Call Center e soft skills, come farle valere e uscire dalla trappola?

Ho 34 anni ed ho cambiato tanti lavori, la maggior parte in ambito "Call Center", ho detto tanti "Buongiorno... come posso aiutarla? ".
Attività intensive che ti mettono a dura prova da un punto di vista psico-fisico, oltre ai risultati, vista, udito e corde vocali sono a rischio; ma sono anche attività che ti permettono di crescere e maturare acquisendo le cosiddette soft-skill come la capacità di ascolto (che aiuta tanto nella vita!) , il multi-tasking, il problem-solving, la dialettica, impari a organizzarti il lavoro, gestire il tempo, rapportarti con colleghi e ad adattarti, grande virtù in questo mondo precario.
Il precariato se da un lato può far comodo come quando il lavoro "intermittente" è perfetto da conciliare con lo studio, dall'altro impedisce di poter fare carriera all'interno di un azienda che non è disposta (non perché non vuole, ma perché non può) ad instaurare un rapporto di collaborazione duraturo.
Le aziende sono incentivate ad assumere persone sotto i 29 anni o a non assumere chi in passato vi ha già lavorato, nei contesti dove il turn-over è alto tutto ciò è deleterio.
Le soft-skill tanto decantante (ironia), perdono appeal perché restano meno importanti dei fatidici "requisiti di collocabilità" (età, percezione di sussidi, etc).
Morale dalla favola: il meccanismo perverso del Sistema nel quale sono inciampato ora mi allontana dal mercato del lavoro.
Mi sento in trappola.
Se mi trasferissi altrove potrei trovare maggiori opportunità nel mio campo, ma lavorare in call center arreca stress tale da non consentire di farlo full time e una paga part time non darebbe senso a un trasferimento; se invece trovassi un full time la prospettiva sarebbe poco allettante.
Questo mi crea un blocco.
Ho provato a candidarmi per altri ruoli, ma i recruiters cercano solo candidati esperti e una laurea umanistica con 110 e lode e attitudini caratteriali pertinenti, non interessano.
Ho anche pensato ad investire in formazione, ma quando durante il colloquio di ammissione a un Master ti viene detto che non è facile garantirti lo stage poiché le aziende cercano età bassa, inizia lo scoraggiamento; tra le righe ti dicono che la tua iscrizione non è auspicabile, inficerebbe sul rapporto di occupazione.
Infine ho provato a immaginarmi libero professionista o imprenditore, ma mi sono reso conto di non avere gli strumenti necessari e di non essere convinto in questo momento storico di incertezze e insicurezze a favore di un elite sempre più ristretta di privilegiati.
La perplessità nasce perché vorrei raccogliere qualche frutto dopo tanti sacrifici, andare a vivere da solo, ma sembra un'utopia.
E allora ti chiedi: come posso migliorare la mia situazione?
Aprirmi nuove strade?
Far si che il mio passato lavorativo diventi un vantaggio e non un limite?
Nel frattempo la circa è diventata estenuante e l'entusiasmo è sempre più lontano.
Grazie in anticipo.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.7k 179
Gentile utente,
come sempre prima di dare il mio parere ho letto tutte le richieste che ci ha mandato.
Sia a quelle mediche che a quelle psicologiche i colleghi di Medicitalia hanno puntualmente risposto.
Le sue varie repliche fanno pensare che lei "resista" a tutti i suggerimenti (il termine è tra parentesi perché rimanda ad un preciso atteggiamento noto in psicologia), forse desiderando soprattutto dialogare con sé stesso, sotto il pretesto di una domanda rivolta ad altri; forse volendo esercitare una sorta di braccio di ferro intellettuale, appagante di per sé; forse, infine, cercando una risposta precisa che non vuole dare a sé stesso.
Ciascuna di queste ipotesi, e altre che se ne possono formulare, rimanda all'utilità, già segnalatale dalla mia collega dr.ssa Scalco, di rivolgersi ad uno psicologo del Lavoro per definire gli ambiti di applicazione dei suoi interessi e delle sue competenze, o direttamente ad uno psicoterapeuta per riconoscere e superare le idee autosiluranti con le quali lei affonda ogni sua iniziativa.
Se lei sta già percorrendo queste strade, non si capisce perché si rivolga di nuovo a noi. Se invece non ha ancora un suo terapeuta, provi a chiedere a sé stesso il perché.
Il costo? Ma quello degli specialisti, alle ASL, al Consultorio, al Centro di Salute mentale, è nullo o quasi, purché si faccia fare dal medico di famiglia la richiesta; e presso molti privati è molto contenuto.
Non ritiene di aver bisogno di specialistici?
E allora, caro utente, perché si rivolge proprio a noi, che veniamo selezionati per essere proprio questo: degli specialisti, ciascuno nel proprio campo? Spera forse che improvvisamente dal cappello uscirà il coniglio, e al posto dell'andrologo incontrerà il mago, al posto della psicologa la fattucchiera o la chiromante?
