Separazione dei genitori

Sono madre di due bimbe una di 8 anni e l'altra di uno. Da un mese mio marito non dorme più in casa perchè ho deciso di lasciarlo, ma di questo parlerò in successive richieste, per il momento la mia più grande preoccupazione sono le bimbe e come evitare loro traumi. Con mio marito ci siamo accordati di modificare pian piano le materiali condizioni di vita che prima regolavano la nostra vita di famiglia. Abbiamo detto alla più grande che il papà dorme a casa dei genitori(cosa vera) per i problemi di salute del nonno,e per la più piccola gli ho chiesto di stare con lei tutti i giorni 2 ore a casa, mentre io sono ancora al lavoro (cosa che avveniva anche prima). In questo mese mio marito ha trascorso molto più tempo con la grande, che a mio sentire le sta facendo molto bene in quanto l'altra sera mentre era in pena per il papà che non sarebbe tornato a casa a dormire su mia proposta mia ha riferito che era meglio adesso un papà che trascorreva bei momenti con lei e non dormiva a casa che prima cioè un papà che dormiva a casa ma non aveva mai tempo per stare con lei.So che ci saranno molte cose da affrontare ma il mio dilemma è come cogliere i segnali di un opossibile turbamento, cosa dirle per prevenire le domande che si insinueranno quando le condizioni man mano si modificheranno? Mio marito crede che lei già abbia capito, ma io no, d'altronde seppure fosse così la bimba non accetterebbe questa situazione, e allora quali sono i segnali che devo cogliere in lei per sapere cosa pensa? Ho timore di parlarle di eventuali cambiamenti, anche se riferiti ad altre persone, ho timore della condizione di diversità che si abbatterebbe sulla sua personalità, vivendo in una provincia piccola. Come posso/iamo affrontare la costruzione di un nuovo equilibrio familiare, nel quale cambino solo i luoghi, e non le persone?
cordiali saluti.
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
gentile signora,
intanto direi che possiamo partire dal fondo: infatti lei ci scrive "Come posso/iamo affrontare la costruzione di un nuovo equilibrio familiare" e questo secondo me rappresenta già una buona base di partenza, ovvero il fatto che lei e suo marito vi stiate preoccupando entrambi del futuro prossimo di queste bimbe.

Come lei ha scritto, vi saranno molti cambiamenti da affrontare e molte novità da digerire. La situazione ovviamente sarà più delicata per la bimba grande: molto probabilmente ha capito più cose di quanto voi sospettiate, ma a quell'età si preferisce non credere ai propri sospetti. E' difficile per una ragazzina di 8 anni accettare che, forse, la sua famiglia si dividerà.

la separazione comporta tutta una serie di problemi emotivi difficili da gestire quando si è adulti, figuriamo quanto è complicato per i figli. Ma proprio qui sta la soluzione: lei signora tra un po' potrà non avere un marito, ma lui rimarrà sempre il padre delle bambine.

Ecco allora che la coppia coniugale può separarsi, quella genitoriale no. E questo, in genitori disposti a collaborare per il bene dei figli, come sembrate voi, rappresenta spesso il punto di partenza per evitare problemi nei figli.

