Postumi suicidio in famiglia

Buonasera,
Sono una ragazza di 28anni, due anni e mezzo fa mio fratello più grande di me di 11 anni si é suicidato. Minacciava da tempo il suicidio e mia madre il giorno del suicidio me lo ha comunicato con un SMS scrivendo solamente "si é impiccato".
Dal giorno questa frase mi perseguita. A volte quando sono sola mi trovo a ripeterla a voce alta, e anche solamente pensarla mi provoca ogni tanto una sensazione di dolore fisico.
Inoltre penso di avere una sorta di ossessione per capire il modo in cui ha scelto di morire mio fratello, andando a cercare per ore su internet le cause della morte (in senso fisico) per capire se mio fratello ha sofferto.
Vorrei a volte riuscire a dimenticare quello che ha fatto.. Ma per me ora é impossibile..
Anche perché in famiglia i miei parlano sempre in maniera triste di lui.
Vorrei non avere più questo dolore e smettere di ricordare solo il momento peggiore della vita di mio fratello...
Grazie
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Dr.ssa Sara Ronchi Psicologo 559 8 14
Gentilissima,

Quello che ha vissuto è tremendo e capisco la sua sofferenza;
Decidere di togliersi la vita e saperlo tramite sms deve essere stato un vero shock per lei.
La sua morte deve essere accettata e rielaborata correttamente con l'aiuto di uno psicologo sia per lei che per i suoi familiari.
La vita va avanti, non si soffermi su internet a cercare con ossessione se suo fratello ha sofferto, non fa che alimentare il suo disagio e la sua tristezza.
Seguite il consiglio invece di ricercare un aiuto psicologico per capire come affrontare il tema del suicidio e rielaborare questa morte cosi' tragica.

Cordialmente

Dr. Sara  Ronchi
sara71ronchi@gmail.com -3925207768
www.psicologa-mi.it









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Dr.ssa Elisabetta Molteni Psicologo, Psicoterapeuta 112 3 4
Gentilissima, sembra di capire che questo evento deve aver sconvolto, oltre che lei , l'intero equilibrio familiare. Forse è impossibile dimenticare questo evento come lei vorrebbe; invece merita di essere approfondito e rielaborato, insieme alla totalità delle vostre dinamiche familiari, con l'aiuto di un esperto. Può chiedere alla Asl della sua zona una consultazione per vederci più chiaro. Cari saluti

Dr.ssa Elisabetta Molteni
Psicologa Psicoterapeuta - In studio e Online
www.elisabettamolteni.it

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

quanto ci riferisce è molto doloroso e alla sofferenza per la morte prematura e autoinflitta di suo fratello si somma sicuramente in lei - e immagino nei suoi familiari - il senso di colpa per non aver saputo evitare un esito da tempo annunciato.

Purtroppo questo non è sempre realizzabile e alcune persone che decidono di uccidersi non sono distoglibili in alcun modo dal loro proposito.

Ci vuole dire qualcosa in più su suo fratello e su come era la sua vita e il suo comportamento prima del suicidio?
Gli è mai stata diagnosticata una malattia mentale?
Come hanno risposto i vostri genitori alle sue minacce?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 627 6 1
Cara ragazza,

lei è stata veramente forte ad essere andata avanti da sola in questi anni, forte e coraggiosa. Spesso ammettere di avere bisogno di un supporto e di un aiuto per superare un evento, ci fa paura poichè ciò farebbe rivivere l'evento stesso.
Purtroppo lei ha vissuto qualcosa di troppo grande e doloroso per superarlo sola, con i suoi genitori, come penso avrà constatato prima di contattarci, motivo per cui anche io consiglio un percorso di sostegno psicologico sia per lei che , se desiderato, anche dai suoi familiari.
La morte fa parte della vita purtroppo, è vero che fa male per chi resta, che ci sono cose difficili da comprendere, ma la vita deve continuare, motivo per cui bisogna capire e accettare le scelte altrui in un percorso psicologico idoneo.

