Crisi isteriche bimba 29 mesi

Gentili dottori,
sono un papà di una bella bimba di 29 mesi, e mi rivolgo a voi disperato dopo aver parlato precedentemente con la pediatra di famiglia.
Mia figlia ha sofferto, e ancora saltuariamente ne soffre, di crisi isteriche notturne, dovute, come letto nel forum e confermato dalla mia pediatra, ai presumibili sogni che riprendono la vita turbolenta dell'asilo. Fin qui ok (si fa per dire).
Mia figlia è molto, troppo timida (ad es. al parco giochi osserva molto i bimbi, ma se non ci sono i parenti non gioca; se viene un altro bimbo sullo scivolo lei ha paura e scappa dai genitori) ma anche generosa con tutti gli altri bimbi (divide i suoi giochi, i suoi spuntini anche con i bimbi sconosciuti). Eppure frequenta regolarmente l’asilo.
Son parecchi giorni che cambia spesso umore, passando da momenti di gioia a vere e proprie crisi di pianto a squarciagola che durano non meno di 45 minuti che inizialmente abbiamo scambiato per capricci: "voglio il pane", e poi lo butta in terra, "voglio l'acqua", e la rifiuta e strilla se poi non gliela dai. Ho provato inizialmente a sculacciarla: inutilmente; ad ignorarla: ti insegue urlando più forte, a prenderla in braccio e parlarle con calma: si irrigidisce. Poi, dopo 45 minuti di pianto almeno (anche di notte), cambia e come se nulla fosse ricomincia a parlare, interagire, a ridere. Lo fa sia in casa che all’aperto in strada!! Basta essere un po’ troppo “severi” (es metti il giacchetto..) che scatta la crisi senza sosta. Forse la troppa timidezza e dolcezza verso gli altri all’asilo la sfoga con i genitori? Forse è dovuto alla stanchezza? Noto che cambia proprio atteggiamento, espressione del viso, sembra un’altra persona tutto ciò mi spaventa!! Che potete consigliarmi in merito? GRAZIE!!
Cordiali saluto
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Dr. Cristina Finocchiaro Psicologo, Psicoterapeuta 61 7
Gentile Papà,
premesso che occorrerebbe una osservazione diretta del comportamento di sua figlia e quindi i limiti del parere espresso,
mi viene intanto da dirle: "non si spaventi", primo perchè i genitori sanno meglio di tutti trovare una modalità di intervento con i propri figli,secondo perchè molti bambini hanno di queste crisi (sia diurne che notturne) che spesso scompaiono con il tempo.
Intanto, però, farei una differenza tra le crisi notturne e quelle diurne, ma quello che forse lei intendeva sottolineare, ma che ha omesso di scrivere, è per caso la difficoltà di "gestire" queste crisi da parte di voi genitori?
Mi permetta ancora una domanda, avete voi genitori una strategia comune nell'intervenire con vostra figlia o ognuno ha la sua?
Cordiali saluti

Dr. Cristina Finocchiaro
Dottore in Psicologia Clinica, Specializzata in Psicoterapia sistemica e relazionale e psicodiagnostica - Roma

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa,
nel ringraziarla per la pronta risposta, rispondo alla
sua domanda relativamente all'operato dei genitori, confermandole che io sono molto più rigido nell'educazione rispetto a mia moglie, (molto più permissiva).
Perquanto riguarda invece la strategia da adottare, Le confermo che ho provato a sculacciarla, ad ignorarla, a calmarla, riscontrando solamente modifiche dei tempi di reazione alla crisi, leggermente inferiori nell'ultimo caso. Data la sensibilità della bimba che, secondo me, soffre il senso dell'abbandono (asilo) e la timidezza, spero mi confermi la necessità di adottare definitivamente la tecnica delle "coccole".
Grazie ancora.
Cordialmente
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Dr. Cristina Finocchiaro Psicologo, Psicoterapeuta 61 7
Salve, premesso che i due genitori possono adottare stili diversi di intervento educativo e questo non può che essere una ricchezza per i figli, raccomanderei al singolo genitore di essere sempre coerente nella modalità, non può che dare sicurezza ai bambini avere di fronte sempre la stessa reazione.
Forse, come dice lei sarà il "periodo" di forte stress che appunto affrontano i bimbi durante l'inserimento al nido, ma questo non si potrebbe dire che con un attento esame della situazione.
Mi sembra un papà molto presente e osservatore della relazione e quindi saprà meglio di me introdurre "le coccole" al momento giusto, che non è mai quello subito dopo averli "sgridati e/o sculacciati", infatti i diversi comportamenti in successione immediata possono generare confusione.
Cordiali saluti