detto questo il mio consiglio è quello di sentire uno specialista presso un consultorio familiare della vostra zona: con una visita gratuita potrete avere molte informazioni utili per affrontare questo periodo difficile

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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dopo
Utente
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Gent.mo dottore, ho deciso di ascoltare il suo consiglio e presto fisserò un appuntamento al consultorio (con o senza la partecipazione di mio marito al quale dirò a breve della cosa). Superando i dubbi iniziali di tale scelta, legati ad una condizione di vita provinciale che mi frenano per il timore che si venga a conoscenza della situazione e in qualche modo colpiscano mia figlia, la mia decisione è stata determinata da una presa di coscienza legata ad "errori" che forse ho commesso con mio marito e che con le mie figlie voglio evitare. Le spiego meglio, guardando dietro di me ora, il lungo rapporto avuto con lui( circa 22 anni, dei quali 12 da fidanzati e 10 da sposati), cerco di ri-vedere il mio vissuto con lui e mi scopro dentro sempre una grande rabbia nei confronti di sua madre, ma mi creda non è la ricerca di un capro espiatorio alla fine della mia relazione!E' la fuoriuscita di questo sentimento d'odio che ormai da qualche anno sembra non fermarsi e mi induce ad analizzarne chiaramente le origini.Io oggi credo che la madre di mio marito sia la persona più egoista del mondo e soprattutto una persona malvagia capace di manipolare ed usare le persone, di raccontare bugie ai figli con il solo scopo di giustificare la sua situazione, di donna che tradisce il marito da sempre, in quanto un uomo che la picchiava davanti ai figli perchè geloso, un uomo che la lasciava a casa per giorni a badare alla famiglia per andare a caccia, e a pesca, un uomo che non aveva , a suo dire, senso di responsabilità verso la famiglia in termini di migliorare e voler il meglio per i propri figli.Queste sono le cose che lei sistematicamente per anni mi raccontava con molta sapienza, inducendo in me all'inizio un setimento di repulsione nei confronti del marito,solidarizzando con lei come donna imprigionata da un matrimonio impostole dai genitori al quale lei aveva tentato di ribellarsi ma il marito con minaccie non glielo concedeva.Successivamente trascorrendo molto tempo a casa di mio marito a queste cose non trovavo tutte le conferme, e soprattutto mi chiedevo perchè a questa condizione di marito-padrone si associasse una libertà di lasciare andare fuori per lavoro la moglie per una intera giornata, la presenza di un altro uomo che diventava sempre più frequente e soprattutto sempre più invadente nell'ambito del nucleo familiare fino al punto da proporre a lui l'acquisto della casa dove abitavano e in cambio cedere una stanza affinchè lui vi potesse abitare, (proposta fatta dalla madre ai figli i quali senza chiedere motivazioni di sorta risposero di no).Da allora cominciai a valutare con più obbiettività i racconti di mia suocera, ma soprattutto cominciai a chiedere a mio marito spiegazioni di sorta , ma lui si rifiutava di parlare e solo incalzando ottenni l'ammissione che quello era l'amante di sua madre, e che lei aveva il diritto dopo quello che le aveva fatto passare il marito di essere felice. Quando ho conosciuto mio marito, 22 anni fa , lui portava gli occhiali scuri da sole in maniera fissa (questa è una cosa che avrei dovuto dire in premessa perchè molto importante), non si separava dagli occhiali se non di notte al buio completo dicendo che seppure non ne avesse bisogno per la vista ormai gli occhi si erano disabituati alla luce. All'inizio non davo peso alla cosa nel senso che non gli domandavo il perchè di questo, ero talmente felice ed innamorata che mi stava bene anche fare l'amore con lui che aveva gli occhiali scuri, col tempo però avevo voglia di vedere il suo sguardo, il suo volto nudo, in una fase del rapporto nella quale tu vuoi conoscere ogni cosa dell'amato, per me avere la possibilità di guardare per un solo istante il suo sguardo mi faceva sentire speciale, più sua, sì perchè era stata una conquista. Come ho detto prima, non ho fatto domande di sorta nè forzato lui nel sentire questo come vincolo,anche perchè nel suo lento rivelarsi a me, raccontava delle sue paure di stare nel treno in mezzo alla folla che a suo dire gli induceva ansia (era una parola che non faceva