Le auguro il meglio dalla vita

Un abbraccio

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

[#5]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,
innanzi tutto vi ringrazio per le risposte che mi avete fornito.
Rispondendo alla Dr. Massaro posso dire che mio fratello non aveva mai dato segni di sofferenza fino ai 35 anni, alcune cose però sono cambiate dopo che lui ha rotto i rapporti con la sua compagna di una vita dalla quale aveva avuto anche un figlio che ormai ha 13 anni.
Inoltre la situazione precaria di lavoro, il suo non vedersi realizzato, per di più con una sorella affetta da autismo sicuramente non lo hanno aiutato.
La vita di mio fratello è diventata sempre più segreta per me e la mia famiglia da quel momento.
Lui spesso si lamentava dicendo di stare male e aver bisogno di cure ma i miei non hanno saputo come affrontare il problema. Pensavano sempre che fosse qualcosa di temporaneo ed in ogni caso non sapevano come aiutarlo. Io gli ho dato dei numeri di alcuni psicologi ma dubito che lui ci sia mai andato.
L'ultimo anno della sua vita per me è stato molto traumatico. Capivo che non era più lui e sono arrivata al punto di chiudermi in casa la notte (io non abito con i miei) perchè temevo che piombasse in casa nel cuore della notte (ed è capitato) con chissà quali intenzioni. Sono arrivata al punto di avere paura di lui e questa cosa mi ha staccato molto dalla mia famiglia, perchè i miei credevano che io esagerassi. In realtà avevo paura che potesse fare del male anche a loro. Lui non si è comportato mai nei confronti di nessuno in maniera violenta, ma sicuramente non era in se, e le sue reazioni non potevano essere prevedibili.
Non credo di sentirmi in colpa personalmente, semplicemente non sapevo cosa fare, mi sarei dovuta prendere la responsabilità di un tso forse, ma non me la sono sentita, e non credo di aver sbagliato per questo.
La mia vita continua certo. Ma io ho dei ricordi troppo negativi legati a lui e all'ultimo suo anno di vita. Per questo credo di riuscire a ricordare solo il momento della sua morte.
Mi sono sentita sola anche dopo e alcune volte tutt'ora, perchè i miei ricordano sempre come momenti migliori quelli in cui c'era lui che stava bene, ed io ora mi sento poco importante per loro. Non parlo con mia madre di mio fratello e non riesco a consolarla quando piange.
Mio padre invece riesce a fingere che nulla sia successo, anche se io ora sento ancora di più il peso della mia famiglia addosso. Sopratutto di mia sorella.
Vi lascio il link della mia precedente discussione su questo forum in cui chiedevo un consulto dove descrivo meglio dei problemi familiari:

https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/268112-studio-all-universita-bloccato-problemi-familiari.html

Ho intenzione in Gennaio di lasciare la mia regione e trasferirmi.
I miei non sono d'accordo ovviamente. Mia madre non ha mai voluto che io lavorassi.
Ma io sto male. La mia vita è bloccata da anni. E credo che allontanandomi starei meglio.
Devo solo trovare il coraggio di farlo.
Grazie ancora a tutti, (scusate se mi sono dilungata troppo)
e buona giornata

[#6]
Attivo dal 2008 al 2022
Psicologo, Psicoterapeuta
Nelle famiglia in cui si verifica un gesto del genere, specialmente se il suicidio riguarda uno dei figli, può accadere che i genitori si focalizzini sull'aspetto traumatico e perdano di vista l'altro figlio, quello che invece è vivo. Questo ovviamente perchè perdono di vista la propria felicità, perchè non riescono a superare il lutto della morte del figlio e non riescono a riappropriarsi anche di quegli aspetti a cui lei mira molto intelligentemente. Una persona andrebbe ricordata il più possibile per le cose buone, non soltanto per il suo momento peggiore.

La famiglia dovrebbe essere una base adeguata a sostenere anche certe situazioni dolorosissime e aiutare a superarle. A volte, come nei casi che si adattano alla descrizione che io ho fatto in questo messaggio, non riescono a svolgere questa funzione di riparazione. Favorendo invece una fissazione di tipo depressivo.

A me questa sembra la situazione che ha descritto, ma poiché io ho letto soltanto poche righe della sua situazione, che invece lei conosce benissimo, cerchi di fare le dovute approssimazioni.

In questi casi il figlio sopravvissuto è bene che pensi alla propria salute. Inannzi tutto cercando di togliere certi pensieri intrusivi dalla sua testa (può essere molto più facile di ciò che crede), poi elaborando efficacemente il lutto subito e, dunque, superando certe fissazioni depressive, rientrando quindi in un processo di vita.

Questo può aiutare anche i genitori. Solitamente se uno dei membri recupera aspetti di vita positivi o riprende il suo percorso evolutivo viene giocato un ruolo positivo anche nel contesto familiare.

Quanto e come recupereranno i suoi genitori dipende dalle loro risorse, non dalle sue, per cui solamente dopo aver pensato un pò a se stessa potrà vedere come vanno le cose in famiglia.