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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51
Mi scusi sig. Padre,

Ma perché sculaccia la bambina?

E da quando?
Non ha pensato che sia una violenza?
Dicono alcuni che i bambini non si toccano in testa e sul volto, ma le sculacciate possono essere date. Ma non è vero niente. Le sculacciate producono a livello psicologico una rabbia simile a quella che una bambina può manifestare se le si dà uno spacaccione.
E' sempre una violenza.
Scusi sa, capisco che non assumendo un atteggiamento comprensivo e consolatorio nei suoi confronti lei non sia disposto ad accettare questa mia critica, ma io devo dirle quello che veramente penso.
A mio parere, la differenza tra i metodi persuasivi o forse "trascuranti" adoperati dalla mamma e quelli un po' "maneschi" adoperati dal papà è molto ampia e i due metodi sono troppi lontani, anzi decisamente agli antipodi.
Ritengo che questa grande diversità di comportamento possa procurare alla bimba un senso di smarrimento e di confusione. Provate ad essere entrambi più cortesi, più amorevoli e cercate di far capire entrambi alla bambina che potete anche fare un patto con lei: se lei spiega i suoi comportamenti, voi sarete disposti ad accettarli o almeno a discuterli.

Mi scusi sa, ma la violenza non è mai giustificata quando si tratta di correggere i comportamnti dei bambini. Per di più così piccoli.
Provi diversamente. Ha già capito, lei, che la bamibina può risentire dell'atmosfera del nido. Approfondisca e mediti su questo aspetto e vedrà, cambiando metodi, che riuscirà a normalizare l'attegiamento della piccola.
Ovvero la piccola può comportarsi in questo modo per attirare l'attenzione o per inserirsi nel l'esclusico "rapporto duale" tra madre e padre.
Provi e ne riperleremo.

Se vuole un ulteriore consiglio, persistendo nella bimba questi atteggiamenti di crisi "isteriche", almeno dirante il sonno (si faccia spiegare cos'è il "pavor nocturnus")come lei dice o come le hanno suggerito, la faccia vedere ad un buon psicoterapeuta o ad una psicologa specializzata per la prima infanzia.
Sul pavor nocturnus magari ci ritornerò io, se vorrà.

Faccia una carezza per me alla sua piccolina.

Cordiali saluti ed auguri.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.Vita,
non ho nessun problema ad accettare, come lei ha detto, la critica mossa nei miei confronti, anzi, ben vengano se costruttive.Per questo la ringrazio pure della franchezza manifestata.
Sono d'accordo che i bimbi non si toccano in volto (nè in testa), ma sono dell'idea che, quando serve, una sculacciata sul sederino sia utile, soprattutto se ad essa segue poi una chiaccherata con la bambina. Basta non abusarne però.
Nella mia esposizione dei fatti comunque avrà notato che la sculacciata è stata uno dei vari metodi sperimentati per risolvere il problema, metodo che, nella fattispecie, abbandonerò definitivamente.

