Depressione, Xanax e Cipralex

Salve a tutti mi chiamo Davide, ho 19 anni e vivo a Massafra (TA).
Premettendo che sono una persona parecchio timida e, tendenzialmente, antisociale, l'altra sera nella mia abitazione a Lecce, poco prima di andare a letto (verso le 20.30) ho avuto un improvviso attacco di ansia, il secondo in 4-5 settimane, l' ''attacco'' è durato almeno 2-3 ore e mi ha preoccupato molto. Esso infatti mi ha causato una forte e improvvisa sensazione di nausea, seguita da brividi di freddo, fiato corto e battito cardiaco più forte del solito (mi è stata precedentemente diagnosticata una tachicardia sinusale).
Il giorno successivo, preso da una forte sensazione di agitazione decido di ritornare a casa e di farmi visitare dal mio medico di famiglia, il quale dopo una discussione molto difficile (mi riesce davvero difficile aprirmi con le persone che non "conosco") viene fuori che in seguito a un periodo di intenso studio e stress, un periodo non proprio felice dal punto di vista della salute (nell'ultimo mese ho avuto un'infezione genitale e una costante emicrania), sono un soggetto tendente alla depressione e a crisi ansiose, al che il medico raccomandandosi che io lo contatti giornalmente ha deciso di prescrivermi 2 psicofarmaci: lo Xanax da 0,75 mg (2 gocce al mattino, 2 gocce al pomeriggio, 6 gocce alla sera) e il Cipralex (4 gocce alla sera).
Ora, la mia domanda è questa: è davvero questo quello di cui ho bisogno? Non è eccessivo prescrivere una quasi-droga come lo Xanax? Non è possibile affrontare questo problema in maniera meno "violenta"? Ammetto che lo Xanax dopo un paio d'ore dall'assunzione abbia fatto un ottimo effetto, ma la mia paura è di diventare dipendente e di sostituire il problema. Per non parlare della paura che mi ha messo una parte del foglietto illustrativo, aspetto fiducioso chiarimenti e cosigli. Ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
[#1]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Caro ragazzo,

<<Ammetto che lo Xanax dopo un paio d'ore dall'assunzione abbia fatto un ottimo effetto, ma la mia paura è di diventare dipendente e di sostituire il problema>>

i farmaci visto che sono stati prescritti da un medico, possono essere adatti alla sua situazione, ma se vuole risolvere questo stato di cose deve rivolgersi ad uno psicologo e fare una valutazione.

Come mai parla di depressione, le è stata fatta una diagnosi?
Che diagnosi è stata fatta?
Cosa intende per "antisociale"?

Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#2]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Davide,
il trattamento farmacologico è di stretta competenza medica, non psicologica.
Dovrebbe dunque porre le domande sui farmaci al medico prescrivente o consultare uno specialista psichiatra.

Prima degli episodi citati come stava?

Poiché ci dice <sono una persona parecchio timida e, tendenzialmente, antisociale> e dato che dal colloquio col medico da quanto riferisce <viene fuori che...sono un soggetto tendente alla depressione e a crisi ansiose> sarebbe utile anche un consulto con uno psicologo/psicoterapeuta per una valutazione diretta ed un eventuale percorso atto ad affrontare in modo efficace le sue problematiche.

Se vuole aggiungere altro la ascoltiamo.

Cordialmente



Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#3]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Caro Davide,
Se il suo medico le ha prescritto quelle medicine, avrà fatto una valutazione. Se pero' lei ha dei dubbi, puo' rivolgersi alla sezione psichiatria. Lei, comunque, scrive a noi, psicologi, quindi ipotizzo che la sua richiesta vada letta come un suo desiderio di affrontare il problema in modo meno sintomatico e più approfondito. I farmaci servono, in generale, anche se hanno effetti collaterali, ma il medico calcola sempre costi e benefici. Noi psicologi ci occupiamo della persona con i suoi disturbi e le sue risorse e tendiamo a vedere il paziente come individuo a tutto tondo. Forse e' questa la sua richiesta implicita? Ovvero di essere considerato come persona in questo momento non riducibile solo a una sintomatologia fastidiosa come la sua, ma come individuo con emozioni, sentimenti, pensieri, progetti e quant'altro? Se e' così, le dico che i sintomi che lei sta sperimentando indicano che e' in atto un cambiamento dentro di lei che la spaventa e crede di non riuscire ad affrontare. E' così? Il fatto, poi, che si descrive come persona parecchio timida e antisociale potrebbe avere a che fare con un senso di solitudine e di non condivisione dei suoi problemi con gli altri. Cosa le manca in questo momento? Cosa vorrebbe per se'? Lei si chiede, riferendosi ai farmaci, se e' davvero quello di cui ha bisogno. La sua domanda non solo e' pertinente ma profonda. Le rispondo: oltre al farmaco, che puo' momentaneamente servirle per tamponare i sintomi, avrebbe bisogno di consultare uno specialista psicologo/psicoterapeuta che la accogliesse in tutta la sua complessità e la sua umanità. Ci pensi e ci faccia sapere. Cordiali saluti.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa clinica

