Una famiglia, una donna che mi ami, una casa mia, un'auto, un cane

sono chiuso in me stesso accovacciato sulla mia anima calpestata e nera.
ho 32 anni. me ne sento 100 addosso. mi sento inadeguato rispetto agli altri. una tremenda timidezza blocca tutte le mie pulsioni. mi ritrovo ad osservare ed invidiare tutti gli altri che riescono con naturalezza a fare tutte le cose normali che mi richiedono, invece, uno sforzo non indifferente. vorrei fuggire, cambiare vita, ma le mie condizioni economiche non lo permettono, le mie prospettive future sono grige. evito di uscire (sono sempre gli altri che mi spingono ad uscire, a fare cose, calcetto o bere una cosa etc...), e mi rifugio in un una stanza per evitare la mia famiglia che si aggira in casa.
Dopo l'università, sono rientrato in casa, che trauma. senza soldi, senza auto, con genitori, sorelle e fratello per la casa. sono sempre scontroso con loro e odio me stesso e i miei genitori che mi hanno fatto così, tranne poi, pentirmene e addossarmi le colpe della mia infelicità e piangere come un bambino. mi innamoro sempre. ma sono timido e raramente riesco ad esprimerlo alle ragazze che mi piacciono. quando è successo è stato un fallimento. quando non l'ho fatto ho passato mesi e mesi a mangiarmi il cervello pensando che magari avrebbe potuto dirmi di si. vorrei fuggire. alcune conoscenti mi dicono che sono carino.mi vedo bruttisiimo. sono simpaticissimo, maschero con l'allegria la mia sofferenza e la mia solitudine. vorrei avere una famiglia, una donna che mi ami, una casa mia, un'auto, un cane(?!). non ho nulla, nè il futuro mi promette alcunchè. non so fare nulla. la mia laurea non serve. è per i figli dei ricchi. piango. ieri al seggio elettorale c'era francesca 20 anni, universitaria, quanti sguardi. che bellina. stamattina ci siamo salutati. non ho niente. non la rivedrò mai più. per l'ennesima volta solo, triste e depresso. domani in studio, nel covo di vipere, dove tutti sono allegri e col portafoglio pieno, dove tutti viaggiano, conoscono la vita, fanno e disfano. io non ho mai viaggiato (e chi ne ha mai avuto la possibilità?) e ora sono chiuso in me stesso accovacciato sulla mia anima calpestata e nera. avrei voluto saper suonare. da giovane disegnavo, incidevo il legno, suonavo il flauto, scrivevo racconti e poesie, sognavo. poi la vita ha iniziato a schiaffeggiarmi. ho iniziato a scorgere le differenze di ceto sociale. l'importanza di essere alti, di essere magri, di avere la moto, di vestire bene, di andare in vacanza al mare, di uscire la sera. di tutto questo non ho fatto nulla. nessuno mi ha spinto a coltivare un sogno, un'aspirazione, un briciolo di talento, la normalità dei gesti. mi sento vecchio. un vecchio senza esperienze nè ricordi. penso spesso al suicidio. buttarmi in mare (non so nuotare, ma andavo a pesca), impiccarmi ad un albero (troppo cruento e non so fare il nodo scorsoio) ingoiare qualche medicinale strano (non so dove trovarlo). eppure ci penso ogni giorno. voglio sparire. mi masturbo troppo. e ho desiderio di essere abbracciato forte, forte, forte. ho perso la verginità con una prostituta. non so cosa fare. è una sofferenza interna che mi rode da quando mi sveglio fino a quando prendo sonno. quando mi sveglio sono arrabbiato e odio il mondo. perchè so che sarà un'altra giornata nera. aspetto con ansia di rientrare a casa e rifugiarmi nello stanzino dove ho messo il pc, e poi andare in camera a dormire per non pensare piu a nulla e sognare nei pochi minuti prima di addormentarmi che cambierà. ultimamente riesco sempre meno a mascherare il mio stato d'animo. la gente inizia a leggermelo negli occhi. la tristezza. l'astio verso la vita. l'insoddisfazione. e sempre meno riesco a ridere e scherzare con gli altri. è sempre peggio. aiuto. voglio morire. la mia non è vita. niente è importante. io non sono nulla. e di nulla m'importa.
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
una bellissima lettera la sua, segno che da molti anni lei orienta i propri sforzi verso "l'interno", nel tentativo di capirsi. Mi sembra di capire che non c'è ancora riuscito. Almeno non da solo. E quindi le chiedo: cosa le fa pensare che da solo, andando avanti così, ci riuscirà? Forse non sono bastati 30 anni per capire che lei ha bisogno di aiuto?

