Separazione con figli

Buongiorno
Scrivo nel tentativo di capire se posso fare qualcosa per recuperare il progetto più importante della mia vita... cioè la famiglia.

La mia compagna e madre delle mie figlie mi accusa nell' ultimo anno di averla abbandonata e non considerata e per questa motivazione di non amarmi più...premetto che la crisi è esplosa nel lockdown di aprile...i mesi prima non erano stati idilliaci ma nemmeno da buttar via...ammetto che forse nell' ultimo anno non l ho ascoltata abbastanza ma da qui ad essere accusato di abbandono ce ne passa.
Anni fa prima di avere le bambine mi aveva già lasciato per il medesimo motivo salvo poi dopo cinque mesi ritornare sui suoi passi e fare subito insieme una famiglia.
È una persona molto difficile tutt ora in cura da psicologo...ed effettivamente queste crisi di paura di essere abbandonata non amata e non considerata le ha manifestate anche da sempre con i suoi genitori e fratelli... Senza mai tra l' altro una ragione oggettiva...ora per questi motivi mi dice di non provare più amore e di separarci... io di contro lotto perché sono convinto che sia prima di tutto un suo problema psicologico e una sua paura inconscia.
secondo per il fatto che da sempre delle crisi in famiglia ci sono inevitabilmente e si dovrebbe avere la forza di assorbirle venendosi incontro...le ho proposto anche un aiuto di coppia ma lei ha rifiutato... Adesso non so proprio come fare e sono anche preoccupato per le bambine...mi date per favore qualche consiglio?
Alla luce dei problemi che abbiamo avuto mi sembra paradossale distruggere una famiglia...lei dice che non si sentiva amata e per questo non mi ama più e non si fida...i miei suoceri sono addirittura dalla mia parte conoscendo infatti i problemi interiori della figlia...suo papà medico addirittura lotta perché prenda psicofarmaci...cosa ne pensate?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 181
Gentile utente,
prima di entrare nel merito della vicenda in corso, avendo letto tutte le sue lettere precedenti, le chiedo: ha affrontato una seria psicoterapia per guarire dall'ipocondria, prima di sposarsi?

