Depressione e ansia o nuova consapevolezza?

Salve a tutti, dottori.


Purtroppo ~8 anni fa, complice un periodo particolarmente stressante arrivato in un momento dove già ero parzialmente instabile, sono definitivamente caduto in depressione con ansia e da quel momento in poi non mi sono mai più ripreso

Adesso ho tantissimi problemi perlopiù psicologici.
Non sono più riuscito a lavorare, a rilassarmi, a distrarmi, ad essere sereno, sono sempre in allerta per qualcosa che sta per accadere o accadrà in futuro.
Se prima con il prossimo avevo un rapporto pessimo, adesso praticamente non riesco a stare a contatto con nessuno né direttamente né indirettamente! Quei pochi amici che avevo, adesso sono spariti.


Ma la cosa che sicuramente mi sta annientando sono i PENSIERI NEGATIVI, questa rimuginazione ossessiva su me stesso, questa auto-critica, auto-svalutazione continua: notte, giorno, e pure nel sonno.
Mi sveglio la mattina con un’ansia elevatissima e con questi pensieri negativi nella testa.
Sono passato dall’essere una persona molto sicura di sé stessa ad essere un’ameba.
I pensieri mi martellano la testa, non mi lasciano mai in pace, assorbono il 99% delle mie energie e da anni non riesco a fare praticamente nulla! Vorrei concentrarmi su altro, cose semplici come leggere, fare una passeggiata, guardare film in santa pace, azioni banali, ma faccio tutto con apatia, senza piacere e con uno sforzo sovraumano.


Ad esempio, 3 giorni fa i miei pensieri si sono focalizzati sulla mia mancanza di personalità, sono una persona che non si è mai data un tono.
L’altro ieri mi sono concentrato sul mio pessimo rapporto con gli altri, e di come le relazioni col prossimo siano finite male, con l’altro che mi attaccava e io che subivo passivamente.
Infine ieri i miei pensieri si sono concentrati su un argomento a me molto caro, ovvero che in realtà sono sempre stato un bluff, a livello tecnico e/o lavorativo, mi sono sempre sentito superiore essendo però in realtà di scarso valore, inferiore.
In questi 3 giorni ho ripensato a tutti gli eventi e gli spezzoni mentali dove trovo conferma della veridicità di questi miei pensieri negativi su me stesso.


La mia domanda è: può l’ansia, la depressione, la rimuginazione portare a questo tipo di distorsione cognitiva riguardo se stessi o semplicemente STO FINALMENTE PRENDENDO CONSAPEVOLEZZA?
Cioè non è possibile che in realtà io sia sempre stata una persona senza valore, sotto ogni punto di vista, e me ne sto accorgendo solo ora?
Ormai metto in dubbio ogni cosa, anche quei pochi successi avuti in passato, che ora attribuisco alla fortuna, piuttosto che a vere capacità.
Alcune volte, invece, penso di aver avuto successo soltanto perché gli altri competitor erano scarsi.
Ogni tanto ho anche variazioni al tema, ma il fulcro rimane questo.


PS - Ecco, anche queste ultime riflessioni finali sono pensieri frequentissimi (da anni) che mi scavano costantemente nel cervello fino a farmelo esplodere (o meglio implodere).
[#1]
Attivo dal 2020 al 2022
Psicologo
Gentile Utente
I problemi di cui parla sono legati ad uno stato ansioso di cui è già consapevole.
L'altro aspetto che emerge è una bassa autostima e frequente rimunginazione (come ha scritto anche lei).
Sembra che abbia creato un circolo vizioso dove sono le sue stesse ansie e preoccupazioni a tenerla intrappolata e a non consentirle di trovare un modo efficace per farvi fronte.

Cosa ha fatto fino ad oggi per cercare di gestire queste sue difficoltà?

Come mai in tutti questi anni non ha pensato di chiedere aiuto ad uno psicologo che la potesse aiutare a fare maggiore chiarezza?
[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa,

avrei dovuto fare una premessa importante, ma il limite di 3.000 caratteri mi ha fermato. Per tutta la vita sono stato criticato: dai genitori, dai parenti, dagli amici, dagli sconosciuti. Per compensare queste continue critiche e la conseguente bassa autostima, reagivo impegnandomi nello studio e successivamente nel lavoro, sentendomi superiore, migliore degli altri. Questo mio approccio altezzoso verso il prossimo, generava ostilità. Ma all’ostilità degli altri, reagivo con rabbia e aggressività. Ecco qui chiuso il cerchio di quello che si può definire una personalità paranoide, cresciuta per decenni intrappolata in questo circolo vizioso ripetuto all’infinito. Di questo mio disturbo, ne sono (almeno a grandi linee) consapevole.

Ma non è questo il punto

In passato, ero una persona che guardava sempre avanti. Ignoravo completamente quello che dicevano gli altri, le critiche, le prese in giro, gli attacchi, me ne fregavo di tutto e tiravo dritto per la mia strada. In qualche modo anche ammesso avessi un ego spropositatamente gonfiato, per compensare la bassa autostima, questo paradossalmente mi consentiva di andare avanti sicuro di me stesso. Quando poi c’erano occasioni di confronto con gli altri, ed io non essendomi mai distratto dallo studio/lavoro oggettivamente verificavo di essere avanti a loro (per lo meno sul piano tecnico), mi sentivo ancora più sicuro di me stesso e continuavo così.

Quindi la bassa autostima c’è sempre stata, ma la compensavo da un’alta autostima derivante dal lato professionale, giungendo in qualche modo a una specie di equilibro che mi teneva integro psicologicamente, benchè "alla bell’e meglio".

Come già detto, il problema è nato circa 8 anni fa, quando non ho più retto lo stress, la pressione, sono crollato, ed ho perso l’unico appiglio (quello professionale) che mi manteneva in equilibrio.

Da quel momento non ho potuto riprendere la mia attività per i motivi già spiegati nel mio 1 messaggio, alimentando il circolo vizioso, da lei acutamente individuato, da cui ormai non riesco ad uscire
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