Ho bisogno di un aiuto. non ce la faccio più

Salve, sono una ragazza di 27 anni.
E i miei problemi sono iniziati da quando mi sono diplomata.
Ho fatto psicologia per tre anni.
Lascio la facoltà perché non fa per me.
L'anno scorso mi sono laureata in Terapia Occupazionale.
Questo lavoro si trova molto al sud, ma io non riesco a trasferirmi (sono abruzzese).
Mi blocca dover lasciare tutto e andare in una città che non conosco.
Alcuni miei colleghi hanno fatto questo passo, ma io non ci riesco.
È come se non riuscissi a lasciare il mio paese.
È passato un anno da quando mi sono laureata.
È stato un anno difficile.
Dove tutti mi chiedono "cosa fai nella vita?
" e io non so cosa rispondere.
Mi piacerebbe fare il corso da assistente alla poltrona, ma i miei genitori non hanno nessuna intenzione di pagarmelo.
Giorni fa un bar del mio paese cercava una ragazza da assumere per un tirocinio di 6 mesi.
Senza pensarci, ho detto di sì.
E da quando ho detto si, vivo le giornate con un'ansia fuori dal comune.
Non ho nessuna esperienza.
Non ho mai lavorato in un bar.
Ma il proprietario mi ha rassicurato che va bene anche senza esperienza.
Ma non mi basta.
L'ansia mi invade da quando apro gli occhi la mattina.
Dovrei cominciare tra un mese.
E cosa ancora peggiore è che mi sento una fallita.
Si lavora al bar e poi ci si laurea.
Io mi laureo e poi lavoro in un bar.
È assurdo.
Tutto perché non ho le palle per lasciare questo posto.
Vorrei morire.
Non sono tranquilla.
Mi sento sola.
Cerco solo un sostegno.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
è ormai palese, immagino anche a lei stessa, che un problema psicologico irrisolto la trattiene in una sorta di immobilismo difensivo.
Tutto la spaventa.
Probabilmente sente che deve risolvere il problema lì dove è nato, nel suo paese, nel suo ambiente, nella sua famiglia.
Ci ha provato studiando psicologia, guarda caso, e ha abbandonato gli studi quando avrebbe potuto tranquillamente conseguire la laurea triennale. Forse analizzando quale esame le è stato particolarmente inviso potrebbe sapere di più sui blocchi che si sta portando dentro.
Poi conclude gli studi in altro campo, ma sente che non può muoversi dal suo paese.
Infine scopre che non può muoversi nemmeno nel suo stesso paese: trova un lavoro ed elucubra strani motivi per non farlo. Il lavoro è lavoro, e se le occorre per pagarsi ulteriori studi, perché non prenderlo al volo?
"Perché non ho le palle", dice lei, usando una durezza fuori luogo per una persona ferita che sta cercando aiuto, infatti di seguito scrive: "Vorrei morire. Non sono tranquilla. Mi sento sola. Cerco solo un sostegno".
E' il momento di ricorrere finalmente al sostegno di uno psicologo, di scoprire e sconfiggere il mostro che la paralizza.
Le faccio tanti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie per la risposta. Per quanto riguarda la scelta della facoltà di psicologia l'ho fatta solo perché una mia amica andava in quella facoltà e io ho voluto seguirla. Non è stata una scelta ponderata. E se nella mia vita c'è una cosa di cui non ho rimpianti è l'aver lasciato quella facoltà.
Ciò che io volevo fare era il DAMS, ma i miei me l'hanno vietato categoricamente.
Il mostro di cui lei parla, credo che esista.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
vede bene che è opportuno cominciare a prendersi cura di sé stessa. Lo faccia senza ulteriori indugi.
La scelta del DAMS perché è stata bloccata? Quale ambito artistico la interessava maggiormente?
Non perda lo slancio auto-protettivo che l'ha fatta rivolgere a noi: vada avanti. Coraggio.
