Correnti antifreudiane

Salve.
Ho cercato del materiale on-line a riguardo ma quel che ho trovato mi sembra insufficiente o impreciso, in particolare per ciò che mi occorre.
Mi riferisco alla psicoanalisi, tra le cui correnti, se non sbaglio, ci sono anche quelle antifreudiane, vorrei chiedere se potete elencarmene e dettagliare qualcuna di esse.

Inoltre, con una domanda necessariamente imprecisa, vorrei chiedervi se esiste un tipo di psicoanalisi molto vicino a queste caratteristiche:

in cui lo psicoanalista abbia un ruolo estremamente marginale, nel percorso, affidato principalmente al paziente,

in cui lo psicoanalista non detti linee guida e non elargisca consigli.

Vi ringrazio,

saluti.

[#1]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

esistono sicuramente correnti di pensiero diverse all'interno della psicoanalisi, ma non è questa la sede per entrare troppo nel merito del dibattito.
Indipendentemente dalla teoria di base, non credo che troverà uno psicoanalista che "elargisca consigli" o pronto a "dettare delle linee guida". In questo senso tutte "Le" psicoanalisi e gran parte delle psicoterapie ad indirizzo psicodinamico sono simili.



Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Non lo chiedo per curiosità bensì per potermi indirizzare, poichè non condivido la corrente freudiana.
So poi che vi sono alcune correnti in cui il dottore deve tracciare una linea da seguire, altre in cui fornire solo marginalmente degli strumenti in cui il paziente deve discerere, valutare e considerare per tracciare individualmente la sua via.

La ringrazio per la cortesia
[#3]
dopo
Utente
Utente
Non lo chiedo per curiosità bensì per potermi indirizzare, poichè non condivido la corrente freudiana.
So poi che vi sono alcune correnti in cui il dottore deve tracciare una linea da seguire, altre in cui fornire solo marginalmente degli strumenti in cui il paziente deve discerere, valutare e considerare per tracciare individualmente la sua via.

La ringrazio per la cortesia
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

ha già fatto in passato valutazioni cliniche? Che tipo di diagnosi è stata fatta?
Come mai ha deciso di voler iniziare un percorso psicoanalitico e non psicoterapico?


[#5]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile utente se ha bisogno di materiale clinico e scientifico per una ricerca sul tipo di orientamento e sull'idoneità o meno delle correnti freudiane su certi disturbi può trovare materiale su questo libro-perizia
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/2106-ansia-quale-psicoanalisi-un-libro-per-capire.html
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#6]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara utente,

il quadro che lei ha precedentemente delineato è molto complesso:

"questo non sentire mai realmente, questo demandare come ad un'altra persona, una specie di automa ogni mia funzione vitale, questo vivermi da lontano tanto da non riuscire neanche a coordinare le mie azioni, inoltre questa lotta continua che io sento tra due Io, quello mio vero e quello che deve controllare, questa tensione tra me e quell'identificazione della persona che maltrattava, che mi convivono, questo congelare ogni emozione (perchè non dovevo assolutamente mostrarle altrimenti altra violenza)"

e include difficoltà di ordine emotivo, sociale, cognitivo che possono derivare dai maltrattamenti che ha subito e costituire una sindrome post-traumatica, che inficia anche la sua capacità di memorizzare e focalizzare l'attenzione nel corso di un compito cognitivo (mi riferisco al suo precedente consulto).
In tal senso le suggerirei anche una valutazione neuropsicologica, oltre alla psicoterapia, in maniera tale da oggettivare la presenza di specifici disturbi e da distinguere deficit precisi e stabili rispetto alla perturbazione occasionale di alcune funzioni.
La sua capacità di esprimersi più che correttamente e in maniera logica, consequenziale ed appropriata mi porta infatti a ritenere che le sue difficoltà debbano essere inquadrate mediante una valutazione approfondita, che le consenta prima di tutto di capire qual è la sua situazione.

Per venire alla sua domanda sui diversi orientamenti della psicoanalisi deve sapere che già ai tempi di Freud si sono verificate spaccature a causa di divergenze teoriche fra suoi importanti esponenti, ma i costrutti di base (come l'esistenza dell'inconscio e relative pulsioni che vi originano) sono comunque condivisi fra correnti e anche il setting è sostanzialmente il medesimo.