Le crisi notturne fortunatamente stanno diminuendo, forse perchè la bimba è ormai cosciente e "rassegnata" al fatto di dover andare all'asilo e forse perchè ormai si sta inserendo nel gruppo.
La bimba è anche permalosa, si offende molto, quindi ormai avvertiamo in anticipo il cambiamento di umore che potrebbe farla sfociare nella crisi su esposta costringendoci a dosare immediatamente i toni di voce quando la si rimprovera (vedremo i risultati).
Ho solo una paura: l'eccesivo permissivismo (da parte materna)e buonismo può far crescere una bimba viziata a meno che non si instauri un forte dialogo con lei?
cordialmente.
[#6]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51

Gent.mo Signore,

Meno male che non si è risentito. Avevo riletto il mio intervento un po' crudo, ma dettato da una sentita e sincera preoccupazione.
Quello che lei dice può essere vero: un'assoluta permissività da parte della mamma non può far bene, né condurre a risultati apprezzabili.
Parlatene.
Tenete sempre conto dell'età della bambina. E' un'età tenera, assorbe di tutto la bambina, e può essere sconcertata per molti comportamenti che all'asilo nido vede. Ma questo non lo sappiamo. Ne parli anche con le vigilatrici e chieda informazini su sua figlia.
Non si spaventi mai nel fare il papà: ci hanno insegnato di tutto nelle scuole e nella propria professione, tranne ad essere dei buoni e bravi genitori.
Un buon libro? "Genitori senza difetti" di Clancier e Jaccard, della Feltrinelli editore.

La delicatezza comunque non guasta mai.
La dolcezza dovrebbe essere un atteggiamento costante da parte dei genitori.

Comunque provi. E insieme a sua moglie occorre trovare un modo che stia a mezzo tra l'estremo permissivismo e le.... "sculacciate". E' pur vero che a volte, durante eventuali crisi isteriche dei bambini, perché ne hanno a volte, la sculacciata provoca un blocco, un arresto stupito e sorpreso da parte della bambina.
Ma questo può succedere una volta, o due. Non si può certo stabilire una metodologia educativa sulla base di premi e castighi (per di più corporali) in modo perenne e generalizzato.
Comunque penso che siamo d'accordo. Si metta d'accordo anche con sua moglie. La mamma, specialmente per la bambina, sa usare modi graziosi e accattivanti. Vorrei farle leggere un mio saggio sul comportamento ribelle, ma è in fase di pubblicazione su una rivista. Appena l'hanno pubblicato lo potrò rendere pubblico anch'io.
Ho affrontato nell'articolo questo spinoso problema.

Cordialità ed auguri.

Antonio Vita
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Gentile utente
Proprio come gli eccessi di severità o permissività, anche il disaccordo fra i genitori nei confronti del figlio può creare problemi.

Questo è vero sin da quando il bambino è molto piccolo fino all'adolescenza e anche oltre.

Ciò perché l'individuo che si sviluppa ha bisogno di regole. E queste regole devono essere stabilite, approvate, ratificate e fatte rispettare da *entrambi* i genitori. Altrimenti, quando ciò non si verifica emerge la naturale tendenza di ciascuno a fare a modo proprio, e questo è vero sia per gli adulti che per i bambini.

Lei e sua moglie dovreste perciò fare il punto della situazione e riallineare i vostri intenti, magari con l'aiuto di uno specialista. I più indicati in questo caso sono lo psicologo dell'età evolutiva e il neuropsichiatra infantile (NPI).

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#8]
Dr. Cristina Finocchiaro Psicologo, Psicoterapeuta 61 7
Buongiorno,
mi preme intervenire su una questione che è stata sottolineata da tutte le discussioni precedenti: se pur vero (e qui di nuovo sottolineo la necessità di una osservazione diretta) che il papà riporta un disaccordo tra padre e madre riguardo l'intervento educativo, ovvero: "l'eccessivo permissivismo (da parte materna)e buonismo",

e che il collega Vita spiega che la bambina:
"può comportarsi in questo modo per attirare l'attenzione o per inserirsi nel l'esclusico "rapporto duale" tra madre e padre"

e che il collega Santonocito scrive che: "il disaccordo fra i genitori nei confronti del figlio può creare problemi"
si evidenzia un triangolo di relazioni tra bambina, padre e madre.
In questi casi, se le crisi persistono e i genitori sono preoccupati, il setting più adatto non lo vedrei di tipo individuale con solo la bambina (psicologo dell'età evolutiva e il neuropsichiatra infantile (a meno che non ci sia bisogno di una diagnosi differenziale), bensì un consulto di tipo familiare dove tutti i membri partecipano e soprattutto i genitori possono confrontarsi INSIEME e dove l'esperto avrà la possiblità di valutare il comportamento della bambina quale risposta di inteventi genitoriali e sostenere i genitori nel compito di trovare un accordo anche sui metodi educativi.
Cordiali saluti
[#9]
Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 340 11 2
Gentile utente,
concordo sostanzialmente con il collega Santonocito.

