Paura di lavorare e di vivere

Gentili dottori, sono una ragazza di 24 anni e sto scrivendo qui perchè in questo periodo mi trovo in grande difficoltà. Non faccio niente di utile dalla mattina alla sera e non riesco a trovare il coraggio di cercarmi un impiego. Il solo pensiero dell'ansia che potrei avere andando a cercarlo o lavorando mi fa passare la voglia di pensarci, quindi evito anche il pensiero. Ma a forza di evitare le cose non sto più vivendo! Sto molte ore a casa davanti al computer, esco pochissimo ed ho pochissime amicizie.
Sto affrontando un percorso psicoterapeutico in cui ho raggiunto tanti obiettivi nel corso di questo anno di duro lavoro, ma non riesco a progredire. In psicoterapia mi sono venute una serie di resistenze ed ogni scusa è buona per non fare nulla.. . Non ce la faccio più! A quest'età si dovrebbe lavorare senza problemi, io non riesco neanche ad andare a chiedere se a qualcuno serve una commessa.. . Premetto che non ho avuto una vita facile, ho dovuto superare un lutto in famiglia in adolescenza ed ho avuto dei periodi bui per tanti altri motivi, ma ora vorrei riuscire a vivere come fanno tutti. Come faccio a trovare il coraggio di farlo? La mia psicoterapeuta mi incoraggia sempre e cerca di adottare tecniche diverse, ma io ogni volta ne ho una per non fare ciò che mi dice. Non lo faccio apposta, mi viene naturale! Non riesco a sforzarmi per fare quel passo in più.. . Magari la motivazione c'è ma poi ho paura che mi venga l'ansia e non faccio nulla.
Potreste darmi qualche dritta per cercare un lavoro?
Un'ultima domanda: si può guarire dai disturbi di personalità e dalla fobia sociale, se ben trattati? Magari associando la psicoterapia ad un trattamento farmacologico. O alcuni segni rimangono a vita?
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Dr. Paolo Dell'Omo Psicologo 38 2
Gentile utente, è chiaro che la Sua difficoltà a uscire dalla situazione che Lei descrive è riferibile a dei "vantaggi secondari" non immediatamente visibili che la situazione che Lei vive le assicura e fornisce.

Sarebbe opportuno a questo proposito un lavoro centrato sulla identificazione di questi vantaggi secondari, seguito da un percorso di presa di coscienza di quanto - una volta individuati e consapevolizzati - essi siano in realtà disfunzionali per la sua vita e per la sua salute psichica. Il passaggio successivo è quello di "sostituire" tali dimensioni paradossalmente per Lei vantaggiose con altre (ma è un processo graduale e non certo immediato) molto più funzionali ed evolutive.

Per quanto riguarda la sua domanda sui disturbi di personalità Le posso dire che in effetti sono da mettere in relazione con dei "tratti" che ci caratterizzano ma che - laddove assurgano a veri e propri "Disturbi" - sono sicuramente suscettibili di un trattamento proficuo. La "fobia sociale", ugualmente, è trattabile con tecniche cognitivo-comportamentali "ad hoc", anche se va detto che nel suo caso potrebbe proprio trattarsi più che altro di una perdita di abitudine a relazionarsi con il mondo esterno: abitudine che può essere recuperata - gradualmente - ed efficacemente.

Cordiali Saluti

Dott. Paolo Dell'Omo
Psicologo Clinico e di Comunità
via Carlo Denina 78 - 00179 - Roma

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