Panico e nausea

Buongiorno,
Scrivo per persistenti problemi di nausea che mi porto dietro a periodi alterni da diversi anni e specialmente nei giorni di vacanza.
Ho fatto visite da specialisti ed esami del sangue dai quali non sono emerse particolari problematiche, il che fa pensare ad una somatizzazione dell’ansia quale causa della nausea.
Io stesso mi rendo conto che questa possa essere la causa anche se non riesco a convincermi di non avere gravi patologie.

Il punto è che il cibo e la mancanza di appetito sono diventati un’ossessione che condiziona le giornate.
Sto bene solo se ho fame e riesco a mangiare, vado nel panico nel momento in cui invece manca lo stimolo della fame.
Entro in un loop di pensieri negativi e alla vista del cibo inizio a provare un fastidio crescente fino ad avere una forte nausea.
Questi pensieri a loro volta mi portano a richiamare alla mente tutte le situazioni in cui in passato ho vomitato o sono stato male con lo stomaco, con la conseguenza di acuire il senso di nausea.
Nonostante questo riesco a mangiare con estrema fatica, ma il loop dei pensieri negativi mi lascia mentalmente stremato e con il terrore di dover vomitare (negli ultimi 30 anni ricordo di aver vomitato un paio di volte).

Ho sofferto molti anni fa di ansia e attacchi di panico, che sono riuscito a superare grazie a cure psicologiche e farmacologiche (serotonina).

Mi chiedo se possa l’ansia provocare un disturbo allo stomaco così forte e se sia possibile interrompere il loop dei pensieri negativi che sicuramente lo acuiscono.

Non capisco poi perché, sebbene presente in periodi alterni nel corso dell’anno, la nausea è sicuramente presente nei giorni di vacanza e meno presente nel periodo lavorativo (premetto che il lavoro mi sottopone a forti stress a causa di scadenza strettissime ed in realtà la tolleranza allo stress è uno dei miei punti di forza).

Mi chiedo da cosa possa nascere questa fobia di vomitare, ho praticamente il terrore che possa succedere e nei momenti di nausea maggiore questo terrore sfocia in veri attacchi di panico.

Mi chiedo infine se dovrò condividere il resto della mia vita con questa debolezza o se esiste un modo per tornare alla vita normale di qualche anno fa, quando mangiare era un piacere e non una fonte di preoccupazione.

Vi ringrazio per l’ascolto.
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Dr. Daniele Rondanini Psicologo, Psicoterapeuta 109 4 4
Gentile lettore
Lo afferma lei stesso, grazie anche ai controlli medici cui si è sottoposto: somatizzazione dell'ansia. Eppure anche l'ansia è un sintomo di un malessere più profondo. Soffermarsi sui sintomi somatici è forse un impantanarsi.
C'è bisogno di portarsi verso le sfere più interiori di sé. La dimensione affettiva, relazionale, i sogni, i progetti, la sua creatività ed espressività nel lavoro, la sua solitudine e i suoi legami, tutto questo mondo come sta? Alla sua età, cruciale per una svolta, ha forse bisogno di volgersi a questo. Si consulti con uno psicoterapeuta, magari potrà finalmente avviarsi al suo percorso.

Dr. DANIELE RONDANINI- Dirig. Psicologo ASL RM 2- Psicoterapeuta - Psicoanalista Junghiano Didatta e Supervisore- Docente - CIPA Roma
3384703937

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta.
Ad eccezione della sfera lavorativa, tutto il resto sta pian piano crollando, non riuscendo quasi mai a distogliere l’attenzione dalla nausea, dalla paura di vomitare o da qualunque sintomo che riguarda l’apparato digerente. Tutto è imprevedibile, la situazione crolla o si riprende anche all’interno di una stessa giornata senza che riesca a comprendere quale sia l’elemento positivo o negativo che mi porta a star bene o al contrario male.
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dopo
Utente
Utente
Buonasera,
Vorrei provare ad aggiungere altri dettagli perché non mi è chiaro ancora il concetto di somatizzazione. Quando parlo di nausea intendo un senso di peso allo stomaco e di avere qualcosa che mi stringe leggermente la gola provocando una sensazione di vomito, al quale ad oggi non sono arrivato forse perché riesco a trattenerlo fino alla fine (almeno questo è quello che penso). La domanda è: cosa può provocare un tale disturbo, così reale e così fisicamente tangibile, che dipende da uno stato psicologico e non da reali malattie dell’apparato digerente. Come può la psiche influenzare i miei organi interni senza che io abbia la possibilità di controllarne consciamente gli effetti? Su questi pensieri continua ad arrovellarsi la mia mente e non riesco a trovare una soluzione...
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Dr. Daniele Rondanini Psicologo, Psicoterapeuta 109 4 4
Arrovellarsi la mente su domande come quelle che lei si pone è parte del problema, nel senso che anch'esso è sintomo di un processo involutivo. La soluzione dello stare male, nel corpo e nella psiche (che non sono separate nettamente) non sta nel capire perché, non sta nel ricorrere quindi a una soluzione solo mentale. La cura psicoterapeutica non consiste in spiegazioni intellettuali dei problemi ma nell'avvio di un processo trasformativo che investe tutta la personalità, e del quale si beneficia anche il corpo.
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Dr. Daniele Rondanini Psicologo, Psicoterapeuta 109 4 4
Aggiungo qualcosa di più. Le manifestazioni psicosomatiche, che avverte così vessatorie, le rivelano e intendono rivelare quanto l'io sia impotente quando vuole controllare la situazione, di fronte a una realtà psichica molto più complessa di quanto l'io presuma. La sua complessità è figlia della sua storia, che non può qui essere indagata, nè avrebbe qui alcun effetto. Vedrà che il rapporto analitico, intrapreso nelle necessarie condizioni, oggettive nello studio dedicato, e interiori relative a un buon transfert con l'analista, le permetterà di dipanare e trasformare quel che dentro si è annodato, di ampliare le sue risorse e ottenere il suo equilibrio e il suo benessere. La psicoterapia è un'esperienza profonda di cambiamento, molto più che spiegazione causalistica.
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