Fidanzato autolesionista

Buongiorno,
vi scrivo per avere un consiglio in merito al comportamento autolesionista del mio ragazzo.
Sto insieme a lui da 6 anni e mezzo e purtroppo ha un vissuto molto particolare che credo l'abbia influenzato. Soffre di una rara sindrome immunitaria diagnosticatagli da bambino e inizialmente mal curata. A questo si aggiunge un mutismo selettivo che ha vissuto dall'età di 6 fino ai 18 anni e un padre mezzo alcolizzato che lo ha sempre rifiutato come figlio e con cui non parla da 3 anni. E a ciò si aggiunge un divorzio non felice dei genitori (che lo hanno usato sempre come merce di scambio) e una madre perennemente depressa e incapace di costruirsi una vita lavorativa.
A seguito di questa situazione o almeno così penso io, lui ha sviluppato una forma di autolesionismo particolare. In pratica quando le cose non vanno come vuole lui (per esempio gli si fa notare che ha sbagliato o che non si è contenti del suo comportamento) lui si morde la mano o un dito forte con uno sguardo rabbioso e se non è contento si prende a schiaffi. Se gli dico di smetterla sembra una belva arrabbiata, ma si sfoga solo su di sè.
Negli anni ho visto questa cose molte volte e recentemente con la pazienza, il dialogo, ecc siamo riusciti a far diventare sempre meno frequente (per dire in certi periodi 5 anni fa succedeva anche tutti i giorni, ora magari una volta al mese o una volta ogni due mesi). Il fatto è che io vorrei che smettesse, anche perché in genere ciò comporta per me una forte frustrazione per cui scoppio a piangere o dico cose che non penso e a volte mi prendo a schiaffi anche io come per punirmi. Solo che se 5 anni fa per esempio ero una ragazzina a cui questa situazione andava bene, ora non ne sono più convinta.
Io so che la sua vita non è stata facile e non lo è ancora (i genitori sono ancora in causa di divorzio dopo 20 di separazione ed ha ovviamente ancora la malattia immunitaria), però credo che come siamo riusciti a rendere questi momenti sporadici, possiamo farli sparire per sempre.
Ora ho trovato un centro di aiuto psicologico e lui mi ha proposto di andarci insieme e mi sembra una cosa positiva. Per anni per il mutismo selettivo è stato curato con psicofarmaci e psichiatria in generale, ma non sono sicuro che al 100% gli abbia giovato. E' vero, ha sbloccato il mutismo e ora lui fa una vita normale (è laureato, lavora), però secondo me non l'ha aiutato a gestire la rabbia.
Mi chiedo anche se non si porti dietro dei retaggi di quella patologia, comportandosi in modo infantile (suppongo che abbia per esempio iniziato a prendersi a schiaffi quando la madre lo sgridava) e che in fondo finora l'abbia aiutato a farsi sentire al centro dell'attenzione. Lui dice che lo fa per punirsi, ma io ci credo poco.
Comunque anche lui vuole che finisca ed è la prima volta che lo dice quindi penso che sia un passo avanti, però vorrei un parere di un esperto per sapere cosa fare e se questa cosa scomparirà un giorno dalle nostre vite.

Grazie mille.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

questa forma di autolesionismo rappresenta una modalità distorta di comunicare alcune emozioni come rabbia e aggressività. E' un disturbo che va sicuramente trattato con un approccio integrato di psicoterapia e psicofarmaci.

Quindi di conseguenza i professionisti ai quali si dovrebbe rivolgere sono lo psicologo/psicoterapeuta per la gestione della rabbia e lo psichiatra che si occuperà principalmente della cura farmacologica.

Immagino che per lei non sia stato affatto facile vivere accanto ad un partner con una storia di vita così complessa. Come vanno i vostri rapporti al di fuori di questi problemi comportamentali?

Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
I nostri rapporti sono normali, globalmente direi che siamo felici.
Non è stato facile negli anni stare insieme, ma io ho voluto resistere, perché vedevo la parte bella di lui e credo di aver avuto ragione perché nel tempo abbiamo messo le basi per un rapporto solido.
Per il resto conduciamo una vita normale, viviamo insieme da 4 anni, abbiamo amici e interessi.
Credo che soprattutto l'allontanamento dai genitori abbiamo giovato. Viviamo all'estero da 4 anni e ovviamente questo rende impossibile avere contatti continuativi con i suoi genitori, in particolare col padre (per informazione i genitori vivono in italia da separati nello stesso palazzo, a due piani differenti, si immagini cos'era andare a casa di sua madre spesso).
All'inizio del nostro rapporto il mio fidanzato viveva delle vere e proprie scene di disperazione nei confronti del padre, perché si sentiva abbandonato, voleva un padre diverso, ora ha elaborato la cosa, ed è arrivato a dire "mio è padre è così, io faccio la mia vita", il che è stato davvero positivo. Non semplice, ma io sapevo che ce l'avrebbe fatta.
Ora penso che anche l'autolesionismo stia volgendo al termine, lui stesso mi ha detto che ne è stanco, che non ha voglia di lottare con se stesso, vuole cose semplici.

Concordo con lei sulla necessità di avere un aiuto, io non ho di certo una laurea in psicologia. Per questo trovo che sia una buona occasione andare a parlare con qualcuno nel centro che ho trovato. Mi chiedo se serva che ci vada anche io, come propone lui, o se deve essere un suo percorso personale.