Cosa in particolare ritiene di non condividere?
Prima d'ora ha mai effettuato una psicoterapia?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#7]
dopo
Utente
Utente
Dott. Del Signore, potrà esaudire, se vorrà, alcune Sue domande guardando il mio precedente consulto.
Per il resto, ho provato con alcuni psicologi statali, terribile dirlo ma più per gioco, non avendone fiducia, ma il risultato è stato un coinvolgimento umano, vero o falso, luoghi comuni, pietismo, fulcri sbagliati, insomma niente che mi interessi. Ero tuttavia ad uno stadio disperato, adesso non riuscirei, fortunatamente, ad aprirmi con chicchesia, ho ritrovato un po' del mio pudore e del mio rispetto (non che me ne abbiano mancato, intendo altro).

Dott.ssa Massaro, La ringrazio particolarmente per l'interessamento.
"La sua capacità di esprimersi più che correttamente e in maniera logica, consequenziale ed appropriata" Non può sapere quanti anni e quanta disperazione hanno preceduto la ripresa di queste facoltà, tuttavia ancora fragile e ancora vacillante!
Quello che mi ostino a cercare di spiegare ai neurologi cui mi interfeccio è che sono oggettivamente autistica, per la maggior parte della mia vita, ma sapendo i miei trascorsi relegano semplicemente alla depressione. Si, la visita neurologica non riporta quasi nulla di anomalo, riesco a guardare a dx e sx e camminare sulla punta dei talloni (me l'avessero fatta tanti anni fa, avrebbero visto come non riuscivo neanche a girar gli occhi sforzandomi!! per anni!!, nel camminare avevo le vertigini, sbandavo anche solo andando dritto, ho avuto anche acufeni, diplopia, tremori...sintomi che cercavo di nascondere ovviamente), ma se appena salgo ad un livello maggiore di esercizio (come in palestra) o di tempi, se devo fare qualcosa di semplice per più tempo la mia testa non regge, sono cose che loro non vedono ma mi accadono nella vita di tutti i giorni.
Dott.ssa io ho imparato a leggere da sola, ho ricevuto sino alle medie l'entusiasmo dei prof. che non hanno voluto dar peso al declino cui verso la fine mi avviavo, ma ho dovuto lasciare il liceo con lo schifo quasi dei professori (verso di me), non sono insomma sintomi estemporanei, momenti isolati. Ho subito davvero una regressione totale. Non era la volontà o la testa che va altrove, io ero seduta su quella sedia, pensando solo allo studio, ficcando i medesimi concetti nella mia testa e perdendoli il secondo dopo, rificcandoli e riperdendoli e così via, per l'intera giornata. Dott.ssa io mi studiavo in quattro e quattrotto la matematica di chi aveva due anni più di me e risolvevo i suoi esercizi e problemi di logica, ora non riuscivo più a capire nulla di nulla di nulla. Un'ebete.
Non solo: la mia testa non era come quella di una bambina delle elementari, molto meno, dovevo confrontare due argomenti didascalici, ma appena cercavo di spostare la mente da un argomento all'altro, sentivo perdere l'altro, e spostatami sull'altro argomento non ricordavo più qual era il primo, come nel proseguire di una frase troppo lunga, ovvio che perdevo poi ogni cosa e tanto altro.
Deve provare a guardare macroscopicamente ogni piccola funzione della mente e problematizzarla: autismo, io così lo chiamo. Dall'esser precoce, dimenticavo dove andavano le "h" e gli apostrofi (!!!).
Ma i dottori neanche ti lasciano parlare: stress, depressione, stress, depressione.
Io so cosa vuol dire non riuscire ad alzarsi dal letto, a mangiare, aver bisogno costante di dormire, non riuscire a fare niente, perciò se dico che depressa ora non sono, da tanto, non lo sono.
Dopo anni ripresi in altalenanza le mie capacità logiche, grammaticali, organiche, discorsive ma questa memoria assurda che si cancella progressivamente, in costanza, non è mai migliorata, sicchè a 25 anni non ho la possibilità di avere una minima indipendenza e conseguente rispetto di me stessa; corsi stupidissimi, lavori da terzo mondo, una patente? Macchè! Impossibile (ci ho provato continuamente ma le umiliazioni non sono mentos).
Ahimè c'è dell'altro, mi vergogno tanto, ma ci sono altri elementi che mi richiudono anche alla vita sociale, se ad un primo acchito la gente mi trova spesso tanto simpatica ed intelligente e tutte le bontà del mondo, finisce per trovarmi a dirla bene strana, a dirla meglio: scema... Fisso i clienti, quando io non li sto guardando affatto. Insomma, io son convinta di non guardarli, o meglio io vedo bene quello che sto facendo, ma mi accorgo o mi si dice etc che io indirizzo le pupille su loro, monitorandomi capisco che uso le vie periferiche per guardare quello che faccio mentre le pupille se ne vanno per conto loro. Come appunto se una me facesse questo e quello, l'altra me a contatto con l'esterno facesse altro. Altre volte indico a sx qualcosa, a qualcuno, quelli mi dicono che non c'è niente a dx, io: Ma io ti ho indicato a sx. -No, tu mi hai indicato a dx.
Insomma mi comporto all'inverso di come penso di fare, di dove la mia mente lancia l'impulso (non sempre e ad ogni modo devo avere un enorme controllo su di me per non fare errori). Rido verbalmente ma non con la faccia, quante volte nei momenti più spensierati mi si è chiesto perchè avevo una faccia così triste, oppure riflettendomi in un vetro mi scopro sorridente mentre credo d'esser greve (offendendo così l'altro) o l'opposto, può immaginare la vergogna e le impossibilità di un relazionarsi organico e proficuo con gli altri.
Penso che può essere nato dalla violenza di quegli anni, cronicizzatasi, in quanto se ero triste dovevo mostrarmi spensierata e ogni cosa che rappresentava la mia volontà o mio desiderio, per il motivo stesso d'essere mia volontà o desiderio, era motivo di biasimo o ira di quell'altra persona: "doveva" essere il contrario, anche solo sorridere ad un telefilm per dirLe, se venivo picchiata, subito dopo magari dovevo sorridere a quella persona. Io consciamente ho sempre tenuto duro e fede a me stessa, provocando altra violenza, che dopo io abbia costruito un mio alter ego, che crea conflittualità con la me reale, e che esacerbizzi, anzi quasi esorcizzi, tutti quei punti critici interiorizzati? Per lo sguardo, ad esempio, vi era che bisognava sempre guardarla negli occhi quella persona, sempre considerarla e spostare l'attenzione su di lei.