Credo sia innanzitutto importante che lei e sua moglie vi confrontiate sulla situazione difficile da lei descritta e cerchiate un modus operandi comune.

E' vero che la bimba potrebbe attraversare un periodo di difficoltà dovuto alla frequenza al nido (peraltro: da quanto tempo è stata inserita?), ma se così anche fosse, la prenderei come causa scatenante, non come motivazione profonda delle sue manifestazioni rabbiose.

Vi consiglio quindi di consultare un collega psicologo specializzato in età evolutiva, oppure di rivolgervi in neuropsichiatria infantile. In entrambi i casi, pur con approcci doversi, potrete trovare innanzitutto uno spazio di espressione per la coppia genitoriale e in seguito anche la possibilità che la bimba sia conosciuta e osservata direttamente.

A questa età i bambini hanno già molte cose da comunicare, ma ancora pochi mezzi per farlo, soprattutto se si tratta di qualcosa che potrebbe far soffrire, o acui non possono dare ancora un senso.

Cordialmente,

Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it

[#10]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51
Gentile collega Finocchiaro,

Sarebbe opportuno che tali precisazioni siano fatte tra noi professionisti per non confondere e non creare altri problemi all'utente.
Rispondo pubblicamente perché ho capito, per quello che si può capire leggendo due interventi, che il nostro padre utente è una persona molto attenta e molto aperta al dialogo, anche se a volte, psicologi come me e lo riconosco per primo, non ci vanno per il sottile. Ma il padre ha mostrato pazienza ed intelligenza.

Nel consigliare una psicoterapia (e sulle psicoterapie dovremo fare chiarezza, appena finito il convegno, o anche subito), o meglio come ho detto UN ESAME PSICOLOGICO reale e non virtuale da parte di una o uno psicologo dell'età evolutiva ritenevo che tale intervento sarebbe stato il punto di partenza per questo caso.
Ma guarda caso, la paziente è una bambina bellissima di 29 mesi di età, ed è la prima che deve essere visitata. Non le pare?
Dubito che la bambina, una volta che si sia trovato/a il primo psicologo dell'età evolutiva (ma occorre la specializzazione? ripensandoci), la bambina possa andarci da sola !! Non le pare? Sarà accompagnata dai genitori, e lì la psicologa o lo psicologo, solitamente parlano con entrambi i genitori. Allora di solito si incontrano psicologo, madre, padre e figlia, e poi psicologo, madre e padre, perché tutte le cose che si debbono dire fra loro i due genitori non devono essere dette in presenza della bambina.

Se lo psicologo dell'età evolutiva non si sentirà all'altezza del compito e se lo riterrà necessario, dovendo iniziare una terapia familiare, il collega potrà consigliare di rinviare i tre ad uno psicologo della famiglia.
Ma poi, dovendo risolvere problemi relativi alla coppia che si fa? lo psicologo della famiglia manda la coppia da un terapeuta specializzato nella terapia di coppia?

Non mi sembra che con questo balletto di psicologi o psicoterapeuti il nostro utente, per quanto paziente ed attento, possa tranquillizzarsi.

Che i due genitori debbano stabilire metodi di intervento che non si elidono l'uno con l'altro l'ho specificato nel mio secondo intervento. E per far questo occorre bene che entrambi stabiliscano un metodo di intervento educativo sintonico. Come ho raccomandato sopra.

Se non è un solo specialista a lavorare a questo caso, si avrebbero 4 professionisti virtuali in questo sito, in più uno psicologo dell'età evolutiva da trovare - concreto, reale, in carne ed ossa, un terapeuta della famiglia, un terapeuta di coppia. Ammesso che l'utente abbia la pazienza e i danari per passarli tutti, poi la sintesi chi la fa?

