Interruzione involontaria della psicoterapia

L'anno scorso il mio psicoterapeuta ha interrotto un'analisi di 4 anni, dicendomi al giorno stesso che sarebbe stata l'ultima seduta in quanto 6 mesi prima aveva effettuato la richiesta per la pensione anticipata e glie l'avevano approvata.
Abbiamo parlato delle motivazioni per cui non mi aveva avvisata prima, temeva che io vivessi la cosa come un abbandono e lasciassi la terapia, e a fine seduta si è mantenuto disponibile per una seduta extra nel caso lo avessi trovato ancora disponibile di lì ad un mese (doveva andare in vacanza).
Ho usufruito di quest'ultima concessione ma è inutile dirvi che non è bastato ad attutire lo shock avuto, perché per quanto sapessi la sua età non ero pronta a questo momento.
Da quel giorno in poi è iniziato un lento decadimento durante il quale ho attraversato diverse crisi che, da sola, facendomi forza ho cercato di superare trascinandomi avanti.
Tuttavia sento di non essere più la stessa, è come se stessi tornando indietro inesorabilmente e tutto questo mi spaventa perché ho paura di ritornare alla non vita degli anni precedenti alla terapia.
In realtà lo psicoterapeuta disse pure che avrei potuto chiamarlo nel caso fossi stata male ma figuriamoci, penso che siano i soliti palliativi che si rifilano a fine terapia, e di certo non potevo e posso disturbarlo dopo che l'analisi si è conclusa, in ogni caso essendo lui in pensione e per lo più dopo quasi un anno.
Non so che fare, non posso permettermi uno psicoterapeuta privato, la sede del dipartimento di salute mentale dell'ASL del mio comune di riferimento è stata chiusa, ed adesso nella piccola ala di essa che sopravvive in una struttura ospedaliera destinata ad altri servizi Asl, opera un solo terapeuta, il quale del resto è stato lo psicoterapeuta di mia sorella, ed anche lui ha oltrepassato i 60 anni.
Inoltre non capisco se sia giusto o meno per me affrontare un'altra terapia perché ho paura che il mio sia solo un bisogno di colmare il vuoto che ha lasciato l'interruzione repentina dell'alleanza precedente... Sono confusa, non capisco cos'è meglio per me, mi manca la terapia e il terapeuta, ci ripenso costantemente, sento di aver bisogno di qualcuno con cui parlare, mi sento sola e depressa ed a volte mi sembra di impazzire, non riesco a parlare di questo con le poche persone che ho intorno, e questi tempi folli da Covid non mi aiutano... Cosa dovrei fare?
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

Lei sostiene di aver effettuato un'analisi di ben quattro anni; questi anni non sono stati sufficienti per risolvere il problema per il quale Lei è andata in terapia?
Posso chiederLe per quali ragioni era in terapia?
Quali obiettivi avevate fissato e quali raggiunto?

Riguardo al fatto di iniziare eventualmente un trattamento con un altro terapeuta, sinceramente capisco le Sue perplessità, ma vorrei incoraggiarLa ad avere questa fiducia. D'altra parte i terapeuti vanno in pensione, muoiono perfino, si assentano per forza durante la maternità o per malattie, ecc... e rifletterei come mai questo specifico attaccamento a quel terapeuta che sembra insostituibile.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta. Sono andata in terapia principalmente perché avevo difficoltà a relazionarmi con altre persone, non avevo né amici nè una relazione e per lo più avevo episodi di ansia, attacchi di panico, comportamenti ossessivi compulsivi, ed episodi di dissociazione. Non c’è stato un accordo preciso sugli obiettivi da raggiungere, ma penso fosse implicito che dati i miei problemi l'obiettivo era il miglioramento dei sintomi e la capacità di relazionarmi in primo luogo con me stessa e poi con il mondo esterno . Ad oggi con molti sforzi vivo una relazione più o meno stabile da un anno, tuttavia ho ancora difficoltà a mantenere amicizie, rapporti lavorativi ed in generale ad inserirmi nel tessuto sociale, ed i sintomi di cui parlavo, e che con la terapia erano migliorati, se non scomparsi, si stanno ripresentando.
Per quanto riguarda il mio attaccamento a quel determinato psicoterapeuta dottoressa, so che si tratta di transfert, per me era diventato la figura di riferimento che tanto il mio inconscio desiderava perché tanto gli era mancata durante l'infanzia. Proprio per questo mi chiedo se sia giusto o meno intraprendere un'altra terapia e quindi passare da un transfert a un'altro. Tuttavia mi rendo conto che da sola ancora dopo un anno continuo a rimanere in questa sorta di regressione infantile e non riesco a progredire. E da qui il circolo vizioso che mi riporta di nuovo alla stessa domanda.
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Da una parte credo che la scelta sia in qualche modo "obbligata" per Lei, in quanto non ha più il terapeuta cui rivolgersi, ma ha ancora bisogno di mettere in atto dei cambiamenti.

E' probabile che lo sforzo sarà minore rispetto alla precedente terapia, anche perché mi pare di capire che è riuscita a cambiare e migliorare parecchi aspetti che prima erano problematici.

Vorrei anche incoraggiarLa a proseguire il trattamento proprio in virtù dei cambiamenti fatti.

Se Le fa piacere, mi tenga aggiornata in futuro.

Cordiali saluti,