Rapporto con la madre

Gentili dottori,
sono una donna di 46 anni e vi scrivo a causa del rapporto a dir poco problematico con mia madre.
Premessa: i miei sono sposati da 53 anni, matrimonio mai felice (forse i primissimi anni che io non posso ricordare) a causa, pensavo inizialmente, della personalità di mio padre, narcisista patologico con episodi depressivi, freddo avaro traditore occasionalmente violento. Sono cresciuta in mezzo ad urla, litigi, ripicche ansie e terrori (mio padre passava da periodi alti in cui a casa tornava praticamente solo per dormire a periodi down in cui si chiudeva in casa per mesi chiedendo aiuto in maniera straziante). Inizialmente avevo individuato mia madre, tradita umiliata picchiata e maltrattata, come vittima, difendendola come il mostro cattivo e cercando di fare il mio meglio per sostenerla, probabilmente dimenticandomi di me. Ho fatto di tutto per farmi volere bene, anche solo per farmi notare: brava, tranquilla, studiosa, responsabile e con la testa sulle spalle. Inutile dire che non è servito a nulla: mai da nessuno dei due un gesto di affetto spontaneo, una carezza, qualcosa che andasse al di là dei bisogni materiali ai quali hanno sempre egregiamente provveduto. Lei non ha mai voluto lasciarlo, dice per noi figli, per non farci trovare in mezzo a una strada. Ci credevo, ora non ci credo più, mi sono convinta che siano complici l’uno dell’altra in un meccanismo perverso che ha scaricato i suoi effetti devastanti sui figli (ho un fratello). Vengo al dunque: oggi sono sposata con un figlio e abiti con la mia famiglia accanto ai miei (grave errore ma commesso in buona fede in quanto all’epoca del matrimonio non avevo raggiunto in merito alla situazione la consapevolezza attuale). È intrusiva nella gestione del nipote, mi aiuta in molte cose ma me lo fa pagare a caro prezzo, è aggressiva e violenta verbalmente, scarica su di me, che sono le persona che più le è vicina, tutto il suo carico di rabbia e frustrazione. Se glielo si fa notare reagisce male, pretende di avere ogni giustificazione perché ha sacrificato la sua vita per noi, convinta di essere nel giusto e di non sbagliare niente. Da qualche mese, stanca di essere maltrattata, mi sono messa sulle mie, non le parlo e non vado a casa sua e apriti cielo: scene di falso pentimento con gli occhi lucidi alternate a messaggi inviati ad ogni ora del giorno e della notte in cui mi si accusa di essere una schifosa che non capisce niente e che voglio toglierle il bambino (mio figlio!! ) , mi accusa di essere ingiusta e ingrata, viene ad abbracciarmi e se non cedo dopo un po’ arriva il messaggio che mi accusa di essere una zozza (letterale) e di fare pena. Mio marito mi da ragione ma si raccomanda di non rispondere alle provocazioni, come del resto sto facendo (prima ci cascavo facendomi trascinare in litigi accesi e furiosi). Sono stanca non so come uscirne. . . ho realizzato che non sarò mai la bambina felice che non sono stata e non riesco a perdonarli
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

"..non sarò mai la bambina felice che non sono stata e non riesco a perdonarli..",
le Sue difficoltà di oggi con i genitori hanno purtroppo radici lontane e profonde.
Dico "purtroppo" perchè relazioni così problematiche non si risolvono facilmente,
e di frequente c'è bisogno di un aiuto psicologico di persona per raggiungere un discreto proprio benessere psicologico.

Il "distanziamento affettivo" che Lei sta mettendo in atto può aiutare,
se non altro aiuta Lei a non farsi invischiare in liti e discussioni improduttive e ricadendo sempre nella parte della figlia bambina.
Certamente quando si ha anche bisogno dell'aiuto materno la linea di equilibrio si fa più sottile e problematica.

Quando dovesse accorgersi che da sola non riesce ad uscirne,
chieda aiuto di persona ad una Psicologa Psicoterapeuta. Non può immaginare quande figlie della Sua età sono seguite in Studio per situazioni analoghe. L'ultima seduta di ieri: donna 65enne "incastrata" con la madre 97enne...

Cordiali saluti.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentilissima dott.ssa Brunialti,
grazie per la sollecita risposta, che mi ha strappato anche un sorriso di solidarietà per la mia collega 65enne.
In realtà avevo già pensato a chiedere un supporto psicologico e mi ero procurata qualche recapito ma finora mi ha un po’ frenato anche il pensiero (forse un po’ infantile anche se non del tutto infondato) di dover chiedere aiuto io quando invece avrebbero dovuto chiederlo e mettersi in discussione loro, mai neanche sfiorati dal dubbio di stare sbagliando in qualcosa ... mi sembra di combattere i sintomi e non la causa, anche se spesso non si può fare altrimenti.
La ringrazio ancora e le auguro buon fine settimana
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Mah,
chiedere aiuto è un atto di coraggio e di determinazione.
E' la determinazione a VOLER vivere meglio qualsiasi ne sia la causa;
perchè le situazioni non si risolvono da sole,
perchè la vita passa veloce e non è bello aver rimpianti,
perchè si hanno dei figli a cui interessa molto (e incide molto) la serenità genitoriale.

Se La aiuta
ci tenga aggiornati sui Suoi eventuali passi in tale direzione.
Scrivere qui è stato il primo, dei passi.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
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