Ansia da separazione (o che altro?)

Buongiorno a tutti,

Sono un ex studente liceale (ho sostenuto gli esami di maturità due mesi orsono), che si ritrova a dover affrontare un percorso universitario, probabilmente a Torino, città lontana più di 1000km dal posto in cui attualmente vivo.
Bene, a Novembre 2013 sono iniziate le ansie e le crisi di panico: paura incontrollabile e crisi di pianto al solo pensiero di abbandonare la mia famiglia e il mio gatto (cui sono legatissimo), nessuna possibilità di concentrarsi (ergo, calo del rendimento scolastico), impossibilità di pensare ad altro se non alle mie paure (in particolare, al pensiero, per me abominevole, di "essere ospite in casa propria" durante, per esempio, il periodo estivo di chiusura dell'università).
Dopo quindici giorni trascorsi così, ho deciso di consultare uno psicologo, con il quale ho lavorato per circa un mese. Egli mi ha detto che le mie paure derivano da una percezione di inadeguatezza: i miei genitori, tramite i gesti (spesso sono molto protettivi) e le parole (continue raccomandazioni) mi hanno fatto sentire "inadeguato, bisognoso della loro protezione". Secondo lui, anche tutte le mie "stranezze" sono legate a ciò:
- La paura del buio, sempre celata agli altri, che mi accompagna fin dalla più tenera età
- Una continua percezione di malessere (che a volte sfocia perfino nella finzione di una malattia) ogni volta che subentra una condizione ansiogena (per esempio, le separazioni legate alle gite scolastiche), che lui ha attribuito ad una "ricerca di attenzioni", alla consapevolezza che, se manifesto un malessere, "arriva mamma e risolve tutto"

Interrotte le sedute causa periodo natalizio, io mi sentivo più tranquillo, rincuorato. Al momento di rientrare a scuola, però, le paure sono ricominciate, più forti di prima. Sono quindi tornato dallo psicologo (cosa che, durante le vacanze, non ritenevo di dover fare), con il quale ho continuato il percorso già intrapreso. Egli ha, via via, abbandonato l'analisi delle mie manifestazioni, spingendomi a manifestare quanto ho provato durante la settimana intercorsa tra una seduta e l'altra e commentando il tutto sulla base della "diagnosi di inadeguatezza". Dopo circa due mesi, i "sintomi" sono completamente scomparsi, e io ho interrotto le sedute con lo psicologo (anche perchè, dopo la sua dichiarazione "la tua ansia non si può combattere", ho iniziato a "diffidare" di lui). Qualche giorno fa, però, i sintomi sono ricomparsi in maniera molto forte, e io sono rimpiombato nella disperazione. L'unica "micro-speranza" che ho è di entrare in una prestigiosa università di una città vicina a quella dove risiedo, la quale però ammette solo 10 allievi (io sono sempre stato molto bravo a scuola, comunque). Qualora però non dovessi riuscirci, sento che piomberei in una disperazione senza fine. Sto anche pensando di riprendere le sedute dallo psicologo... qualsiasi cosa, pur di superare questo terrore che mi blocca e mi corrode.
Voi esperti, cosa volete dirmi e consigliarmi?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

il momento dell'allontanamento da casa per motivi di studio o lavoro è difficile per molti ragazzi e quello che le sta succedendo non è quindi nulla di insolito.

Ha sicuramente fatto bene a rivolgersi ad uno psicologo a fronte delle manifestazioni d'ansia che la stavano colpendo.
Non mi è però chiaro in che senso la sua ansia "non si può combattere": questa affermazione è stata motivata dal collega?
Si è rivolto a lui privatamente o presso un centro pubblico?

La sua famiglia è al corrente di come si sente?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Buongiorno dottoressa,
Le rispondo punto per punto:

1 - Il dottore ha detto, testualmente, che essa non può essere "combattuta", ma solo "accettata", e che l'unica cosa su cui lavorare è la percezione di inadeguatezza che, secondo lui, è alla base dei miei problemi.

