La separazione ha creato

Gent.li medici,

dopo 16 anni di matrimonio mi sono separato. Oggi ho una figlia di quasi 15 anni che vive con me e dopo un anno dalla separazione legale, avvenuta tra l'altro dopo un episodio psicotico acuto accaduto a mia moglie, e le relative sue accuse verso di me, ho cominciato una nuova relazione. Devo dire che la separazione ha creato in me parecchia ansia, dapprima curata nel 2006 con entact, e adesso con cymbalta. L'entact spegneva la mia libido e non mi permetteva di avere rapporti sessuali a causa dei suoi effetti collaterali. Da Novembre, dopo circa un anno che non assumevo antidepressivi, ho ripreso con il cymbalta che non mi ha dato mai questo fastidioso effetto collaterale,
Seguo anche una psicoterapia. Il problema è che dall'inizio di questa nuova relazione, per me molto importante, ho riaccusato alcuni problemi. La prima volta non ho raggiunto l'orgasmo e la seconda non riuscivo a mantenere l'erezione, tant'è che avendo ancora dai tempi in cui assumevo entact una mezza pasticca di Cialis l'ho assunta e tutto è andato bene. La mia psichiatra sostiene che non può essere il Cymbalta dato che mentre ero in cura ho avuto rari rapporti sesuali occasionali senza problemi. La mia psicologa mi ha invitato ad essere tanquillo, a provare senza patemi d'animo dato che "questa" che sto vivendo è una storia a cui tengo e in cui ho "investito". Mi ha detto di stare sereno e provare senza assumere il Cialis e solo se il rapporto non funziona, sotto controllo medico, nel caso assumere il Cialis per "aiutarmi". Devo dire che sia il cambiamento di situazione che il nuovo rapporto ha creato in me un po' di preoccupazioni. Anche quella di non essere all'altezza della mia partner.
Io credo che sia davvero un fatto psicologico e vorrei sapere se i consigli avuti sono veramente condivisibili. Grazie a chi vorrà dedicarmi la sua attenzione
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
dalla sua scheda emerge che negli ultimi anni lei spesso ha usufruito di questo servizio online, oltre a frequentare uno psichiatra ed una psicologa

Sembra che, però, tutto questo non le basti mai,lei sembra attanagliato da continue preoccupazioni. Forse questo riflette un atteggiamento di sfiducia nei confronti delle persone in generale, molto radicato in lei

Credo che, piuttosto che chiedermi in continuazione se i professionisti le danno consigli "veramente" condivisibili, chiederei ai professionisti stessi perchè, in fondo, lei "sente" che i consigli dati, forse, non sono validi al 100% ma magari al 99%

Ma se anche fosse un 99% lei sarebbe disposto ad accettarlo?

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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dopo
Utente
Utente
Gent.le dottor Bulla.

come prima cosa la ringrazio della sua cortese attenzione e della sua risposta. Devo dire che ho riflettuto sulla sua risposta, ed è evidente che un fondo di verità (anche di più), c'è.
Nel senso che non credo, almeno consapevolmente, di avere sfiducia in generale gente e nei medici. Vorrei, come tutti, che la mia situazione si ristabilisse completamente, ed evitare quegli alti e bassi, che seppure probabilmente normali, minano un po' la mia convinzione sui medici che mi seguono. Ho un buonissimo rapporto con entrambi, piena fiducia e probabilmente il ritorno di alcune sintomatologie psicosomatico è più una conseguenza di uno mio stato d'animo che una non risposta alla cura che faccio da novembre scorso e che tanti benefici mi ha senza dubbio portato.
Razionalmente, dato che sto anche seguendo un programma di lento e graduale scalaggio da bdz, so che non posso essere esente da qualche disturbo più o meno fastidioso come un indurumento dei muscoli della schiena o da periodi il mio apparato gastrointestinale si lamenta un po'. So che c'è un prezzo da pagare, ma lo pago, se non volentieri, con convinzione, perché sto vedendo che sto riuscendo nell'intento.
E' chiaro che trovarsi di fronte a una nuova situazione, specialmente da parte di una persona che somatizza ansia come me, può comunque scatenare sintomi psicosomatici, come battito accelerato e via dicendo. Che non considero malattie, ma una fase transitoria per poi arrivare a uno stato (se possibile) di equilibrio.
Ma il fatto di non riuscire a esprimere in modo "normale" la mia sessualità proprio in un momento in cui non vorrei deludere una persona a cui tengo, mi dà preoccupazione. Forse è il gatto che si morde la coda, e solo acquisendo fiducia e confidenza riuscirò a superare questo problema. Un primo passo, credo, l'ho fatto ieri, parlando apertamente con la mia partner della mia situazione. Un peso, probabilmente, me lo sono tolto. E forse il primo passo verso una normalizzazione è stato fatto perché mi sento più tranquillo.
Scusi la mia prolissità, ma ci tenevo a farle conoscere in modo spero adeguato la mia situazione.
La ringrazio per la sua attenzione, augurandoLe buon lavoro