Come gestire i rapporti tra colleghi di cui non ci si fida

Buongiorno a tutti,dottori.
Volevo porvi una mia situazione.
Da quasi 5 mesi lavoro in una pubblica assistenza. Ero cosi eccitata ed entusiasta di questo nuovo inizio. Non vedevo l'ora di iniziare...adesso invece è il contrario...non vedo l'ora di finire.
Purtroppo l'ambiente è quello che è...immagino che tutti gli ambienti di lavoro siano cosi. E questo un po' mi conforta.
Però,tutte le mattine,appena entro li dentro,non vedo l'ora di finire le mie ore per scappare via.
Purtroppo a rendere l'ambiente poco vivibile sono le persone che ci sono dentro.
Ho sempre fatto il mio,sempre in orario(a volte anche in anticipo)e quasi sempre sono quella che fa il doppio degli altri e piu' ore rispetto agli altri. Non mi sono mai lamentata ma,adesso,inizio a stancarmi...vedendo,comunque,che non ho lo stesso trattamento che hanno altre persone(avendo lo stesso impiego e la stessa retribuzione). Loro possono fare meno,uscire prima...arrivare in ritardo. Io che mi sono permessa una volta ad uscire prima,una collega ha fatto "la spia" andando a riferire tutto alla responsabile.
Cosi adesso non so come comportarmi. Non riesco ad aprirmi con nessuno e a fidarmi di nessuno li dentro.
Come posso gestire questa situazione? Grazie.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente, mi riferirò solo al suo ultimo quesito tralasciando gli aspetti della sua personalità che emergono dagli altri, numerosissimi, che ci ha inviato negli anni.
I problemi sul lavoro che lei lamenta andrebbero discussi con uno psicologo, che la aiuterebbe, partendo dall'analisi della situazione in atto, a valutare e ristrutturare alcune sue idee, emozioni e comportamenti non funzionali al suo benessere.
Se, come ha scritto altrove, ha già affrontato una psicoterapia, e se questa è giunta fino in fondo, dovrebbe ormai dominare meglio questi disagi. Se invece non è così, può darsi che lei si sia rifugiata anche durante la terapia all'interno dei suoi tratti disfunzionali come in un bozzolo che la rassicura, e tuttavia non l'aiuta a crescere, anzi le ripropone paure, ansie e comportamenti autolesionistici (l'eccessivo senso del dovere, etc.) ad ogni incontro con la realtà "adulta".
Se non intende tornare dal suo psicoterapeuta per fare il punto sulla situazione, provi ad eseguire questo esercizio. Prenda un quaderno nuovo tutto dedicato a lei stessa e a questo problema, una penna, e si assicuri un'oretta di silenzio in cui nessuno la disturbi. Poi metta la data e l'ora sulla pagina del quaderno e scriva sulla prima pagina queste domande, alla cui risposta può tornare anche in più giorni, mettendo sempre la data e l'ora: 1) Cosa immaginavo di trovare prima di cominciare questo lavoro? (Cerchi di andare a fondo dei suoi sentimenti e delle sue idee, rispondendo). 2) Cosa ho trovato realmente in questo lavoro?. 3) Le mie aspettative erano realistiche? Se sì, perché; se no, perché. 4) Se una collega ha fatto la spia (ma è poi vero?) vuol dire che anche tutti gli altri mi sono ostili?
Mi fermo qui. Questo esercizio andrebbe approfondito con uno psicologo esperto di Scrittura Espressiva.
Intanto le faccio i migliori auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com