2 - Mi sono rivolto a lui privatamente

3 - La mia famiglia ne è al corrente, tant'è che hanno trovato loro il dottore cui poi mi sono rivolto, e hanno anche partecipato alla prima seduta effettuata, nel corso della quale il dottore ha voluto parlare anche con loro (in mia presenza) e ha formulato la "diagnosi" che io le ho riportato.
In particolare, io parlo dei miei problemi con mia madre, che pazientemente fin'ora mi ha ascoltato e ha provato a consigliarmi.
Con mio padre ne parlo molto meno, anche perchè spesso le sue parole non fanno che incrementare ulteriormente le mie paure e le mie paranoie... inoltre, egli non era favorevole alla "soluzione psicologo", e ha espresso dubbi sulla sua utilità nel corso di tutti i tre-quattro mesi da me complessivamente trascorsi "sotto le sue cure".
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Sa a quale orientamento psicoterapeutico appartiene il collega?
L'eccesso di ansia infatti è curabile in maniera definitiva: l'accettazione del malessere può essere transitoriamente utile perchè la persona inizi a spaventarsi meno quando sta male, ma non può essere l'obiettivo finale di una terapia.

Può leggere questo articolo al riguardo:
http://www.serviziodipsicologia.it/ossessioni-curare-o-gestire/
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Utente
Utente
Non so dire esattamente a quale orientamento psicoterapeutico appartenga il dottore. Posso però dirle che egli, nel suo sito, dichiara di occuparsi di "psicoterapia breve" ed "ipnosi ericksoniana".

Le riporto anche il suo curriculum vitae (dal quale ho, ovviamente, cancellato tutte le informazioni che permettano di risalire direttamente al suo nome: preferirei, per rispetto verso di lui, non dire pubblicamente chi egli sia):

medico iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi e all'Albo Psicoterapeuti della provincia di **** al n. **** del 26-02-1992

abilitazione all'esercizio professionale di medico-chirurgo nella II sessione novembre 1991
Università degli Studi di ****

dirigente medico I livello a tempo indeterminato ASP Catania

laurea con lode in Medicina e Chirurgia
Università degli Studi di *****

specializzazione con lode in Psichiatria
Università degli Studi di *****

specializzazione con lode in Psicologia Clinica e Psicoterapia Università degli Studi di *****

specializzazione con lode in Malattie dell'Apparato Respiratorio Università degli Studi di *****

specializzazione in Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana
Scuola del Milton H. Erickson Institute approvato e riconosciuto dalla Milton H. Erickson Foundation di Phoenix, Arizona - USA (Diploma Advanced Level)

specializzazione in Sessuologia e Bioetica
Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Sessuologia di *****

perfezionamento in Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) e prevenzione dello stress lavoro-correlato
Università degli Studi di *****

master di II livello in "Philosophical Counseling, gestione etica delle risorse umane e job performance" Università degli Studi di *****

dottorando di ricerca in "Scienze biomediche cliniche e sperimentali" XXIX ciclo
Università degli studi di *****

attività di ricerca con produzione di 17 articoli scientifici pubblicati in atti di congressi, poster, riviste nazionali e internazionali e capitoli di libri

socio della Società Italiana di Psichiatria (SIP)

titolare del marchio “METODO PSICOGENERATIVO” ®,
comunicazione - salute - leadership, intervento psico-filosofico orientato alla creatività. In quanto metodica innovativa e del tutto originale, ha ottenuto la registrazione del brevetto n. 0001506977
del 28 agosto 2012 presso il Ministero dello Sviluppo Economico,
Direzione Generale lotta alla contraffazione, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.



Ho letto l'articolo che lei mi ha proposto, a proposito, e mi conforta molto sapere che l'ansia si può curare: essa mi impedisce praticamente di vivere. Poco fa, per esempio, ero in macchina, e ad un certo punto sono scoppiato a piangere, e ho rischiato un incidente a causa della poca concentrazione e delle lacrime che mi velavano gli occhi. Parcheggiato immediatamente il veicolo, ho atteso che la crisi si placasse, cosa avvenuta non meno di venti minuti dopo.
Ciò che ha causato la crisi di pianto è stata un'associazione di pensieri: ho visto un uomo attraversare la strada con suo figlio, e ho sentito provenire, da un vicino negozio di giocattoli, la sigla di un cartone animato che da bambino seguivo; ho subito associato queste cose alla mia infanzia (devo dire che tutto ciò che richiami l'infanzia e i bambini mi mette, da sempre, molto a disagio, e non di rado mi spinge sull'orlo delle lacrime), e subito dopo ho pensato "io queste cose non le vedrò mai più, il mio periodo qui è finito"; da qui, il discorso si è allargato alla nostalgia che sicuramente proverò per la mia città (che io amo, e che ritengo unica al mondo), per il mio gatto, per i miei amici e per tutto ciò che mi ha accompagnato fin'ora. A questo punto, ecco il pianto (e piango ancor ora al solo pensiero, mentre "al sicuro nella mia stanza" scrivo).
Simili episodi non sono rari, nelle mie "crisi": spesso tendo a "torturarmi" ritornando ossessivamente su pensieri come "io questo non lo vedrò mai più", "io questo lo sto perdendo", "il mio tempo qui è finito", "chi sa se mai tornerò qui", "chi sa dove finirò", "e se il mio gatto o mio nonno morissero mentre io non ci sono? Sopravviverei a questo?"...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Si tratta quindi di un medico psichiatra che è anche psicoterapeuta, e non di uno psicologo.
Al di là del suo curriculum credo che il tipo di risposta che lei ha ricevuto la stia portando a pensare di non essere curabile, quando questo è invece un obiettivo raggiungibile e lo è soprattutto quando si parla di una persona giovanissima come lei.

