Aiuto per attacchi di pianto

Buonasera,
ho 30 anni e scrivo perché non sto bene.
Da qualche tempo mi sto accorgendo di una condizione che in realtà forse sto trascinando da troppo tempo: vivo ancora in famiglia e sto impazzendo, perché veramente non ne posso più, anche a livello fisico (lombalgia forte, mal di testa, insonnia).
Nella mia casa, con il nonno anziano, malato e non autosufficiente che vive con noi, è un delirio continuo: la notte non ci fa dormire perché urla continuamente, il giorno abbiamo alcune signore che ci aiutano, ma ha necessità continua di assistenza.
I miei lavorano mattina e sera e anche io finisco sempre tardi.
Purtroppo, non ho uno stipendio che finora avrebbe potuto permettermi di andarmene di casa, senza contare che a fine anno finisce un contratto che forse sarà rinnovato fra qualche mese.
Il problema è che io sto proprio male: non ho più interessi, non dormo la notte, ho male ovunque. Ho una gran voglia di fuggire, di essere libera di esserci e di non esserci, di avere i miei spazi, di organizzare il mio tempo secondo le mie esigenze. Sul lavoro, dopo le discussioni coi miei, è successo di dovermi chiudere in bagno e di avere attacchi di pianto, di non riuscire più a respirare e a smettere di piangere, per poi sentirmi distrutta subito dopo. Questa cosa mi è già successa un'altra volta, di notte.
Cosa posso fare? Non so se parlare di questi attacchi al mio fidanzato, ho paura.
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Dr. Alessio Vellucci Psicologo, Psicoterapeuta 92 5
Gentile Utente,

Contattare spinte di crescita ed autonomia e sentire di non avere la possibilità di esprimerle, è universalmente già di per sé una condizione faticosa da accogliere. Se aggiungiamo poi le difficoltà connesse alle esigenze di un parente anziano e purtroppo non autosufficiente, abbiamo pennellato un quadro di profondo stress emotivo, che metterebbe a dura prova i nervi di chiunque.
In simili momenti di fragilità non è solo importante, ma anche naturale cercare supporto, sentire di avere qualcuno dalla nostra parte che possa aiutarci a sostenere il peso delle difficoltà, anche solo condividendole.
Che cosa la spaventa dell'idea di parlare di questi episodi al Suo fidanzato?

Un caro saluto

Dr. Alessio Vellucci
www.miodottore.it/alessio-vellucci/psicologo-psicoterapeuta-psicologo-clinico/roma

[#2]
dopo
Attivo dal 2018 al 2020
Ex utente
Grazie per la sua risposta.
Ne ho parlato col mio fidanzato, che si è dimostrato comprensivo e preoccupato.
Avevo timore perché ho paura di riempirlo dei miei problemi: in casa i miei mi definiscono "un problema nel problema" e non voglio che anche lui la pensi così.
Io nel frattempo mi sveglio la mattina e sto male, sono in un posto in cui non voglio stare e ho dolori ovunque.
Come potrei risolvere questa situazione? Sento che andare avanti così non è salutare
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Dr. Alessio Vellucci Psicologo, Psicoterapeuta 92 5
Ha ragione, non è affatto salutare andare avanti in questo modo, ma non conoscendoLa di persona offrire una soluzione precisa è faticoso e anche sbagliato. La migliore, al netto degli impedimenti che la costringono a rimandare un progetto di vita autonomo, è di rivolgersi ad un/a collega psicologo/psicoterapeuta che la possa supportare ed aiutare a gestire la profonda tristezza ed insoddisfazione per ciò che sta vivendo, e a focalizzare le risorse che può mobilitare per ricominciare a star meglio.
Ci aggiorni, se crede.

Un caro saluto
[#4]
dopo
Attivo dal 2018 al 2020
Ex utente
La ringrazio per la sua risposta.
Potenzialmente, quindi, la maniera definitiva per risolvere questa cosa una volta per tutte sarebbe andare via di casa?
In fondo credo di sentire quest'esigenza in modo molto forte.
Ma allo stesso tempo mi sento anche egoista nei confronti dei miei, scappando dai problemi.
Io non sto bene, ma non riesco a capire se il problema sono davvero io o è la situazione che sto vivendo: sono esagerata? sono una persona egoista e immatura? perché è così che i miei mi definiscono. ma io credo di non poter ignorare quello che sento ed è una cosa che, in questo momento, rende spesso impossibili le mie giornate
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Dr. Alessio Vellucci Psicologo, Psicoterapeuta 92 5
Gentile Utente,

Non conoscendola in prima persona non saprei dire se l'andar via di casa rappresenti la soluzione a tutte le Sue difficoltà; ma è certo, da ciò che scrive, che rappresenti una spinta alla quale non riesce a dare dei contorni definiti, a causa di impedimenti esterni, come le difficoltà economiche, ed interni, come il senso di colpa, che la porta a vivere un conflitto di lealtà con la Sua famiglia.
La Sua mente è davvero veloce nel passare dalla consapevolezza di un bisogno al giudicarsi "egoista ed immatura", e ciò sta creando uno stallo importante, i cui echi sono il malessere che riferisce. Per questo continuo a credere che la soluzione migliore possa essere il rivolgersi ad un/a collega psicoterapeuta che La aiuti a trovare il modo per essere presente e di supporto per la Sua famiglia senza passare attraverso il sacrificio dei Suoi progetti.
Ci aggiorni se Le fa piacere.

Un caro saluto