Paure puberali

Mia figlia di undici anni, figlia unica, ultimamente ha una sorta di regressione e ha paura di addormentarsi da sola. Le sue paure si scatenano come una sorta di ansia che la spinge a pretendere la mia presenza fino a quando non si è addormentata e a chiedere di venire nel lettone. Premetto che di recente abbiamo cambiato casa e la zona letto è ora al piano superiore, a parte questo, l'inizio della scuola media e i rapporti con amici (è una scout ed è abituata a dormire fuori casa senza sentirci per giorni) sono molti sereni.
Dovrei ricominciare ad usare la tecnica di "fate la nanna" con una bambina così grande tornando nella sua camera ad intervalli sempre più lunghi? E' come se stesse attraversando un periodo di cambiamento e di fronte alle difficoltà o alle paure si lasciasse andare all'ansia, come non aveva mai fatto prima. Mi confida brutti pensieri ossessivi e per quanto il dialogo sia molto aperto, non so se sia meglio minimizzare o confortarla aspettando che le passi.
Grazie intanto e auguri
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Gentile signora,

è successo qualcosa in particolare in questo periodo? La famiglia è unita? La bambina ha già avuto il primo ciclo mestruale? Ha fratelli o sorelle? Era già accaduto in passato di regredire in tal senso? Che tipo di pensieri ossessivi le confida?

Ad ogni modo bisognerebbe capire se si tratta realmente di una regressione o di una ricerca di attenzione. A scuola, con gli amici, c'è qualcosa di rilevante?

Spesso comunque sono piccole fasi dovute al passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Attenzioni il progredire della situazione ma momentaneamente non è chiara la causa. Dovrebbe fornirci più informazioni.

Inoltre da cosa dovrebbe confortarla?

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

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Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa,
ultimamente mia figlia lamenta il fatto di sentirsi sola e di avere paura. Ma questo accade in famiglia.
E' figlia unica (malauguratamente...non è stata una scelta) mentre il "clan" familiare a cui apparteniamo è composto da famiglie numerose. Lei ha frequentato sempre i cugini suoi coetanei, week end e vacanze insieme e abbiamo sempre cercato di farle frequentare gli amici. Ha molte amicizie in ambiti diversi: scout, parrocchia, scuola, excompagni di scuola, amici di famiglia. Siamo una famiglia molto aperta alla relazione tra adulti e bambini. Quando siamo solo noi tre siamo molto uniti, parliamo molto, mia figlia è legatissima a noi (non ci sono problemi familiari) e tende a sentirsi esclusa dal nostro rapporto di coppia quando cerchiamo momenti per noi.
Ho sempre pensato che il figlio unico sia una dimensione squilibrata, tant'è che abbiamo fatto domanda di adozione nazionale (mia figlia frequenta sin da piccola bambini adottati e per lei è "naturale" pensare ad un fratello anche adottivo).
Mi sono a volte chiesta se la ricerca di una seconda gravidanza abbia condizionato mia figlia in questa sensazione di solitudine, ma francamente mi sembra che la richiesta di un fratello sia spontanea e dovuta a confronto con altri contesti familiari, rispetto ai quali il nostro appare un pò più "innaturale".
Questo quadro è quello che forse può essere più utile ad inquadrare il contesto, ma tengo a precisare che queste ansie da attaccamento si sono manifestate in modo molto più rilevante solo di recente, penso in relazione ai cambiamenti della crescita (è ancora molto bambina di aspetto, e lontana dallo sviluppo). Io la spingo sempre più a una maggiore autonomia (andare da sola a scuola, andare in vacanza in colonia) e direi che non sono questi i fattori ansiogeni....
Ho pensato che forse ha bisogno di apprezzare di più i momenti di solitudine, le dico sempre che quando è da sola non è sola perchè è in compagnia di una bella persona che è lei e dunque sono momenti piacevoli per fantasticare senza dover rendere conto ad altri...(io lo facevo spesso da piccola).
Avrebbe qualche consiglio per aiutarla meglio?
Grazie ancora
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Innanzitutto consiglio di evitare i confronti, almeno verbalizzati alla bambina, riguardo le altre famiglie o le fantasie che piacevano a lei da piccola. Ognuno di noi ha un modo diverso per sviluppare l'autonomia e la fantasia. C'è chi ci arriva prima, chi dopo, e non è spingendola verso quella direzione che arriverà prima al traguardo.
Rispetti i tempi e le modalità della bambina.
Comunque sta facendo un ottimo lavoro, da quello che racconta mi sembra che la bambina sia compresa ed accudita.

