Depersonalizzazione e derealizzazione

Buonasera, sono una ragazza di 28 anni mi trovo qui per ricevere un parere il più sincero possibile.

Cercherò di essere molto breve: sono figlia unica, con mio padre non ho alcun tipo di rapporto in quanto sin da quando ero bambina è stata una persona violenta verbalmente, nei comportamenti e negli atteggiamenti (offese verbali costanti quali"sei matta, hai problemi "o non "vali nulla" ed altre, sparizioni e attacchi di rabbia accompagnati da minacce verbali e strattonamenti fisici); mia madre presente a suo modo, materialmente presente dal punto di vista economico, completamente assente dal punto di vista affettivo (una donna molto fredda, severa, scontrosa, pessimista) , fragile tanto da non essersi mai riuscita a liberare di quest'uomo che ha continuato a vivere in casa e tanto da non riuscire mai a prendere posizione in nessun episodio violento.
Al liceo sono stata una ragazza molto chiusa, introversa, completamente immersa nello studio dalla mattina alla sera, poco incline ai rapporti sociali e ho avuto problemi di bullismo.

Ho sempre sofferto di ansia che ha avuto varie forme: ho sofferto di ipertiroidismo, di problemi di stomaco e intestinali, da qualche tempo a questa parte si è accentuato il disturbo di cui sono affetta: depersonalizzazione e derealizzazione.
Mi sembra di osservare la realtà con distacco, come da dietro un vetro (provo sensazioni ma mi sento come anestetizzata, avverto si la realtà ma in modo attutito, più ovattato) , sento un senso di estraneità molto forte nei confronti dei miei genitori (persino dire mamma mi suona strano), e covo dentro una rabbia verso di loro profonda che tengo nascosta dentro di me.

Sono in cura da uno psicologo da quasi 4 anni rho dovuto, da un anno a questa parte, assumere un farmaco (escitalopram) perché il distacco in alcuni momenti aumentava talmente tanto da procurarmi attacchi di panico (sono ossessionata dalla paura di avere un problema mentale e di perdere il controllo della mente rischiando di finire in un ospedale psichiatrico).

Detto ciò vorrei sapere da voi, nella sincerità più totale, sapere quanta speranza abbia un soggetto come me, affetto da un disturbo simile di poterne guarire oppure se bisogna rassegnarsi al fatto di avere una patologia e di doverne avere a che fare per sempre (cosa che io credo molto più probabile).

Grazie
[#1]
Dr.ssa Maria Rosaria Ospite Psicologo 2
Cara,
Un sintomo non è un disturbo, ma un modo di espressione e funzionamento della struttura psichica in certi momenti, nei quali sembra che si verifichi una perdita del senso, un infragilimento dei riferimenti simbolici.
Ognuno ha una propria struttura e questa non è modificabile in sé, ma molto si può fare circa il modo di averci a che fare, che significa conoscere i propri meccanismi di funzionamento, le proprie risposte inconsce e a quali elementi, dunque creare la possibilità che ci sia meno angoscia e perché no, si produca del nuovo nel modo di manifestarsi di tale struttura.

Resto a disposizione
Cari saluti
Dott.ssa Ospite

Dott.ssa Maria Rosaria Ospite

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottoressa, perdoni l'ignoranza. Il fatto che lei lo definisca un sintomo della struttura psichica e non un disturbo significa che lo ritiene reversibile o crede che situazioni del genere, come anche un umore depresso, siano sostanzialmente non più di tanto modificabili ma solo gestibili, in quanto ogni persona nasce in un dato modo e con date problematiche.
La ringrazio.
Bullismo

Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).

Leggi tutto