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
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Buonasera
Premetto che non siamo sposati e poi si avevo affrontato il problema dell' ipocondria con un psicologo circa sette anni fa...risolta devo dire....
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 181
Caro utente,
allora dovrebbe partire da una situazione avvantaggiata.
Rimane da capire come mai, avendo alle spalle una terapia cognitivo-comportamentale (quella che in genere viene prescritta per problemi come il suo) lei abbia scelto di generare dei figli con una persona che a suo parere non ha mai avuto stabilità emotiva.
Cosa le diceva il suo psicologo? E lei stesso, si accorgeva di fare una scelta poco funzionale al suo benessere, visto che scrive: "È una persona molto difficile, tuttora in cura da uno psicologo"?
Che sia in cura è una buona cosa: a farla riflettere sulle sue decisioni, compresa quella, grave, di lasciare il partner avendo due bambine piccole, c'è quindi una persona che ha competenze professionali specifiche.
D'altro canto la ragazza l'aveva già lasciata, PER IL MEDESIMO MOTIVO, e non per il tempo di una litigata, ma per ben cinque mesi, per poi "ritornare sui suoi passi e fare subito insieme una famiglia".
Con questa espressione sta dicendo che la sua ragazza è rimasta incinta, magari senza nemmeno volerlo?
Vede, caro utente, il problema è che i disagi psicologici non stanno da una parte sola: vengono gestiti al meglio o al contrario in modo disfunzionale nell'ambiente in cui la persona disturbata nasce e cresce, e in seguito nell'ambiente che si costruisce e in cui vive. Spesso questa persona è il parafulmine di un disagio che non ha prodotto. Potremmo dire che ne è la vittima, visto che ciò avviene in quella prima fase della vita in cui il bambino non ha strumenti per tutelarsi, è cera molle nelle mani di adulti incapaci di proteggerlo e farlo crescere sano.
La famiglia d'origine attenua oppure enfatizza la malattia di un suo membro; in molti casi direttamente la produce.
In seguito, le azioni, le idee, i sentimenti della persona che è stata spinta su un cammino disfunzionale continuano ad essere distorti, e così può succedere che anche la scelta del partner non avvenga nella maniera più consona al suo benessere, come quella degli amici, dello studio e del lavoro, e così pure la decisione di mettere al mondo dei figli.
Quasi sempre, la scelta del partner avviene nell'ambito di un disturbo condiviso. La fragilità dell'altro appare la strada maestra della comprensione alla quale si anela.
A volte, se da subito si fa insieme un processo consapevole di crescita, questa scelta risulta opportuna. Viene un po' compromessa se immediatamente ci si trova a passare dal ruolo di figli che devono ancora curare le ferite originarie, a quello di genitori. A questo punto la persona fragile richiede un surplus di attenzioni, che non può fornirle né una famiglia d'origine rigida e incapace di vedere le proprie mancanze (come appare quella della sua ragazza), né un partner abituato ad un'eccessiva concentrazione su sé stesso e non disposto a prendersi cura di un altro adulto.
Situazioni come la vostra tendono a replicare il disagio di generazione in generazione. Ora ci sono due bambine che se non fate un atto concreto di crescita, soffriranno della separazione dei genitori ma soffrirebbero ugualmente di un clima familiare di tensione, incomprensione, liti.
Lei scrive: "ammetto che forse nell' ultimo anno non l ho ascoltata abbastanza ma da qui ad essere accusato di abbandono ce ne passa".
Chi può dirlo, se non la persona stessa che si è sentita abbandonata mentre aveva bisogno del massimo supporto, avendo due bambine piccole?
Inoltre "queste crisi di paura di essere abbandonata non amata e non considerata le ha manifestate anche da sempre con i suoi genitori e fratelli... Senza mai tra l' altro una ragione oggettiva..."
Caro utente, ma lei come fa a sapere quali sono le "ragioni oggettive" che possono far soffrire un altro? Da dove verrebbe alla sua ragazza il calore protettivo della famiglia? Da un padre medico che come tutta risposta alle sofferenze che la figlia manifesta, solidarizza col partner e vuole curare una crisi familiare che lo disturba facendole prendere dei farmaci?
Lei sembra del tutto privo di empatia, infatti alla decisione della ragazza di rompere un legame che la fa sentire non amata, oppone due considerazioni delle quali non si sa quale sia la peggiore.
Ecco la prima: "io di contro lotto perché sono convinto che sia prima di tutto un suo problema psicologico e una sua paura inconscia".
A parte che la sua paura non è "inconscia", perché la ragazza la esprime a chiare lettere, se è "un suo problema psicologico" è una specie di capriccio che dev'essere ignorato?
E la seconda: "da sempre delle crisi in famiglia ci sono inevitabilmente e si dovrebbe avere la forza di assorbirle venendosi incontro..."
Ma davvero? Chi l'ha detto? E oltretutto, questo lei vuole offrire alla sua ragazza?
Noti bene, per tutta la lettera ha parlato dei disturbi di lei, ma nemmeno per sbaglio ha pronunciato una parola di simpatia, di affetto, di comprensione.
Le rivelerò una cosa: un legame di coppia non poggia sul venirsi incontro assorbendo le crisi, ma sull'amore reciproco. Ci ha mai pensato?
Io penso che se la sua ragazza si sentirà apprezzata e compresa, non come un caso clinico o la spina nel fianco di una famiglia che senza di lei sarebbe "perfetta", si aprirà di nuovo alla possibilità di costruire qualcosa insieme.
E forse a questo punto prenderà in considerazione anche la terapia di coppia.
Auguri.
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Buongiorno
La ringrazio della lunga riflessione... Le figlie tengo a dirlo sono state fortemente volute e cercate...io sinceramente non mi sembra di non essere stato vicino a lei.. il problema è che le modalità erano sempre sbagliate...se le parlavo davo fastidio se non parlavo non si sentiva considerata...dovunque mi muovessi creavo danno.il fatto è stato combattere con una persona che ha sempre dimostrato una eterna insoddisfazione pur avendo molte cose :una bella famiglia un bel lavoro e una bella casa inoltre tengo a sottolineare come tutto sia esploso durante il lockdown di aprile se io dovessi tornare a febbraio eravamo comunque felici e in famiglia le bimbe sono sempre state fortemente n un clima più che sereno e pacifico....mi creda la situazione è abbastanza paradossale...il fatto che sia già successo mi fa pensare ad una sua ansia interna sul futuro...lei che consiglio può darmi adesso come posso farle capire che io per lei ci sono... Forse pensavo che il tempo farà il suo corso ma non le nego la preoccupazione per le bimbe.
Grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 181
Gentile utente,
mi spiega meglio la frase: "il fatto che sia già successo mi fa pensare ad una sua ansia interna sul futuro..."?
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Volevo ancora precisare la mia compagna io la stimo la amo e la considero e mi sono sempre occupato delle bambine in modo sinergico con lei pur lavorando tutti e due le bambine sono cresciute in un ambiente sereno e di amore... sinceramente sette anni fa credevo che la sua insicurezza poteva essere risolta con l affermazione di una famiglia di una casa e di un lavoro ed effettivamente così è stato fino all' anno scorso....non si immagini Veramente la famiglia che non si considera vorrei avere la possibilità di farle vedere a febbraio come stavamo bene..le ripeto la situazione è alquanto parasossale sarei d'accordo anche io se ci fosse stato un clima irrecuperabile e non sereno in famiglia a voler la separazione ma mi creda non era affatto cosi
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Utente
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Si proprio come sette anni fa sembra ad un certo punto che la sua testa si riempia di paure ed incertezze... Sette anni fa credevo fosse la realizzazione di essere madre avere un lavoro e un famiglia... Sa si era cominciato tardi a lavorare dopo la laurea e lei comprensibilmente aveva visibilmente la preoccupazione di avere stabilità per avere un lavoro e successivamente famiglia e figli...questo per fortuna è avvenuto in poco tempo e le sue ansie e insicurezze sembravano essere state placate dal raggiungimento insieme di molti obiettivi due bimbe una bella casa e due bei lavori....
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 181
Gentile utente,
vorrei che rileggesse con calma e attenzione quello che le ho scritto, e che la invito a considerare per quello che è: non una "lunga riflessione", ma un parere professionale sulla sua vicenda, scaturito da cinquant'anni di studio ed esperienza.
Rileggendolo vorrà forse rispondere alle domande che le rivolgo fin dalle prime righe, e considerare, fra le altre cose, quello che dico di una genitorialità che precede la vera maturazione.
Anche dal modo come lei ha letto la mia consulenza, in pratica sovrapponendo ad essa quello che continua a girarle nella testa, possiamo capire in che modo ha ignorato o travisato gli appelli della sua ragazza.
Non voglio negare che questi appelli siano stati contraddittori, ispirati a un modello oppositivo e provocatorio, ma rimane il fatto che il vostro è stato un dialogo tra sordi... che non conoscono la lingua dei segni.
Non pensa che sarebbe opportuno tornare a consultare il suo terapeuta?
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Utente
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Buongiorno
Non volevo banalizzare con il termine lunga riflessione...non metto in dubbio alcuno la sua esperienza...anzi.
Valuteró lo psicologo per affrontare questa situazione....la ringrazio e mi scuso se sono stato travisato nel termine