Ghosting fine relazione?

Buongiorno,
Vorrei cercare di dare una definizione o un senso a quello che mi è capitato.

Sono una ragazza di 25 anni e sono stata insieme ad un ragazzo per quasi tre.

Le cose all'inizio andavano bene, lui preso io anche, dopo circa un anno e mezzo si presenta una problematica importante.

Lui diventa anorgasmico nei rapporti sessuali, non conclude più se non da solo.

(Anche con le precedenti relazioni era successo)
E da lì le cose sono andate via via peggiorando, dove io mi sentivo insicura e volevo che lui risolvesse il problema e lui è diventato chiuso e si è sentito come un malato.

Con varie mie insistenze è andato da andrologo ma non era un problema fisico, dopo altro tempo è andato dal sessuologo.

La terapia consigliata era quella di coppia ma lui non ha mai voluto farla insieme.

Nell'arco di questo periodo spesso mi ha detto che la colpa era mia che gli creavo ansia da prestazione, che volevo accasarmi.

Mi sono sentita dire più volte fai schifo, chiamo la polizia, ti denuncio etc.

Io giustificavo il tutto perché mi sembrava depresso e in un momento difficile, fino a quando si sono aggiunte anche bugie, spariva e tornava nell'arco della giornata.

C'era mancanza di dialogo, diceva che aveva speso un sacco di soldi a causa mia e che quella che doveva farsi curare ero io.

Il sesso era mediocre, non c'era mancanza di voglia apparentemente, i rapporti iniziavano ma non si concludevano, lui non sembrava a volte coinvolto, silenzioso, non si capiva se gli piaceva o meno, a volte si interrompeva nell'atto e non potevi insistere perché si arrabbiava, se proponevo cose erano per lui sempre sbagliate ed ero pesante.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso per me è stato l'ennesima sparizione perché diceva di non stare bene e invece era in giro a farsi i cavoli suoi.

Al che ho deciso di chiudere, forse sbagliando io ma fatto istintivamente al telefono.

Lui non ha mia risposta neanche all'ultimo messaggio e non ci siamo mai più visti e sentiti.

È stata una brutta chiusura.

Ora sono passati due mesi e sto un po' meglio, ma mi stavo domandando se queste sue caratteristiche caratteriali potessero essere identificate come quelle di un narcisista o era solo stronzo...?

Questa sparizione completa senza confronto mi ha fatto molto male, non ha mai avuto il coraggio di dire quello che pensava
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Dr.ssa Valeria Mazzilli Psicologo 286 13
Gentile utente,
capisco bene il mix di emozioni, delusione, tristezza, rabbia, risentimento, sfiducia che prova al termine di questa relazione durata tre anni.
Definire e dare un senso a quello che è successo è un tentativo di razionalizzare, capire per poter accettare la fine di una storia d'amore. I suoi intenti sono più che leciti.

Rispetto alla sua domanda in cui ci chiede di identificare in un prototipo le caratteristiche del suo ragazzo, le chiedo: le serve davvero? A cosa può essere utile dare una definizione a qualcuno? Questo non cambierebbe di certo le cose! Per dirla in maniera più poetica, anche se non sappiamo che la rosa si chiama così, la ammiriamo ugualmente per colore, odore e bellezza.
Oltre al fatto che sarebbe impossibile esprimersi su persone non presenti chiamate in causa, di cui sappiamo sintetiche vicissitudini attraverso un racconto indiretto.

"E da lì le cose sono andate via via peggiorando, dove io mi sentivo insicura e volevo che lui risolvesse il problema e lui è diventato chiuso e si è sentito come un malato". Provi a mettersi nei suoi panni per un attimo. Forse per lui non era un problema quanto lo era invece per lei, forse lui si è sentito forzato a risolvere un problema che non era il suo.

La invito inoltre a riflettere su una cosa, ci dice: "questa sparizione completa senza confronto mi ha fatto molto male, non ha mai avuto il coraggio di dire quello che pensava"
Però mi sembra di aver capito che è stata lei a porre fine alla vostra relazione senza confronto, ha rotto la vostra relazione telefonicamente.
Per di più quello che pensava gliel'ha abbondantemente detto ("mi ha detto che la colpa era mia che gli creavo ansia da prestazione, che volevo accasarmi. Mi sono sentita dire più volte fai schifo, chiamo la polizia, ti denuncio etc"), seppur opinabile nei modi e nelle parole, resta comunque il suo pensiero. E le sue "sparizioni", come le chiama, anche queste sono una chiara esplicitazione del fatto che la vostra relazione era arrivata al capolinea. Non gliel'ha detto a parole, ma i fatti parlano chiaro mi sembra.
Cosa ne pensa a riguardo?

Posso immaginare quanto faccia male tutto questo, ma si ricordi che l'accettazione è l'ultima fase dell'elaborazione del lutto, che mettiamo in atto non solo quando muore una persona cara, ma anche quando la perdiamo e ci separiamo da essa.
Accettare che le cose sono andate così e che forse non potevano andare diversamente dona un grandissimo sollievo e aiuta a togliere i macigni dal cuore.

