Competitività e scoraggiamento

Buonasera dottori/ dottoresse,
Sono nuova su questo forum. Ho voluto scrivere perché avevo bisogno sinceramente di uno sfogo. Sono una studentessa universitaria di 23 anni (ormai fuoricorso). Mi piaceva ciò che studiavo e avevo anche voti alti, fin quando non mi sono bloccata. Ho avuto un periodo buio in cui studiavo ma non riuscivo a dare gli esami. Mi bloccavo letteralmente e non riuscivo ad andare avanti. Per un paio d'anni ho studiato tanto, portando però a compimento solo tre esami. Mi sono sentita una fallita e continuo ad essere scoraggiata. Inizio a pensare agli altri. Tutti si laureano ed io sono ancora qui e mi mancano ancora parecchi esami per finire. Ed ecco che compare il mio spirito di competizione: sminuisco gli altri e le facoltà che frequentano per sentirmi "meglio", in realtà sto solo peggio. Voglio sentirmi, in qualche modo, superiore e li sminuisco. Il problema principale è sorto quando una mia amica si è iscritta alla mia stessa facoltà: tragedia! Adesso ho paura che possa avere voti più alti dei miei o che addirittura possa superarmi e laurearsi prima di me. Mi vergogno a dirlo, ma purtroppo è quello che provo. Vivo costantemente con questo senso d'angoscia e ansia e penso "devo essere migliore". Questo senso di competizione, però, non mi porta da nessuna parte, anzi, non è per niente produttivo, mi fa scoraggiare ancora di più e mi blocco definitivamente. So che un consulto online non è il massimo, ma spero che possiate aiutarmi. Mi sono accorta di esser diventata così, sono competitiva, invidiosa, talvolta cattiva e non lo sono mai stata. Vorrei scacciare questo orribile aspetto e tornare alla vecchia me. Inoltre quando fallisco e non riesco a dare un esame (dopo aver studiato a lungo), mi sento malissimo, vorrei sprofondare e dormire per non avere i mille pensieri che mi perseguitano. So per certo, però, che voglio laurearmi, non voglio "abbandonare", un fallimento così grande non lo sopporterei mai e deluderei i miei genitori che hanno già speso tanto (troppo) per le tasse universitarie. Mi sento in colpa. Spero in un vostro aiuto.
Cordiali saluti.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
"Vivo costantemente con questo senso d'angoscia e ansia e penso "devo essere migliore".

Solitamente questi vissuti partono da lontano, dalle terre dell'infanzia, e da lì vanno curate.

Insicurezza, bisogno di primeggiare e competizione - non 'quella sana - appartengono tutte allo stesso calderone educativo.

Come è stata amata?
Abbastanza?
È stato barattato L'amore con la sua bravura?

Un mostro collega potrà lavorando con lei, trasformare questo suo disagio in una marcia in più!

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Pamela Gotti Psicologo, Sessuologo 4
Gentile utente,
il fatto di sentire il bisogno di confrontarsi è soltanto una conseguenze della sua ansia e dello scarso senso di autoefficacia. Si tratta quindi di spostare l'attenzione dal mondo esterno al mondo interno, cercando di capire che cosa le impedisce di proseguire il suo percorso universitario. Le ragioni possono essere svariate: la paura di finire gli studi e quindi di ritrovarsi nel mondo degli "adulti" ed emanciparsi dalla famiglia, una demotivazione verso il percorso scelto, la necessità di mettere in luce dei bisogni che non riescono a esprimersi in altro modo... La lista potrebbe continuare, ma perché tu possa capire a fondo la problematica che ti blocca e che ti genera queste emozioni negative, dovresti intraprendere un percorso, guidata da un professionista, in modo da sciogliere alla base i nodi che ne sono la causa.
Un caro saluto
Pamela Gotti

