Università, relazioni finite, cancro, studio fuori

Buongiorno,
sono una ragazza di 22 anni iscritta alla facoltà di economia aziendale, secondo anno a Vicenza.
Sostanzialmente il problema è che non riesco a dare esami. Probabilmente non è la facoltà che fa per me, non mi piace quello che studio, ma, essendo una persona testarda, non voglio mollare e raggiungere il mio obiettivo.. Anche perché non saprei che altro fare e secondo me, oltre ad ingegneria, economia è l'unica facoltà a darti effettivamente lavoro.
L'anno scorso sono riuscita a dare 4 esami su 6, che non è molto, ma comunque mi ha dato soddisfazioni. Ho anche una media del 25, che non è il massimo, ma nemmeno il minimo.
Quest'anno invece non sono riuscita a dare niente. A breve avrò gli esami della seconda sessione, secondo appello, e sono tentata di rimandare tutto alla sessione successiva.. portandomi dietro, così facendo, 8 esami da recuperare.
Ammetto di non avere un metodo di studio adeguato.. non so come studiare.
Come avrete dedotto, probabilmente, sono una persona negativa (cosa che sto tentando di risolvere, ma è davvero dura). Inoltre, questo è stato un anno molto difficile:
-mia madre ha avuto il cancro, mio padre che sta poco bene ma cerca di fare finta di niente per prendersi cura di mamma;
-il ragazzo con cui sono stata 5 anni, e il motivo per cui mi sono trasferita a Vicenza, mi ha mollata per un'altra, trattandomi come se non valessi niente;
-probabile (non diagnosticata) depressione;
-autolesionismo;
-continui sbalzi d'umore (soprattutto tristezza);
e altre cose come poca fiducia in me stessa, vivere costantemente nel passato, stare sempre alla ricerca di qualcuno che finalmente mi ami (ho qualche "amico" con cui esco, ma non sono effettivamente interessati a come sto.. tant'è che sanno dell'autolesionismo e mai hanno fatto qualcosa per aiutarmi).

Prima che possiate dirlo, ho chiesto ai miei genitori aiuto, parlando anche dell'autolesionismo, seppur mentendo (ho detto che mi provocavo lividi, colpendomi, mentre invece mi taglio). Dopo anni che glielo chiedo, finalmente hanno accettato.. peccato che io non mi senta pronta ad andarci.
Mi sento un fallimento, una vergogna agli occhi dei miei. Non voglio chiedergli altri soldi e vorrei finire questa maledetta università, senza insucurezze, attacchi isterici e di panico.

Ho avuto pensieri suicidi, ma mai tentato e mai tenterò. Voglio molto bene ai miei per fargli un torto simile. Ma sarebbe tutto molto più semplice, per me, morendo. Mi sento uno schifo perché ci sono persone che vorrebbero vivere, ma malattie (come il cancro) le portano alla morte.. e io sono qua a dire di voler morire perché la vita mi fa schifo. Fosse per me gliela donerei, la mia vita.
Mia madre ha appena fatto l'intervento e adesso sta bene. Come una persona appena uscita da un intervento, si intende.
Non sono riuscita a scrivere tutto a causa del n. limitato di caratteri
Perdonate il papiro, spero che qualcuno possa aiutarmi. Sono davvero disperata e dispiaciuta per il mio comportamento.
Grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

credo che se hai deciso di scrivere qui, nonostante tu dica di non sentirti pronta ora che lo sono i tuoi genitori, questo sia già un inizio.

A volte, infatti, potrebbe sembrare che qualcosa che non conosciamo bene sia molto difficile e complicato, ma come vedi il primo passo lo hai fatto.

Posso chiederti come mai dici di non sentirti pronta?
C'è qualcosa che ti turba rispetto al colloquio psicologico?

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera,
attualmente sto vivendo la "situazione" in maniera contrastante.
Da un lato capisco che sarebbe meglio avere un colloquio (e forze anche più di uno) con uno specialista, mentre dall'altro ho il timore che questo mi cambi.
Anche per quanto riguarda il cambiamento sono parecchio indecisa. in genere non ho paura dei cambiamenti. In passato mi odiavo.. adesso invece mi piaccio, nonostante ci siano giornate in cui torno ad odiarmi. Non mi vedo come un problema, vedo gli altri come un problema. Potrebbe sembrare vittimismo, e potrebbe anche esserlo, ma ad essere sincera non vedo cosa ci sia di male in me.

So che può sembrare contraddittorio, anche per quanto riguarda l'argomento del suicidio, ma per me ha una sua logica, ovvero che mi amo e non voglio soffrire più.

Inoltre ho il timore di non "avere" niente.. capisco che possa sembrare stupido. Dovrei essere felice se effettivamente stessi bene mentalmente.. ma ciò vorrebbe dire che, inconsciamente, sono stata male solo e unicamente a causa mia e non a cause di "forza maggiore".

Spero di aver risposto esaustivamente alle Sue domande.
Cordiali saluti,

RM
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile RM,

sei stata senz'altro chiara, ma vorrei incoraggiarti a incontrare uno psicologo psicoterapeuta perchè non sarà certo un'altra persona a poterti cambiare: nessuno ha questo potere.

Però da una parte è prioritario che tu riesca ad apprendere e sostituire le condotte autolesive. Ci sono altre strategie di gestione del dolore.

Successivamente, potrai fissare altri obiettivi terapeutici.

Cordiali saluti,