parte del mio linguaggio e all'epoca e a quell'età pensavo riguardasse solo le persone più mature ed in particolari situazioni), e della suo timore del mare dopo che da piccolo era un cosìdetto"pesce di mare" ora non riusciva a stare nell'acqua perchè l'ansia e il timore lo assalivano tanto da fargli diventare le mani e le labbra viola. Io ascoltavo i racconti delle sue paure, i libri che comprava per documentarsi, i tentativi di andare da uno specialista per affrontare questa sua condizione, le difficoltà economiche che non glielo permettevano,ed infine sua madre che non dava peso alla cosa, prendendola come turbamento addolescenziale e basta. Io non capivo quel linguaggio e non forzando alcuna la sua volontà ma vivendo da innamorata una bella storia fatta di incontri lontano da tutti, gli ho dato il modo per superare man mano i segni di ferite che solo più tardi mi sono accorta essere molto profonde. Dopo un anno siamo andati in campeggio insieme e mio marito è riuscito a rimanere a lungo in acqua senza i suoi occhiali. Era felice,e si cominciò a legare fortemente a me,aveva sempre voglia di fare l'amore, ed io che non mi rendevo conto, in quanto non fatto consapevolmente , cominciavo ad essere spaventata e insofferente a questo legame perchè diveniva sempre più soffocante, fino al punto di chiedergli un periodo di distacco, durante il quale forse volevo lui nei miei pensieri ma non con il corpo, mi ricordo che mi dedicai a lui lavorando a magli e realizaando il mio primo lavoro un maglione con colori e disegni scelti ed ideati per lui. Quando dopo qualche settimana ci siamo rivisti la mia sorpesa fu disattesa e mi accusò di aver avuto il caraggio comunque di stare senza di lui, io non ho mai capito bene, di quel momento ricordo solo la gioia che avevo riposto in quel regalo che al di là di tutto rappresentava il mio pensiero per lui che con un colpo violento crollava.Col tempo gli occhiali li ha fatti rifare man mano più chiari, ma ancora oggi li porta. Negli anni successivi il rapporto è continuato, trascorrevamo molto tempo assieme in casa dai miei e dai suoi, in quanto abbiamo condiviso gli studi universitari, durante questo tempo sono iniziate le continue critiche alla mia famigli in particolar modo a mia madre. Faceva di tutto per provocare la mia rivolta verso di lei, contestando a me tutte quelle che erano le regole della mia famiglia, io riposta in lui tutta la mia buona fede cominciavo a vedere con altra luce mia madre, che da repressa e maniaca della pulizieaveva imposto alle sue figlie di effettuare la pulizia della casa, la domenica prima di uscire. La madre continuava a ripetere anche a me che mai si sarebbe sognata di svegliare la figlia per farle pulire casa. La realtà era che loro vivevano in una casa molto piccola e vecchia e la figlia più piccola di me di 4 anni mi diceva che non le andava di pulire in quanto non si vedevano i risultati delle sue fatiche,e vivevano in uno livello di igiene che non era certamente normale. C'era polvere e sporco in tutte le stanze e negli anni successivi ho moltissime volte letteralmente igienizzato il bagno per poterlo utilizzare. La figlia quando si è dovuto sposare perchè incinta a 18 anni , nella sua casa nuova era diventata una fobica delle pulizie.Il rapporto con mia madre, dopo i continui attacchi da parte mia per diversi anni è stato molto critico, ma lei non risparmiando nessuna critica nei miei confronti ha sempre preteso che io continuassi a stare dentro casa a terminare gli studi e con determinazione ma senza mai dire la reale motivazione cercava sempre di ospitare lui in casa nostra anzicchè farmi frequentare casa sua . Mi diiceva di quello che sentiva dire dalla gente a proposito di mia suocera come donna che alla vita di famiglia preferiva avere amanti. La risposta di mio marito alle mie titubanti insinuazioni, era che sua madre non era repressa e riusciva a voler bene nel giusto modo i suoi figli, mentre mia madre repressa insoddisfatta di un matrimonio che non la rendeva felice riversava sui figli tutte le sue insoddisfazioni. Sono stati anni durissimi per me che vivevo da un lato questi conflitti in nome suo con la mia famiglia e dall'altro la sua richiesta di frequenti rapporti. Mi sentivo continuamente sotto analisi, ogni cosa che facevo all'interno del rapporto e all'interno della famiglia era oggetto di discussione e ogni volta ero costretta ad analizzarmi a dare spiegazioni, a pormi problemi