Dr.ssa pamela gotti

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dopo
Utente
Utente
Innanzitutto ringrazio sia la Dr.ssa Randone, sia la Dr.ssa Gotti per avermi risposto.
Cercherò di rispondere alle vostre domande.
Credo di essere stata educata in un modo diverso rispetto a come adesso sono diventata. Mi spiego meglio, i miei genitori mi hanno sempre detto di pensare sempre e solo a me stessa e non agli altri, di non fare paragoni perché ognuno ha il suo percorso. Capita, però, che vengano a conoscenza del fatto che qualche mia amica o qualche mio coetaneo si sia laureato e inevitabilmente il paragone lo fanno anche loro dicendomelo e spesso facendomelo pesare. Io sono d'accordo sul fatto di aver sbagliato e fallito alla grande uscendo fuori corso, ma ormai è andata così e il fatto che mi facciano pesare costantemente questa cosa, mi fa stare male e mi fa bloccare ancora di più. Anche il fatto che abbia riscontrato delle difficoltà (nonostante abbia una media molto alta) all'università mi fa stare male. Da quando ero bambina, fino al liceo e anche al primo anno universitario, ho sempre dato il massimo e i miei genitori mi hanno sempre amato, anche al di là della mia bravura. Poi dal secondo anno in poi, ecco che mi sono paralizzata, non so cosa mi sia successo, forse avrei bisogno di staccare un po' la spina, ma non posso permettermelo dato che sono già fuoricorso. I miei genitori non pretendono tanto da me, non quello che pretendo io almeno. Loro mi consigliano di non curarmi del voto, ma di andare avanti perché ho già 23 anni e "devo fare in fretta a laurearmi". Come se fosse una stupida gara. Io, invece, non la penso così, io non riesco a dare un esame se non ho studiato bene. Forse è anche questo il mio problema, sono troppo perfezionista, dev'essere tutto perfetto, altrimenti, se non va, cado e ci vuole del tempo per rialzarmi. Non ho più motivazioni, rispetto ad una volta. Non so cosa sia cambiato, so solo che sono cambiata io e non mi piace come sono diventata. Non si tratta del percorso di studi scelto, perché nonostante la difficoltà, mi piace. Probabilmente se non ci fosse il pagamento delle tasse in mezzo, non mi sentirei così in colpa. È davvero orribile dipendere ancora dai propri genitori e dover fargli pagare tasse, tasse e ancora tasse. Vorrei essere indipendente, ma non è facile trovare un lavoretto, ci ho provato. Sì, forse ho paura di entrare nel mondo degli adulti, ma allo stesso tempo lo desidero, desidero, anche se a malincuore, distaccami dalla mia famiglia e non pesare più sulle spalle dei miei. Sono demoralizzata e mi sento totalmente in colpa. So che dovrei parlarne de visu con uno specialista, ma non so se sono pronta. Grazie ancora per le vostre risposte.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Io non Le propongo di *accontentarsi*. Anzi. Tutt'altro.
Esistono tanti modi di prepararsi ad un esame.
Si puo' *tirare a campare* e fare *quel che si puo`*.
Oppure impegnarsi al massimo.
Non badare alla fatica, a uscire con gli amici, a riposare.
Lo studio puo' essere *l'obiettivo*! Ed essere molto investito di ogni carica emotiva.
Puo' percio' essere anche una grande soddisfazione.
Se Lei e' perfezionista forse e' quello che Lei cerca. Perche' negarselo?
Coraggio!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Pamela Gotti Psicologo, Sessuologo 4
Forse la sensazione di dover fare in fretta che avverti è una delle cause del tuo blocco. Credo che tu abbia bisogno di prenderti i tuoi tempi, in modo da sentirti pronta ogniqualvolta devi affrontare un esame. Stati attenta soltanto a non perderti troppo nel perfezionismo, perché rischieresti di non sentirti mai pronta a sufficienza.
Capisco che questa situazione ti fa pensare di essere cambiata a tal punto da riconoscerti più ma ciò è dovuto al fatto che sei in un momento in cui ti viene richiesto un cambiamento nel modo di affrontare le cose e ciò spesso implica una "crisi". Ricorda però che una volta superata tale crisi, si è pronti ad affrontare la vita con un altro atteggiamento.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Veramente grazie tante per le risposte, dottoresse. Siete molto gentili. Questo "sfogo" mi serviva davvero.

Forse è così, proprio l'idea di dover "fare in fretta" è la causa del mio blocco. E in effetti, il mio perfezionismo mi fa esigere troppo da me stessa, fino ad arrivare al non sentirmi mai pronta (alla perfezione). Forse è questo il mio problema, dovrei osare un po' di più e avere più coraggio per affrontare la vita. Il problema è metterlo in pratica... spero veramente di riuscirci. Ho bisogno dei miei tempi, sarà difficile dirlo ai miei genitori, non so se lo comprenderanno.
La crisi purtroppo c'è, devo affrontarla e cercare di migliorare, prima di tutto per me stessa, poi per riuscire ad avere un rapporto con gli altri, che sia civile e sincero. E spero di ritrovare la serenità che ormai mi ha abbandonato da molto tempo...