Incontro tra genitori e fidanzato

Salve gentili dottori, sono una ragazza di 27 anni e da circa 9 mesi frequento un ragazzo, Luca, anche lui di 27 anni.
Io vivo ancora con la famiglia, mentre lui è uno studente fuorisede quindi vive da solo.
C'è una questione che mi mette particolare ansia quella di presentarlo ai miei genitori.
Premetto che con mia madre ho un rapporto conflittuale, dovuto ad una sua eccessiva intrusione nella mia vita personale, motivo per cui ho tenuto la relazione nascosta fino a quando non è venuta fuori (5 mesi fa) e si sono scatenate una serie di litigate.
Luca ha espresso fin da subito la sua riluttanza nel conoscere i miei genitori, non se ne era mai parlato ha tirato lui fuori l'argomento da solo e sin da subito, inerente per lo più al natale, dicendo che lui non passerà con me le vacanze di Natale come il mio ex faceva.
Onestamente essendo la relazione "fresca" non mi era neanche passato per la mente di passare il natale insieme, sebbene passato 1 o 2 anni di relazione, lo riterrei normale.
Mi ha espressamente detto che ad una festa di laurea a casa mia non verrebbe, ma che verrebbe eventualmente alla seduta di laurea.
Ad ottobre dovrei laurearmi, per il covid non è detto che mi sarà permesso di invitare parenti o amici, ma se invece così fosse avrei i miei genitori ansiosi di conoscere il mio ragazzo che invece proprio non ha voglia dell'incontro e questo mi mette forte agitazione, ansia, e un po' di tristezza.
Riguardo sempre questo tema, quest'estate mi aveva invitato a stare da lui al mare in puglia, io non me la sono sentita di andare sia per il covid, sia perché appunto avrebbe implicato conoscere i suoi genitori e mi sembrava un po' presto, secondo lui invece sarei potuta andare senza incontrarli.

Comprendo che non sia mai facile l'incontro con i genitori del partner, e anche il fatto di avergli raccontato delle litigate con mia madre, sicuramente ha messo ancora più riluttanza, però lui ha tirato fuori l'argomento subito, neanche passato un mese dall'inizio della relazione.
Mi ha detto che si sente molto coinvolto, che da anni non stava con una ragazza così bene, ed anche che si sente cresciuto durante questo rapporto.
Invece io vivo con più ansia la relazione e anche sì lo ammetto le aspettative che i miei genitori possano avere sul mio ragazzo.
Spesso di notte sogno il loro incotro e tutto semvra andare bene, ma quando mi sveglio penso invece che non sarà mai così, e mi figuro la riluttanza di Luca nei loro confronti e la delusione dei genitori nei miei.

Da un lato penso che questo incontro prima o poi dovrà verificarsi se appunto la relazione dura, e poi mi farebbe piacere che ci fosse un clima tranquillo in famiglia, dall'altra invece non penso sia giusto forzare Luca.
Devo spettare sperando che sia lui prima o poi a chiedermi di conoscerli senza appunto appesantire la relazione con questa richiesta?
Premetto che non ho più parlato con lui di questo argomento dopo le volte scritte in precedenza.

Vi ringrazio in anticipo per la risposta.
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
lei sembra reticente sui motivi per i quali teme che Luca non venga accolto bene dai suoi, e viceversa. Eppure è solo il ragazzo che sta frequentando, non un aspirante marito che viene a chiedere ufficialmente la sua mano!
Ci sta tacendo qualcosa?
Se fosse un ragazzo che non offre particolari appigli a critiche, la conoscenza tra lui e i suoi, se ci sarà la festa di laurea, a ottobre, avverrebbe certamente. Sarebbe strano che Luca assistesse alla seduta di laurea, e poi, unico tra gli amici e i parenti, si dileguasse.
Si spera che nessuno a casa sua manifesti nei suoi confronti una curiosità eccessiva, non ci siano domande o battutine fuori luogo. I suoi genitori certo saprebbero che è il suo ragazzo, ma di questi tempi le relazioni, agli inizi, non sono poi così impegnative.
Se poi i suoi genitori o qualche parente gli chiede: "Tu sei il ragazzo di x?" lui potrebbe fare un mezzo sorriso, dire: "Sì, ci stiamo frequentando", e scoraggiare altre domande indiscrete.
Il vero problema, mi pare di capire, è che lei teme l'ingerenza e le critiche dei suoi. Potrebbe prepararsi ad ignorarle oppure chiarire che le dispiacerebbe sentire critiche e che vorrebbe non le fosse rovinata la festa.