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
I farmaci mi sono stati prescritti dopo che, dialogando col medico, sono totalmente crollato e ho iniziato a piangere poiché ero totalmente incapace di comprendere che cosa mi stesse accadendo (tutt'ora non lo comprendo), al che il medico ha fatto la diagnosi e ha detto di non potersi permettere di farmi avere altre crisi del genere.
Devo dire che la dr.ssa Elisabetta Scolamacchia ha centrato completamente il punto, è possibile che il benessere psicologico di una persona sia solo definito dal quantitativo di serotonina nel corpo? Posso dire con sicurezza che questo è uno dei momenti più bui della mia vita perché sinceramente non trovo più il bandolo della matassa, in poche settimane tutto sembra aver perso di valore, e mai come in questo periodo ho voglia di dialogare con qualcuno di fidato, il problema è che non appena ci provo (che siano i miei genitori o il mio migliore amico) mi blocco e mi tengo tutto dentro, ieri però qualcosa è cambiato sono riuscito finalmente a dialogare, un minimo, col mio medico e ammetto di aver sentito dopo un iniziale sensazione di smarrimento e sconforto totale un certo senso di benessere e sicurezza, ho capito che forse posso uscire da questo tunnel così buio, ho solo bisogno delle persone giuste, non solo di psicofarmaci, voglio essere trattato come una persona non come un complesso di funzioni biochimiche ecco perchè ho chiesto aiuto a voi psicologi. Grazie mille a chi è già intervenuto e a quanti interverranno. Cordiali saluti.
[#5]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Caro Davide,
L'esperienza che ha fatto ieri con il suo medico e' una tappa importante nel suo percorso di individuazione e lei ha saputo coglierne la rilevanza. Quello che vuole lei lo sa, ha solo da crearsi degli spazi di condivisione con persone di cui si fida e che la considerino sotto tutti gli aspetti. E' ovvio che il benessere psicologico non puo' essere SOLO dato da un quantitativo di serotonina. Se così fosse, saremmo delle macchine e non esseri umani altamente complessi. Ripeto, il farmaco serve per eliminare i sintomi più invalidanti ma per guarire c'e' bisogno di guardarsi dentro e poi condividere il nostro mondo interiore con qualcuno che sia sulla stessa "lunghezza d'onda" . Coraggio, lei ha la sensibilità e l'intelligenza per superare questo periodo e credo che lo stia già facendo. I miei migliori auguri!
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa clinica
[#6]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Grazie mille per le bellissime e incoraggianti parole, ho consultato nuovamente il mio medico facendogli presente la mia riluttanza nei confronti dello Xanax e questo mi ha rassicurato dicendomi che non dovrò fare un vero e proprio ciclo di Xanax ma solo un ''finto-ciclo'' che mi rimetta in condizione di tornare alla mia vita universitaria e dia il tempo al Cipralex di fare effetto (ha un'azione molto lenta). Succesivamente proseguirò per 3-4 mesi col Cipralex e poi, finalmente, potrò iniziare una psico-terapia e potrò scavare alle radici più profonde del mio malessere. Grazie infinite per la vostra sensibilità e per il vostro interesse Dott.ssa Scolamacchia. Cordiali Saluti.
[#7]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Grazie a lei per averci dato queste "rassicuranti" informazioni. Voglio dirle che apprezzo come si sta muovendo. Ancora auguri.

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