Cosa mi spinge a voler conservare una collezione di foto di piedi di ragazze?

Premetto che quello che sto per esporvi non costituisce per me un problema, è tuttavia un meccanismo piuttosto oscuro e sul quale mi piacerebbe fare chiarezza.

Vengo da un'adolescenza che ha visto la mia sessualità vertere quasi esclusivamente sull'attrazione per i piedi femminili e sul desiderio di sottomissione e umiliazione: tali inclinazioni mi portavano ad eccitarmi non tanto al contatto visivo con i piedi delle ragazze in carne ed ossa che incontravo e frequentavo, quanto piuttosto dalle foto che le ritraevano e che mostravano i loro piedi.

Conseguenza di ciò, iniziai a collezionare queste foto: nello specifico, le foto delle ragazze dalle quali ero attratto anche dal vivo.
Con l'avvento dei social, ed il conseguente vertiginoso aumento delle foto pubblicate dalle ragazze, il materiale che collezionavo diventava molto numeroso.

Sul finire del periodo di studi universitari, anche grazie ad una terapia di analisi transazionale durata otto anni, la mia attrazione per i piedi e le mie inclinazioni masochistiche si sono assopite, fino al punto in cui queste foto non rappresentavano per me una fonte di eccitazione, se non in minima parte.

Passarono gli anni, e questo materiale rimase nei miei archivi digitali, salvo essere "completato" con qualche foto che trovavo comunque attraente o in linea con i criteri di "collezione".
Un giorno decisi di cancellare il tutto: i sensi di colpa non tardarono ad arrivare, soprattutto quando divenne palese che alcune foto non erano più presenti sul web, in quanto cancellate o pubblicate in passato su social non più attivi.

Il senso di colpa si acuiva quando tornavo nel mio paese di origine e incontravo qualcuna delle ragazze in oggetto, quasi come se il non avere più le foto della ragazza che incontravo disturbasse la relazione reale (relazione che, preciso, non va mai oltre semplice amicizia).
Tuttora, l'idea di aver perso irrimediabilmente alcune di queste foto è disturbante.

Vi chiedo: a cosa può essere dovuto questo senso di colpa, visto che ormai da anni non fruivo più di queste foto per l'autoerotismo, e che ad oggi nessuna delle foto "superstiti" risulta eccitante dal punto di vista sessuale?
Cosa mi spinge a desiderare di riavere la collezione completa?

Mi piacerebbe avere la vostra opinione in merito a questo fenomeno.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.7k 179
Gentile utente,
alcune informazioni che sarebbero utili per completare il parere che ci chiede non sono presenti: per esempio la pratica della sessualità come si è concretizzata oggi, dopo la sua lunghissima terapia.
Inoltre devo tradurre la sua espressione "senso di colpa", che lei usa più volte, in "rammarico" o "sentimento di perdita", altrimenti non riuscirei a capire nei confronti di chi lei provi "senso di colpa": verso sé stesso? Verso le ragazze di cui ha eliminato le foto?
Le dirò quale sensazione mi richiama il suo attuale rammarico: mi sembra l'effetto del Disturbo di Accumulo, un disturbo da collezionismo compulsivo.
Non sarebbe strano che fosse associato a quello che a lei appare il disturbo maggiore: l'interesse per i piedi. In realtà, già allora non si limitava ad amarli, ma li catturava fotograficamente e li collezionava.
Anche in rete troverà qualcosa sul Disturbo di Accumulo. La terapia d'elezione è la cognitivo-comportamentale, ma secondo me, dopo anni di transazionale, ha gli strumenti per superarlo anche da solo.
Ci faccia sapere.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Grazie Dr.ssa Potenza per la sua risposta.
Completando le informazioni secondo le sue indicazioni, aggiungo che allo stato attuale non ho sviluppato una sessualità "ordinaria", rimanendo quindi in uno stato di scarsa libido, e non desiderando una compagna. Ciò in quanto il percorso terapeutico era stato interrotto per un mio trasferimento, e attualmente non sto valutando una sua ripresa. Mi è stato invece utile per raggiungere importanti traguardi in ambito sociale.
Per "senso di colpa" intendo proprio rammarico per aver compiuto il gesto irreversibile.
Venendo alla sua diagnosi del "disturbo", avevo pensato anche io a qualcosa di analogo e mi informerò, approfondendo.
La ringrazio.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.7k 179
Prego, caro utente. Siamo qui per questo, e riuscire a fornire uno spiraglio di luce è una soddisfazione.