti discorsi (anche da parte del papà che ci tiene molto che vada a scuola ma purtroppo non la può portare ne and a prenderla, quindi il problema grava su di me) il problema persiste; piange a dirotto, se non fa capricci eccessivi prima di uscire in casa,li fa in macchina nel tragitto da casa-scuola della serie strilli a squarciagola perchè non mi fermo. Insomma è diventata una situazione assurda e io non so che pesci prendere: con le buone non riesco ad ottenere niente con le cattive (sgridate, "punizioni" verbali) lo stesso. Ho cercato di premiarla quando andava a scuola con le sue cose preferite, da qualche gg non ci dorme più perchè credevo fosse quello il problema ma la situazione non cambia. La maestra sostiene che siano semplici capricci,io non la vedo così secondo me ha un disagio, la conosco e le sue bizze sono altre. D'altra parte non so come riuscire a capire dove è il problema. Scusate se mi sono dilungata ma avevo bisogno di sfogarmi un po' e mettere in chiaro la situazione. Ci sarebbero altre cose da puntualizzare ma il saliente è la scuola,a casa non è cambiato niente, hai nonni materni vicini, gli zii, un cuginetto di 2 anni con cui gioca sempre (e litiga molto)e tiene ancora il ciuccio x dormire(è molto importante x calmarsi, e a scuola la maestra non glielo prende più per dormire). Una sola cosa che ho notato a volte usa colori molto scuri x disegnare tipo nero,marrone,blu e ultimamente ha imparato a fare dei disegni a punta tipo spicchi di sole.
Grazie per l'attenzione, cordiali saluti.
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Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 326 11
Dalla sua descrizione potrebbe essere che la bambina viva male il distacco, il mantenere il ciuccio per dormire potrebbe fare pensare ad una necessità autoconsolatoria su cui potrebbe avere interferito la tata che glielo negava (se non ho capito male). Ibidem la rabbia, l'irrequietezza, i pianti potrebbero fare pensare a vissuti di ansia.
Può essere utile una osservazione orientativa presso i Servizi Territoriali di Neuropsichiatria Infantile, proprio per discriminare (come Lei stessa rileva) tra la possibilità di capricci e/o di una difficoltà un pò più rilevante alla separazione.
Soprattutto in funzione dell'età della bambina le risposte al disagio, che sono prevalentemente di tipo comportamentale, richiedono la possibilità di una osservazione diretta in contesti appropriati.

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli

Dott. Gabriele Tonelli
Psicoterapeuta,Master in Psicopatologia e Scienze Forensi,Segr.Redazione PsychiatryOnline It,Medico di Categoria. C.T.U.

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dopo
Utente
Utente
Salve,
dato che lei ha individuato nella separazione dal ciuccio la probabile difficoltà,le spiego meglio; da febbraio ca (in seguito anche a una chiaccherata con la maestra in cui lei mi indicava la necessità di togliere questo ciuccio) avevamo deciso di cercare di allontanarlo dalla bimba in maniera graduale, tant'è vero che alla fine la bimba (forse per non essere sgridata) non lo chiedeva più,la maestra ,anche perchè non richiesto, idem non glel' ha più offerto.Temo anche io che il nocciolo della questione sia questo così come il fatto che la maestra sia "autoritaria" e contemporaneamente caratterialmente non proprio materna, affettuosa (cosa che secondo me un tantino ci vuole, sono pur sempre bimbi piccoli). La bimba non mi ha mai detto apertamente che non le piace, ma che viene sgridata si.
Probabilmente sarò una mamma atipica, ma è proprio necessario che il ciuccio lo lasci adesso? Di forzature non ne ho mai fatte e soprattutto vedo che con lei non funzionano,vorrei rispettarla nei suoi tempi e necessità. Siccome è successo col pannolino che era un trauma levarlo di punto in bianco, ho aspettato il suo tempo,la sua elaborazione e l'ha rifiutato di sua iniziativa (ca 1 anno fa). Lo stesso vorrei fare col ciuccio, cosa ne pensa?
Cordiali saluti.
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Dr.ssa Flavia Ilaria Passoni Psicologo, Psicoterapeuta 163 1


Gentile utente,
nell'ottica dello sviluppo funzionale del bambino il rispetto dei suoi tempi e necessità è sicuramente la stertegia migliore a meno che non vi siano vistosi ritardi o compromissioni nel raggiungimento delle tappe evolutive fondamentali.
Non dia eccessiva importanza al "distacco dal ciuccio" che anzi in un quadro di possibile "ansia da separazione" potrebbe risultare un utile oggetto transizionale.
La situazione merita però particolare attenzione soprattutto se, ha l'impressione che la bambina manifesti segnali di disagio che esulano dai normali capricci.
E' importante,anche ai fini diagnostici, osservare come e in relazione a cosa questi segnali nascono e si svilppano.
Un'osservazione in un contesto adeguato e protetto come le ha suggerito il collega è senz'altro un ottimo punto di partenza: può rivolgersi ai servizi territoriali della neuropsichiatria o richiedere una consulenza specialistica privata.


Con i milgiori auguri

F.I.Passoni
studiopsicologia@hotmail.it

F.I.Passoni
Dir. di SYNESIS, Centro di Consulenza Psicologica, Psicoterapia & Ipnosi Clinica

studiopsicologia@hotmail.it

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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
Nella zona in cui abita non mancano certo i servizi di neuropsichiatria infantile, per cui non sarà difficile seguire l'indicazione dei colleghi, ma a volte i genitori esitano ad andarci. Se vuole prima parlarne qui sarebbe utile forse che descrivesse anche l'ambiente e l'organizzazione familiare. Spesso, o quasi sempre, anche se questo è difficile da accettare dai genitori, i motivi per cui i bambini e anche gli adolescenti rifiutano di andare a scuola sono legati a situazioni familiari, più che alla situazione scolastica. Situazione familiari assolutamente 'normali', ma in cui qualcosa può ostacolare il passaggio di una fase o comunque creare ostacoli. Lei dice che 'giustamente' già al nido la bimba non voleva più andare, a un certo punto. Forse è uno spunto da cui partire...

Dr. Gianmaria Benedetti

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