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Utente
Utente
Mia madre mi ha vietato categoricamente quella facoltà perchè non da sbocchi lavorativi. Sono una grande appassionata cinefila. Il cinema e la musica per me sono tutto. Sono stati un sostegno da quando ho 13 anni. Mi hanno dato la forza di affrontare le mie difficoltà. Soprattutto a scuola. Le medie sono stati anni terribili. Porto ancora gli strascichi di ciò che ho subito da parte dei miei "compagni" di classe. Finite le medie ho vissute 5 anni di spensieratezza, in cui sono stata me stessa. Ho cacciato il carattere. Sono diventata sfacciata, rabbiosa e non mi sono fatta più problemi a rispondere a nessuno. Sono ancora così. Se vengo attaccata, attacco in una maniera fuori dal comune. Sono passata dall'essere una ragazzina timida e silenziosa (elementari e medie) ad essere una ragazza spavalda e irriverente (superiori). Ovviamente non lo sono. Sono timida. Insicura ai limiti della decenza. La mia autostima me la sono dovuta costruire a volta di pianti e solitudine. Ho avuto una relazione sentimentale che mi ha devastato che non ancora ho superato del tutto e si ripresenta di continuo visto che lui va ancora parlando di me, dicendo bugie e menzogne. Io mi sono anche ri-fidanzata da 6 anni lo sono, ma l'ombra di quel ragazzo è costante. Non lo sopporto. Lancia frecciate continue. Terrei a precisare che lui mi ha lasciata, io gli ho dato l'anima. Un'altra come me non la troverà mai più. A parte questo, ho una rabbia dentro fuori dal comune. Sono insoddisfatta della mia vita e arrabbiata perchè non faccio nulla per cambiarla. La scelta della mia laurea Terapia Occupazionale, è stata frutto di pressioni da parte di mia madre che voleva che facessi una facoltà sanitaria. Mondo che non mi appartiene. Ho svolto 3 anni di tirocinio in cui mandavo giù tutto ciò che vedevo (pazienti e patologie). Vedere la sofferenza mi ha stressato moltissimo. Tornavo a casa e avevo paura di morire. Sono un'ipocondriaca cronica. Quasi indecente direi. Mia madre ha come sogno quello di vedermi fare l'infermiera, perchè lei non ha potuto farla (è rimasta incinta a 18 anni di me e nella sua vita ha dovuto rinunciare a molte cose e temo che le sue frustrazioni di realizzazioni le abbia sfogate su di me).
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Utente
Utente
Voglio anche aggiungere che sto con un ragazzo da 6 anni. Ma non voglio più portare avanti questa relazione. Ho nettamente voglia di allontanare tutto e tutti. Lui ha una situazione che dire critiche è dire un eufemismo. E' un bravissimo ragazzo che non mi ha fatto mai mancare niente. Ma anni fa ha perso prima la madre e un anno dopo il padre. Una situazione pesante. Io l'ho sostenuto, nonostante non sia in grado. Ho mostrato agli altri di essere una roccia, perchè questo vogliono gli altri, ma non lo sono, sono il contrario.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Cara utente,
è il momento di prendere in pugno la sua vita.
Faccia il concorso per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia, a Cinecittà; legga il bando. Fra le specialità proposte valuti quelle in cui si lavora di più (montaggio, etc.). Quale scuola superiore ha frequentato?
E' bene seguire le proprie vocazioni, non quelle degli altri.
Non capisco poi perché sua madre rinunciò a fare l'infermiera solo perché aveva avuto una bambina: all'epoca, il corso di infermiera si faceva dopo soli due anni di scuola superiore, non era una laurea, come adesso; e se anche lo fosse stata, tutti abbiamo allevato bambini e preso lauree, master e abilitazioni professionali.
Certo è diverso se sua madre è rimasta incinta in seguito a violenza carnale, esperienza che segna e ferisce; ma se non è così, vuol dire che ha scelto di fare l'amore e di avere un figlio. Se poi non ha avuto voglia di fare un lavoro che allora era facile intraprendere, la gravidanza cosa c'entra? Per curiosità: quale attività ha scelto di portare avanti, sua madre? Come mai oggi si dichiara esperta di professioni che permettono o meno di trovare lavoro?