Grazie ancora.
[#3]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

il suo ragazzo ha probabilmente introiettato e di conseguenza agito contro sè stesso sentimenti ostili dei genitori nei suoi confronti, arrivando a punirsi da solo e ad agire quindi contro sè stesso una rabbia che non nasce da lui.
E' sicuramente possibile che certi comportamenti abbiano acquisito nel tempo anche una diversa valenza e il fine di attirare l'attenzione, ma in origine si tratta di aggressività autodiretta priva di altri significati.
Le segnalo inoltre che, dal punto di vista psicosomatico, le patologie autoimmuni hanno il valore di un'autoaggressione e che quindi nel suo compagno la spinta autodistruttiva è autenticamente molto forte.

Il ragazzo vive questo istinto di ferirsi come istinto di punirsi e penso che lo faccia anche quando non c'è qualcuno che lo guarda mordersi o colpirsi.
Il suo comportamento è talmente disturbato che ha occasionalmente contagiato anche lei forse perchè quanto ci riferisce vi ha legati strettamente in un rapporto che vi isola dagli altri, almeno sotto questo aspetto, il che ha favorito forse una certa identificazione da parte sua con gli aspetti più regressivi del ragazzo.
Quanto più avete vissuto in simbiosi, tanto più è probabile che sia accaduto proprio questo.

Mi sembra di capire che lei si sta stancando di questa situazione non solo perchè è difficile stare accanto ad un ragazzo che mette in atto gesti autoaggressivi, ma che sta iniziando a domandarsi se il suo futuro è con lui o meno.
E' così?

Non credo che sia utile che vi rivolgiate in coppia al centro di aiuto psicologico e che farlo significherebbe avvalorare la tesi dell'identificazione e della difficoltà a distinguere i problemi del ragazzo dai problemi di entrambi e a considerarvi come due individui distinti.
Può accompagnarlo, ma il trattamento deve riguardare lui perchè è lui ad avere un passato così doloroso, anche se lei l'ha in parte condiviso.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Io vorrei solo aiutarlo a stare meglio e penso che sia possibile.
Non voglio solamente pensare un giorno che avremmo potuto fare di più e abbiamo lasciamo perdere. Per dire, sua madre sa di questi comportamenti, ma li reputa come normali e facenti parte del suo carattere. Più che una simbiosi con me, credo che sia stata una simbiosi con la madre da cui ormai si è distaccato quasi del tutto ad influenzarlo ( per dire lui quando l'ho conosciuto difendeva la madre in tutto e per tutto, e mi diceva di farlo perché alla fine erano sempre stati insieme loro due; ora lui stesso dice che pensava cose assurde nel rapporto con sua madre, non c'era giudizio critico).
Io vorrei sapere solo come aiutarlo e come reagire ai suoi comportamenti e se un giorno questa cosa sparirà.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non sta quindi iniziando a dubitare del fatto che costruire un futuro con lui sia la scelta giusta?

Se il ragazzo deciderà di farsi aiutare presso il centro che lei ha individuato - o altrove - potrà occuparsi adeguatamente del problema: ci ha detto che negli anni è già cambiato, quindi non c'è motivo di pensare che un intervento psicoterapeutico non lo aiuterebbe a cambiare ulteriormente.

Per quanto riguarda il modo in cui sia meglio trattarlo è difficile risponderle perchè manca la conoscenza diretta del caso e perchè sono tanti anni che lei reagisce come meglio le riesce alle sue autoaggressioni.
Ha quindi potuto già verificare cosa ottiene reagendo in un modo piuttosto che in un altro.
Ha una domanda più specifica al riguardo?
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

il modo migliore di aiutare il suo compagno credo sia rivolgersi ai professionisti che le ho indicato insieme alla Collega.

Altri suggerimenti risulterebbero poco utili, soprattutto perché non abbiamo la possibilità di conoscere in maniera approfondita la situazione che lei ha descritto e che sta vivendo.
[#7]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio molto per le vostre indicazioni di certo utilissime.
Mi rendo che purtroppo negli ultimi anni spesso ho sbagliato le reazioni che ho tenuto nei suoi confronti.
Spesso l'ho sgridato perché si faceva del male, alzando la voce e in malo modo. Invece di capire che aveva un problema e aiutarlo ho preferito dargli contro.
Non credo che siano state le migliori soluzioni.
Avrei dovuto consigliarli di farsi aiutare e stargli vicino, difatti le volte in cui la cosa si è risolta in tempi brevi è stato quando ho preferito mantenere la calma o anche quando ho preso e sono uscita e pochi secondi dopo si è calmato.
Credo di dover rimettere in discussione il mio comportamento se voglio aiutarlo e penso che un percorso di aiuto psicologico sia un grande aiuto per lui.

Riguardo al fatto di volerlo lasciare, probabilmente mi sono espressa male. Vorrei semplicemente smettere di avere questa preoccupazione. Certo potrei trovare un'altra persona e tutto sarebbe diverso, ma non sono il tipo di persona che volta le spalle a chi ama. Mi chiedevo se un giorno passerà perché tra un paio d'anni mi piacerebbe diventare madre e vorrei aiutarlo ad essere un padre migliore del suo.
Ad ogni modo lui concorda con me e a breve prenderà appuntamento nel centro che ho trovato.

Grazie ancora.
[#8]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non si colpevolizzi, stare vicino a una persona che ha questi problemi è difficile e sono sicura che ha fatto tutto quello che poteva.

Siete quindi d'accordo sul fatto che si rivolga individualmente a questo centro?