Ansia quando penso a qualcosa o evoco un’immagine

Gentili dottori,
ho iniziato da circa un mese una cura farmacologica per trattare la mia depressione, DAG e DOC e sto per intraprendere anche un percorso pscicoterapico.
In attesa di parlare con la mia psicoterapeuta avrei una domanda da porvi su delle stranissime e terrificanti sensazioni che sto provando ogni singolo giorno e che mi angosciano, associate a quella che il mio medico ha definito derealizzazione: mi capita che qualunque cosa (una persona, un luogo, un’azione, un’immagine) che vedo o anche solo che evoco nella mia testa mi scateni l’ansia e venga percepito in maniera distorta dalla mia mente, come se questa cosa potrebbe nuocermi in qualche modo.
Esempio pratico: guardo una foto su una rivista, penso al mio vicino di casa, penso a un luogo... è come se tutte queste cose le percepissi in maniera tale da generarmi ansia e angoscia.
Mi viene difficile spiegare a parole quello che provo, è come se tutti i miei pensieri mi facessero paura, anche quelli più semplici o quelli belli.


É un sintomo della mia ansia generalizzata anche questo?
Perché ho paura che siano dei sintomi di qualcosa di più grave e soprattutto che siano irreversibili.


Rimango in attesa di un vostro parere e ringrazio in anticipo.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

per rispondere si dovrebbero analizzare le situazioni stimolo e come lei le interpreta successivamente, che sarebbe fattibile solo all'interno di un contesto clinico terapeutico.
Consideri che nel caso del DAG, la persona ha una serie numerosa di pensieri catastrofici rispetto a svariate situazioni temute, mentre nel DOC l'evento stimolo (che può essere anche un pensiero particolare su un dettaglio specifico), crea ansia in seguito alla sua interpretazione. Per esempio, nel caso del DOC:

Guardo una foto del mio vicino mentre ho il cuore che mi batte forte, e penso che potrei essere omosessuale. Il che mi scatena ansia.

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
Ma in realtà la cosa strana é che non associo nessuna interpretazione allo stimolo, mi scatena angoscia solo a percepirlo lo stimolo.
[#3]
Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Può sembrare strano, ma comunque una elaborazione dello stimolo c'è, per quanto inconsapevole, immediata e rapida. Si può fare più chiarezza con la terapia.
[#4]
dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
La ringrazio dottore. Ho da poco iniziato una psicoterapia di tipo psicoanalitico junghiano. Potrebbe essermi utile o sarebbe preferibile una terapia cognitivo comportamentale o breve strategica?
[#5]
Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Certamente è utile. Il modello teorico a cui faccio riferimento io nel mio consulto, tuttavia, è cognitivo comportamentale. Questo potrebbe variare l'impostazione del caso e del successivo trattamento.
[#6]
dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
Gentili dottori,
innanzitutto mi scuso per riproporre nuovamente la questione ma, a differenza della scorsa volta, proverò a descrivere meglio il sintomo che nell’ultimo mese mi terrorizza e limita fortemente la mia vita.


Ho una diagnosi di DAG, DOC, disturbi dissociativi (derealizzazione e depersonalizzazione) e depressione, in cura farmacologica da circa 45 giorni con sertralina, olanzapina e clonazepam.


Molti sintomi piano piano si stanno attenuando (l’umore è buono e l’ansia si è placata) tuttavia persiste un sintomo estremamente invalidante (ai limiti della psicosi), che proverò a descrivervi con una definizione trovata navigando sul web e con un esempio pratico.


Si tratta di una modificazione delle componenti emotive delle percezioni associate ad uno stimolo (senso di realtà/irrealtà, senso di familiarità/estraneità, senso di piacevolezza/fastidio...)

Cerco ora di esprimere questo sintomo con le mie parole: in condizioni di normalità la mia mente è abituata a percepire qualsiasi cosa (un oggetto, un pensiero, un ricordo) in un determinato modo, che quindi diventa automatico e spontaneo: ho un pensiero, lo percepisco in modo normale, ho una reazione emotiva congrua a quel pensiero.


Negli ultimi tempi succede che la mia mente, abituata sempre in un determinato modo a percepire le cose, ha cambiato questa modalità e tutto ciò che prima veniva percepito in un modo, adesso viene percepito in maniera diversa e la reazione che produce automaticamente è ansia e angoscia.


Un esempio pratico potrebbe essere: in condizioni di normalità io penso ad una cena con un amico (stimolo), percepisco normalmente questo pensiero e provo una determinata emozione (reazione).
Nella condizione attuale lo stesso pensiero viene percepito in maniera distorta, strana, insolita e la reazione che ne consegue è ansia poiché mi spaventa il fatto che la mia mente elabori in maniera diversa un pensiero, anche banale, come se ci fosse un filtro della percezione di una qualunque cosa.


Ora le mie domande sono:

1) questo sintomo è legato alla mia diagnosi o potrebbe essere un segnale di un altro disturbo?


2) la cura farmacologica che sto seguendo potrebbe aiutarmi e riportare le mie percezioni alla normalità, cioè al modo in cui la mia mente è sempre stata abituata a percepire le cose?


Chiedo scusa se sono stato eccessivamente prolisso e/o poco chiaro nella descrizione del sintomo.


Rimango in attesa di un vostro parere e nel frattempo auguro una buona serata.


Cordialmente.
[#7]
Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Se scrive qui il consulto, come sviluppo del primo, posso leggerlo solo io e non gli altri colleghi. Comunque la situazionr non mi pare diversa da tre settimane fa. Lei è già seguito da uno psichiatra, che saprà rispondere alla sua domanda numero 2,noi non possiamo. Per quanto riguarda la numero 1,vale quanto già detto in precedenza. Senza l'approfondimento clinico adeguato, le sue parole, per quanto dettagliate, non possono essere ricondotte ad una diagnosi specifica (anche se lei ci riferisce di avere più diagnosi in comorbilità). Penso che sia arrivato il momento di pensare realmente al percorso di psicoterapia.
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