Il mio fidanzato mi chiama "mamma" nell'intimità.

Buongiorno a tutti!
Sono una ragazza di 24 anni fidanzata con un ragazzo che ho aspettato per tanto tempo. Premetto immediatamente che il rapporto è molto tranquillo, basato su dialogo e fiducia reciproca. Non credo di essermi mai sentita più a mio agio in una relazione, e credo addirittura di aver trovato la persona con cui vorrei avere dei figli. Ho solo una piccola preoccupazione che vorrei non si rilevasse un ostacolo ai nostri progetti di vita.
Iniziando dal principio, so che lui ha sempre avuto dei problemi con la madre. Lei è una persona estremamente autoritaria, ipercritica e polemica, direi quasi anaffettiva. Non ha mai creduto in lui e nelle sue capacità, e lui spesso ne soffre e si confida con me. Direi che sia tutto nella "norma" (per quanto un rapporto simile con un genitore possa esserlo), ma questo rapporto malsano si rispecchia in me. Nell'intimità o comunque nel bel mezzo di un rapporto, spesso il mio ragazzo mi chiama "mamma", o mi pone domande appellandomi sempre a quel modo. Dopo il rapporto glielo feci notare una volta, e la sua reazione fu a dir poco scandalizzata. Non se n'era genuinamente reso conto, come se fosse entrato in una specie di trance.
Quando discutiamo lo vedo sempre molto remissivo e mi sento più come una mamma (appunto) che sgrida il proprio figlio, piuttosto di una ragazza comune che sta disquisendo col proprio fidanzato. In ultima, parlando del nostro futuro e del desiderio comune di avere dei figli, mi disse che se dovessimo avere un maschio, diverrebbe sicuramente molto geloso del mio rapporto con lui e mi fece promettere che comunque non dovrò mai trascurarlo troppo a livello di "coccole".
Sono alquanto spaesata. Non vorrei che lui mi stesse vedendo prettamente come un surrogato della madre, che peraltro mi somiglia molto fisicamente ed esteticamente parlando. Sento che forse il mio futuro con lui potrebbe essere compromesso da chissà quale sorta di problematica attinente a tutto ciò che ho scritto.
Vorrei sapere se dovesse essere opportuno indurlo ad intraprendere un percorso psicologico per tentare di risolvere questa visione del rapporto con la madre, e con il mio di conseguenza, o se la mia possa essere una preoccupazione eccessiva.

Un grazie anticipato per l'eventuale e gradita risposta.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile ragazza,

a me il problema sembra soprattutto un problema relazionale, soprattutto se tu giustamente ti senti a disagio in questo ruolo.
Il tuo ragazzo porta con sè questo modello relazionale e ora, insieme a te, o persevera nello stesso atteggiamento, oppure può cambiare nella relazione con te.

Ovviamente non mi aspetterei cambiamenti repentini, ma non so se hai provato a far notare che nelle discussioni con te tende a comportarsi come fosse un figlio e non un compagno. Se sì, lui che cosa ti ha risposto?

Un'idea potrebbe essere quella di una consulenza di coppia, dal momento che la questione riguarda anche te.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,

Certamente ho fatto notare il suo atteggiamento durante le discussioni, mi disse che davanti a me subisce un blocco psicologico. Non si sente in grado di rispondermi in maniera appropriata, dice che si sente intimorito o comunque non all'altezza di sostenere una discussione con me, quindi spesso finisce ad incolparsi per qualsiasi cosa, scoppia in un pianto disperato e dice di non meritare una persona come me.
Non comprendo, onestamente. Non urlo, non strepito, non lancio piatti, non mi permetterei mai di mollargli uno schiaffo nemmeno per scherzo. Cerco di essere più equilibrata e comprensiva che posso, ma lui continua a ripetermi che quando si deve interfacciare con me durante un confronto, si sente come quando deve confrontarsi con la madre: spaventato, timoroso e nutre una gran voglia di chiudersi in sé stesso.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Di solito un adulto ha un rapporto diverso con la propria madre, non paritario, ma un confronto tra adulti, in cui la relazione resta sempre e comunque sbilanciata.
Ben diversa è la relazione che si instaura con il partner che, al contrario, è paritaria e una discussione non deve intimorire nessuno.

Per questa ragione suggerivo una consulenza di coppia.