che seppure c'erano in quel momento non mi interessavano, quante volte l'ho profondamente odiato, l'ho visto come un mostro da evitare. Solo adesso mi rendo conto che erano delle vere e proprie torture psicologiche alle quali mi sottoponeva e dalle quali ne uscivo mal messa e senza capirne la effettiva ragione. Dopo anni mi ha confessato con molta tranquillità che ha sbagliato ad accanirsi alla mia famiglia. E' chiaro che io all'epoca non vivevo la cosa con molta lucidità, nè mi rendevo conto che quello che stava avvenendo non era affatto nella norma, e ho continuato ad idealizzare un uomo il mio uomo come persona speciale, intelligente, sensibile e che non mi poteva far male. Dieci anni fa ci siamo sposati eravamo laureati e ancora privi di lavoro, io non volevo avere subito dei figli ma lui sì, fino a quel momento avevo sempre allontanato il pensiero della maternità, per paura di diventare grande? volevo prima insediarmi bene nel lavoro e poi avere un figlio, anche perchè per i primi due anni siamo vissuti a casa dei miei,la sua fretta e la nostra condizione economica avevano determinato questa situazione' per la quale anch'io stavo male. Dopo due anni e un aborto (per me devastante), arriva la mia prima figlia e per me la sensazionale scoperta della maternità, che mi pervade e mi conquista in pieno, con la gioia della bimba prendiamo una casa in affitto in un paese confinante al nostro, tra l'altro famosissimo a livello mondiale per i suoi scavi archelogici. Purtroppo la nostra situazione economica non ci permette la babysitter e neanche la possibilità che io rimanga a casa. Entrambi abbiamo la necessità di lavorare, e l'unica persona che può tenere la piccola è mia madre per tutto il tempo che io sto a lavoro, in quanto sua madre da sempre va a lavoro e ritorna nel pomeriggio inoltrato (questa è la versionwe ufficiale imposta alla famiglia anche se in realtà tutti sanno che lei va a casa dell'amante e lui le riconosce una somma mensile.Per tre anni io la mattina carico la bimba in macchina e la porto da mia madre e da lì vado a lavoro con il treno, nel pomeriggio arrivo a casa di mia madre scendo a fare un pò di spesa da sola e in searata carico la bimba in macchina e mi ritiro a casa, preparo in fretta la cena arriva mio marito e così per tre anni.A detta di mio marito in questo modo io sto sempre a casa di mia madre e sono ancora legata ai miei genitori, non riuscendo a crescere da sola una bimba. Arriva l'età della scuola materna e mia suocera con la sua solita sapienza mi dice che la cosa migliore è quella di mettere la bimba alla scuola pubblica del paese in cui viviamo, dare una mancia ai bidelli in modo che guardino la piccola fino al momento del mio arrivo dal lavoro (avrei dovuto lasciare la bimba almeno due ore nelle mani di una sconosciuto/a). Anche questa volta io non discuto , accolgo il supremo consiglio ed iscrivo mia figlia come detto solo che le condizioni sfavorevoli di una classe troppo piccola e le varie disfunsioni che accadono il primo giorno durante l'assegnazione degli alunni e non ultimo il gruppo di bidelli ai quali mi sarei dovuta rivolgermi mi fecero scappare dal lasciare mia figlia in un posto tanto lontano dal mio lavoro (30 Km)e con gente che non conoscevo ma soprattutto poco affidabile. Non ho mai fatto rilevare questa cosa a mio marito, ho solo iscritto la bimba ad una scuola privata di reputazione eccellente e vicino casa dei miei genitori in modo da dare la possibilità di andarla a prendere all'orario di uscita. A questo aggiungo che mio marito lavora poco distante (in linea d'aria 200mt)dalla casa dei miei genitori, in uno studio che i miei genitori ci hanno dato in affitto chiaramente ad un prezzo di famiglia e che mio marito solo da 4 anni sta pagando.La maternità mi assorbe interamente mi godo mia figlia in ogni suo respiro, a due anni dalla sua nascita nel controllo al seno mi consigliano l'asportazione immediata di un fibroadenoma che sapeva di avere dall'età di 18 anni ma che con la gravidanza si era ingrandito. Inizia per me uno dei periodi più brutti della mia vita in quanto mi assale l'angoscia di essere malata di tumore e che questo avrebbe significato la perdita di mia figlia. Questo tormento io lo vivo nella più tremenda delle solitudini in quanto il mio compagno il padre di mia figlia l'uomo tanto sensibile non è vicino a me e non ne sente alcun bisogno ma sta a rimugginare il suo dolore di marito trascurato, si