Terapia breve e altra terapia

Dottori buongiorno

Vi porgo una domanda poiché mi piacerebbe sentire un parere esterno.
Da circa un anno soffro di depressione, ansia e attacchi di panico.
Non ho più veri e propri attacchi di panico da circa 3 mesi ma ho ancora stati ansiosi molto forti, giramenti di testa, derealizzazione, ma soprattutto l'evitamento è diventato sempre più forte causandomi agorafobia molto accentuata e anedonia.
Quando esco di casa da solo percepisco una forte paura, l'ambiente mi sembra sproporzionato e mi sento sempre sull'orlo dello stare male.
Da settembre seguo una psicoterapia, la quale mi ha dato spunto ed aiutato a riflettere e sistemare alcuni degli aspetti della mia vita come la famiglia, l'omosessualità, il rapporto ostile con mio papà.
Mi trovo molto bene con la mia psicoterapeuta e gli incontri sono sempre piacevoli e costruttivi.
Tuttavia, la sintomatologia fisica non migliora ed a questo proposito ho letto molto sulla terapia breve strategica come aiuto "materiale" e "immediato" proprio sulla sintomatologia e su quei circoli viziosi mentali che si vengono a creare come nel mio caso e che sono difficili da sbloccare.
La mia domanda è la seguente: i due tipi di terapia possono essere seguiti contemporaneamente o ci sono delle controindicazioni?
Mi piacerebbe continuare a seguire la psicoterapia poiché credo che mi stia servendo ma allo stesso tempo mi piacerebbe anche provare ad affacciarmi all'altra per provare a stare meglio fisicamente.
Vi ringrazio per qualsiasi consiglio vogliate offrirmi.
Cordialmente.
Buona giornata.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
Gentile Utente,

prima di pensare di affiancare un altro tipo di terapia o comunque di fare delle modifiche alla terapia, ne ha parlato con il terapeuta? Ha detto che sente di essere ancora in difficoltà per quanto riguarda la sintomatologia?

Il problema della sintomatologia è mai stato affrontato concretamente in terapia? Se sì, come?


Attualmente Lei che tipo di terapia segue?

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottoressa e grazie per il suo interessamento. Attualmente non so molto bene che tipo di terapia seguo. In un'occasione alla mia domanda mi e stato risposto che non si trattava completamente di una tcc ma di un insieme di terapie. Ad ogni appuntamento io porto sempre come primo problema i miei sintomi fisici che a mio modesto parere sono di centrale importanza, la ma terapeuta mi dice che sono espressioni della mia paura di affrontare le cose, di crescere, di evolvermi, di affrontare le responsabilità.. un po come fossero una scusa. Ed effettivamente quando due mesi fa ho provato a riprendere un lavoro nuovo dopo un mese in cui stavo a casa a causa del licenziamento che era avvenuto proprio a causa dei miei sintomi ho avuto dei miglioramenti per quanto riguarda la paura di uscire da solo e di stare da solo fuori casa, tuttavia, in un mese e mezzo di lavoro non ho mai smesso di sentirmi male a lavoro con ansia, giramenti di testa, tensione al collo, tachicardia, dissociazione..
In sintesi come dicevo nel mio post precedente mi sembra che la terapia che io stia facendo sia una terapia fattibile da qualsiasi persona nell'ottica di migliorarsi e di capire alcuni aspetti della propria vita e del proprio carattere e del proprio modo di fare, che sta anche funzionando, ma non sui sintomi fisici.
Posso essere d'accordo sul fatto che se mai faccio le cose allora mai starò meglio, ma la sintomatologia fisica che persiste non mi fa fare quel salto, non mi da quella spinta che vorrei darmi dicendo, ok, non va tutto alla grande ma posso essere in grado di migliorare e migliorarmi. In ogni cosa che penso di fare mi vedo stare male e questo mi fa demordere e fa abortire qualsiasi idea.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
Buongiorno,

con tutti i limiti di una consulenza on line

Lei scrive: "...mese in cui stavo a casa a causa del licenziamento che era avvenuto proprio a causa dei miei sintomi ho avuto dei miglioramenti per quanto riguarda la paura di uscire da solo e di stare da solo fuori casa "

E' perfettamente ovvio che se una persona EVITA di fare ciò che gli fa molta paura, di conseguenza i sintomi legati proprio all'ansia e alla paura non ci sono più o si attenuano.


Ma questo peggiora la situazione, perché una volta tornato al lavoro (o comunque al di fuori della propria comfort zone), i sintomi aumentano e la persona sta peggio. Allora, per associazione, inizia a pensare che l'unica soluzione sia quella di stare a casa ed evitare di frequentare proprio quegli ambienti, luoghi o persone che, secondo questa errata credenza, farebbero aumentare i sintomi e il malessere.

A questo punto, una psicoterapia deve essere mirata ad aiutare il paziente a FARE ciò che non riesce a fare e a capire come fare per affrontare la quotidianità con tali paure.

