Calo dell'autostima o altro?

Buongiorno
sono un uomo di 34 anni e da tempo sto cercando di capire quali possono essere le cause di alcuni miei disturbi. Da circa 5 o 6 anni ho notato una grande mia forma di diffidenza verso gli altri ch mi ha portato spesso a diffidare anche di persone che conosco compresi amici. Spesso mi ritrovo a pensare a situazioni nele quali non sono stato in grado di rispondere o essere all'altezza....e solo dopo ho avuto una reazione che è rimasta solo nella mia testa.
Spesso mi tengo dentro quello che sento ed ho delle difficoltà a dire quello che penso senza avere delle reazioni forti, fino a soverchiare la persona che mi sta davanti....e solo dopo mi rendo conto della mia reazione....questo non è dialogo, e mi fa stare male....primo perchè non voglio trattare male le persone e secondo perchè non ottengo l'attenzione e il rispetto di chi mi sta davanti.
Faccio un appunto mio padre è morto quando avevo 12 anni e mia madre è stata una persona che mi ha dato tanto materialmente, ma molto poco affettivamente ed umanamente; inoltre, vietandomi molte feste e serate con gli amici, non ha facilitato a migliorare la mia timidezza e miei rapporti con gli altri.
Inoltre non riesco ad accettare di sbagliare e di essere all'altezza delle situazioni e divento permaloso quando mi si prende in giro sulle mie capacità; probabilmente perchè sono sempre andato bene a scuola e all'università e questo è stato l'unico modo, involontariamente, di farmi accettare dalle persone...probabilmente perchè venivo in qualche modo apprezzato.
Mi scuso per la confusione ma i pensieri mi si affollano nella mente e quando inizio a scrivere è come se volessero uscire tutti insieme.
Vi ringrazio per l'attenzione e aspetto i vostri consigli.
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Dr.ssa Antonella Morganti Psicologo 46 1

Ho letto questa e le altre sue richieste di consulenza.
Certo è che, il problemma di autostima che lei sembra attribuirsi potrebbe essere collegato con le difficolta sia relazionali di cui ci parla in questa richiesta sia con i problemi relazioni con l'altro sesso di cui ci ha parlato nelle altre richieste.
La mancanza di stima in se stessi non dipende tanto dal valore in se di un aspetto della nostra vita quanto piuttosto dal peso che noi gli attribuiamo.
Lei sembra collocare temporalmente il peggioramento delle sue relazioni a 5,6 anni fa, a quando aveva circa 29 anni quindi... Ci ha gia scritto cosa successe in quel periodo e credo che questo sia importante nella sua ricerca di un senso alle difficolta attuali.
Cio che mi chiedo è: cosa intende per ALTRO?
Lei si è descritto come una persona che,in altri aspetti della sua vita riesce bene ed ha circoscritto sempre le sue difficolta alla sfera emotiva, cosa teme?
Cio che posso consigliarle è di evitare di cercare "dell'ALTRO"da solo ma, piuttosto,di farsi aiutare da un professionista, il suo disagio è leggittimo come lo è il suo desiderio di vivere una vita completa.
Posso capire la difficoltà nel decidere di chiedere aiuto ad uno psicologo, ma le assicuro che otterà tutta l'attenzione e il rispetto che merita.

Dr.ssa Antonella Morganti
morgantiantonella@hotmail.it


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dopo
Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
Buongiorno dottoressa
e innanzitutto grazie per la sua risposta. Quando scrivo altro lo cito perchè non ho la sicurezza che sia un calo di autostima, quindi nel dubbio lascio aperte altre possibilità.
Dopo che lei mi ha fatto la domanda su cosa io TEMO, ho avuto modo di rifletterci e sono arrivato alla conclusione che spesso temo reazioni violente delle persone.....o temo di essere fregato e di non riuscire a reagire nel modo giusto....forse è proprio questo il mio problema. Non so perchè ma forse è riconducibile a schiaffoni presi quando ero bambino (preciso schiaffoni per capricci o per farmi stare zitto perchè cercavo di tener testa alle persone...quest'ultima è una cosa che ricordo molto bene)e soprattutto a ricatti psicologici avuti in età adolescenziale.
Ricatti psicologici legati alla morte di mio padre...della serie...non fare tardi che io sto in pensiero (espressioni di mia madre, facendo gioco sul fatto che era rimasta sola, supportata dalla famiglia di mio padre che mi dicevano...non dare pensieri a tua madre che è rimasta sola).
Preciso anche un'altra cosa, le reazioni di mia madre per qualsiasi cosa che lei riteneva sbagliate sono sempre state violente e sempre aggressive,( es. un ritardo di 15 minuti la sera si trasformava in urli, da animale, sbattimenti di porte e silenzi di piombo nei successivi tre giorni...il tutto senza mai parlare e ffrontare il problema) al punto che io ormai le rispondo sempre male anche quando ha ragione...ma purtroppo è più forte di me.
Non riesco ad accettarla, perchè la vedo come colei che mi ha impedito di crescere emotivamente e umanamente.
Cmq sicuramente dovrò essere aiutato da uno psicologo perchè non voglio più vivere male e far stale male chi ho accanto a me......non merito e non meritano di subire paure, ansie, nevrosi e frustrazioni di un'altra persona.
Grazie molte Dottoressa