lecca le ferite che io gli procuro accusandolo di non essere in grado di mantenere una famiglia. Superato questo momento e fatto appello alle mie forze nonchè anche alla mia fede, riesco a riconquistare la serenità per crescere mia figlia, che nel frattempo frequentando altri bambini desidera un fratellino o una sorellina, Io fin dall'inizio avrei voluto un altro figlio per la gioia provata per l'arrivo della prima , ma le condizioni econmiche e la necessità di lavorare in due, mio marito diceva, non ce lo permettono. Durante questi anni mi sono convinta che non potevo lasciare mia figlia senza una famiglia e che già averla avuta in età matura rappresentava per me un senso di colpa il pensiero di lasciarla da sola me lo aumentava, e così ripeteva a mio marito questa desiderio.Cinque anni fa lui mi ha chiesto di dividerci in quanto la mancanza di intimità (lui mi accusa di non provare più desiserio sessuale e che i miei tempi tra un raporto ed un altro come in passato erano molto più lunghi dei suoi) e questa per lui era ormai una cosa insopportabile, e che le mie parole offensive nei suoi confronti lo avevano ucciso e allontanato da me.Ancora una volta non colgo l'effettiva importanza del momento, ma facendo appello al mio amore per lui che gli dichiaro, a tutto quello che di bello era stato il nostro rapporto e soprattutto ai tanti anni trascorsi insieme glòi chiedo di darmi un'altra opportunità nella quale io cerco di avvicinarmi a lui ma come in altri momenti di crisi già capitati la prima mossa deve essere sempre la mia, io devo fargli nascere e cresere il desiderio. Mi lamento con lui di questo in quanto vorrei anch'io sentirmi desiderata ma è facile interporre il problema di mia figlia che non riesce a dormire nel suo lettino, gli chiedo una mano in questo e lui non fa niente. Tre anni fa scopro per caso sul computer del suo lavoro una lettera d'amore con la sua firma. Al mio più grande stupore per quanto visto gli chiedo spiegazioni e lui dopo disperate mie richieste mi confessa di avere questa relazione virtuale con questa donna.Prima di questo uno dei sentimenti inappellabili per entrambi era la fiducia ,io lo stimavo e credevo che in lui non ci fosse spazio per la bugia nei miei confronti, il nostro infatti era un rapporto molto meditato, io sentivo la necessità di parlare con mio marito di tutto e qualora ci fosse capitata una cosa del genere avremmo avuto il coraggio di parlarne l'uno all'altra.Quello della gelosia è un sentimento che si è insinuato all'inizio del rapporto ma poi ci sono state sempre molte rassicurazioni, e quello che però era importante per entrambi era la sincerità e il coraggio di dirsi le cose a prescindere dal sentimento che poteva suscitare.La mia rabbia infatti era tutta rivolta non alla relazione in sè ma al fatto che lui non me ne aveva parlato. L'altra grande cosa che forse non sono riuscita a perdonargli è quella di tutte le volte che mia figlia chiedeva al padre di trascorrere più tempo con lei la sua risposta sistematicamente era che doveva lavorare (mio marito lavora anche il sabato e la domenica, concedendosi solo una mezza giornata di pausa alla settimana), dicevo non sopporto l'idea che abbia sottratto quel tempo a sua figlia dicendole una bugia. Mi ha chiesto di perdonarlo abbiamo concepito la seconda figlia , ma questo per me non sembra essere stato sufficiente. Con la gravidanza inizia anche una sorta di percorso a ritroso nel quale ripesco cose passte e le rileggo con nuovi occhi. Mi arrabbio per non aver detto alla madre ciò che pensavo quando sono stata costretta dalla indisponibilità dei miei a chiederle di badare a mia figlia di appena quattro anni ed averla accompagnata al suo "lavoro " pur pensando che fosse la casa dell'amante.Da due anni lui non ha fatto niente per poter riavvicinarsi a me ed io ho cominciato ad "eruttare" il magma di cose che per amore non ho visto? Mi sono resa conto che il processo iniziato in questi mesi non riesce a fermarsi, l'uomo che ho di fronte non mi da fiducia, ed è proprio questo suo errore che ai miei occhi l'ha reso uno qualunque e non più l'uomo speciale della mia vita?. Cordiali saluti
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Dr.ssa Antonella Morganti Psicologo 46 1

Prima di tutto la ringrazio per la lunga risposta che ci ha fornito.
Deve essere stato impegnativo scriverla e questo ci fa capire quanto lei abbia necessita di risposte e di essere ascoltata.
