La madre ha un tumore al cervello:come devo comportarmi con lei?

Salve,

sono un ragazzo di 23 anni e da 4 mesi sto con una ragazza(23anni) la cui madre,purtroppo,è affetta da un tumore al cervello.

La madre non riesce più a muoversi come prima,non parla quasi più e a stento,con sforzo riesce a dire qualche parola se interrogata insistentemente.Per mangiare e per le sue funzioni corporali ha bisogno sempre di qualcuno,è molto spesso questo qualcuno è la mia ragazza.

A volte anche la sorella più piccola della mia ragazza(sono 2 sorelle) dà il suo contributo,ma data l’età(14anni),si cerca di evitarle il più possibile situazioni un po’ forti,e praticamente la gestione della madre è tutta sulla mia ragazza.

In casa praticamente sono in 4:padre,le 2 figlie e la madre malata.Il padre in casa da una mano nella gestione della moglie ma molto spesso la mattina è fuori in giro per ospedali(quasi quotidianamente)sempre per la moglie,e quasi tutte le mattine la mia ragazza rimane sola a fare le faccende domestiche da sola con la madre malata vicino.Il pomeriggio invece,sempre il padre,da quello che mi sembra di capire,fa dentro e fuori tra la casa ed i campi che coltiva lì vicino.Inoltre da qualche tempo è anche in cassa integrazione(il padre) e non credo che aiuti di certo il morale.

Lei(la mia ragazza),”studia”(ci prova ma da più di un anno non ha fatto un esame per questa situazione e questa sua mancata “realizzazione provvisoria”la butta giù)e lavora nel fine settimana come commessa.

Scusate questa premessa ma era per fare un po’ il quadro prima di esporvi veramente il mio problema.

La mia difficoltà ultimamente sta nel come comportarmi con lei sapendo della malattia della madre.

Io per quello che ho capito finora del suo stato d’animo,cerco in tutti i modi di non farle pesare questa sua situazione.Nel senso che lei non se la sente di uscire in luoghi dove ci si “diverte” e c’è baldoria perché ha il pensiero fisso della madre e mi dice che non si sente a suo agio in certi ambienti;ed infatti non le sto proponendo di uscire in continuazione perché non la voglio mortificare.E le propongo semmai delle passeggiate(quasi mai accettate) da soli in tranquillità.

Però mi rendo anche conto che forse avrebbe bisogno di staccare la spina a volte e le farebbe bene uscire anche senza far niente.

Voi che dite?

Un'altra difficoltà che ho sta anche nel parlare con lei della madre.Cerco sempre di farle coraggio senza illuderla ed ultimamente ho anche provato a consigliarle qualcosa su come gestire la madre.Solo lei non ha avuto una bella reazione,considerandomi per un attimo come quelle persone che fanno la visita a casa e dicono le solite 2 frasi di routine per far vedere che loro ci sono ma in realtà prima non glie n’è importava niente della madre.
Mi sono sentito ferito perché io sto spesso anche a casa sua e vedo come vivono,quindi il mio tutto voleva essere forchè delle frasi per farmi bello o “mettermi in cattedra”.

E’ dura…..vorrei tanto aiutare la mia ragazza in qualche modo,vederla più cosciente del fatto che anche lei ha una vita da portare avanti,da costruire…ma ora è talmente scoraggiata che non ci crede più “nella vita”..mi dice che il suo è un sopravvivere e non è stimolata da niente.
Come devo comportarmi?

Per favore aiutatemi.

Grazie a tutti anticipatamente.

