Incertezza convivenza

Buongiorno,
Vivo all’estero da 8 anni e da 6, 5 anni sto con un ragazzo.

Da poco abbiamo preso un appartamento in affitto ma ci sono dei problemi.
Lui mi ha detto che stava iniziando ad abituarsi a vivere da solo e che avrebbe voluto vivere da solo fino a fine estate.
Io ci sono rimasta male perché nn ho capito il motivo per cui avesse accettato di vedere l’appartamento e gli ho chiesto di riflettere.
Abbiamo deciso di prendere l’appartamento.
Il gg che dovevamo firmare il contratto ho avuto una crisi di panico e ne ho parlato con lui.
Lui mi ha detto che era ansioso ma abbiamo preso l’appartamento.

Le 3 settimane che hanno preceduto la convivenza, ho avuto degli attacchi di ansia e abbiamo spesso discusso.
Lui mi ha detto che ce l'ha con me perché prima che avesse il contratto indeterminato nn ho voluto convivere con lui, mentre ora si e che mentre lui viveva con i suoi, io vivevo da sola.
Io gli ho spiegato ancora le mie ragioni e gli ho detto che avrebbe potuto fare come me.

Da sabato conviviamo, io mi sento meglio mentre lui è ansioso.
La sera fatica a dormire (si addormenta alle 3) e, ieri sera, voleva passare dal suo amico.
Gli ho detto che nn è normale che ora lui nn voglia passare del tempo con me.
Lui ha detto che la decisione di vivere insieme è stata un po’ forzata e che aveva paura che io l’avrei lasciato e che i miei avrebbero pensato che lui nn ha intenzioni serie.
Mi ha detto che avrebbe preferito vivere da solo e prendere l’appartamento più avanti.
Mi ha chiesto se può dormire 2 notti a settimana dai suoi e ho detto di no! Lui mi ha detto di provare a stare insieme questo mese e, in caso, riprendere 2 monolocali e provare a riconvivere più avanti.
Mi ha chiesto cosa penserebbero i miei se dovesse succedere una cosa del genere e se io lo lascerei.
Io gli ho detto che percepisco che nn è contento e che l’importante è che siamo felici e, se lo siamo, è inutile vivere insieme.
Mi ha detto che io nn devo rovinare la mia vita dietro a lui e che lui nn vuole che io faccia la fine di suo papà (essere sola all’estero per tutta la vita).
Mi ha detto che devo decidere se voglio vivere qui o tornare in Italia perché lui in IT non potrebbe seguirmi per via del lavoro (lui è straniero).

Mi ha fatto male sentirmi dire che vorrebbe tornare a dormire dai suoi 2 volte a settimana quando per anni non ha fatto altro che dirmi che voleva andare via da casa sua vista la situazione.

Lui dice di amarmi e che nn è che non vuole stare con me, ma avrebbe preferito rimanere da solo ancora un po’.

Le mie paura con lui sono legate ai suoi in quanto fatico ad accettare che nn abbia una famiglia come la mia.
Ho paura che lui non abbia un carattere abbastanza forte e nn so come gestire le sue paure.
Mi sono pentita di aver preso l’appartamento nonostante avesse espresso i suoi dubbi e ho la pressione di mia mamma che vuole vedermi accasata perché ho 37 anni e continua a dirmi che il tempo passa e nn concludo nulla.

Cosa dovrei fare una volta che passa questo mese?
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Dr.ssa Caterina Zanusso Psicologo, Psicoterapeuta 86 1
Gentile utente,
mi pare che ci sia un sovraffollamento di paure reciproche mal espresse. Lei ha paura che lui la lasci, che non la ami, che sua madre non l'approvi, che resterà sola, che lui non sia abbastanza forte ecc ecc....Partirei dal fare ordine in queste sue paure prima di coinvolgere quelle del suo ragazzo, che a sua volta a quanto dice è spaventato. In effetti le aveva detto che non si sentiva pronto, avete comunque preso questa decisione forse spinti dal fatto che avrebbe voluto dire qualcosa di brutto se non l'aveste fatto, sapendo entrambi di non essere sereni con questa scelta, visto anche i suoi attacchi di panico. Cosa vi ha spinti pertanto? Le paure fanno parte della vita, ma basare una relazione su di esse forse non è utile e anzi, vi farà percepire sempre più di vivere sul filo del rasoio. Lei cosa vuole? Faccia chiarezza e poi lo comunichi con coraggio al suo compagno. Cercate di parlarne con l'obiettivo di conoscervi, non di possedervi, perchè senza onestà e autenticità in una relazione è dura sentirsi al sicuro a lungo andare. Potrebbe giovarvi una consulenza di coppia se siete entrambi disponibili. Sfrutti questo mese per comprendere cosa vuole, altro da qui non possiamo dire.
Saluti

