Amore a distanza e progetti

Sono una ragazza di 32 anni da 4 anni in una relazione a distanza con un uomo di 41, viviamo in regioni lontane che prevedono che per vederci dobbiamo prendere treno+areo e quindi in questi anni ci siamo visti circa una volta al mese e abbiamo passato medi periodi insieme solo durante le vacanze.
Io sono precaria ma con buone prospettive nel settore pubblico, mi sto dando molto fa fare coi concorsi e ne sto facendo in tutto il nord italia non avendo nessun legame nella mia città.
Anche lui precario, vive in una zona con poche possibilità di lavoro, però ha una casa di proprietà, vicino alla madre vedova cui è molto legato.
Lui soffre meno la distanza di me riesce a mantenere vivo il rapporto con la comunicazione difitale, cosa che invece io sto iniziando a odiare.
Ho solo da poco su mia iniziativa comunciato a parlare di futuro in maniere più delineata stanca del fatto che lui non lo ha mai fatto, preferisce "vivere il presente" da sempr.
Di fatto io non vivo nè il presente in quanto sto sempre sola nè posso vedere nessun futuro perchè come dice lui "non è fattibile al momento", lui dice verrebbe nel nord italia dove sto io ma non è attivo nella ricerca di un lavoro e mi ha detto che non farebbe un lavoro qualsiasi per sottomettersi alle mie condizioni dato che io non sacrificherei per lui i miei studi per andare li dove non c'è lavoro.
Io sento un profondo senso di ingiustizia in tutto questo, oltre a sentirmi costantemente triste se non alienata e inevitabilmente sola, solitudine che sento pesarmi in ogni situazioni perchè non ho nemmeno due genitori su cui contare.
Lui per quel che può è presente, mi da conforto e mi aiuta economicamente nei limiti del necessario (non si parla nel modo più assoluto di grandi somme), sono più io che vado li che lui da me e quando ci vediamo sono stanca per il viaggio, frustrata per gli incontri cosi brevi e depressa perchè non c'è modo con lui di palare di futuro e litighiamo sempre anche con toni accesi.
Mi sento legata a lui mi è stato sempre di conforto (e me lo rinfaccia) ma sto pensando di chiudere.
Gli ho detto che è normale pensare al futuro e a una famiglia, che la vorrei, vorrei la mia vita con una mia famiglia e che lui di fatto mi impedisce di realizzare questo mio desiderio.
Lui di contro dice che sono debole e e vigliacca perchè non è lui che voglio ma solo un uomo qualsiasi funzionale al farmi una famiglia.
E' cosi?
sono egoista io ad avere dei sogni dei desideri?
sono crudele io a voler chiudere se stare con lui significa condannami a un'esistenza di frustrazione e solitudine e incertezza?
mi da anche dell'impaziente ma siamo nella fascia d'età 35-40 siamo insieme da 4 anni e io ritengo siamo arrivati a un punto in cui o si va avanti o non è piu possibile per me continuare.
Mi sento di vivere sospesa e ho paura di trovarmi sola senza nessuno per aver messo da parte la mia volontà individuale, anche se il mio progetto è un progetto di coppia.
Non so che fare, sono molto confusa.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente,
la confusione e la frustrazione che la stringono in questo momento sono tangibili, infatti dall'email che ci ha mandato non si delinea un quadro con elementi precisi, quanto una situazione di solitudine, risentimento e sofferenza.
Si intravedono due persone abbondantemente adulte che hanno iniziato una relazione anni fa ma la stanno lasciando declinare nelle recriminazioni e nel disagio.
Quanto al lavoro siete tutti e due ancora precari, il che alla vostra età già è strano, ma sembrate muovervi nell'ambito di aspettative differenti: lui dice che verrebbe nella sua regione ma "non farebbe un lavoro qualsiasi per sottomettersi alle mie condizioni dato che io non sacrificherei per lui i miei studi per andare li dove non c'è lavoro".
Frase oscura. Il lavoro si sceglie in base a quello che si trova e si spera sia compatibile con le proprie attitudini e titolo di studio. Cosa c'entra il fatto che lei non voglia muoversi?
Ma anche questa sua posizione è alquanto particolare.
Dichiara di sentirsi sola, di non essere legata né alla sua città né ad una famiglia, che non ha più. Nemmeno ad una carriera, dal momento che non ha un lavoro fisso, anzi è stata addirittura costretta a farsi aiutare economicamente da lui.
A questo punto, se non ha deciso di raggiungerlo e di iniziare una convivenza, forse è perché nessuno dei due lo voleva davvero. Se un qualche buon senso, adesso, passati quattro anni, le suggerisce che non è con lui che può costruire un futuro (cosa che del resto lui le ha già detto abbondantemente) cos'altro aspetta?
Lui, evidentemente appagato e sereno nei suoi affetti e con sua madre vicina, le dice frasi alquanto manipolatorie per costringerla a rimanere disponibile; ma lei non ha più l'età per cascarci, e nemmeno più lo stato d'animo, mi pare.
Ma eccoci al punto cruciale. Lei scrive: "Mi sento di vivere sospesa e ho paura di trovarmi sola senza nessuno per aver messo da parte la mia volontà individuale, anche se il mio progetto è un progetto di coppia".
In effetti, lei vive sola nella sua città. Nessun amico, nessun parente, nessun collega, né uomo né donna? E si è andata a scegliere un fidanzato così lontano, nel deserto di relazioni che ha intorno?
Qualcosa non ha funzionato già prima di questa relazione infelice.
Ora è il momento di affidarsi ad un bravo terapeuta e di cominciare a fare chiarezza in sé stessa e negli obiettivi realmente desiderati e realmente realizzabili della sua vita.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com