Il tuo fidanzato ha avuto altre relazioni prima?
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dopo
Utente
Utente
Sì, ma disastrose.
La prima durò 3 anni di continui tira e molla ed a suo dire era più incentrata sulla sessualità che su altro. La seconda è durata due mesi, dopodiché la ragazza in questione lo lasciò perché non riusciva a gestire la sua emotività, e l'ultima invece era una sottospecie di generale Prussiano che lo comandava a bacchetta e lo limitava in tutto. Lui sviluppò un attaccamento ambivalente con quest'ultima, e faticò a lasciarla.
Con me sembra aver ritrovato la luce nel grigiore che la sua vita sentimentale continuava a proporgli.
Ha dei grossi, grossissimi problemi di fiducia in sé stesso, ovvero non ne nutre alcunché. Io ci sto malissimo. Ha delle grandi potenzialità ma non riesce a fare i salti nel vuoto che gli permetterebbero di arrivare al successo, specialmente nel mondo del lavoro. Non crede in sé stesso e in quello che fa, dice che l'unica sua sicurezza sono io.
Devo aiutarlo. Solo, non so ancora come fare.
La prego, mi dia anche solo un'indicazione al riguardo, un input. Non chiedo molto!
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Attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
Gentile Utente,
come è doveroso in questi casi, ho il dovere di comunicarle che il fulcro del consulto non può essere rivolto a terze persone di cui non sappiamo quasi nulla.

L'aspetto in cui possiamo ad aiutarla riguarda lei, il suo modo di vivere questa relazione e la conseguente urgenza di aiutare il suo partner.

Da quel che ha scritto, mi sembra evidente la sua forte paura di trovarsi in un ruolo che lei non vorrebbe mai avere, e mi riferisco a quello di madre del suo compagno.

E' ben consapevole della "pericolosità" che comporta il fatto di essere vista dal suo partner come la "compagna-materna" perchè non è quello che lei vorrebbe da una relazione sana.

Al tempo stesso lei sembra sentirsi come l'unico punto fermo nella vita di questa persona e questo la porta al "devo aiutarlo".

Ora, quello che le vorrei dire è che se lei si pone come la "salvatrice" della situazione rischierebbe di colludere fortemente con l'idea che il suo compagno sembra avere di lei (compagna-madre).
Dunque quello che mi sento di dirle è che può proporre una consulenza di coppia presso uno/a psicoterapeuta in modo che sia lei, sia il suo compagno, potrete avere modo di rimodulare gli aspetti relazionali del vostro rapporto.

In questi casi, sarà cura dello specialista a cui potete rivolgervi valutare se e quanto i vissuti che ha accennato siano radicati nella vita del suo partner, per poter contestualmente stimare la possibilità di affiancare alla consulenza di coppia una personale rivolta al suo partner.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Per esperienza posso dire che alle persone non piace sentirsi dire di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta: ecco perchè a mio avviso la cosa migliore da fare è chiedere aiuto insieme anche perchè in fondo la questione riguarda entrambi.
Riguarda lui perchè deve acquisire una buona stima di se stesso che gli permetterà di fare tutto ciò che ora non riesce a fare e di comportarsi in modo diverso anche con te, che chiaramente non sei mica sua madre!
Ma a mio parere riguarda anche te, perchè ci sono strategie precise per spezzare questo meccanismo. Ad esempio, tu descrivi bene che cosa fai, il tono che utilizzi con lui, la tua gentilezza, ecc... e non dico certo che sia sbagliato.
Ma bisogna trovare quella chiave di accesso per potervi aiutare entrambi a modificare quei comportanti che ancora oggi mantengono in piedi il problema e purtroppo potrebbero addirittura alimentarlo. Ad esempio, e se togliendo alcune rassicurazioni al tuo ragazzo, si creasse lo spazio per renderlo in maniera graduale sempre più libero di muoversi, togliendo alcuni "agganci"? Non ti sto dicendo di mettere in pratica alcunchè perchè per prima cosa bisogna fare una valutazione accurata, ma è importante modificare anche alcuni comportamenti di entrambi, soprattutto se tu somigli molto alla mamma del tuo ragazzo, si rischia di passare da una certa relazione a ad un'altra molto simile che però tengono entrambe vivi i problemi di questo ragazzo.

Questo è il miglior tipo di aiuto che puoi dargli.

Cordialmente,
[#7]
dopo
Utente
Utente
Chiaramente è una situazione che mi dona una lieve angoscia. Il pensiero di perderlo e di non poter essere in grado di attuare i progetti che lui stesso mi ha permesso di organizzare nella mia mente, è quasi inaccettabile per me.
Sono comunque sicura che non mi darà problemi quando gli chiederò di approcciarci all'aiuto di uno specialista, insieme, come la coppia che siamo.
Non posso far altro che ringraziare entrambi, ed in special modo Lei dottoressa Pileci. La sua disponibilità è disarmante.
Cordiali Saluti.