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Utente
Utente
Mia madre è rimasta incinta a 18 anni. Non per violenza assolutamente. Si è sposata con mio padre (con cui io non ho nessun rapporto, in quanto non lo tollero), sono ancora sposati, e dopo 12 anni hanno avuto mio fratello (scelta discutibile secondo me). Comunque lei aveva intrapreso il corso da infermiera, ma nessuno badava a me e quindi ha dovuto rinunciare. Adesso lavora in una fabbrica, dove lavorava mio nonno (un sarto) che ha messo a lavorare sia lei che suo figlio (mio padre). Di mio nonno ho una grande stima. E' venuto a mancare un anno fa, una settimana prima che io mi laureassi, è stato un duro colpo. Non conoscerò mai più un uomo come mio nonno. A parte questo il corso di cui lei mi parla sarebbe un sogno, ma non sarò mai finanziata dalla mia famiglia, perchè è ora che io mi trovi un lavoro. Ho provato ad impormi quando avevo 20 anni. Studiavo psicologia e avevo delle crisi di pianto. Una volta entrai in una libreria per comprare un libro per un esame di psicologia e vidi un libro su
Alfred Hitchcock. Rientrai nel mio paese (perchè studiavo fuori) e piansi come una bambina al pensiero di non inseguire le mie passioni. Ma mia mamma mi ha sempre fatto capire che non siamo una famiglia ricca, e che bisogna puntare su lavori che vanno. Ed eccomi qui con un pugno di mosche in mano. O meglio a barcamenarmi tra quale insoddisfazione vivere.
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Utente
Utente
Ho fatto il classico. Scuola assolutamente non adatta a me. Avevo voti molto bassi. Mi sono riscattata solo con la laurea, laureandomi con una votazione alta.
Ha assolutamente ragione quando dice che non si vive per accontentare gli altri, e io l'ho capito troppo tardi. Deludere mia madre mi devasta, le voglio un gran bene, ma purtroppo abbiamo sbagliato nelle scelte. Ci portiamo 20 anni esatti. La sua non credo sia cattiveria ma mancanza di esperienza. Nessuno è pronto a diventare genitore a 18 anni. Tant'è che la sua esperienza mi ha segnato profondamente. Non ho nessun desiderio di avere figli e tantomeno di sposarmi. Vorrei poter chiudere la porta di casa e vivere una vita tranquilla.
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Utente
Utente
Da casa mia spesso bisogna scappare. Mio padre rende l'ambiente insopportabile. Una persona pessima, cattiva e sgradevole. Io scappo spesso a casa del mio ragazzo, ma ora anche quella casa non è più un rifugio, ma una gabbia.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
prendere in pugno la propria vita, superare i "mostri" che ci impediscono di farlo, prevede un esercizio doloroso di smontaggio delle costruzioni fittizie che ci sono state imposte e alla cui manutenzione abbiamo largamente contribuito.
Perché, vede, lamentarsi e vivere di rimpianti e rancori è molto facile, rinunciare ad agire è una china sdrucciolevole, facile quanto pericolosa, ma attuare il cambiamento è difficile. Produttivo, remunerativo sulle lunghe distanze, ma senz'altro difficile e doloroso.
Veniamo a sfatare qualche punto da lai citato, per darle qualche esempio su come fare chiarezza.
Primo: lei voleva occuparsi di cinema. Perché ha scelto il classico, anziché l'Istituto d'Arte con specializzazione cinema? Per altro, lavorano nel cinema e alla TV persone senza titolo di studio o che hanno fatto il DAMS e ancora di più che hanno preso la laurea in Lettere con indirizzo cinema, laurea che apre un'infinità di strade, dall'insegnamento all'editoria, molte più di quante ne vengano aperte da Psicologia.
Per lei sarebbe stata la strada maestra, dopo una maturità classica. Come le è venuto in mente che sua madre fosse un'esperta di professioni redditizie, quando le ha indicato Psicologia? Quanti psicologi conoscete? Se, come lei scrive, sua madre le dice che "bisogna puntare su lavori che vanno", escluda senz'altro la laurea in Psicologia.
E per restare sul tema di sua madre, non è "rimasta incinta": questa affermazione che denota fatalità ineluttabile, passività, non permette di valutare la realtà. Quando lei è nata esistevano tutti i contraccettivi possibili, e anche l'aborto legale. Nessuna donna, maggiorenne e consapevole, rimane incinta se non lo vuole (salvo il caso, qui fortunatamente escluso, di violenza carnale).