Dr.ssa Caterina Zanusso - Psicologa Psicoterapeuta Padova e Skype
Cell: 347.1173841 Mail: zanusso.caterina@gmail.com
www.caterinazanusso.com

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dott.ssa, la ringrazio per avermi risposto.
La mia paura più grande sono i suoi genitori: ho paura che per colpa loro soffrirò, rovinerò la mia vita e mi staccherò definitivamente dai miei cari.
Ad es, l’anno scorso suo padre è stato male e il mio ragazzo era arrivato a dirmi che avrebbe abbandonato tutto per occuparsi di loro. Sua mamma diceva di essere stanca e che doveva essere lui ad occuparsi di suo padre. In più, suo papà non vuole nessun aiuto esterno (ausiliare alla persona), ma vuole che sia la moglie ad occuparsi esclusivamente di lui, ma essendo di 7 anni più vecchia, lei è stanca ed esaurita. Mi è già capitato di andare a casa da loro e trovarmi in mezzo alle loro urla.
Sua mamma ora deve operarsi all'anca e il marito non vuole nessuna assistenza domiciliare, quindi non è ancora chiaro come faranno quando lei sarà all'ospedale.
Non sò cosa devo aspettarmi sia a livello di gestione delle situazioni, sia a livello di stress.
Sua mamma è molto ansiosa, chiama sempre suo figlio per lamentarsi che a sua volta diventa stressato e ansioso.
In merito alla convivenza, lui ha accettato perché aveva paura di essere lasciato e io non volevo deludere i miei.

Aggiungo che lui ha avuto una situazione familiare molto complicata: suo padre è un ex alcolizzato in depressione da più di 20 anni e che a volte ha pure alzato le mani su sua moglie.
Lui mi ha raccontato che quando aveva 13 anni, doveva mettersi in mezzo tra i genitori quando suo padre era sbronzo, in modo che non potesse picchiare sua mamma.
Inoltre, i suoi per andare a dormire dovevano passare dalla camera del mio ragazzo e lui non sopportava questa situazione, quindi non riesco a capire perché lui mi abbia chiesto di tornare a dormire li 2 volte a settimana. Aggiungo inoltre che la notta ha ancora la sensazione di sentirli passare per la sua camera! Lei cosa ne pensa?
Preciso che prima di conoscere me, lui non ha fatto nulla per rendersi autonomo e andare via di casa.
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Dr.ssa Caterina Zanusso Psicologo, Psicoterapeuta 86 1
Riprendo alcune sue parole che mi sembrano abbastanza esaustiva:
"In merito alla convivenza, lui ha accettato perché aveva paura di essere lasciato e io non volevo deludere i miei."

Forse la paura di perdere il partner se non si fa quello che si pensa l'altro voglia (per quanto riguarda il suo compagno) e la paura di deludere i genitori (su cosa peraltro? sarebbe da approfondire..per quanto riguarda lei) non sono ragioni solide su cui stabilire una convivenza come la vorrebbe lei, ossia adulta e indipendente. Il percorso d'indipendenza è sia come coppia ma anche come persone, che anche se in coppia siete e sarete sempre due persone libere e indipendenti di sentire e decidere. Peraltro a lei va bene che un uomo conviva con lei per paura? Rinnovo quindi l'invito a chiedersi "io cosa voglio per me?"

Inoltre, dalle sue parole entrambi sembra abbiate bisogno di svincolarvi dalle famiglie d'origine, non solo o tanto dal lato pratico che può o meno essere rivisto in alcuni limiti concreti ma non escluso,soprattutto in presenza di genitori anziani, quanto più nell'influenza di questi rispetto una propria autonomia psicologica.

