Ossessione risposte

Buonasera.
Sono un uomo di 41 anni, sposoato, due figli, libero professionista.
Sin da quando ero al liceo, ho una relazione con un mio compagno di classe, un bel ragazzo, anch'egli sposato con figli.
Il rapporto è iniziato quasi per gioco, ed è durato per tutto il periodo del liceo.
Poi si è interrotto, quando siamo andati all'università, perchè abbiamo studiato in città diverse.
Circa una decina di anni fa ricontrandoci, perchè abitiamo in paesi vicini è iniziato nuovamente.
All'inizio grande passione è durato due tre anni e poi è scomparso.
Circa quattro anni fa ricontrandoci è iniziato nuovamente.
Incontri passionali e frequenti.
Ora è scomparso nuovamente.
Penso che questa interruzione da parte sua, sia dovuta ( come è capitato anche per me in questi anni) al senso di colpa, che entrambi proviamo.
In quest'ultima occasione ho capito che non è solo un attrazione sessuale. Mi trovo nello stesso stato d'animo in cui mi sono trovato quando più giovane ho provato una delusione amorosa con una ragazza, da cui erso stato lasciato.Una profonda depressione.
A ciò si aggiunga il senso di colpa nei confronti della mia famiglia, che comunque, durante questi anni, ho sempre provato.
Ora ho capito di provare, e di avere sempre provato nei suoi confronti una vera e propria ossessione.
Penso che la mia vita è sempre stata in funzione del suo rapporto con lui.
Ho avuto anche altri rapporti omosessuali, che non mi hanno mai soddisfatto. Anzi provavo un senso di vergogna e repulsione.
Poi ho capito che, in realtà,non volevo altri uomini. Ho sempre voluto lui.
Ora, però anche per il diverso grado di maturarità, penso che debba finire.
Ma mi sembra una cosa impossibile.
E' un'ossessione.
Penso sempre a lui. Ai nostri incontri, e come poterlo rivedere.
Ma deve finire.
Volevo chiedere se una terapia anche farmacologica possa aiutare ad attenuare questo pensiero fisso, che peraltro mi procura un senso di colpa pesantissimo.
Grazie






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Attivo dal 2008 al 2011
Psicologo
Gentile utente, per la terapia farmacologica le consiglio di girare la sua richiesta ai colleghi psichiatri, ma nel contempo le consiglio anche di non escludere una serie di colloqui psicologici che la aiutino a guardarsi meglio dentro per capire quale sia il modo più giusto per lei di vivere questa situazione. Anche perchè a quanto mi pare di aver capito da quanto scrive, nè lei nè il suo amante avete alcuna intenzione di venire allo scoperto con le vostre rispettive famiglie, e questo le implica necessariamente un carico di emozioni negative che le impediscono di condurre una vita serena perchè gravano sulla sua coscienza e di conseguenza sul suo stato d'animo anche nei confronti di sua moglie e dei suoi figli.
Non trascuri il suo disagio poichè le cose possono peggiorare portandola ad un punto in cui le sarà sempre più difficile gestire le sue vite parallele.
[#2]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51
Gentile Signore,

Come giustamente le ha detto la mia collega, per una eventuale cura farmacologica si deve rivolgere alla sezione di psichiatria.

Venendo qui , in questa sezione , lei ha posto dei problemi di psicologia importanti e di gande interesse scientifico.
A mio avviso lei dovrebbe rivolgersi ad uno psicologo-psicoterapeuta e iniziare un lungo percorso terapeutico che possa entrare nelle cause e nei motivi (fini) che egli trova in questa relazione omosex, e nelle altre avute. Ma è questa poi la più importante: è come un' ossessione, dice lei. Quindi se è un'ossessione, è pertinente la sezione da lei scelta, ed uno specialista della disciplina psicologica deve occuparsene insieme a lei. Insieme perché se va in psicoterapia lei ha sempre un ruolo attivo nel setting.
Lo scelga bene, e soprattutto verifichi che sia specializzato in psicoterapia.
Ci sono diverse psicoterapie. Non sto ad indicarle quale deve scegliere, ma è opportuno che la psicoterapia faccia chiarezza nella sua psiche e negli strati profondi ed inconsci, perché lì si annida l'ossessione per l'incontro omo, e in particolare l'ossessione per quel suo amante particolarmente amato.
Niente da eccepire sull'omosessualità, ma lei non vive tranquillamente l'altra parte di sé, oltre all'ossessività della richiesta dei suoi sentimenti e delle sue emozioni ci sono anche sensi di colpa per la sua famiglia, sua moglie i suoi due figli e remore per la sua posizione sociale e professionale.
Ci vuole un "buon" psicoterapeuta. Si faccia coraggio e inizi a cercare e se non va bene il primo lo cambi. Può essere anche una donna. Ne sia certo.