Penso che la sua lettera sia la prima vera richiesta: Lei l'ha detto a noi che sta male, l'ha detto al pubblico di questo sito, e forse è riuscito a dirlo anche al proprio "sé"

Detto questo cosa possiamo fare? La sua sintomatologia indica che con molta probabilità siamo di fronte ad un quadro di tipo depressivo. Per questo lei oggi non riesce a prendere in mano la situazione. Non credo nemmeno che prenderà in considerazione il mio consiglio di effettuare una visita psichiatrica: questo è tipico della depressione, ovvero l'incapacità di prendere l'iniziativa, unita alla mancanza di speranza per il futuro.

Per cui non aspetti "la voglia" di farsi curare perchè in lei non arriverà. Però ascolti quello che le dico: tra tutte le persone che conosce ce n'è sicuramente una che lei avverte più "vicina". Deve stamparsi questa mail, e farla leggere a questa persona. Insieme alla persona in questione, poi, decidete (entrambi) il da farsi. Visto che lei ha problemi economici, dovrebbe rivolgersi ad un C.P.S della sua zona, ove troverà uno psichiatra che gratuitamente potrà visitarla

Tra una settimana scriva nuovamente in questo stesso spazio per dirci cosa è successo.

A proposito: la smetta di pensare "tanto non serve", perchè fa parte della depressione pensarla così!

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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Dr. Massimo Ronchei Psicologo, Psicoterapeuta 18
Gentile Utente,
nessuno tranne lei può capire la sofferenza che sta passando. Credo che in questi casi le cose da fare siano chiedere aiuto e ritrovare la sua strada.
Ciò che può illuminare la strada da prendere sono i desideri e i valori per lei importanti (famiglia, casa, moglie, figli, cane). Tenga presente che spesso dietro a questi valori stanno le sofferenze del confrontarci con le difficoltà della vita. Spesso questi ostacoli ci fanno paura (come il timore di essere rifiutato da una ragazza), ma l'esperienza ci ha insegnato che decidere di fermarci davanti a questi ostacoli non fa altro che incrementare la nostra sofferenza. Maggiore è l'importanza che lei attribuisce a quei valori, maggiore è la sofferenza che sente nel vedere che questi valori si allontanano. Ciò accade quando anziché affrontare la vita, si sceglie di nascondersi da essa. Spesso non possiamo decidere di regolare le nostre emozioni in positivo, il dolore è parte della nostra vita e della nostra storia. Ciò che possiamo fare è di ricordarci di tenere alta la nostra disponibilità nel vivere la vita che ci è concessa, impegnandoci nel perseguire i valori che riteniamo importanti.
Probabilmente per trovare una ragazza deve passare attraverso la timidezza e la paura del rifiuto. Se non intende attraversare queste emozioni credo che continuerà a sentire di vivere una vita di poco valore.
Se si sente impantanato, e gli sforzi fatti non hanno dato esiti forse può essere utile trovare supporto in uno psicoterapeuta e probabilmente anche in uno psichiatra. Non rifiuti l'aiuto di cui ha bisogno in questo momento.

Cordiali Saluti
Massimo Ronchei