Com'è più facile scrivere (soprattutto senza dover pensare a quale faccia si stia facendo o se si stia indirizzando compiutamente lo sguardo)! Adesso è quasi più chiara a me l'ipotesi che mi sono figurata in tanto tempo di autoanalisi solitaria.

Ma mi piacerebbe un suo parere, se ha avuto la pazienza, l'ardire oserei.

La rm è pulita, salvo un problema che riferiscono a un trauma cerebrale recente.


Dimenticavo, a parte quanto noto di Freud, avevo anche un libro su di lui per casa con anche citazioni, e davvero ogni cosa veniva ricondotta alla sfera sessuale, in maniera forzosa, una valutazione secondo quei criteri non mi interessa, da qui la mia domanda.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Parto dalla fine: molte spiegazioni venivano ricondotte da Freud (e dagli altri psicoanalisti) alla sfera sessuale non perchè siano esclusivamente di significato sessuale, ma perchè la libido (come pulsione ed energia) anima e determina in generale ogni investimento emotivo (verso sè, gli altri, le attività e gli oggetti) e i meccanismi alla base di dinamiche di differente significato (sessuale e non) sono i medesimi.
E' sempre la libido a sostenere sia l'investimento affettivo in un'amicizia sia l'attrazione sessuale verso un partner, così come il piacere per le attività che si gradiscono e l'attaccamento a luoghi ed oggetti, ma questo non significa certo che si provi attrazione sessuale per qualunque di queste cose.
Le forze in campo (libido e istinto di morte, cioè le energie che animano l'investimento emotivo e danno corpo e sfogo all'aggressività) prendono diverse vie e, in base alle vie che prendono, generano o meno conflitti che sono gestiti mediante meccanismi di difesa primitivi o maturi.

Troverà quindi molti termini sessuali, in Freud (soprattutto nella prima parte della sua opera), ma questo dipende dal fatto che la stessa energia che dà vita alle pulsioni sessuali dà vita anche alla loro forma sublimata.
Non si deve spaventare di questo e non deve tirare conclusioni - a meno che non legga gli scritti di Freud dopo aver studiato cosa significa quello che scrive, ad es. riferendosi ad un ottimo manuale di psicoanalisi come quello di Cesare Musatti.

In ogni caso un conto è Freud, un altro lo stato attuale della psicoanalisi e delle terapie psicoanalitiche.

Venendo alla situazione che descrive è plausibile che tanti anni di violenza abbiano portato la bambina che lei era a sviluppare un falso sè, condizione frequente fra le persone che utilizzano la dissociazione come meccanismo atto a difenderle dall'orrore che vivono.
Terminata la violenza la dissociazione rimane attiva e deve essere affrontata e delicatamente "smontata" per consentire il reintegro nella personalità di quelle parti che sono state isolate perchè troppo dolorose per il Sè.