Le formulo i migliori auguri.

Dott. Antonio Vita
62019 - Recanati (Mc)
antonio.vita@psicovita.it
sito web: www.psicovita.it



[#3]
dopo
Attivo dal 2008 al 2011
Ex utente
Grazie per la risposta.
Come era normale prevedere non è sufficiente un farmaco per liberarsi da un problema così grave.
Devo però fare osservare che in tutti questi anni non è stato, e non è, facile convivere con questo problema.
Qualche volta ho pensato di mollare tutto, e se non di confessare quanto meno meno di andare via.
Ma poi ho pensato che renderei infelice me e gli altri.
Quindi la soluzione è resistere. Peraltro la mia vita è segnata ed è stata segnata dall'abnegazione, dal sacrificio, dalla dedizione, oltre che al lavoro ai miei familiari, ed ora ai miei figli, che mi adorano.
Ed in quest'ottica di abnegazione ho collocato lo sforzo che devo affrontare per superare questo problema.
Però e pur vero che tutto diventa più pesante.
Da solo e con molto sacrificio ho cercato di scoprire da dove nasceva questa "passione".
Identificando la causa, ma sicuramente credo che sia una delle tante, nella volontà di identificarmi con l'altro.
Lui era bello, adorato dalle donne, e sopratutto amato e felice.
Mentre io sono cresciuto con dei genitori oppressivi, algidi, che non mi hanno mai stimato e che hanno schiacciato la mia personalità, preferendomi alle mie sorelle.
Da adulto ho dedicato tutta la mia vita all'affermazione personale e professionale per essere accettato dai miei geneitori, nei cui cui confronti comunque serbavo un sentimento di rancore fortissimo.
Ho dedicato la mia vita non a ciò che sono, ma un modello: il padre modello, il professionista modello, il cittadino modello.
Non ciò che sono, ma ciò che occorre essere per essere stimato ed amato.
Recentemente, da circa un anno, ho voluto una rottura con i miei genitori, ho effettuato una cesura, un taglio: non abbiamo nessun rapporto.
Questo nelle mie aspettative avrebbe dovuto farmi stare meglio, e distruggere la causa della sottostima di me stesso, che ritengo causa della mia situazione, ed invece mi fa stare peggio.
Forse, è avvenuto troppo tardi.
Andare da un analista mi fa paura.
Ho paura che di fronte alla realta, sceglierei di abbandonare tutto, di svelarmi, anche di accettare chiaramente di essere omossessuale, e di dedicidere di abbondonare mia moglie ed i miei figli, che credo non abbiano nessuna colpa di tutto questo, e non meriterebbero di essere infelici.
E poi non accetterei mai di essere omosessuale ovvero gay nel senso della considerazione sociale.
Al di là della passione per il mio amico, non accettarei mai e mai di essere e vivere come un omosessuale.
Io non voglio altri uomini, sono attrato solo da un uomo.
Un terapauta mi potebbe porre di fronte ad una verità più brutta dell'angoscia in cui vivo.

[#4]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51
Ecco,

Quello che ha scritto lei qui sopra dovrà ripeterlo al suo terapeuta. Per lui sarà un inizio per "tuffarsi" nell'analisi del suo discorso e nell'esame della sua personalità, compresi gli anfratti e gli angoli più bui e più nascosti. Beninteso insieme a lei.

In fondo l'analisi della personalità può risultare anche pesante per il soggetto che si sottopone ad essa, cioè lei. Ed anche dolorosa.
Ma è un'avventura di grande interesse e di straordinarie insospettabili scoperte. Spesso molto entusiasmanti.

Glielo assicuro.

Cordialità.