Termina con una domanda alla quale, letto tutto cio che ci ha scritto, non posso che rispondere che, sembra proprio che il "tradinento" sia solo "la goccia che ha fatto traboccare il vaso".
Io credo che lei debba fare chiarezza soprattuto con se stessa perchè, in questa storia, ricca di personaggi, anche lei fa la sua parte. Non mi piace parlare di colpe ne di responsabilità, io non credo che la mancanza di sincerità di suo marito dipenda solo da lui ( o solo da lei).
Credo invece che i rapporti siano fatti di intricati legami che uniscono le persone a diversi livelli, alcuni più evidenti altri meno.
Certamente c'è o c'è stato qualcosa di veramente resistente che vi ha unito in tutti questi anni e quello che puo fare ora, per se stessa in primo luogo e poi per le sue figlie, è cercare di comprendere per essere migliore, come donna, come madre e magari anche come moglie chi lo sa!
Dicendo migliore non voglio dire che "era sbagliata" ma che, forse con un po di chiarezza potrebbe costruire intorno a se una vita migliore, più serena, una vita che piace a lei e magari anche agli altri che le stanno vicino che sia suo marito o un altro uomo o che sia solo con le sue figlie.

Mi permetto di dirle un ultima cosa rispetto alle sue figlie, lei è una mamma attenta, questo mi sembra evidente, e capisco che stà raccontando delle bugie per tutelarle ma le chiedo... le bugie che i suoi suoceri hanno raccontato ai loro figli (sui tradimenti di lui e la relazione di lei) quali effetti hanno portato?
La sincerita vince sempre.
Rassicuri le sue bambine sul legame inscindibile che c'è tra genitori e figli, le rassicuri sul amore che entrambi provate per loro ma le metta a conoscenza della verità dei fati prima che, soprattutto la grande, inizi a darsi spiegazioni fantasiose sull'assenza del papà. Avvolte i bambini, nella ricerca dei perchè si attribuiscono le colpe degli accadimenti o magari fantasticano ragioni peggiori di quelle che sono in realtà.
Capisco quanto questo possa essere difficile però in questo modo lei getta le basi per una relazione fatta di sincerita anche con le sue bambine.
saro contenta di leggere ancora sua notizie, per ora la saluto cordialmente e le faccio i miei migliori auguri.

Dr.ssa Antonella Morganti
morgantiantonella@hotmail.it


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Utente
Utente
Gentile dottoressa,la ringrazio per la risposta e le dico che capisco perfettamente ciò che mi dice. E' davvero questo un problema grande per me, non mi va l'idea di raccontare a mia figlia una bugia, ma il percorso che stiamo tentando di fare è quello di evitarle traumi, per questo motivo in accordo con mio marito, le abbiamo detto che il papà dorme dai suoi genitori per le condizioni di salute del nonno, questa "bugia" mi rendo conto, non potrà essere sostenuta per molto tempo, ma ci da per ora la possibilità di ri-stabilire un diverso equilibrio dell'universo familiare, nell'ambito del quale ad oggi la presenza del padre in casa a parte quella notturna e della cena, è simile a quella che c'era prima, in quanto lui viene per occuparsi della più piccola per un'ora al mattino e per altre due ore al pomeriggio mentre sono ancora al lavoro. Ho iniziato già a dirle che io e il padre ora non ci vogliamo più bene come prima, e che questo può capitare alle persone che stanno insieme, ma è davvero difficile spiegarle le cose e soprattutto farle accettare il fatto che i sentimenti possono cambiare (lei che percezione ha del voler bene se non quello che prova per i suoi genitori che è infinito senza condizioni ed intramontabile?) Dovrò spiegarle che ci sono diversi modi di volersi bene? che c'è quello dei genitori per i propri figli, c'è quello dei fidanzati che poi si sposano,c'è quello tra due amici, c'è quello per gli animali. Cosa succederà a mia figlia quando si renderà conto di non poter più stare con mamma e papà insieme? Come farle accettare questa "diversità" rispetto a prima,questa cosa che invece ha la sua amica del cuore? Come non far nascere in lei i sensi di colpa o dare la colpa a me o al padre di questo? Mia figlia ha otto anni e non ha mai voluto dormire da sola, ha succhiato al seno fino all'età di due , ho voluto godermela in ogni istante della sua vita, sia perchè mi sentivo in colpa a lasciarla sola per il