Capirsi

Buonasera.
Sono una donna di 35 anni, sposata da 5 e mamma di un bimbo di quasi 4 anni. Mio marito è stato il mio primo (ed unico) uomo: siamo insieme da quando eravamo adolescenti e dopo un “fidanzamento” (molto burrascoso) di 13 anni, siamo convolati a nozze. Il matrimonio ha certamente giovato alla nostra coppia, ma lui ha voluto quasi subito un bambino e così, nonostante l’immenso amore per mio figlio, sono ricominciati i “problemi”. Il nostro cucciolo è molto vivace e spesso si sveglia brevemente di notte, quel tanto che basta per “spezzare il sonno” e mandare in frantumi la mia serenità. Il fatto è che conduco una vita molto “intensa” e quando la stanchezza si accumula, mi sento così frustrata da lasciare che i nervi abbiano il sopravvento.
Ho avuto una famiglia meravigliosa, in cui i miei vivevano in un’armonia totale e mi hanno regalato un’infanzia veramente splendida. Da quando avevo 19 anni, però, tutto è cambiato: per gli eventi della vita, mi sono ritrovata ad accudire in tutto e per tutto mia nonna novantenne, con cui sono cresciuta e che amavo tantissimo. Così è stato per ben 11 anni, fino a che ho dovuto lasciarla (non senza sensi di colpa) per via del mio matrimonio.
Lo scorso anno, poi, purtroppo, è mancato, in modo assolutamente improvviso, il mio meraviglioso papà (che aveva solo 67 anni) e la mia vita adesso è tutta suddivisa tra il lavoro, il bambino, mio marito e le preoccupazioni per mia madre, che abita nel mio stesso stabile e con cui condivido moltissimo. Mi rendo conto di vivere nella preoccupazione, pensando a quello che potrei e/o dovrei fare per i miei cari. Questo mi mette ansia, non mi permette di vivere bene la mia vita e mi stanca a tal punto da essere quasi sempre intrattabile. Ovviamente, tutto si ripercuote sul rapporto con mio marito, che non è mai stato idilliaco, ma adesso sento sempre più difficile. Lui è stato il mio grande amore, ma adesso lo sento così diverso da come vorrei che, a volte mi sembra di impazzire. Lui è una persona di grande ambizione e grinta nel lavoro: lo stimo molto da questo punto di vista, ma, secondo me, è totalmente incapace di condivisione. Potremmo stare in silenzio per tutta la vita. Ma non appena siamo insieme da soli, nell’intimità, si trasforma improvvisamente nell’uomo più innamorato e coinvolto del mondo. Mi riempie di complimenti e belle parole (che sento sincere), ma appena qualcosa va storto, comincia a sproloquiare, ad affermare l’esatto contrario di tutto, alza la voce (cosa che ODIO, anche perché non vorrei che il bambino sentisse) e si trasforma nell’opposto di quello che era pochi attimi prima. Questo suo comportamento, a mio avviso estremamente squilibrato ed incoerente, negli anni ha alzato tra noi un muro. Per lui non è così, ma per me lo è e, nonostante gliene abbia parlato un’infinità di volte, lui sottovaluta la situazione e continua imperterrito. Ad aggravare la situazione anche il fatto che, quelle poche volte che usciamo con amici, lui fa (da sempre, ormai per abitudine) continue “battute” sul fatto che la nostra vita sessuale è quasi inesistente (cosa non vera!). Queste cose mi colpiscono e mi feriscono molto e tutto questo ha determinato un quasi totale “blocco” mio nei suoi confronti. Gli ho parlato milioni di volte: lui sente, ma non mi ascolta!!! E continua a lamentarsi. Spesso cerca di farmi “avvicinare” con la minaccia che se le cose non vanno come dovrebbero andare, lui cercherà altrove quello che gli manca. Tutto questo è veramente inconcepibile per me; mi allontana, mi rende scortese, pungente, indisponente. Dietro il mio aspetto di “donna forte e di carattere” c’è una personcina sensibile, che vorrebbe solo un po’ di serenità. Dov’è che sbaglio?
Grazie tante per avermi ascoltato.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122
Gentilissima, in questi casi non esiste chi sbaglia e chi ha torto, la ricerca di chi ha cominciato è sempre arbitraria ed allontana dalla realtà. Vi è sempre un coinvolgimento circolare dove l'atteggiamento dell'uno rinforza quello dell'atro e viceversa. In queste occasioni un intervento psicoterapeutico rivolto alla coppia è il più auspicabile. Non vi è dubbio che il vostro atteggiamento si sia irrigidito su alcune dinamiche e solo l'interruzione di quest'ultime con la costruzione di un nuovo tipo di scambio nella coppia potrebbe ridurre i vostri conflitti, ma per questo è necessario un intervento specialistico.
vi consiglierei un terapeuta di orientamento sistemico-relazionale.

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
mi molto piaciuta la sua lunga lettera, Lei sembra davvero quella persona sensibile di cui ci parla.

Una Sua frase mi ha colpito "Questo mi mette ansia, non mi permette di vivere bene la mia vita e mi stanca a tal punto da essere quasi sempre intrattabile"

In quest parole ci sono almeno tre buoni motivi per richiedere una consulenza psicologica:

1- lei prova ansia

2- sente di non vivere bene la sua vita

3- si sente spesso irritata e diventa quindi intrattabile, alimentando a sua volta i conflitti di coppia

Dopo tutti questi anni è probabile che lei e suo marito abbiate costruito una relazione comunicativa prevalentemente conflittuale: ognuno di voi forse è prevenuto nei confronti dell'altro.

La posta in gioco è alta: una famiglia costruita con tanti sacrifici emotivi, vero?

Per questo forse cercherei un appoggio esterno

Un'alternativa ci sarebbe: far leggere questa sua mail al marito, cercando di fargli comprendere la pesantezza della vostra situazione, e magari cercndo di coinvolgerlo in un eventuale percorso di cura

Un'ultima cosa: sono certo che tutte le difficoltà incontrate nel corso di questi anni non la ostacoleranno, ma saranno di aiuto in questo processo

Le faccio tanti auguri

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
Al parere dei colleghi aggiungerei che forse, proprio grazie - o a causa - del rapporto idilliaco che ha avuto in seno alla sua famiglia d'origine potrebbe essersi trovata successivamente poco attrezzata per fronteggiare i problemi, le difficoltà e le responsabilità dell'essere madre e moglie, rispetto al ruolo di figlia.

In altre parole, fare il figlio t'insegna cosa vuol dire essere figlio ma non come si fa la moglie o la madre.

Se anche suo marito fosse d'accordo, potrebbe esservi utile un intervento psicologico per una consulenza di coppia.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com