Spero di averle dato una mano e di essere stato chiaro.
Buon Viaggio
[#7]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"La mia vita è bloccata da anni. E credo che allontanandomi starei meglio"

Per quanto il trasferimento potrà esserle sicuramente utile lo sarebbe anche che lei elaborasse l'accaduto nella sede opportuna, parlandone di persona con un nostro collega.

"L'ultimo anno della sua vita per me è stato molto traumatico. Capivo che non era più lui e sono arrivata al punto di chiudermi in casa la notte (io non abito con i miei) perchè temevo che piombasse in casa nel cuore della notte (ed è capitato) con chissà quali intenzioni. Sono arrivata al punto di avere paura di lui e questa cosa mi ha staccato molto dalla mia famiglia, perchè i miei credevano che io esagerassi. In realtà avevo paura che potesse fare del male anche a loro"

Se ha trascorso un anno accompaganta da questi pensieri e paure è comprensibile che il suo ricordo di suo fratello sia influenzato consistentemente da ciò che era diventato in quel periodo ("ho dei ricordi troppo negativi legati a lui e all'ultimo suo anno di vita. Per questo credo di riuscire a ricordare solo il momento della sua morte").

Meno fisiologico invece è il fatto che dopo anni lei sia ancora bloccata e ferma al momento della sua morte, e probabilmente questo dipende dal fatto che ha temuto per la sicurezza propria e dei suoi genitori, essendo suo fratello diventato imprevedibile e potenzialmente violento.

Vivere per così tanto tempo nella paura, non sentendosi oltretutto compresa dalla famiglia in questo, può essere un'esperienza che l'ha segnata e che deve essere superata mediante un intervento adeguato.
[#8]
dopo
Utente
Utente
Buonasera,
ringrazio nuovamente chi mi ha risposto.
Vorrei un consiglio circa il mio prossimo trasferimento.
Quando ho comunicato la notizia del trasferimento ai miei non hanno reagito bene, cercando di distogliermi in tutto e per tutto dal farlo. Ora ho deciso di partire dopo le feste e loro credono in realtà che io abbia già abbandonato l'idea di partire.
Purtroppo sono senza lavoro e qui non ho prospettiva di trovarlo, inoltre vorrei personalmente fare questa esperienza e sentirmi finalmente un po indipendente ma sono divisa a metà. I miei si ritroverebbero soli con mia sorella invalida, stanno cominciando ad avere malanni anche loro (hanno 69 e 65 anni).
Non so proprio cosa fare, mi sento in colpa a lasciarli e ho paura che ne soffrirei anche io di riflesso, ma allo stesso tempo vorrei quasi "liberarmi" di questa situazione e pensare solo alla mia vita.
Mi sento molto incompresa in questa situazione.. e mi sveglio tutti i giorni con l'ansia..
Nessuno dei miei amici vive questa situazione, anche se tutti mi consigliano di pensare alla mia vita e partire.

grazie in anticipo per le risposte che darete
Felice Natale
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
I suoi amici le rispondono magari con poco tatto perchè non hanno vissuto personalmente una situazione difficile e delicata come la sua, ma non sbagliano se le suggeriscono di iniziare a pensare anche a sè stessa (il che non significa abbandonare i suoi o cancellarli dalla sua vita).

La posizione dei suoi genitori è comprensibile, visto che hanno perso tragicamente un figlio e che, quando lei partirà, rimarranno soli con una figlia che ha bisogno di assistenza, ma, a meno che la sua presenza non sia indispensabile, lei ha tutto il diritto di cercare la propria strada e un lavoro se dove si trova ora non ne ha la possibilità.

Il trasferimento potrà sempre essere temporaneo, se in futuro ci fosse la necessità di un suo rientro, ma per adesso mi sembra di capire che i suoi stiano sufficientemente bene da non necessitare di assistenza da parte sua.
Se le cose cambiassero valuterà il da farsi, ma nel frattempo può concedersi di essere serena nel tentare una nuova strada.

Buon Natale,
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Dr. Stefano Totaro Psicologo, Psicoterapeuta 7 18
Carissimi, non è mai semplice gestire i postumi sui familiari in seguito ad un suicidio. Esiste una onlus formata da professionisti volontari che si occupano di fornire supporto a chi sopravvive ad un suicidio.
www.soproxi.it

è bene che i medici e psicologi sul territorio sappiano di questo importante aiuto

Dr. Stefano Totaro
Psicologo, Psicoterapeuta familiare, abilitato EMDR
Giudice Onorario Minorile presso Corte d'appello di Lecce.
Padova