lavoro, sia perchè la maternità ha dato un senso al vivere, questo ha reso il legame tra noi molto forte. Superati i grandi distacchi, quello della scuola, quello dovuto al lavoro, quello della notte è stato sempre difficile fissarlo, ho provato a dormire con lei nel suo lettino, con la lucina accesa tutta la notte, le abbiamo preso una televisione in camera. Ero quasi riuscita a farcela, anche se di notte quando si svegliava dovevo raggiungerla nel suo lettino, ma avrei voluto in questo l'aiuto di mio marito che di contro si limitava a dirmi che la bimba voleva solo me e che lui non riteneva giusto il mio modo di accondiscendere alle sue richieste. Non ha mai fatto suo questo problema, anzi mi rinfacciava le volte che nel portare a letto la bimba rimanevo a dormire con lei (solo a notte inoltrata mi risvegliavo). Da quando è nata la seconda bimba le cose si sono complicate in quanto la grande di notte quando si svegliava veniva nel nostro letto in quanto dovendo assistere la più piccola io non potevo raggiungerla. La presenza della grande non faceva riposare bene il padre, che si è trasferito nella sua cameretta . Da circa sei mesi dunque la sera, rendendo vano tutto il mio sacrificio, con le bimbe dormo nella camera da letto. In questo ultimo mese questa condizione ci ha regalato un momento particolare, infatti prima di addormentarsi mia figlia, che in quel momento può avermi tutta per lei, mi racconta le cose più intime.In questi giorni mi ha confessato di essersi innamorata di suo cugino quindicenne, e di aver provato piacere quando lui in auto per stare più comodo aveva messo il braccio sulla sua spalla. Racconto questo perchè mi chiedo,cosa succederebbe se sapessse della nostra separazione, in questo suo mondo dove cominciano a fiorire emozioni che lei non riesce a capire? Ed io ho in questo momento la giusta serenità per dirle cose appropriate senza turbarla, e soprattutto senza intaccare la completa fiducia che lei ha in me?
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Dr.ssa Antonella Morganti Psicologo 46 1

Capisco la sua difficoltà come capisco il suo tentativoo di evitare traumi alle sua bambine ma: come intende uscirne?come pensa di uscire da questa bugia?
Arriverà un giorno che dovra dire loro che il loro padre rimarra a vivere da un altra parte... cosa penserà secondo lei sua figlia? Forse lei sottovaluta la capacita di una bimba di 8 anni che si affaccia gia alle relazioni con l'altro sesso...
IL mio consiglio è :dica loro la verità e lo faccia insieme a suo marito concordando con lui il modo per farlo.
Io sono daccordo con suo marito, secondo me sua figlia ha gia capito e magari fa finta di niente per proteggere lei.
Si faccia coraggio e magari chieda una consulenza ad uno psicologo che la possa accompagnare in questo momento difficile ( difficile per tutti,anche per lei non solo per le bambine)
Mi contatti ancora se ha bisogno sarò contenta di risponderle.
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Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicologo, Psicoterapeuta 648 21 5
Gentile Utente
è chiaro da ciò che scrive che la situazione la preoccupa e vorrebbe tentare di non comettere errori e questo è comprensibile.
Purtroppo, però, quando una famiglia si separa è inevitabile che i figli ne soffrano per cui l'unica strada percorribile è quella che nasconde meno sofferenze possibili.
Il primo passo da fare per imboccare questa strada è NON MENTIRE, che non significa dire tutto esplicitamente (es: che ci si divide, per colpa di chi, cosa è successo, ecc.) ma raccontare delle verità che siano calibrate in funzione delle abilità di comprensione delle vostre figlie. Il rischio è che loro, che sono dottate di intelletto come noi, comprendano che c'è qualcosa che non torna nelle versione che gli è stata raccontata, che non facciano domande perchè "se mi hanno detto così evidentemente devo farmi andare bene questa versione" e poi si colpevolizzino pensando che se è vero che gli avete raccontato una bugia lo avete fatto per un buon motivo, magari perchè non potevate raccontargli che era per colpa loro!
Questo ai nostri occhi potrebbe sembrare il frutto di un delirio ma le assicuro che è un meccanismo che, oltre ad essere ampiamente confermato dalla letteratuta a disposizione, è molto frequente.