Nello specifico, sarebbe interessante approfondire che cosa accade al lavoro nel senso quali timori scattano in Lei. Ma questo è un tema della psicoterapia.

La TCC prevede indicazioni molto pragmatiche per affrontare tali paure e sintomi, ragion per cui, ancora una volta, La invito a chiarire col curante questa Sua esigenza.

Cordiali saluti,
[#4]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottoressa e grazie per il suo gentile intervento.
Io sono perfettamente d'accordo con lei, nel senso che quando sono tornato a lavoro per un mese (preciso che era un nuovo lavoro in quanto il precedente lo lasciai a causa dell'ansia e degli attacchi di panico che però, le dico con sincerità, colsi come una palla al balzo per liberarmene poiché mi sentivo sfruttato e poco apprezzato) sono stato meglio per quanto riguarda il rimanere da solo fuori casa per anche 10 ore, spostarmi da solo, tuttavia proprio durante le ore lavorative era una tortura continua, come se per 8 ore dovessi stare a galla dentro all'alta marea senza saper nuotare. Adesso le dico, a me neanche quest'altro lavoro piaceva, non mi piaceva l'ambiente, non mi piacevano i colleghi né il mio ruolo, ma la cosa strana è che nella vita ho sempre messo davanti le responsabilità e mai mi sarei sognato di mollarlo prima di trovare altro o senza comunque avere le spalle riparate economicamente. E invece l'ho fatto, dopo un mese e mezzo una sera mi sono detto sono stanco di trascorrere la giornata lavorativa tentando di trattenere un possibile attacco di panico, con la vista sfocata, la testa che gira, la voglia di scappare, il senso di irrealtà e le vertigini, e sono rimasto di nuovo a casa. E ora da che avevo ripreso una piccola autonomia, anche l'idea di fare 500 mt di strada da solo mi paralizza. Ho un bel curriculum e ricevo sempre proposte di colloqui che neanche sto facendo. Mi sento un eremita inetto e incapace e più provo a dirmi guarda che tu non sei cosi, pensa a quante cose hai fatto da solo e riprenditi, più mi autosaboto e mi risiedo sul divano. A lavoro non so quello che scattava dottoressa, oltre a dirmi ma cosa ci fai qui a fare questo lavoro se non ti interessa e ti trovi male? E la paura di stare male era COSTANTE. una tensione continua tanto che la sera tornavo a casa e mi mettevo a letto senza neanche cenare dalla stanchezza. La cosa strana era che, finita la giornata, uscivo dal lavoro e mi sentivo in grado di fare qualsiasi cosa fuori da quel posto e libero dalla costrizione di dover rimanere fermo a lavorare. Le dico che a volte uscivo così rilassato da farmi una passeggiata prima di prendere il treno per tornare a casa..
A me la mia psicoterapeuta piace, tuttavia mi sembra che il suo approccio sia poco pratico, poco pragmatico. Io sono contentissimo di conoscere me stesso, di capire cosa mi ha reso la persona che sono e quali sofferenze mi hanno segnato, tuttavia questo non mi dà tranquillità a proposito dei miei sintomi fisici che non passano.. La ringrazio per la pazienza che mi riserverà nel leggere la risposta.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
Gentile,

una psicoterapia è utile se permette un cambiamento. Conoscere degli aspetti di cui non sono consapevole mi è utile nella misura in cui io posso utilizzare questa informazione a mio vantaggio. Ma se anche conoscessi tutto di me, delle dinamiche relazionali e non riuscissi poi a stare al lavoro tranquilla (o a stare da sola, a prendere i mezzi, e stare in un luogo chiuso, ad esempio), tutto ciò non mi servirebbe a nulla.

Per queste ragioni a mio avviso deve discutere questo problema con il curante.

Cordiali saluti,
[#6]
dopo
Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa Pileci,

Grazie per aver risposto ancora. Sono perfettamente d'accordo con lei, ha centrato il punto focale della situazione. Gli aspetti discussi sono stati illuminanti ed utili al fine di migliorare i miei rapporti attraverso me stesso e i miei comportamenti e i miei punti di vista. Ho lasciato cadere muri molto alti. Tuttavia mi viene richiesto di correre senza prima passeggiare, poi camminare e poi andare a passo svelto. Le giuro che vorrei tanto tornare la persona di prima ma da solo non riesco proprio fisicamente.
Discuteró con la mia curante sulla terapia in atto e le chiederò eventualmente di provare a fare un passo indietro in accordo.
La ringrazio per la piacevole conversazione avuta.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
"Tuttavia mi viene richiesto di correre senza prima passeggiare, poi camminare e poi andare a passo svelto."

E' questo il punto: il training deve essere graduale, altrimenti chiunque potrebbe spaventarsi o credere di non potercela fare.

In bocca al lupo per tutto! ;-)

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