In tal senso un bravo psicoterapeuta che si occupi con continuità del suo problema le sarà sicuramente d'aiuto, ma le consiglierei anche di farsi seguire da uno psichiatra, più che da un neurologo, dal quale recarsi dopo aver effettuato una valutazione neuropsicologica e aver chiarito quindi di preciso qual è la sua situazione.
La valutazione neuropsicoogica è condotta da uno psicologo che si occupi di riabilitazione psicologica e si effettua mediante specifici test i cui risultati, integrati ai dati raccolti con l'osservazione del caso, consentono di chiarire quali deficit e di quale entità sono presenti.

Trattandosi di un situazione molto complessa è importante che il trattamento sia di tipo integrato e che lei abbia delle aspettative positive circa la possibilità di migliorare la sua condizione.
[#9]
dopo
Utente
Utente
E' stata abbastanza esauriente.
Forse approfondirò il pensiero freudiano.

Sono fermamente contraria agli psicofarmaci, pur ferma restando in questo presupposto, l'ultima dottoressa cui sono andata era neuropsichiatra e solo lei ha avanzato la diagnosi dissociativa ma dopo una sola seduta e su quanto riferito. I farmaci Lei li ritiene indispensabili?
Io ho insistito su un neurologo perchè io sono convinta di problemi oggettivi, anche se sviluppati proprio a cuasa di quella follia, è solo una personale sicurezza, che potrò finalmente sondare con degli accertamenti, grazie a questa dottoressa.
Le sarei anche grata se potesse sottopormi un tomo inerente i problemi da lei esposti, ma con l'esposizione, anche solo in maniera corollaria, di casi clinici e relativi percorsi.

Cordiali saluti.

PS Lei mi coferma, come letto solo da fonti virtuali, che l'atrofia temporale può essere dovuta al PTSD? Perchè io ho anche dei dubbi sulle interpretazioni della mia RMN, eventualmente viziate dal mio trauma cranico.
[#10]
dopo
Utente
Utente
Mi scusi, stavo pensando e vorrei aggiungere una cosa: sa io sono sempre stata una persona solida, molto forte, ma molto equilibrata, tra gli amici un carattere riservato ma dominante, molto solida, seppur moderata, decisa ma non arrogante e non antipatica, cosa che peraltro infastidiva l'ego fragile della persona maltrattante, pur forte fisicamente.

A maggior ragione, questa debolezza manifesta in me è motivo di orrore.

Io non posso dire di essere mancante -intimamente- di qualcosa o che sino a quegli anni antichi non avessi ancora sviluppato bene il mio Io, tuttora mi capitano (rarissimo) dei momenti in cui mi sento propriamente padrona di me, è come se tutti i tasselli si rinconciliassero e vibrassero nella stessa armonia, non può capire che sensazione dionisiaca essere finalmente sè, subito dopo tutto scompare e sono di nuovo disgregata, monca, regredita, ascolto frammenti di mie sensazioni e ragionamenti da lontano.
Ritiene che queste mie osservazioni rientrino nel falso sè? Sa, io avevo già letto qualcosa sul falso sè ma ci avevo capito che il bambino plasma il suo ego su un certo modello, lo interiorizza pur non condividendolo.
A me pare invece che per tutelare proprio la sacralità del mio ego, che rimane così intattamente artefice e promotore dei propri processi mentali, "compiacenti" l'altro, abbia delegato alcune reazioni e processi ad una persona altra, che ironia della costrizione, son sempre io, pur non essendolo (mi si scusi il funambolismo).

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Chiaramente da qui posso fornirle solo qualche spunto, ma l'importante è che sappia che, volendo, ci sarebbe molto da capire dietro al pensiero di Freud.

Riguardo all'interpretazione della sua RMN è necessario che sottoponga la questione ad un medico: può postare una richiesta nella sezione di Psichiatria o Neurologia di questo sito.
Anche sui farmaci non posso risponderle non solo perchè non sono un medico, ma perchè non è possibile stabilire se le sarebbero utili senza conoscere direttamente il caso.

E' importante che sia seguita da una neurologa e il mio suggerimento riguardante la valutazione neuropsicologica era volto proprio a raccogliere dati oggettivi mediante l'analisi dello stato delle sue funzioni cognitive: se la neurologa non se ne occupasse dovrebbe rivolgersi ad uno psicologo esperto in neuropsicologia.