Il motivo per cui si raccontano bugie in genere ha a che fare con la difficoltà degli adulti di assumersi gli oneri delle proprie scelte, sopratutto quando sotto sotto si comprende che le proprie scelte possono essere molto dannose per la cosa più cara che si ha al mondo: i propri figli.
Ci pensi ed eventualmente consulti uno specialista che la guidi nella scelta delle strategie più adatte.
Cordialmente

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

[#7]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, ho trovato il coraggio di parlare con mia figlia di quello che in realtà sta accadendo, le ho detto che io e il papà non ci vogliamo più bene come marito e moglie, e che pertanto il papà non sarebbe tornato più a dormire in casa nè a mangiare. L'ho rassicurata sul nostro amore per lei, e soprattutto quello del papà che avrebbe continuato a prelevarla a scuola, e l'avrebbe portata con lui tutte le volte che lei ne avrebbe sentito il bisogno. Le ho raccomandato di dirmi tutte le cose che avrebbe pensato al riguardo, perchè la cosa più importante è che non si tenga niente dentro e che ogni volta che ritiene io sarò lì a darle una risposta o a capire con lei.Questa mia decisione è stata anche dettata dal fatto che mia figlia non parlava con me dell'argomento padre, ma cercava le sue risposte dalla nonna e dalla zia. Oggi a distanza di una settimana sono preoccupata in quanto lei mi ripete, ogni qualvolta che la induco a dirmi qualche suo pensiero sull'argomento, che io e il padre non ci separeremo, e che lei piuttosto si ammazza se questo capita. Ho chiesto anche una mano al padre in questo difficile passaggio per5 la bimba e lui mi ha detto che con lui è tranquilla e che l'ha rassicurata sul fatto che in questa nuova situazione mamma e papà non litigano più e che lui è più sereno e allegro.Io non sono per niente daccordo con questo suo agire anche perchè lui anche in questa nuova situazione non trascorre delle ore da solo con la piccola ma la porta dai suoi dove la bimba sta con la nonna il nonno, una zia separata (in cura con farmaci per pregressa depressione)il cuginetto di 15 anni e l'attuale fidanzato della zia, solo su richiesta di mia figlia la porta nelle giostre. Ho fatto presente al padre che per il bene della piccola in questo momento è importante che lui le stia vicino instaurando un loro rapporto (mia figlia mi riferisce delle cose che non ha il coraggio di comunicare al padre, come per esempio che le dà fastidio stare dalla nonna in quanto dopo pranzo lui va a riposare così come tutti gli altri e lei rimane da sola, e che l'unico piacere che prova a stare lì è perchè la c'è il cagnolino ) ma lui si mette sulla difensiva dicendomi va bene così e che ora io non posso più imporgli alcuna cosa . All'inizio di questa nuova situazione gli avevo chiesto di mettere da parte i nostri problemi e di dare la priorità al bene delle bimbe, facendo loro accettare questa situazione piano piano, facendo attenzione a non provocare traumi con conseguenze di instabilità emotive e psicologiche. Personalmente sto cercando di avere una attenzione particolare per la più grande, a volte trascurando la seconda che per il momento è molto piccola e non avverte il cambiamento, sto avendo con lei delle discussioni circa le sue avventure sentimentali, lei mi confessa le sue ansie e i suoi timori per il suo fisico e la sua bellezza,e così via, non tralasciando di arrabbiarmi qualora non ubbidisce. Mi sento di essere il suo unico punto di riferimento e forse in questo vorrei essere più saggia, poterle dire sempre delle cose giuste (per lei) e Dio sa se ci riesco. Di fronte a questa nuovo percorso mi accorgo che i problemi si moltiplicano e non vorrei inciampare in lotte con mio marrito nello stabilire cosa è giusto e cosa no perdendo di vista lei la mia bambina!Come posso fargli capire che quello che sta facendo non può giovare alla piccola perchè sta anteponendo la sua collera nei miei confronti alla rapporto con la figlia? Come fargli capire che se dice alla figlia che lui adesso sta bene inevitabilmente lei dà la colpa a me della separazione? Come devo comportarmi con la bimba davanti al suo rifiuto?
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