Sensi di colpa

Salve, ho 18 anni e una settimana fa di mattina ho trovato mio fratello sulle scale che mi guardava, alchè lo ho salutato...ma non mi stava guardando, era appeso con una corda, si era impiccato; ho tagliato subito la corda ma era troppo tardi, mio fratello è morto a 22 anni.

Adesso sto davvero male, i sensi di colpa mi perseguitano, quella mattina avevo chiamato mia mamma per dirgli che stavo uscendo per fare un compito da un mio compagno di classe e lei mi aveva chiesto di non lasciarlo da solo in casa in quanto entrambi i miei genitori lavoravano quella mattina, non gli ho dato retta e sono andato perchè non pensavo che mio fratello stesse così male...anche quando magari cercava di parlarmi non lo aiutavo perchè troppo preso nello studio e ripeto non pensavo stesse così tanto male, l'unica cosa bella che ricordo è che qualche giorno prima gli avevo fatto un discorso per sollevarlo e avevo detto "ti voglio bene perchè sei mio fratello e lo sarai per sempre" ma forse non ho fatto comunque abbastanza, mi chiedo se io avessi avuto davvero la possibilità di evitare tutto questo, se fossi stato più presente, non so cosa fare.
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Dr.ssa Angela Barbera Psicologo 21 1
La persona che si uccide perde di vista ogni aspetto positivo della sua vita, entra in un una visione tunnel in cui l’unica soluzione per non soffrire più è la morte e in cui non esistono alternative. Può non pensare agli effetti devastanti del suo gesto sugli altri perché immerso nei suoi problemi, o perché immagina che senza di lui gli altri staranno meglio. Spesso il suicidio non ha un unico motivo ed è inutile continuare ad arrovellarsi per comprendere il perché. I se sono infiniti. Così come non ha senso rimproverarsi di aver potuto prevenire: una persona che pensa al suicidio può avere cambiamenti molto graduali difficili da cogliere e interpretare, può anche nascondere abilmente il suo proposito e anzi, una volta presa la decisione, può apparire finalmente sereno e confondere chi lo osserva.

Per uscire dai sensi di colpa è importante parlare, confrontarsi con altri con la stessa esperienza, provare a pensare che comunque nessuno è responsabile delle azioni e delle decisioni di un altro, cercando di perdonarsi se si pensa di aver mancato in qualcosa e ricordando tutto ciò che di positivo si è fatto per l’altro.

Il suicidio è una cosa che non ha né diritti né doveri. Di fronte a esso ci sono solo due sentimenti: di pietà, di enorme pietà, per lo stato di disperazione che ha condotto la vittima al suicidio. E di rispetto. (I. Montanelli).

Dr.ssa angela barbera