Ne parli apertamente con il suo compagno, valutando assieme i timori di entrambi, senza "nascondersi" dietro le difficoltà dell'altro, ma partendo dalle proprie.

Avete pensato a fare qualche consulenza di coppia di modo che vi aiuti a far chiarezza e a gestire questa decisione in modo sereno?
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Utente
Utente
Buongiorno dott.ssa,
oltre a quanto accennato, entrambi abbiamo deciso di convivere per vedere come vanno le cose tra noi, non abbiamo fatto il passo solo per paura.
Entrambi proviamo un sentimento per l’altro, ma c’è spesso un forte stress per via della sua situazione familiare passata e odierna.
Questo è veramente il mio blocco più grande: i suoi genitori. Da una parte mi fa paura il loro passato, mentre dall’altra penso spesso che possano crearmi problemi in futuro per via delle loro pretese. Inoltre, penso (ma non ne posso essere certa) che se avessi un figlio ne soffrirebbe anche lui.
Diciamo che per me l’ideale sarebbe spostarmi altrove con il mio compagno, ma finché ci sono i suoi, lui non lo vuole fare.
Quando parlo della paura di deludere i miei genitori mi riferisco al fatto di fare delle scelte sbagliate e a un possibile fallimento della convivenza. Ho fatto presente ai miei le mie paure e anche loro hanno capito che il mio compagno sente troppo sulle spalle il peso dei suoi genitori, pero’, nonostante ciò mi dicono che tutti abbiamo dei problemi e che lui piano piano si renderà conto che la sua famiglia sono io.
Io vivo all’estero da diversi anni, non sono dipendente dai miei come lo è lui. Secondo lei, sulla base di quanto ho scritto e di quello che lui ha passato da ragazzo, perché è arrivato a dirmi che potrebbe tornare a dormire dai suoi 2 volte a settimana? Non è un controsenso? Questo proprio non lo capisco.
Per quanto concerne il mio ragazzo, oltre al sentirsi responsabile verso i suoi, la sua paura più grande è che io possa un giorno voler tornare a vivere in Italia. Ovviamente io non posso escluderlo del tutto perché qui oltre a lui non ho nessuno. Se mi dovesse capitare una buona opportunità lavorativa in Italia, ci penserei seriamente su.
Lui mi dice che se cio’ dovesse verificarsi non saprebbe come fare perché non parla bene l’italiano, anche se lui potrebbe chiedere un trasferimento momentaneo perché l’azienda per la quale lavora ha sedi in Italia (si è già informato).
Aggiungiamo anche l’azienda per la quale lavoro ha ridotto il personale e non si sà cosa accadrà in futuro. Io ho provato a fare dei colloqui per altre aziende ma per ora ho avuto solo esiti negativi.
In merito a questo discorso, lui mi ha detto che non vuole che io faccia la fine di suo padre, ma che preferirebbe sapermi felice in Italia, piuttosto che triste e depressa qui.

