Psicoanalisi

Salve vorrei esporre il mio problema, da un po' di tempo un mesetto e mezzo sta seguendo un percorso di psicoterapia.
In seguito a vari episodi di attacchi di panico notturni che pian piano si sono sempre più accentuati dopo un grave problema familiare.

La psicoterapeuta mi ha diagnosticata un ansia generalizzata insieme abbiamo intrapreso questo percorso con la terapia cognitivo-comportamentale
Purtroppo i problemi familiari sono peggiorati E con questo l'ansia è diventata veramente opprimente, con insonnia notturna e ansia durante il giorno
La dottoressa mi ha detto che tutto il dovuto al periodo di forte stress e mi ha consigliato di farmi prescrivere dal mio medico curante un ansiolitico blando.

Ho letto sui vari forum che per questo tipo di diagnosi molto spesso viene chiesto anche un consulto a uno psichiatra per affiancare alla terapia psicologica una terapia farmacologica.

Ma la mia dottoressa me l'ha sconsigliato vivamente.

Volevo chiedere il vostro parere sull'argomento
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

la terapia farmacologica si "affianca" se ce n'è bisogno;
al proposito la Sua Psicoterapeuta si è espressa negativamente.

Se però ha dei dubbi
si rivolga *di persona* ad uno Psichiatra,
è l'esperto che si occupa dei farmaci.
Sarà lui a valutare l'opportunità della terapia farmacologica.

Tuttavia sento di doverLe raccomandare il massimo impegno nel seguire le indicazioni che la Sua Psicoterapeuta sicuramente Le dà, considerato l'orientamento "con la terapia cognitivo-comportamentale",
ben differente dalla "psicoanalisi" citata nel titolo.
Inoltre un mese e mezzo
- circa 4 sedute -
è veramente poco per vedere risultati eclatanti.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente,
credo che la cosa fondamentale per affrontare uno stato emotivo turbato sia sforzarsi di fare chiarezza. Nelle sue poche righe prevale invece la confusione.
Nel titolo è scritto "Psicoanalisi", mentre poi scrive che sta seguendo una terapia cognitivo-comportamentale. Dunque, quale terapia realmente segue?
Di seguito scrive che la psicologa le ha consigliato di farsi prescrivere dal suo medico un ansiolitico blando, ma che le ha "sconsigliato vivamente" di affiancare alla terapia psicologica la terapia farmacologica prescritta da uno psichiatra.
Il cosiddetto "ansiolitico blando" non è una caramella; se poi la prescrizione è quella di un medico, perché non andare proprio dallo specialista di questo tipo di farmaci, ossia lo psichiatra?
Si ha l'impressione che il suo colloquio con la dottoressa che la segue non sia sufficientemente fluido, altrimenti nessuno meglio di lei stessa avrebbe potuto spiegarle quale terapia sta seguendo, con quali prospettive, e se sia o meno opportuno rivolgersi subito anche ad uno psichiatra.
Ne parli con fiducia alla sua psicologa. Solo se non dovesse arrivare ad un chiarimento potremo cercare di aiutarla ancora.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#3]
dopo
Utente
Utente
Cerco di essere un pochettino più chiaro, ho scritto psicoanalisi perché credevo che la terapia cognitivo comportamentale rientrasse in quell'ambito.
La dottoressa mi ha consigliato di prendere un blando ansiolitico solo in caso di necessità ,non come terapia.
Sono stato io a chiederle se non era il caso di affiancare anche un percorso farmacologico a quello cognitivo comportamentale e la dottoressa mi ha detto che non era necessario.
So bene che il percorso cognitivo-comportamentale un percorso lungo come so bene che iniziare una terapia farmacologica ai suoi contro. Ma davvero ci si sente persi
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente,
il percorso intrapreso non è necessariamente lungo (per la psicoanalisi si parla di diversi anni, mentre per la terapia cognitivo-comportamentale a volte di mesi).
Mi dispiace che lei scriva: "davvero ci si sente persi", perché il colloquio con la psicologa dovrebbe aiutarla, farle sentire che lei sta facendo del suo meglio per aiutare sé stesso.
In particolare dovrebbe distinguere la sofferenza per la situazione familiare (una separazione, presumo?) e i sintomi quali attacchi di panico.
Solo in questo modo la sua curante potrà valutare se è indispensabile il ricorso allo psichiatra.
Ancora molti auguri.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Salve dottoressa ci si sente persi semplicemente perché non si vede una via d'uscita.
Anche pochi mesi sembrano tanti perché lti senti sconfortato davanti a un ansia così brutta.
Magari fosse stata una separazione purtroppo guarda una bruttissima malattia di un mio familiare che mi ha totalmente stravolta la vita.
È diventato un circolo vizioso la preoccupazione la sofferenza si traduce in pensieri che non ti fanno dormire la notte. L insonnia, lo stress, ti fa crescere l'ansia e alla fine diventa tutto complicato
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente,
mi dispiace di apprendere che si tratta della malattia di un familiare e le faccio tanti auguri.
Ribadisco anche che il parlare chiaro con la sua psicologa le permetterà si organizzare la terapia nel modo migliore e di attenuare la sofferenza.
Saluti.