Le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di orientamento psicodinamico/psicoanalitico per farsi aiutare a superare questo momento di passaggio dall'infanzia all'età adulta che si sta rivelando decisamente difficile e impegnativo da affrontare.
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Utente
Utente
La ringrazio per il parere, dottoressa... le volevo chiedere, a questo punto: secondo lei, il mio problema è risolvibile entro fine Settembre (quando cioè io dovrò, nella non troppo remota eventualità in cui non entrerò in quell'università "vicino casa", recarmi a Torino), oppure occorre più tempo?
Glielo chiedo perchè non credo che vi siano psicoterapeuti attivi nel mese di Agosto... inoltre, dovrei cercare il medico più adatto alle mie esigenze (indirizzo psicodinamico/psicoanalitico, lei ha detto... ma come faccio a riconoscere coloro che seguono tale scuola di pensiero?), cosa che mi richiederà, temo, non poco tempo (anche perchè dovrò, prima di tutto, convincere i miei genitori a mandarmi nuovamente da uno psicoterapeuta)...
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Utente
Utente
Come volevasi dimostrare: ho parlato con mia madre dell'eventualità di recarmi da un altro psicoterapeuta... lei mi ha detto "vedi cosa vuoi fare, ma secondo me puoi risolverlo solo tu"... e mi ha guardato con uno sconcerto ed un disprezzo incredibili...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' sicuro che sua madre abbia provato disprezzo, o piuttosto è lei che si sente meritevole di disprezzo perchè non riesce a risolvere da solo i suoi problemi?
A volte capita di attribuire agli altri dei pensieri che in realtà siamo noi a provare nei nostri confronti, ma che proiettiamo su di loro proprio perchè inconsciamente ci aspettiamo che la considerazione degli altri nei nostri confronti non possa che essere in linea con quello che in fondo pensiamo di noi stessi.

Per tornare alla sua precedente domanda, non si tratta di qualcosa di risolvibile in un mese e aspetterei quindi di capire quale università frequenterà per prendere contatto con uno psicologo psicoterapeuta del luogo in cui si troverà dopo le vacanze.
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Utente
Utente
Buongiorno dottoressa, scusi se le rispondo solo ora... ma negli ultimi 20 giorni non ho praticamente acceso il computer, controllato le mail o usato il cellulare: la situazione è peggiorata a tal punto da costringermi a stare chiuso in casa tutto il giorno, svolgendo come unica attività quella di esercitazione per i test universitari.

Per quanto riguarda la sua prima domanda: si, sono sicuro che mia madre abbia provato disprezzo, o quanto meno rabbia, visto che, riparlandone nei giorni successivi, mi ha chiaramente fatto capire che non sborserà un euro per eventuali altre sedute da uno specialista...

Ciò vuol dire che ovunque andrò, dovrò affrontare i miei problemi completamente da solo, e proprio non so come fare... lei cosa mi consiglia? C'è qualcosa che io possa fare per imparare quanto meno a gestire le mie emozioni e le crisi di panico?

A proposito, ho svolto delle ricerche, e ho trovato informazioni circa il disturbo evitante di personalità, i cui criteri diagnostici corrispondono, in gran parte, a ciò che sento... per cui, vorrei chiederle: lei crede che io possa soffrire di tale disturbo, o sto volando troppo con le fantasie morbose? Ovviamente, non le sto chiedendo un parere medico (non credo che sia possibile una diagnosi online), solo un "parere personale", che possa aiutarmi a "esplorare un po' me stesso" alla ricerca di eventuali caratteri che mi facciano capire se il mio problema è patologico.
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Utente
Utente
È passato quasi un mese, e nessuno ha risposto alle domande che ho posto nel mio ultimo messaggio... c'è nessun dottore che vuole provare?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

non c'è molto che lei possa fare per "gestire" l'ansia da separazione che prova, perché si tratta di qualcosa su cui bisogna lavorare e non di un problema per il quale esistano soluzioni o consigli generici.