Riguardo alla sua domanda, a me non va bene che lui conviva con me per paura. In ogni caso, anche lui ha detto che vuole vedere come va questo mese e devo dire che la prima settimana è andata meglio del previsto (discorso della settimana scorsa a parte).
Lui mi ha detto che ha pensato di rivolgersi a uno psicologo per i problemi che ha durante la notte e credo che gli proporro’ di andarci insieme.
Altra cosa, lui non si confida mai con me e credo neanche con i suoi amici in merito alla sua situazione familiare. Credo che non sia un bene.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dott.ssa, Le scrivo ancora perché dopo quasi 2 mesi di convivenza, abbiamo ancora parecchi problemi.
Primo punto, da quando viviamo insieme, lui non è mai venuto a dormire insieme a me, ma sempre verso le 3 del mattino. Ora che siamo in quarantena, viene a dormire verso le 4 o le 5 del mattino. Gli ho già detto diverse volte che vorrei che venisse a dormire insieme a me, ma nulla, la situazione non cambia.
Al mattino, si sveglia verso le 12 e non fa nulla per aiutarmi in casa. Io sono in smart working e lui no. Addirittura, la prima settimana di smart working, ho dovuto pranzare da sola perché lui si svegliava parecchio tardi. Gli ho fatto presente che per me è una mancanza di rispetto nei miei confronti, ma lui sembra non capire, anzi, mi chiede di essere più flessibile e di accettare il fatto che lui dorma fino tardi al mattino.
Inoltre, tale situazione mi da particolarmente fastidio perché ho scoperto che lui passe le sue nottate anche a giocare con un suo amico online!
Secondo punto, i suoi genitori lo assillano per tutto e, ogni volta che hanno un problema, lui va in paranoia. L'altra sera, mi ha ridetto che se necessario lui è pronto ad abbandonare tutto per loro!
Mi trovo veramente in una situazione molto difficile
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Dr.ssa Caterina Zanusso Psicologo, Psicoterapeuta 86 1
Gentile utente,
rispondere a tutti questi interrogativi da qui non è possibile. Accolgo le sue fatiche e convengo che iniziare una convivenza durante una quarantena possa portare ulteriori sfide e soprattutto un'accelerazione della conoscenza reciproca e delle "misure". Detto questo, le sue narrazioni sono affollate delle preoccupazioni che le generano gli altri..il partner problematico con problemi irrisolti con i suoi genitori, ancora il partner che non dorme e gioca di notte e che non fa diversamente per venirle incontro, i genitori del suo partner come possibili generatori di problemi presenti e futuri, i suoi genitori come alleati da cui avere conferme rispetto alle sue scelte di vita e alle sue letture....lei in tutto questo dov'è? Tutto questo "occuparsi" mentalmente ed emotivamente di "tenere a bada" lo stato altrui le sarà sicuramente utile a qualcosa, cosa lo può sapere solo lei e potrebbe scoprirlo proprio in un percorso personale, non è una cosa che possiamo fare qui.
Questo non per togliere veridicità a quello che mi racconta, ma per dirle che anche se il il 90% di quello di quello che la fa stare male è "colpa" di qualcun altro, forse ha senso guardare il restante 10%, la parte che è sua responsabilità, o il suo ruolo che, anche se è limitato, è solo lì che può trovare le risposte che possono aiutarla.

In ultima battuta, se il suo compagno è desideroso di intraprendere un percorso buon per lui se ne sente il bisogno, mi chiedo però perché associarsi al suo, vista che è partita come una domanda individuale del suo compagno. C'è qualcosa che teme nel fare un percorso individuale? Se scrive qui credo che una domanda di un percorso, forse, se la stia già ponendo. Può considerare di portarla avanti con un professionista?
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dott.ssa la ringrazio per avermi risposto.
Ho pensato parecchio ad un percorso individuale e sto iniziando ad informarmi. A tale proposito, vorrei chiederle cosa ne pensa della tecnica emdr?
Il mio compagno cambia idea molto spesso in merito alla questione del farsi aiutare da una persona esterna, quindi per ora vorrei fare cio' che è bene per me per evitare di spingerlo a fare cose/scelte che non sente veramente sue.
Ho parlato diverse molte al mio compagno della nostra situazione e lui, pur capendo cosa mi ferisce, non fa nulla per venirmi incontro.
Credo che non lo faccia neanche per cattiveria, ma semplicemente perché lui a casa sua è stato cresciuto così e abbiamo stili di vita differenti.
Gli ho anche accennato che vorrei tornare a vivere da sola per ritrovare il mio equilibrio.
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Dr.ssa Caterina Zanusso Psicologo, Psicoterapeuta 86 1
Buongiorno,
è un'ottima tecnica in ambito soprattutto di psicologia di emergenza, che però non sarebbe il suo caso. Scelga comunque il terapeuta che le ispira fiducia, al di là dell'orientamento, controllando ovviamente che sia iscritto all'albo degli psicologi e che abbia anche l'annotazione dell'esercizio alla psicoterapia, basta inserire nome e cognome. Se mi dico in quale zona si trova posso eventualmente suggerirle qualcuno delle sue parti se ho conoscenza. Altrimenti può prendere in considerazione anche una psicoterapia via Skype.

Il suo compagno farà le sue considerazioni, è importante che lei faccia le sue e prenda le decisioni che ritiene migliori per se stessa (mi riferisco alla psicoterapia).

In merito alla decisione di tornare a vivere da sola credo che prima forse sarebbe utile affrontare la cosa assieme ad un professionista per avere piena consapevolezza e scegliere co maggiore serenità.

Saluti