Per quanto riguarda il fratellino, non ho compreso bene se è stata una richiesta di sua figlia o un desiderio e se vi siete confrontate al riguardo. Ultimamente avete parlato più intensamente di questo argomento o c'è stato qualche confronto con i cugini?
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Utente
Utente
L'attesa di un fratello c'è da sempre....mentre le altre famiglie crescevano noi cercavamo un'altra gravidanza.
Mia figlia ha sempre saputo che non era nostra intenzione avere un solo figlio, così come ha sempre saputo che c'erano delle difficoltà perchè io andavo in ospedale a fare degli accertamenti (ho sempre pensato fosse giusto informarla senza farne segreto se andavo ad una visita, che fosse il dentista o il ginecologo).
Quando ha conosciuto i bambini adottati, che sono diventati i suoi migliori amici, uno dei quali ha un fratello bio, le è sembrato altrettanto normale iniziare a parlare di adozione. Questa scelta è maturata lentamente, non per avere un compagno di giochi, ma per avere da grande "un fratello". Io e mio marito abbiamo un fratello e lei vede il legame forte che abbiamo con loro da adulti.
Comunque credo, osservandola, che le sue ansie dipendano dal sentirsi l'unica bambina di casa, ....è come se quando è in casa con noi restasse piccola, mentre fuori e con i suoi amici è sicura di sè, gioiosa. In casa dovrebbe scoprire il piacere della solitudine, ma lei è una bimba cresciuta nella relazione, niente affatto solitaria e per questo forse ancora più a disagio nella casa più grande (che abbiamo cambiato di recente anche perchè lei avesse uno spazio separato dove stare con gli amici che non fosse solo una camerina). Ma come si fa a "suggerirle" una dimensione di solitudine positiva senza starle troppo addosso. Preciso anche che durante l'anno spesso il papà è via per lavoro per lunghi periodi.....e nel restare in due, lei forse avverte ancora di più questa sensazione di solitudine. Io comunque non faccio confronti e cerco di renderle la prospettiva del nostro piccolo nucleo familiare positiva (in fondo non sempre tra fratelli i rapporti sono ottimali).
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Lei ha sicuramente fatto bene a condividere tutto con sua figlia. E' probabile allora che sia una fase di crescita. Rispetti i suoi tempi, troverà da sè il modo di affrontare la solitudinee diventare autonoma. Lei continui a fare ciò che ha sempre fatto nel frattempo.
Come mai dice che in casa è come se restasse piccola? Potrebbe farmi qualche esempio? Aiuta in casa? Rimette in ordine la sua stanza? Fa i compiti da sola?
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Gentile Dottoressa,
le rispondo dopo una notte travagliata in cui mia figlia si è svegliata innescando la dinamica del "non ce la faccio a dormire, ho paura di non riuscire a dormire da sola" in un crescendo ansioso che (naturalmente!) non le fa prendere sonno.
Quello che osservo da qualche tempo in lei e che attribuisco alla fase puberale è il lasciarsi andare a derive di paura e di ansia.....come se non volesse risolverle e ci restasse un pò dentro.
Le faccio qualche esempio. Tempo fa uno scherzo stupido dei compagni, con un gioco di parole, la portò a pronunciare una bestemmia. Questa cosa la turbò moltissimo e per il mese successivo alimentò in lei pensieri ossessivi sull'inferno portandola a pensare continuamente a bestemmie. Mi chiedeva tante volte durante il giorno se era una cosa grave che l'avrebbe portata all'inferno. Le assicuro che per me è stata una tortura questo stillicidio (anche perchè di certo in casa non abbiamo mai parlato di inferno, nè sono certa se ne parla in Parrocchia dove ha un'educazione religiosa "gioiosa") ma siccome veniva sempre da me a confidarmi la cosa, ho cercato di rasserenarla parlandole del cervello come di una sorta di strano meccanismo chimico che tende a replicare certe associazioni soprattutto se si continua a fornirgli lo stesso impulso, quindi bisogna allenarlo a non creare associazioni o a crearne altre. Insomma ci abbiamo messo un pò, ma alla fine questa cosa è stata superata.