Non posso ovviamente porre alcuna ipotesi diagnostica da qui, non potendo avere un contatto diretto con lei, ma non vedo neanche l'utilità per lei di ricevere una diagnosi da chi non la segue, perché anche ipotizzando che soffrisse di un Disturbo di Personalità Evitante (o di qualsiasi altro disturbo) non potrebbe comunque curarsi da solo.

E' inoltre già stato da uno psicologo di persona e quindi se ci fosse una diagnosi precisa la conoscerebbe, perché il Collega gliel'avrebbe comunicata.

Ha stabilito dove studierà quest'anno?
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Utente
Utente
Buonasera dottoressa,
mi rendo conto dell'inutilità di una diagnosi a distanza, tant'è che non mi sono permesso di richiederla: ho solo chiesto - se possibile - un parere personale circa eventuali riflessioni che potrebbero aiutarmi a comprendere meglio, se non la situazione in toto, almeno le mie emozioni.

Comunque, andrò a studiare a Torino.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Da quello che riferisce emerge principalmente ansia da separazione che la accompagna dai tempi della scuola e le provoca presumibilmente le crisi di panico e la sensazione di essere solo, senza sostegni, ma non posso assicurarle che non ci sia dell'altro.
Sarebbe necessario analizzare le caratteristiche della sua famiglia e il suo percorso di crescita per comprendere come mai è così sensibile al pensiero di trovarsi senza supporto e di non potersi più sentire un bambino protetto dai genitori e al sicuro da tutto.

Se sa che vivrà a Torino può iniziare ad attivarsi per prendere appuntamento con lo psicologo del consultorio o del centro di salute mentale, dove potrà effettuare dei colloqui e approfondire anche i suoi dubbi circa la natura del suo disagio.
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dopo
Utente
Utente
Cercherò di prendere contatto con questa persona, allora...

Comunque, se le interessa un quadro generale della mia famiglia, le posso dire, in estrema sintesi: genitori attenti e sempre presenti, ma molto esigenti; in particolare, padre disponibile ad ascoltare solo entro i ristretti limiti della sua visione delle cose, ma gran lavoratore e molto attento alle necessità economiche della famiglia, e madre sempre presente e disponibile, ma un po' apprensiva e molto "chioccia", oltre che abbastanza nervosa. Tra i due genitori vi sono spesso conflitti e discussioni, ma da qualche anno nulla che superi il "semplice" urlarsi insulti.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' possibile che lei oggi si senta così perchè è stato eccessivamente protetto dalla mamma, se davvero è così apprensiva, ed è possibile anche che assistendo alle discussioni fra i suoi genitori da piccolo abbia temuto che in sua assenza potesse succedere qualcosa di brutto, ragione per cui può aver evitato il più possibile di separarsene.
In questo senso può essere presente in desiderio di "esserci per controllare" e magari per difendere uno dei due dall'altro e quando si allontana potrebbe riattivarsi l'angoscia provata nell'infanzia quando non poteva esercitare tale controllo.

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dopo
Utente
Utente
Dottoressa, lei ha appena descritto una paura (quella che in mia assenza "succeda qualcosa di brutto") che mi accompagna fin da bambino (anche se negli ultimi anni si è fatta sentire meno)...

Va detto che è vero anche il contrario: che mia madre di solito mi "proteggeva" (e tutt'ora prova a farlo) durante le discussioni tra me e mio padre: lui è una persona tendenzialmente "negativa" (per capirci, una persona che non offre mai soluzioni, bensì provvede solo ad aggiungere problemi su problemi), e io mi lascio influenzare facilmente dalle sue parole... è qui che mia madre interviene, offrendo delle soluzioni effettivamente valide ed introducendo un po' di "positività" nella discussione...

Ah, quasi dimenticavo: le sedute al consultorio sono a pagamento? E se si, saprebbe dirmi - indicativamente - quanto costano?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Penso che dovrebbe pagare un ticket sia al consultorio che al centro di salute mentale, ma non essendo strutture della mia regione non so dirle di più.
Può contattare direttamente la struttura che le interessa per chiedere i dettagli.

Se le dinamiche familiari sono quelle che descrive è possibile che senza la "protezione" di sua madre lei si senta perso perché le manca qualcuno che le faccia vedere le cose in maniera non negativa e non distruttiva.
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