Inoltre sua madre non aveva diciotto anni quando avviò la gravidanza, bensì 19, se tra voi ci sono vent'anni di differenza. Ma lei afferma: "Nessuno è pronto a diventare genitore a 18 anni". Perché mai? Il fatto che lei non lo desideri, non vuol dire che questo valga per tutti. Ho avuto due alunne (di Istituto d'Arte, tra l'altro) che hanno concepito a sedici anni e hanno preso il diploma col loro bambino in braccio.
Tornando alla sua vicenda, escludo che nessuno potesse occuparsi di lei durante il corso di infermiera di sua madre: gli asili nido prendono i bimbi a tre mesi.
Le due nonne lavoravano tutto il giorno?
Ma anche volendo rimandare di tre anni l'inizio del corso da infermiera, fino all'età della scuola materna, diciamo, il fatto di avere i bambini da giovani permette di dedicarsi in seguito allo studio e alla professione. Una mia amica ne ha avuti cinque, prima della laurea in Psicologia.
Le dico questo perché il principio basilare dell'esame di realtà consiste nel distinguere ciò che non dipende da noi, e ciò che invece possiamo scegliere.
Se non accettiamo la realtà, possiamo continuare all'infinito a recriminare e a rimpiangere un passato che per la verità si è svolto proprio come abbiamo voluto.
Ed eccoci al clou di questa mia risposta. A parte che non credo che i suoi, se tutti e due lavorano, non siano in grado di pagarle altri studi; a parte che ritengo che in ogni caso lei farebbe bene a lavorare, aiutata o meno dai suoi; la sua frase: "il corso di cui lei mi parla sarebbe un sogno, ma non sarò mai finanziata dalla mia famiglia, perchè è ora che io mi trovi un lavoro" è in vario modo fallace, in primis perché il Centro Sperimentale di Cinematografia dà uno stipendio a chi vince il concorso per entrarci. Certo non è facile, ma il fatto che lei non lo sappia fa pensare che non abbia mai davvero guardato quali strade esistono per lavorare nella produzione filmica.
Ci sono in tutte le città, anche online, corsi di montaggio, sceneggiatura, etc. Non tutti sono seri, ma non lo sono nemmeno i corsi di lingue: bisogna scegliere, e anche accettare di sbagliare, ma la vita è mettersi in gioco, non piangersi addosso.
Ci pensi.
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Utente
Utente
Non so perchè mia madre non abbia continuato il corso da infermiera. Quello che so è che mia nonna paterna era molto malata. Aveva l'artrite reumatoide. E l'altra mia nonna non mi ricordo neppure perchè non potesse guardarmi. Io ho avuto un infanzia fantastica. Fatta di ricordi legati a mia nonna materna dove passavo intere estati a giocare e a divertirmi. Quello che dice lei è giusto. Esiste l'aborto. Mia mamma ha scelto di non farlo. Vista la giovane età si è affidata lavorativamente parlando a mio nonno. Ovviamente io sto ipotizzando. Affronto spesso questo discorso con lei. Per quanto riguarda il fatto di aver scelto il classico. Io inizialmente avevo scelto il liceo psico-pedagogico, ma ahimè non si è riformato e mi sono segnata al classico, l'indirizzo da lei citato purtroppo non c'era e nemmeno ne conoscevo l'esistenza. La scelta di psicologia è stata fatta da me, che ero e sono una sciocca, solo per seguire una mia amica, che poi si è rivelata una delusione (non veniva mai a lezione, non studiava, non dava esami e mi ha lasciata un anno sola in casa. Solo a ripensare a quella casa fredda e dove vivevo sola mi devasta). Non avevo le idee chiare alla fine del quinto, tranne che per il DAMS. E' vero quando dice che non conosco nemmeno i corsi inerenti al cinema, perchè li vedo come un miraggio, un sogno, qualcosa che non mi appartiene. Troppo lontano, e anche per difesa, perchè ci starei male nel vedere ciò che è la mia vera vocazione. La vita, come dice lei, è mettersi in gioco, e ha perfettamente ragione. Spero di riuscirci.
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dopo
Utente
Utente
Quando dice che psicologia non è una facoltà che da un lavoro assicurato io le credo. L'ho lasciata perchè non fa proprio per me, o meglio se avessi avuto un'altra testa avrei potuto anche finirla la triennale, ma ormai ero talmente giù in quel periodo che non ci sarei riuscita.