Con il sonno ora è la stessa cosa (è la novità del momento: prima di andare a letto, ossessivamente mi ripete che ha paura di non farcela. Ieri sera le ho detto di leggere un libro e di andare a letto prima e io sono rimasta "a vista" a sbrigare del lavoro a pc. Si è addormentata, ma durante la notte si è svegliata (a causa dei miei violenti colpi di tosse per un raffreddore) e da lì è cominciata la sequenza "aiuto non ce la faccio da sola, ho paura ecc." Questa volta ci ha pensato il papà a stare un pò con lei aspettando che si riaddormentasse.
Devo anche dire che gli attacchi di ansia e le paure ossessive sono una caratteristica del papà che sin da piccolo le ha avute e in età adulta ha imparato a controllarle anche grazie ad una psicoterapia. Io lo aiuto molto parlandone e negli ultimi anni la situazione è davvero sotto controllo (e gli ha consentito di fare scelte lavorative prima impensabili) e l'ansia è diventata episodica e legata soltanto ad eventi o appuntamenti sporadici. Così, forte di questa esperienza, (io non sono ansiosa per natura) cerco di portarla a visualizzare il problema, perchè se vede che è affrontabile e le conseguenza non sono terribili, l'ansia non si scatenerà.
Quanto all'autonomia, che dire...ho solo lei e l'ho molta accudita anche se io sono una persona che ama l'autonomia e vorrebbe che anche lei lo fosse un pò di più. Comunque ora fa i compiti per lo più da sola, anche se tende a "mollare" di fronte alla difficoltà e alla fatica in più e a chiedere aiuto. E' pigra, malvolentieri e sporadicamente riordina la camera (anche se inizio a pretenderlo un pò di più), ma pare che ai campi scout si dia un gran da fare, con criterio.
L'unica preoccupazione che ho è vederla lasciarsi andare all'ansia e ai pensieri negativi che ne conseguono....la devo considerare una sorta di esplorazione del "pericoloso" da parte sua dovuta all'età?
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Dato i precedenti e anche la storia del sintomo del padre forse è l caso che lei si rivolga ad un collega di presenza che possa fare più chiarezza sulla fase che sta attraversando su figlia. Da qui potrei fare molte ipotesi, ma di solito l'osservazione di presenza è la tecnica più adeguata.
Potrebbe rivolgersi o privatamente o alle usl della sua città. Magari vada senza sua figlia la prima volta e poi, se opportuno, dirà il collega quando e se portare sua figlia.

Non si preoccupi comunque, il mio è solo un consiglio dettato dal volervi dare il meglio e per un approfondimento adeguato del caso che, purtroppo, online non è possibile.

Mi aggiorni.

In bocca al lupo
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Utente
Utente
La ringrazio dottoressa,
la scuola offre un servizio di supporto psicologico specialistico per tutte le problematiche legate all'età puberale/adolescenziale e certamente mi rivolgerei a loro per un consulto, che mi rendo conto on line ha diversi limiti.
Poiché si tratta ancora di episodi in un quadro complessivo positivo, vorrei però tentare di non trasmettere a mia figlia l'idea di una situazione "patologica". Sto cercando al contrario di ricondurre le sue ansie e paure alla normalità, di grandi e piccoli, per incoraggiarla a superare questi momenti con "strategie" personali.

La terrò aggiornata, la ringrazio della gentile disponibilità e le auguro un buon anno nuovo.
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Grazie, anche a lei.

Agisca come ritiene più opportuno per sua figlia. Per qualsiasi altro dubbio siamo qui.
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