Per quanto riguarda la presenza di un falso sè penso che l'apparente tranquillità e solidità che lei ha manifestato nelle relazioni con gli altri possa esserne un segno.
In ogni caso di fronte a una minaccia alcuni contenuti sono isolati ed espulsi e può crearsi o meno un falso sè in base alle caratteristiche della situazione: se il fattore traumatico è costituito da un maltrattamento reiterato che avviene in famiglia è plausibile che il bambino sviluppi un'identità fasulla e di copertura, che si adegua alle richieste dell'ambiente, conservando nel profondo il suo vero sè per proteggerlo.

Si tratta di temi molto complessi e delicati ed è importante che lei intraprenda una psicoterapia perchè non si tratta solo di comprendere cosa le è successo, ma di lavorare per risolvere le sue difficoltà - cosa che richiede l'assistenza e la guida di uno psicoterapeuta esperto.

[#12]
dopo
Utente
Utente
Non credo affatto fosse di copertura, ero io io nel senso più profondo, anzi ero ostica e ben poco accondiscendente, eppure in questo, equilibrata e comunque simpatica. Non accondiscendevo e appunto tanto più invisa ero al genitore. Con gli amici ero solo quella di carattere, una ragazza decisa e tale ero.
Fu in seguito che inziai a cambiare e non capir pù niente di me e del mondo esterno e il mondo esterno, per ovvio, di me.
Quel che voglio dire è che secondo me l'ego era compiuto al momento del suo..."sabotaggio" e che secondo me non bisgoni cercare di lavorare sullo stesso per farlo crescere, maturare e raggiungere una meta (per me ha già pieamente ogni strumento), ma proprio solo riunirlo, io mi sento convinta sia frammentato e da qui ogni problema, raramente l'ho sentito intatto, in quei fatui momenti mi sentivo colpita da un miracolo e in piena consapevolezza di me.
E purtroppo non cambio a seconda dello stimolo esterno, chiunque ci sia manetngo la mia frammentarietà, quell'ego inconsulto.

Non ho capito se neruopsicologia e neuropsichiatria sono differenti.

Comunque oggi è avvuto il grande ennesimo fantadramma là dove avrei dovuto fare gli accertamenti prettamente fisici, quidi non ritengo di potermi interfacciare ancora a questi piccoli signoroni della Psiche.

Proverò dunque a sfruttare l'asetticità forse più professionale di questo mezzo, per trarre qualche altro spunto, sinchè avrò questo sbuffo di voglia.

La ringrazio per la risposta,
Disinti saluti
[#13]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

la risposta alle sue richieste non può essere solo una questione di contenuti verbalmente e razionalmente espressi: riunire un Io frammentato è un'operazione complessa che richiede un lavoro psicoterapeutico, e non la semplice raccolta di informazioni e nozioni.

Qualunque delusione o disguido abbia incontrato ("oggi è avvenuto il grande ennesimo fantadramma") è necessario che cerchi un aiuto di persona e che non si limiti a raccogliere spunti a distanza che, per quanto utli e interessanti possano essere, non le consentiranno di fare quei passi avanti che le servono per sentirsi bene.

La invito quindi ad affidarsi di persona ad uno psicologo psicoterapeuta e ad intraprendere quel lavoro che le consentirà di ritrovare l'unità e il senso di continuità che le mancano.
Questa è la sola soluzione perseguibile ed è importante che non procrastini oltre la scelta di fidarsi di qualcuno che la possa aiutare.
[#14]
dopo
Utente
Utente
Io la scelta mi provavo a farla ma come Le ho spiegato mi sono ritrovata in milionesimo episodio di fanta- scienza.
Preferivo, una volta avuta consapevolezza del mio problema ipotetico, nella sua speicficità più chiara, delinaerlo e approfondirlo, con delle letture in mia solitudine.

Prima ipotizzavo anche una psicoterapia ma ancora più ora so- come accennatoLe- che degli altri devo avere meno fiducia che in me stessa, si aggiunga che gli altri son anche pericolosi.
Tutto qua.

Quindi La ringrazio vivamente per la cura e perizia dismostrata fin qua
e la saluto.
[#15]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Spero che ci ripenserà,qualunque delusione abbia avuto, perchè non è realistico aspettarsi che possa rimettere assieme i pezzi da sola: come nell'infanzia c'è bisogno di un adulto che veda il bambino per intero e che gli consenta di creare un'identità unitaria, allo stesso modo quando la frammentazione caratterizza la vita adulta c'è bisogno di uno psicoterapeuta che svolga la medesima funzione.
Il ruolo dell'Altro è imprescindibile.
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