Mio padre critica e sminuisce mia madre

Buonasera,
ho 29 anni e vivo con i miei perché non riesco a trovare un lavoro che mi permetta di essere indipendente.

Da quando ero piccola i miei litigano, è sempre stato un crescendo.
Mio padre critica continuamente mia madre su ogni cosa, cucina, casa, come dice le cose anche quando parla con un operatore.
La critica anche davanti agli altri.
Si arrabbia per ogni misera cosa, non vuole mai uscire.
Sta sempre davanti al pc a casa.
Crede di sapere e saper fare tutto lui, ha pure il coraggio di dire che lui lava i piatti e fa il letto.
Non ha mai lavato a terra, spolverato ecc però dice che la casa è sporca.
È un continuo e mamma piange, in passato ha fatto uso di psicofarmaci, ha avuto reazioni allergiche.

Lui è in pensione da diversi anni, lei da settembre.
Ha 69 anni e un figlio con problemi mentali che vive a Roma, ora è sotto controllo.
Se ne è sempre fregato del figlio, dava i soldi e basta.

La situazione è insostenibile, la separazione è complicata anche perché un solo stipendio è poco, la nostra casa la stiamo ancora pagando e non gliela vorrei mai lasciare.
Dovrei trovare un lavoro e dividere una nuova casa con mia madre, in questo modo sarei costretta a vivere sempre con lei e non farmi una vita mia.
Ho sempre un nervosismo, ansia, negatività, autostima sotto zero.


Grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente,
a me sembra che dovrebbe cercare un consulto diretto con uno psicologo, perché la situazione appare intricata, un nodo che rischia di stringersi sempre di più, come si vede dalla sua conclusione, o per meglio dire dall'inizio alla fine della sua email.
Nella sua famiglia non sembra che vengano rispettati i ruoli dei figli, quelli dei genitori, quelli dei coniugi tra di loro e dei fratelli tra di loro.
Lei per esempio parla di un fratello, forse figlio solo di suo padre, ma sempre suo fratello, e non sembra avere alcuna sollecitudine per lui, anche se è malato.
Ha invece per sua madre un'attenzione fuori luogo e ambivalente: dice che dovrebbe trovare un lavoro (direi anch'io che sarebbe tempo) per portarla via con sé, ma poi teme di ricavarne un limite alla sua vita di adulta (mi pare inevitabile).
Ma perché poi vorrebbe fare questo? Sua madre ha un suo stipendio, delle sue relazioni con parenti, amici, colleghi, e soprattutto ha un marito.
Se adulta e indipendente non ha saputo costruire la sua relazione matrimoniale, e nemmeno interromperla se non la vive bene, vuole invece lei, figlia, decidere al posto suo, recitando tutte le parti? Lei che replica l'inerzia materna, anzi la supera, visto che a ventinove anni ancora sta nella casa paterna e non lavora?
Lei sta vivendo al posto degli altri, infatti scrive: "la separazione è complicata anche perché un solo stipendio è poco".
Intanto come può essere solo uno lo stipendio, se i suoi genitori hanno lavorato entrambi? E soprattutto, sono gli unici che possono decidere se separarsi, se cercare di ritrovarsi, oppure torturarsi a vicenda.
Lei aggiunge: "la nostra casa la stiamo ancora pagando e non gliela vorrei mai lasciare".
Qui parla proprio al posto di sua madre. Ci manca solo che cominci a lamentarsi delle carenze sessuali di suo padre, e l'identificazione sarà perfetta.
Lei sta pagando la casa? E dice che non la vorrebbe lasciare a chi invece la sta pagando davvero, almeno per metà?
Infine, da certe cose che dice di suo padre (le critiche continue su tutto, l'accidia, l'inerzia) c'è da sospettare che sia depresso, o quanto meno scontento della sua vita.
Del resto, con un figlio gravemente malato, una moglie che anziché mostrarsi serena e decisa piange e prende psicofarmaci, una casa ancora da pagare a settant'anni, una figlia disoccupata che decide se i suoi devono separarsi o stare insieme, la quale verso il padre non mostra nessuna comprensione, ma soltanto biasimo, sfiderei chiunque a stare allegro.
Perché non prova a prendere la SUA vita nelle sue mani?
Diceva il grande psicologo Alfred Adler che la propria depressione si cura allenandosi a guardare con indulgenza e sollecitudine gli altri, per comprendere i loro bisogni.
Ci rifletta.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com