A Santonocito vorrei fare una preghiera: a Roma, potrai interessarti del fatto, peraltro mi pare già discusso altrove, di vedere e discutere nella tua relazione, o in replica, che gli interventi plurimi, o dicono qualcosa di nuovo, o sono inutili e provocano un disturbo di orientamento nell'utente ?
Infine: le Linee guida, SCONSIGLIANO frasi come queste "concordo con il collega etc."

Certo che concordo. Ma lo dicesse Piaget (che non può più, purtroppo) sarebbe qualcosa di più rassicurante per l'utente! Detto tra noi tradisce o acquiescenza o accondiscendenza o quello che volete e pensate voi, come lo penso io.

Grazie a tutti.

[#11]
Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 340 11 2
Mi sento di riprendere pubblicamente (per utenti e colleghi) un piccolissimo estratto del consulto del precedente collega: "una volta trovato/a uno psicologo dell'età evolutiva (ma occorre la specializzazione? ripensandoci)".

Credo fermamente che, soprattutto nel caso di una bambina così piccola, sia necessario l'intervento di uno specialista in età evolutiva (psicologo o neuropsichiatra che sia, in questo caso specifico).

Lavorare con l'età evolutiva è molto diverso da avere a che fare con gli adulti, e di solito un collega con buona formazione ha fatto un training specifico, lavorando necessariamente con le coppie di genitori.

Anche l'osservazione di gioco di un bambino richiede delle competenze particolari, che vanno al di là della buone conoscenze teoriche eventualmente acquisite.
[#12]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Antonio
Ti ho risposto privatamente.

Cordiali saluti
[#13]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51
Beh, io come psicoterapeuta ad indirzzo analitico ci riesco e ci sono riuscito molte volte. Nella mia 35ennale professione.
Però se volete moltiplicare gli specialisti, allora un utente angosciato non sa da che parte girarsi.
D'accordo Giuseppe. E grazie. Ciao.

Stia tranquillo il nostro padre utente. Legga bene e trovi quello che gli serve.
[#14]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottori e dottoresse,
mi spiace aver sollevato un così ampio e acceso dibattito fra voi, ma ciò dimostra un vostro gentile attaccamento al caso esposto. Ve ne riconosco la professionalità e vi ringrazio per questo.

In questo ultimi 3 giorni, la bambina non ha avuto scatti d'ira nè crisi notturne, forse perchè in famiglia stiamo creando un clima sereno, calmo, un po' accondiscendente e tranquillizzante verso la bimba (ciò è faticoso,sia perchè il lavoro nostro ovviamente ci "stressa", sia perchè la bimba è molto sensibile e un po'permalosa). All'asilo va regolarmente tutti i giorni, anche se percepisco che vorrebbe stare con noi, tuttavia quando la mattina la lascio, da la manina alla maestra, mi saluta, mi da un bacino (non sempre)e va via con le maestre le quali mi confermano che non ha problemi. Certo ogni tanto torna a casa con qualche graffietto, ma così fa le prime esperienze di vita di gruppo no?
Anche se ha meno di 3 anni, sta legando con un bimbo in particolare e a casa quando nomino il suo amichetto scherziamo e giochiamo.
Non la sgridiamo più con tono deciso, le parliamo molto, e cerchiamo di intraprendere questa metodologia salvo casi di superiore gravità. Comunque la bambina reagisce molto male quando dorme poco,quando è molto stanca, ma ciò non è un caso di studio credo.
Speriamo che continui questo momento di calma; mi farebbe piacere tenere informati voi tutti sugli sviluppi.
Nel ringraziarvi dell'attenzione prestata, invio cordiali saluti.
[#15]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51


Gentile utente,

Va bene così. Forse riuscirà a normalizzare la situazione con un'attività pedagogica che ha già dato i suoi primi frutti.

Complimenti per aver intuito cosa ci vuole per la piccola.

Mi congratulo e La saluto cordialemnte, saluti estensibili, ovviamente, alla sua consorte.

Bacioni alla piccina.

Antonio Vita.