disagio adolescenziale

Buongiorno! Sono un ragazzo di 21 anni e ho deciso di scrivere per avere un parere professionale riguardo ad alcuni aspetti della mia vita. Da circa due anni sto vivendo una sorta di disagio interiore che mi porta ad avere pochissime certezze riguardo me stesso e sta al tempo stesso rovinando i miei rapporti con le persone. Premetto che sono un ragazzo che da sempre pensa moltissimo. Uno dei problemi principali credo sia un senso di inferioritá che ho verso gli altri ragazzi: fin da piccolo sono stato accusato di essere omosessuale, sia a casa che a scuola; non ho mai fatto parte di un gruppo di ragazzi, ho sempre avuto prevalentemente amicizie femminili e ora sento come se avessi bisogno di riempire queste "mancanze" per poter sentirmi veramente un maschio. Mi manca una sicurezza maschile, é come se io non sapessi cosa vuol dire "essere maschio o essere uomo". Queste insicurezze si estendono anche sul piano sessuale: sebbene credo di provare attrazione per le ragazze, credo di provarla anche per i ragazzi. Non un'attrazione fisica (anche se ultimamente mi interesso molto del fisico maschile, probabilmente perché non apprezzo il mio), ma sentimentale, che mi porta spesso ad essere eccessivo nel richiedere dimostrazioni di affetto. Ho "bisogno" di affetto maschile. Sono anche single da quattro anni e il fatto che non abbia piú avuto una relazione mi fa sentire incapace di poter conquistare una ragazza, mi fa sentire "non adatto" a stare con qualcuno. Sebbene io sia stato un ragazzo poco socievole a causa della mia timidezza, ora faccio davvero fatica a fidarmi di qualcuno e tendo a non far trasparire il vero me stesso per paura di essere ferito (non ho mai avuto amici che mi difendessero o che si interessassero realmente a me, sono stato cercato solo per rispondere ai bisogni degli altri e ora che me ne sono accorto sto molto sulle mie).
Volevo sapere, alla luce di quanto scritto, se é normale avere queste crisi alla mia etá e in che modo posso affrontarle. Come dicevo sono molti anni che ho questi pensieri, ci convivo ormai, ma ora come ora sento che mi stanno limitando troppo nel vivere la mia giovinezza. Il mio pensare eccessivamente mi porta a darmi delle risposte, ma preferisco avere un parare esterno e oggettivo su cui eventualmente basarmi. Vi ringrazio.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve,

ho sentito importante la sua scelta di scriverci. Mi sembra di poter dire che sente il desiderio di cambiare una situazione che da troppo tempo la condiziona, limitandola.

Ho trovato significativo il suo racconto sia quando ha parlato di un senso di esclusione sia per la mancanza di un affetto speciale sia per i dubbi che vive relativamente al suo orientamento sessuale.

Non so quanto sia la mancanza di un riferimento maschile il punto, e in proposito bisognerebbe aprire un discorso legato alle sue figure di riferimento famigliari e scolastiche.
Mi sembra intanto di poter dire che sembra avere vissuto queste figure come se fossero critiche e distanti, mi corregga pure se mi sbaglio, come se fossero prive di capacità di ascolto, comprensione e calore umano.

Credo che questo sia un punto cruciale che merita la massima attenzione. Dev'essere stato difficile per lei.

Non so dirle in questa sede se il senso di sfiducia di cui ci parla sia legato a questo, ma forse potrebbe esserci una coerenza.

Nel tempo, se aveva già di suo un carattere introverso, l'ambiente non le ha consentito la possibilità di esprimersi con maggiore apertura e libertà, aumentando in lei una timidezza che è diventata il suo fardello di oggi.

Ha ragione a dire che sente di dover proteggere il suo mondo interiore che è prezioso. Questo potrebbe essere il segno di un suo vissuto relativo al mondo, come se sentisse un senso di minaccia e avesse sviluppato diffidenza, discorso in linea con quando stiamo dicendo. Di conseguenza, dato il suo vissuto, si chiude ancora di più.

Per paura di essere ferito, potrei dire di essere giudicato e criticato, si annulla, negandosi la possibilità di essere se stesso.

Sarà necessario lavorare su questi aspetti dal vivo, in modo tale che possa costituire un senso di fiducia e sicurezza e aprirsi al mondo, lasciando emergere le sue parti espressive, com'è giusto che sia.

Potrà scoprire che anche lei può costruire un senso di appartenenza e abitare un mondo più ospitale, in cui esserci insieme agli altri.

Come le dicevo, credo che questo momento possa essere per lei un'occasione significativa per ritrovarsi e affrontare il suo disagio e le sue incertezze. Sento in lei una motivazione in tal senso.

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Carissimo , concordo con il Collega e mi domando che rapporti Lei abbia avuto ed abbia con suo padre ad esempio e con le figure maschili di riferimento, professori, educatori.. Si sente nel suo dire una grande sensibilità e uno stato di allarme , come se non si fosse mai sentito approvato, sostenuto, stimato.
E' molto positivo che ci abbia scritto, mi domando se nel cerchio dei suoi amici, compagni di studio non sia possibile cogliere una consonanza, un modo di guardare il mondo simile al suo, c'è bisogno di amici , di un amico di cui fidarsi con cui aprirsi , ragazzi introversi , timidi, insicuri ce ne sono molti e tutti si augurano di trovare .. un amico in più.. questi suoi problemi sono molto frequenti e sofferti, provi a leggere nel mio blog tre news sull'adolescenza.
Le consiglio di rivolgersi allo Spazio Giovani della sua città,
o al Consultorio dove troverà ascolto , chiarezza e aiuto.
La invito ad avere coraggio, non enfatizzi paure, dubbi che sono molto comuni , mi creda..
Restiamo in ascolto..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it