Ci faccia sapere, noi siamo qui
Resto a disposizione se ne dovesse avere bisogno
Cordialmente

Dr.ssa Valeria Mazzilli
Psicologa Clinica
Via San Giacomo, 15 Napoli
cel. 3895404108

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera.
Si probabilmente erano dei chiari segnali di malessere che io non ho voluto cogliere.
O almeno quando poi si discuteva si cercava di scusarsi con le parole dette.
Però non c'è mai stato un confronto reale, cosa che io ricercavo ma non era possibile avere una comunicazione con lui che non fosse con le litigate.

"Forse per lui non era un problema quanto lo era invece per lei, forse lui si è sentito forzato a risolvere un problema che non era il suo."

Come può in una coppia non essere un problema l'anorgasmia nel rapporto sessuale?
È stata così strana la mia reazione da donna/ragazza di 25 anni voler provare a capire che cosa non funzionasse?
Anche lui diceva di soffrirne come situazione prima di me diceva che a volte con le precedenti partners fingeva di eiaculare nel preservativo e nessuna di loro si era mai posta problemi.

Se il desiderio era quello di costruire qualcosa in una coppia, cosa che anche lui diceva di voler fare, diventava un problema.
[#3]
Dr.ssa Valeria Mazzilli Psicologo 286 13
Gentile utente,
forse lui non era pronto per un confronto così diretto, forse il desiderio di risoluzione del problema non era sentito da entrambi allo stesso modo. Provavo ad invitarla a mettersi nei panni del suo ragazzo, abbandonando per un attimo il suo punto di vista sulla questione.

Credo anche io che una terapia di coppia sarebbe risultata molto utile, ma da quel che lei ci racconta la mancanza di volontà nel seguire questa strada da parte del suo ragazzo è un chiaro segnale che lui non fosse pronto a lavorare sulla comprensione del problema, personale e di coppia, né su un eventuale cambiamento. Per lavorare su di sé occorre tanta motivazione, desiderio di cambiare qualcosa e coraggio per affrontare le proprie paure. Sicuramente qualcuno di questi elementi è mancato.

Quando in una relazione ci sono visioni così contrastanti che pregiudicano la costruzione di progetti comuni per il futuro, è invitabile dover proseguire su strade diverse.
Lasciare qualcuno non è mai facile e certe volte per farlo ci vuole moltissima forza.

Spero di averle dato qualche utile spunto di riflessione
Cordialmente
[#4]
dopo
Utente
Utente
"Quando in una relazione ci sono visioni così contrastanti che pregiudicano la costruzione di progetti comuni per il futuro, è invitabile dover proseguire su strade diverse.
Lasciare qualcuno non è mai facile e certe volte per farlo ci vuole moltissima forza."

In questo caso penso di averla avuta, in alcuni aspetti mi sono resa conto di essere dipendente da lui, dall'amore eccetera per paura di rimanere sola, ma non ero più felice da tempo in questa situazione.
In vari momenti ho pensato alla fine che sotto questa situazione di fosse qualcosa di più grande e che non avrei mai potuto fare nulla io per migliorare.
Spesso mi sono messa dal suo punto di vista a come ci si potesse sentire, però i caratteri erano diametralmente opposti.
Io se ho un problema lo risolvo immediatamente se risolvibile, se non ci metto tempo ad accatterlo.
In questo caso il suo non so più se fosse un problema risolvibile o meno, probabilmente non ero la partner giusta e non lo erano tutte le precedenti.
Ho sospettato ci fosse anche una componente di omosessualità, ho provato a parlarne, d'altronde nella coppia se non si fa questo cosa si dovrebbe fare.
Per provare a capire come si sentisse eccetera, da quando gli ho nominato la parola gay mi ha portato rancore per un anno intero, urlandomi addosso come avrei mai potuto pensare a una cosa del genere.

Alla fine mi sono arresa e ho chiuso la storia.
Ora mi sento sola e a volte ci penso, ma probabilmente è più un problema mio causato da insicurezza e paura di rimanere sola per sempre e non trovare la persona giusta.
Grazie per le riflessioni.
Ho fatto un percorso dalla psicologa per i fatti miei nel 2020 non con molta costanza visto che sono un infermiera ed ero in piena pandemia a lavorare.
Però mi è stato utile e l'ho salutata a fine dicembre dicendole che avrei camminato con le mie gambe.
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Dr.ssa Valeria Mazzilli Psicologo 286 13
Da quel che dice mi sembra che ha fatto tutto quello che poteva per salvare il salvabile dal suo punto di vista, probabilmente più di così non poteva essere fatto se, come dice, i caratteri erano diametralmente opposti, o meglio, se da una parte c'era la spinta a voler cambiare qualcosa e dall'altra no.
La rottura probabilmente era inevitabile con questi presupposti di cui ci parla.

Il timore di non trovare la persona giusta potrebbe essere un pensiero conseguente alla situazione di solitudine in cui si trova adesso, è molto giovane, dia tempo al tempo.

Le auguro di trovare la sua serenità
Cordiali saluti

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