Il suo disagio non potrà che crescere, se continuerà ad ingannare sé stesso in questo modo.
Per esempio lei ha al suo attivo, dice, una laurea umanistica con 110 e lode. Perché dunque va inseguendo attività estranee a queste competenze, a questo titolo? Può insegnare. Perché non lo fa?
Ora immagino che si prepari a rispondermi che non è facile e cose simili, come se in Italia non ci fosse nessuno che insegna. Come sa, c'è in vista una serie di concorsi.
Anziché continuare a cercare attività in cui i suoi titoli non vengono riconosciuti, chi potrebbe negare anche solo la strada delle lezioni private o l'insegnamento in una scuola religiosa ad un laureato in Lettere o in Filosofia?
Mi creda, caro utente, con i dovuti strumenti, coi debiti aiuti, ogni problema trova una qualche via di superamento, lasciando se non altro il bilancio positivo di avercela messa tutta. Usare arzigogoli mentali per sfuggire la realtà, porsi problemi esistenziali come fanno gli adolescenti, non è produttivo.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Gent.ssma Dr.ssa Potenza,
grazie davvero per il suo riscontro e per il suo tempo. Ho letto con attenzione le sue parole e in effetti mi sono riconosciuto in alcune sue valutazioni che considero preziose perché mi hanno dato degli spunti di riflessione importanti. Allo stesso tempo, non posso condividere tutto ciò che mi scrive.
Immaginavo che le richieste precedenti degli utenti venissero lette prima di rispondere, ma allora è proprio vero che il nostro passato è imprescindibile agli occhi altrui?! Lo dico con spirito, è una battuta.
Scherzi a parte, se è vero che più volte mi è stato suggerito di rivolgermi a uno specialista, è anche vero che in questa sede, è un suggerimento ricorrente. Si ripete in quasi tutti i consulti, con tutti gli specialisti, anche nei casi più banali. La mia non è una polemica, anzi trovo sempre nei vostri suggerimenti professionalità e buona fede e nel suo caso anche cordialità. Questo forum è un'opportunità della Rete, ad "approfittarne" non c'è nulla di male, d'altronde se questo stesso forum esiste forse è perché serve; un'utilità non limitata al sentirsi dire di rivolgersi a uno specialista. Mia opinione.
Rispondo alla sua domanda. Se non mi rivolgo a un professionista del settore è perché non considero i miei bisogni legati a una difficoltà interna, ma esterna. Intendo dire che mi sento bene con me stesso e se oggi il "lavoro" è un tema assai complesso, non credo che una terapia psicoterapeutica posso essere la soluzione. Certamente può essere utile per aumentare la proprio consapevolezza e trovare nuove risorse interne, potenzialità inespresse, ma resta il fatto che il lavoro è poco e le condizioni sempre peggiori, vanno a ribasso. Stamattina ho contattato un agenzia per il lavoro e, senza scendere nei dettagli, ho ricevuto l'ennesima conferma di quanto ho già scritto nel mio primo messaggio. E' questo che non va.
Continuo a risponderle. Se scrivo una richiesta tramite questo forum è perché non cerco un percorso da avviare, ma uno spunto, un'illuminazione, un qualcosa che mi sfugge. Ci provo parlando con amici, scrivendo su forum (non solo in ambito medico), leggendo, ma anche conoscendo storie di altri, affacciandomi a nuove cose, sperimentando quando possibile. Medicitalia è solo una delle tante modalità; inoltre avrà notato che le mie richieste non sono innumerevoli e mai indicano la ricerca di una magia. Sono troppo distante dai fattucchieri e chiromanti, anzi penso che il mio atteggiamento troppo realistico in alcuni casi paradossalmente potrebbe limitarmi.
Si, ho una formazione umanistica con il massimo dei voti, ma non in Lettere e Filosofia; ultimamente ho cambiato la mia visione sui concorsi ed ho iniziato a parteciparvi. Considero anche la strada dell'insegnamento anche se la mia laurea in materie sociologiche non è molto richiesta per le supplenze di lunga durata (quelle sostenibili). Le lezioni private vanno bene per arrotondare, non è quello che mi serve ora.
Cercare di inserirmi nel mondo del lavoro valutando anche strade diverse dalle mie precedenti (quindi i call center) è un tentativo di riqualificazione. Ci sono persone che hanno studiato per diventare avvocati e si ostinano a restare a casa piuttosto che provare a fare altro, fin quando non trovano il lavoro ambito. Io provo ad agire in maniera diversa. Era questo il senso.
Mi ha colpito la sua allusione all'adolescenza. L'ho colta con ironia, infatti ho sempre pensato che la mia generazione è messa in condizioni tali da ritrovarsi adolescente, senza poter godere dei vantaggi, ma solo dei limiti che ne sono tipici.
Seppur alcuni passaggi indicano fraintendimenti, ragionerò sulle sue parole. Mi perdoni per la schiettezza, ma anche io ho letto qualcosa su di lei e penso la apprezzerà. Grazie ancora per il suo tempo.