Lei scrive che quando sua madre ha scoperto la sua relazione "si sono scatenate una serie di litigate". Come mai? Qual era il motivo della lite?
Vede, se lei avesse quindici anni potrei capire che i suoi si preoccupino: ma ne ha quasi il doppio.
Poi scrive che i suoi genitori sarebbero "ansiosi dell'incontro". Ma come? Non sono stati contenti di sapere che sta con un ragazzo, però sono ansiosi di conoscerlo?
Qualcosa decisamente non è chiaro. Ci scriva senza omettere il vero motivo della preoccupazione che a quanto pare le provoca sogni angosciosi, e potremo aiutarla meglio.
Auguri per tutto; complimenti e in bocca al lupo per la laurea.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Salve dottoressa la ringrazio per la sua risposta. La mia reticenza riguardo al fatto che i miei genitori non possano accogliere bene Luca e che Luca possa indisporsi verso di loro, è dovuta alla paura che questo ragazzo assomigli al mio ex.
Circa 2 anni fa è finita la relazione di 8 anni con un altro ragazzo, anche in malo modo per colpa mia e con molta sofferenza, lui si è innamorato di un'altra ragazza, ho compreso dopo un po' di tempo che le cose non erano andate anche perché eravamo diversi e non conciliabili caratterialmente, e nella direzione di vita intrapresa, e anche che la ragazza di cui si è innamorato e molto più adatta a lui di quanto lo fossi io. Questo ragazzo non era molto espansivo, un poco anaffettivo, sebbene capissi che mi volesse bene a modo suo. Mia madre in particolare me lo faceva notare e pesare molto all'inizio della relazione, ed anche il fatto che a casa lui non riuscisse un minimo a relazionarsi con loro, anche a livello di cordialità. Lui pareva molto restio e infastidito dai miei genitori. Certo eravamo piccoli, però negli anni non è poi cambiato così tanto. Ovviamente passato un po' di tempo i miei lo hanno accettato e voluto bene, ma comunque a casa quando veniva a trovarmi c'era sempre un'aria un po' pesante. Ho paura si ricreino le stesse dinamiche, io non voglio mettere troppa serietà come dice lei mica ci dobbiamo sposare, però mi sembra che le situazioni tendino a crearla questa serietà, sia l'atteggiamento dei miei genitori che quello di Luca. Mia madre in particolare mi ha rimproverato di non avergli detto sin da subito della relazione, di non renderla partecipe della mia felicità, e ne sono susseguite forti litigate per i motivi più disparati, in cui tutte le volte non mi sembra di fare passi avanti ma indietro. Le critiche purtroppo non si risparmiano in casa mia, seppur velate, per quanto riguarda il mio dispiacere nel sentirle ho già provato a farglielo capire, ma non credo ci sia verso, mia madre ha detto che non le deve piacere per forza, e sebbene con tristezza lo comprendo, per me il discorso è diverso, il "non piacere" è un conto lo screditare e criticare è un altro.
Ho paura inoltre che Luca possa appunto indisporsi o essere infastidito dai miei genitori, come lo era il mio ex, freddo e distaccato. Mi ha detto anche che potrebbe venire vedere la seduta e poi andarsene subito, e questo mi ha un attimo rattristata.
[#3]
dopo
Utente
Utente
Aggiungo che sin da subito mia madre ha avuto un atteggiamento pressante, nel voler sapere quale era "la data" in cui ci siamo messi insieme, come era successo, e di tutte le volte che le avevo mentito quando ero uscita con lui, dicendogli che uscivo con delle amiche, arrivando anche a chiedermi che tipo di contraccettivo usavo, e volendo a tutti i costi che riniziassi a prendere la pillola. Dopo qualche tempo ha iniziato a fare battute su quando lo avrebbe conosciuto, e che sembra che io lo voglia nascondere, e che non sia un rapporto serio per questo, arrivando poi alla lite anche per colpa delle mie reazioni a riguardo.
[#4]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
ma suo padre non la difende da questa invadenza della mamma?
In ogni caso, alla sua età dovrebbe cominciare a mettere dei paletti anche da sola.
Dal momento che non sembra in grado di farlo, perché non si è servita della consulenza psicologica offerta dalla sua università?
E' il momento di farlo.
