Cosa fare in questo caso?

Ciao a tutti, praticamente mi trovo in uno stato confusionale.
Ho 28 anni e sono gay.
2 anni fa mi sono trasferito in una nuova nazione in Europa perché per caso sono stato scelto per un progetto di volontariato di un anno e ho accettato.
Ero stato appena lasciato dal mio ex e mi serviva aria nuova.

Dopo 5 mesi ho conosciuto il mio attuale fidanzato di 20 anni più grande di me.
Ci amiamo ma a me dove viviamo comincia a non andare più bene.
Infatti viviamo su un'isola e io ho bisogno di viaggiare e cercare il meglio per me.
Lui assolutamente non vuole spostarsi in quanto è del posto e la sua vita è qui.
Io più e più volte ho provato a farmi andare bene questo posto ma proprio non riesco.
Oltre al mare e a lui non ho ragione per stare qui.
Gli stipendi sono davvero bassi e non mi sento realizzato.
Ho deciso all'inizio di rimanere qui, dopo aver finito l'anno di volontariato, per stare vicino al mio compagno e perché non avendo molta esperienza lavorativa ho ritenuto fosse una buona idea restare qui perché l'isola in cui sono vive di turismo ed è facile trovare lavoro come barman (covid permettendo).
Ho lavorato per mesi in un hotel (sono barman di hotel) ma il mio lavoro qui è molto sottovalutato e guadagnavo poco.
Con il covid sono stato licenziato e ora sto imparando 2 nuove lingue per non sprecare tempo.
Ora sento davvero il bisogno di viaggiare e scoprire posti nuovi ma ho l'ansia.
L'ansia di perdere il mio compagno.
Ho mandato un curriculum vitae in un hotel gay frequentato da coppie in un'altra nazione e sono stato preso per 4 o 6 mesi. Non siamo in una relazione aperta e non siamo i tipi da relazione aperta e lì vado per lavorare e non per cercare ragazzi.
Il problema è che io so di certo di non voler tornare a vivere qui.
Qui non ho amici (ho provato mille modi per farmene) e detesto vivere qui.
Non ci sono spazi verdi e la cultura non mi piace assolutamente.
La gente del posto non mi piace per nulla.
Non ho molta voglia di cercare un altro impiego qui in un hotel e preferirei andare a lavorare nell'hotel in cui sono stato preso.
Da lì con l'aereo sarebbero 3 ore di viaggio tra me e lui.
Ma poi cosa potrebbe succedere?
Un rapporto così è destinato a finire?
Lui non viaggia neppure molto ed è un tipo "casa e chiesa".
Io sono stato onesto fin da subito dicendogli che non sapevo se sarei rimasto qui ma entrambi abbiamo deciso che al momento opportuno ci avremmo pensato ma ora il momento sta per avvicinarsi.
Qui non credo di potermi sentire mai realizzato lavorativamente parlando e voglio privare altrove.
Cosa fare?
Vorrei gentilmente fare un po' più di chiarezza.
Grazie
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
per poterle rispondere abbiamo anche noi bisogno di chiarezza: i dati che lei comunica in pubblico (maschio, gay, 28 anni) sono totalmente contraddetti da quelli che ci ha fornito in privato.
Lei comprende bene che di fronte a questa anomalia si apre un possibile scenario ben più preoccupante di quello di una scelta tra amore e luogo di residenza.
Ci faccia sapere.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Sì, scusate. Ho usato il profilo di mia madre. Ora ho aggiornato.
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
ci sono relazioni che nascono sotto i migliori auspici, perché i due hanno la stessa età, vivono nello stesso paese, hanno molte cose in comune, e tuttavia finiscono male per ragioni di carattere e/o di fortuna.
Altre relazioni partono con marcate differenze ma la volontà dei partner, la comprensione reciproca e ancora una volta la fortuna onnipresente e sovrana determinano un'unione duratura e felice.
Data questa premessa, non posso prevedere il futuro della sua relazione, oltretutto non sapendo quale sia il grado di attaccamento che avete sviluppato tra voi, la vostra tendenza alla fedeltà e alla stabilità, la tolleranza alla frustrazione di lunghe e numerose separazioni.
Intanto lei si dichiara confuso ma ha invece le idee chiare su alcuni punti, e questa è una buona base di partenza: l'isola in cui risiede il suo compagno non le piace, né come ambiente fisico, né come accoglienza umana, né come risorse di lavoro. Il suo compagno però vuole continuare a risiedere proprio lì.
Ne conseguiranno, come dicevo, lunghe separazioni. Se a voi va bene una relazione a distanza e ne accettate i rischi (possibili sbandate occasionali, momenti di solitudine che non possono essere colmati da videochiamate, etc.) potete mantenere la vostra relazione senza precludervi le scelte differenti di ciascuno: a lui la sua isoletta, a lei il mondo.
Questa situazione del resto è quella praticata per anni nelle regioni italiane in cui i mariti partivano emigranti per il resto d'Europa, mentre mogli e figli restavano a casa. Era anche il costume antico dei popoli navigatori: caso limite Ulisse che mancò da casa vent'anni senza che nemmeno si sapesse se era vivo o morto.
Al contrario di tutti questi, lei ha a disposizione i mezzi per comunicare col suo partner e naturalmente può sempre saltare su un aereo.
Le domande allora sono:
1) Ce la fate, sia l'uno che l'altro, a restare in comunicazione anche se lontani?
2) Siete pronti a rispettare la scelta dell'altro senza considerarlo un egoista?
3) Vi va di spendere soldi per l'aereo e cambiare abitudini vivendo un amore a distanza, o vorreste costruire non solo il vostro affetto, ma anche altre realtà come casa, figli, etc.?
Di questo deve parlare a cuore aperto con il partner.
Dopo di che, sta a voi decidere tra due possibilità: provarci, e chi vivrà vedrà, oppure dare un taglio, soffrendo molto nell'immediato ma risparmiandosi (forse) sofferenze future.
Caro utente, spero di averle fornito una base di partenza anche per ulteriori riflessioni. Ci faccia sapere. Colgo l'occasione per augurarle buone feste.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Buone feste anche a lei e ai medici. La ringrazio per l'esauriente risposta. Sì, siamo molto simili nonostante la differenza d'età ma ciò non è mai stato un problema per noi. Esatto, l'isola non mi piace nè come ambiente fisico nè come accoglienza umana, nè come risorse di lavoro.
Sì, in effetti non partire equivalerebbe per me a una certa "castrazione" e mi sentirei come se mi tarpassero le ali. Lui la sua vita e le sue esperienze se l'è fatte ma io devo ancora farmele. Mai si è posto contro ma non credo l'idea lo faccia impazzire.
Mi domando però se sia giusto interrompere la relazione prima di partire e per ora mi sembra la possibilità da escludere. Vivrei col costante pensiero " e se invece ce l'avremmo fatta?"
Ora però sinceramente l'unica cosa che sento il bisogno di fare a fine covid è partire. Se rimanessi qui credo sarei ancora più infelice.
[#5]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
vede quindi che le idee chiare ce l'ha: partire, ma non per lasciare lui, bensì per non perdere tutto il resto.
Questa scelta sarà meno dolorosa se non tagliate di netto. Oltretutto, chi può escludere che il suo compagno non cominci a sua volta a viaggiare, spinto dal desiderio di rivedervi?
Di fronte a questa separazione l'importante è comunicare correttamente le ragioni e attuare una grande comprensione dei vostri reciproci sentimenti.
Le faccio i più vivi auguri.
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