Perche non vi e' coerenza tra i gesti e quello che vien detto?

Un mese e mezzo di frequentazione fatto di incontri, chat e telefonate continue.
Al termine di questo mese mi sento dire: non sono pronto per una relazione seria (credo mi abbia anche detto: non è scattata la scintilla.
Dopo la prima frase è come se mi fossi tappata le orecchie).


Senza dire una parola, gli dico di andar via da casa mia e di non chiamarmi più e gli sbatto anche la porta in faccia.


Mi ha preso alla lettera... Nemmeno un misero messaggio per chiedermi come sto.


Quello che mi chiedo è: come può essere che una persona ti dimostri a gesti di esserci ma poi decide questo?
Mi ha presa in giro?
Un grande attore! Perché di norma, se una persona vuole solo sesso ti cerca una volta al mese, non ti scrive, non ti telefona.


Chissà se si farà mai risentire... mi chiedo quali possano essere i suoi pensieri, se tornerà sui suoi passi.


Grazie in anticipo.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente,
lei ci chiede "perché non vi è coerenza tra i gesti e quello che viene detto?", e anche: "mi chiedo quali possano essere i suoi pensieri, se tornerà sui suoi passi".
I pensieri e le intenzioni di chi non ci ha scritto, non possiamo intuirli da qui. Anche la riflessione sull'incoerenza tra gesti e parole esula dalla consulenza che Medicitalia offre.
Veniamo invece a quello che lei scrive, ossia la vicenda che l'ha toccata a livello sia emotivo che cognitivo, per aiutarla a guardare i fatti in modo da comprenderli e gestirli.
Lei ha provato sdegno per le parole del suo (come definisce un uomo che ha frequentato per così poco tempo? corteggiatore?); uno sdegno così rabbioso da scacciarlo da casa sua ingiungendogli di non farsi vedere più e sbattendogli la porta in faccia.
Ora ci chiede come mai lui si sia prontamente adeguato alla sua violenta richiesta. Forse si è sentito spaventato, offeso, o tutte e due le cose?
Se ho ben capito, la sua reazione è scattata alle parole di lui "non sono pronto per una relazione seria". Dopo poco più di un mese di conoscenza, mi sembra naturale che non si decida di impegnarsi seriamente neanche a diciotto anni, figuriamoci alla vostra età, che di anni ne avete il doppio.
Lei parla di "Un mese e mezzo di frequentazione fatto di incontri, chat e telefonate continue". In genere cosa ha visto conseguire a questo breve, anche se intenso corteggiamento: una domanda di matrimonio?
Purtroppo, non conoscendo il suo passato, non possiamo sapere quante "relazioni serie" si sia lasciata alle spalle; possiamo però pensare che la sua visione della realtà sia un po' particolare, infatti scrive: "di norma, se una persona vuole solo sesso ti cerca una volta al mese, non ti scrive, non ti telefona".
Davvero ha sperimentato questo, nella vita?
"Di norma", se un uomo sui quarant'anni cerca sesso una volta al mese, deve avere una carica libidica quasi inesistente e mi meraviglierei se incontrasse una donna disponibile.
Proviamo invece a immaginare un quarantenne medio, senza legami, con alcune storie alle spalle, la voglia di un legame e la cautela di chi si è già scottato. Incontrando una donna che lo interessa mette in gioco disponibilità e tempo, e la valuta: manifesta simpatia, affetto, gentilezza, sa ascoltare? E' soltanto avida di denaro o di sesso?
Agli occhi di un uomo sui quarant'anni sono pericolose le donne a cui l'orologio biologico segna l'imminente fine dell'età fertile, in cerca di convivenza o matrimonio senza badare a compatibilità, affetto, nemmeno simpatia. In pratica, l'uomo che hanno di fronte non esiste: per loro va bene chiunque.
Ovviamente una donna avveduta, se vuole una relazione stabile, cerca un uomo con delle qualità e intanto analizza e corregge i propri tratti negativi.
Se invece non vuole legami ma solo relazioni effimere intreccia subito rapporti sessuali, anche nella prima settimana di frequentazione, e dice francamente che non è disponibile a cambiare una vita incamminata sul binario della libertà.
Diciamo, in poche parole, che ognuno di noi dovrebbe conoscere sé stesso e i propri desideri, per scegliere l'altro e rivolgergli le proprie richieste; ma soprattutto risulta una contraddizione non volere offrire amore, comprensione, simpatia, gentilezza, e aspettarsi invece di riceverne.
La saluto. Ci scriva ancora, se crede.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com