Ancora auguri.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Tutte le volte che si verificano queste situazioni, mio padre o non è presente (prima lavorava adesso che è in pensione o si trova in giardino o fuori a fare la spesa), e quelle volte che lo è mia madre camuffa le richieste con delle battute, a cui ammetto inizialmente rispondevo male, poi ho provato a rispondere in maniera tranquilla e scherzando anche io ma non c'è mai verso si finisce a litigare. E mio padre non sopporta il conflitto, perciò quando si scatena non sa come comportarsi, consola mia madre dicendole che cambierò atteggiamento, che la includerò di più nella mia vita, che posso sempre cambiare, a volte prova a farla ragionare. Premetto che prima non ero così, raccontavo ogni cosa e forse anche troppo, non avendo un mio spazio personale di pensiero e di scelta, oltre ad avere un rapporto troppo chiuso con il mio ex, privo di svaghi (si studiava e basta), e di amici. Sono stata in terapia dopo la fine della storia con il mio ex, e la dottoressa mi ha spinto a trovare una maggiore indipendenza, a coltivare le amicizie, ad uscire con i ragazzi, ma tutto ciò ha scatenato queste litigate allucinanti in cui vengono dette cose abbastanza brutte, e in cui mi viene detto di essere egoista perché non mi preoccupo della tristezza che il mio comportamento provoca in mia madre in quanto non voglio condividere la mia vita con lei. Ne ho parlato con mio padre più e più volte, che voglio bene a mamma ma ho bisogno d'aria e non respiro, sembra capire ma poi quando ci sono le litigate, veramente per futili motivi, non mi sembra mai di avere il suo appoggio, cerca di mediare e lo capisco, ma sono sempre io che mi devo adeguare affinché ci sia un equilibrio e non ce la faccio più, sono estenuata da questa situazione. Ho smesso di andare dalla psicologa perché mia madre mi faceva pesare il fatto che da quando andavo lì erano iniziate le litigate, ed in un certo senso anche il fatto che me lo pagassero loro sebbene fossero d'accordo ricordandomi che erano stati loro ad avermi spinto ad andare. Ho cercato anche di far venire mamma con me in seduta (sottoconsiglio della psicologa) ma non c'è stato verso e ovviamente da lì in poi le cose sono precipitate.
Ritengono che sia io sola ad avere dei problemi ed ad aver bisogno dello psicologo (la cui figura in ogni caso non mi sembrano riconoscere professionalmente), e sebbene sia anche vero, ritengo invece che anche loro abbiano delle responsabilità e problematiche che si rifiutano di vedere addossandomene la colpa. Non so come uscire da tutto ciò. Mi trovo costantemente a rimuginare su questi argomenti e di conseguenza la voglia di studiare, il mio morale, e le mie speranze per l'indipendenza, vanno in frantumi.
Ho pensato di andare al consultorio senza però dirlo loro, ma ora con il covid non so come uscire di casa, e visto che devo finire la tesi, e visto che giustamente sono in ritardo e loro mi pagano l'università, delle uscite nelle mattina risulterebbero strane, e si preoccuperebbero perché non sto studiando per la tesi. So che ho bisogno di vedere lo psicologo, ma vi prego in questo momento avrei bisogno di anche un semplice consiglio che mi aiuti a vedere uno spiraglio di speranza.
[#6]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Cara ragazza,
il consiglio glielo ha già dato la sua psicologa.
Lei scrive: "la dottoressa mi ha spinto a trovare una maggiore indipendenza, a coltivare le amicizie, ad uscire con i ragazzi, ma tutto ciò ha scatenato queste litigate allucinanti in cui vengono dette cose abbastanza brutte". E poi: "Ho smesso di andare dalla psicologa perché mia madre mi faceva pesare il fatto che da quando andavo lì erano iniziate le litigate".
Certo: la psicologa faceva il suo dovere, ossia la stava curando. Nessuno psicologo vuole il conflitto familiare o incoraggia l'egoismo: tutt'altro. Deve però liberare il paziente dalla prigione morale in cui si è collocato, con l'aiuto dei suoi carcerieri, che spesso sono i genitori.
Infatti lei aggiunge: "Ho pensato di andare al consultorio senza però dirlo loro, ma ora con il covid non so come uscire di casa, e visto che devo finire la tesi, e visto che giustamente sono in ritardo e loro mi pagano l'università, delle uscite nelle mattina risulterebbero strane".
Qui fa pensare che lei sia in condizione di semi-schiavitù. Non può uscire quando le pare, nemmeno di mattina, senza dover dettagliare dove va, perché e con chi? E può credere davvero che tutto questo abbia a che fare con l'affetto di sua madre per lei?
Anni fa una famiglia del profondo sud che teneva una figlia in queste condizioni fu denunciata dai vicini, e il giudice condannò madre e padre.