PS:fate qualsiasi domanda vi occorra,non ho problemi a ripondere.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2006 al 2011
Psicologo, Psicoterapeuta
Credo che la cosa migliore che tu possa fare in queste situazioni è starle di fianco e accompagnarla in questo percorso così difficile.
L'aiuto che forse sentirà come più vero e autentico sarà la tua discreta presenza, la tua capacità di stare con lei e di ascoltarla.
Non so se serva molto altro per adesso...Potete poi chiedere aiuto professionale, nel caso ne sentiate la necessità.
Ti faccio tanti in bocca al lupo!
[#2]
Psicologo attivo dal 2008 al 2008
Psicologo
Leggendo la Sua richiesta di aiuto, la prima cosa che mi sento di consigliarLe è di non sviluppare un atteggiamento costante di protezione eccessiva nei confronti della sua ragazza, perchè non le darebbe modo di elaborare gradualmente la grave situazione che sta attraversando, sposterebbe solamente il momento in cui sarà costretta a farlo in un tempo breve. Condivido il consiglio del collega che ha risposto precedentente di mantenere una costante e leggera presenza nella situazione e basta. Questo perchè da un punto di vista psicologico, i familiari, di soggetti ( traggo dalla letteratura ) in gravi condizioni, condividono parallelamente le esperienze traumatiche del loro congiunto in vari stadi successivi che non possono essere saltati.
Primo stadio: i familiari sono attoniti, elaborano meccanimi di negazione, regressione, posizionano i loro riflettori su dettagli minimi e poco importanti, diventano generalmente più ansiosi del paziente in gravi condizioni, ed è in questa fase che hanno bisogno di essere sostenuti ma sempre in maniera non eccessiva. In una fase successiva avviene una cosa sorprendente frutto probabilmente dell' istinto di conservazione, la famiglia si adatta alla nuova situazione ed accetta gradualmente il dolore, in questa fase si può non sopportare la sofferenza, possono insorgere sensi di colpa, stati ansiosi, ma tutto incomincia ad evolversi in maniera graduale e quasi indolore. Nell'ultima fase che spero non succeda, ma purtroppo sembra in questo caso inevitabile, il processo reattivo di lutto produrrà sicuramente un più accettabile ritorno alla normalità. La consapevolezza che esistono queste dinamiche, ci consentono di porre in essere subito quelle strategie che sono vincenti.
Le auguro vivamente di poter superare questi momenti, se poi è anche un credente li supererà ancora di più.
Dottor Giovanni Cacciuttolo
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazzo
Ogni persona ha il suo proprio modo di reagire alle situazioni estreme. A volte persone in apparenza fragilissime tirano fuori un'energia e una resistenza assolutamente insospettabili, se messe alla prova. Altre, considerate da tutti come un modello di coraggio e intraprendenza, crollano miseramente quando confrontate con problemi come quello che lei descrive.

Anche la sua ragazza starà reagendo come può e credo che se ha già tentato di fare qualcosa per confortarla ed aiutarla, senza molto successo, mi pare di capire, lei debba prendere atto di ciò. Intendo dire che può provare a tener conto dei segnali che lei le sta inviando, assecondandola e cercando, un po' controintuitivamente, di essere meno presente. Lasciando che sia anche lei a cercare il suo conforto, quando ne sentirà il bisogno.

In questo senso credo di poter interpretare il suggerimento del collega quando si riferisce a una "discreta presenza". Spesso crediamo che quando una persona amata si trova in una situazione come questa sia nostro *dovere* confortarla, aiutarla ed essere presenti. Ma magari l'altro sta anche cercando di mettere alla prova se stesso. Vuole vedere fino a che punto riesce a "far da sé", ad essere "grande". Ancor più in un'età come la vostra, dove ci si è da poco affacciati al mondo degli adulti.

Provi delicatamente a combattere il suo desiderio di doverle per forza essere utile, e lasci che sia anche lei a farle sapere quando potrà "avvicinarsi" di nuovo.

Ci vuole pazienza e molta forza, non è facile, ma potrebbe essere l'unica strada da percorrere.

Cari saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#4]
Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicologo, Psicoterapeuta 648 21 5
Gentile ragazzo,
in situazioni come questa è spesso difficile sapere quale è la giusta cosa da fare, probabilmente è più facile procedere ipotizzando invece quali sarebbero le cose da evitare accuratamente.
In quest'ottica credo che non sarebbe utile metterla al muro e forzarla a fare cose che non si sente, purtroppo possiamo solo immaginare quanto questa condizione la faccia soffrire e abbiamo il dovere di rispettare il suo dolore così come lei lo vive.
Tutto questo cercando di dare un limite all'eccettabile, ovviamente se tu ritieni che lei sia eccessivamente chiusa e hai paura per il suo equilibrio nulla ti impedisce di consigliarle di rivolgersi ad uno specialista che la supporti e la guidi nel superamento di questo momento.
Tanti auguri

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

[#5]
Dr.ssa Giuliana Apreda Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 32
Gentile Utente
la madre della sua ragazza avrebbe bisogno di una assistenza domiciliare per pazienti terminali (molte associazioni prevedono anche un supporto psicologico per la pazienti e tutti i membri della famiglia)
Per ottenere informazioni su quali associazioni erogano questo servizio, gratuito, è necessario rivolgersi alla propria asl. Pescara è una città molto attiva e sensibile alle tematiche legate all'oncologia
Per quanto concerne l'atteggiamento da assumere con la sua ragazza a volte il silenzio accompagnato da un forte abbraccio veicola molto sostegno e amore. Concordo con i suggerimenti segnalati dai colleghi
Cordialmente

Dott.ssa Giuliana Apreda

d..sa Giuliana Apreda
psicolo psicoterapeuta