Infine lei conclude: "Ritengono che sia io sola ad avere dei problemi ed ad aver bisogno dello psicologo (la cui figura in ogni caso non mi sembrano riconoscere professionalmente), e sebbene sia anche vero, ritengo invece che anche loro abbiano delle responsabilità e problematiche che si rifiutano di vedere addossandomene la colpa".
Divido la mia risposta in due parti.
I suoi non riconoscono la figura dello psicologo. Non me ne preoccuperei. Spesso parlano a vanvera anche persone con laurea; i suoi quali competenza hanno? Molti non credono ai medici (gli anti-vax), altri non credono ai geografi né agli astrofisici (i terrapiattisti). Soprattutto quando la verità contrasta con i loro interessi.
E vengo al punto essenziale, il secondo nella frase che ho citato. Lei sola, secondo i suoi, avrebbe bisogno dello psicologo? In un contesto familiare problematico i malati sono tutti. Il bambino abusato, che sviluppa sintomi psicotici, è vittima di genitori malati di sadismo, cecità emotiva e violenza. Nel caso dei suoi, lei dice bene: "ritengo invece che anche loro abbiano delle responsabilità e problematiche che si rifiutano di vedere addossandomene la colpa".
Esattamente. La sua psicologa la stava aiutando a guarire, e questo avrebbe guarito anche loro, o avrebbe almeno evitato che il loro disturbo avesse gli effetti devastanti sulla sua esistenza che poi dispiaceranno a loro per primi.
Che sua madre sia in pericolo lo dice questa frase: "Ho cercato anche di far venire mamma con me in seduta (sotto consiglio della psicologa) ma non c'è stato verso e ovviamente da lì in poi le cose sono precipitate".
Appunto. La mamma è malata, e lo sa.
Il consiglio unico che posso darle è questo: non faccia muro contro muro. In questo momento deve pensare alla laurea, e basta. Però escluda sua madre da ogni confidenza e dai suoi progetti, senza farglielo capire. Deve coltivare un suo pensiero autonomo, e non si faccia ingannare: questo non è egoismo né mancanza di affetto.
Se con la sua psicologa si trovava bene, torni senz'altro da lei.
La abbraccio. Coraggio!
[#7]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta, che mi porta un po' di conforto.
Sottolineo sicuramente che la responsabilità riguardo alla prigione in cui mi trovo è anche mia. Un po' me la costruisco da sola. I miei genitori non mi obbligano fisicamente, è certo anche che mi sembra che se mi dicano di uscire di più o di svagarmi, è come forse se si aspettassero incosciamente un po' il contrario, perché se lo faccio, poi dopo un po' se ne lamentano, e sì vorrebbero sapere dove vado e cosa ho fatto. Tutta questa apperenza cordiale, di intimità, dj interesse, crolla se appunto io mi rifiuto di raccontare, e fanno leva sull'emotività e non sulla punizione fisica o proibizione, e questo mi pone anche in un senso di colpa, nei loro confronti perché anche si occupano di me (della laurea, della macchina, di tutto) e comunque so che mi vogliono bene, e io mi sento in colpa anche a non raccontare, capisco però che ho bisogno di tenere le mie esperienze con me per elaborarle da sola senza i loro filtri. Comprendo anche le vicissitudini di mia madre (ha perso la madre la giovane a pochi anni di età e mio nonno è stato con lei molto freddo e distaccato, non se ne è preso cura, si è addirittura risposato lo stesso anno della morte di mia nonna con una donna anche lei distaccata e fredda, non erano autoritari ma molto poco presenti), non ha avuto l'affetto che meritava (sebbene sicuramente figure più presenti e calorose vi erano dal lato materno, una nonna e una zia, ma anche lì forse troppa morbosità), e forse per questo riversa su di me sia sentimenti di amore cercando di non farmi mancare quello che invece è mancato lei (perché sa essere amorevole e affettuosa) e mi sembra a tratti, soprattutto nelle litigate, di odio per la mancanza che lei ha avuto, come se in certi momenti non meritassi il suo affetto per il mio comportamento, come se mi volesse punire per quello che mi ha dato che lei non ha invece potuto avere, lo comprendo e la comprendo ma non so come altro aiutarla.
La ringrazio ancora per la sua risposta calorosa e compensiva.
[#8]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Spero di esserle utile.
Come sta sperimentando, le prigioni peggiori hanno i muri di gomma, morbida e accattivante...
Covid-19

Il Covid-19 è la malattia infettiva respiratoria che deriva dal SARS-CoV-2, un nuovo coronavirus scoperto nel 2019: sintomi, cura, prevenzione e complicanze.

Leggi tutto