Ho perso la voglia di fare le cose, soprattutto di studiare

Salve a tutti,
Cerco di esporre il mio problema:
È da un po' che non ho più la voglia di fare ciò che dovrei fare, che sono obbligata a fare per dovere, in particolare lo studio.
Non sono mai stata una grande studiosa, nonostante io sia una persona molto curiosa, faccio sempre ricerche per imparare cose nuove, chiedo a persone che ne sanno più di me, chiedo quasi sempre il perché delle cose, mi piace sapere, essere informata, scoprire cose nuove, ma tutto questo lo faccio appunto per piacere personale, quando voglio io, senza nessun obbligo.
Ma quando devo fare una cosa per forza, come studiare, mi passa completamente la voglia di farlo, la curiosità e il desiderio di sapere scompaiono e tendo a procrastinare e perdere tempo facendo tutto tranne il mio dovere.
È una cosa che si manifesta soprattutto quando sono a casa, infatti perdo tempo pur di non studiare, anche solo stando nel letto o sul divano, con il telefono o a guardare la tv.
Invece se devo uscire presto per fare qualsiasi altra cosa mi alzo volentieri.
Questo problema me lo sono portato dietro per tutti gli anni della scuola, studiavo poco nonostante mi piacesse ascoltare le lezioni e prendere appunti, ma una volta tornata a casa non aprivo un libro e dei compiti a casa facevo solo quelli scritti, non studiavo mai volta per volta riducendomi fino all'ultimo momento, magari un giorno prima di un'interrogazione o un compito in classe e mi dovevo costringere a studiare per ottenere una sufficienza.
C'è stato un momento al liceo in cui mi sono impegnata di più, mi sono messa in gioco anche grazie a dei professori che mi hanno spronata e hanno creduto nelle mie capacità, infatti ho ottenuto dei buonissimi risultati, ma poi sono tornata da punto a capo, mettendo poco impegno nello studio e facendo il minimo indispensabile.
Ora sono all'università, al terzo anno e il problema persiste.
In questi due anni me la sono cavata, come sempre, ho una bella media solamente perché ho una memoria fotografica e sono abbastanza capace ad esprimermi oralmente agli esami, infatti solo leggendo appunti e libri ho ottenuto dei buoni risultati e so che se studiassi sul serio andrei ancora meglio, ma ancora una volta la voglia di studiare non c'è.
Eppure sto facendo una triennale che ho scelto per passione (storia dell'arte), seguo con piacere le lezioni, prendo appunti, ma non ho aperto libro e ora, a una settimana dalla sessione invernale mi ritrovo con una mole di studio dietro, una pila di libri chiusi e la testa vuota.
Continuo a fare programmi di studio senza rispettarli, non riesco ad alzarmi la mattina per studiare e non posso nemmeno andare a studiare da qualche parte data la situazione che stiamo vivendo.
Credo sia un problema più serio di una semplice mancanza di voglia di studiare, ma non so da cosa derivi.
Ho capito di essere una persona che ha bisogno di essere seguita e spronata a fare le cose, altrimenti non fa nulla, ma come si fa a vivere così?
Esiste un modo per risolvere questo problema?
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Dr. Valter Mongillo Psicologo 11
Quali sono le cose che fa per ovviare al problema? Mi concentrerei anche su quello in modo da capire cosa non funziona.

Dr. Valter Mongillo
Psicologo Clinico - TeRP
ROMA

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dopo
Utente
Utente
Per quanto riguarda lo studio, di solito mi ritrovo a pochi giorni da un esame e mi costringo a studiare, anche se so benissimo che non ho tempo per finire tutto, faccio quello che posso e provo comunque a dare l'esame. È esattamente quello che sto facendo ora, sono due giorni che sono andata a studiare in biblioteca all'Università, lì sono riuscita finalmente a concentrarmi e a studiare quello che potevo. Penso proprio che d'ora in poi andrò sempre a studiare in biblioteca, forse così riuscirò a risolvere almeno il problema dello studio. Invece, per quanto riguarda le cose meno importanti, la maggior parte delle volte finisco per non farle e piuttosto faccio altro.
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Dr. Luigi Davide Cecio Psicologo, Psicoterapeuta 9 1
Gentile utente, da quello che scrive mi sembra che abbia già intuito correttamente qual è il problema: l’obbligo di studiare rovina il piacere di studiare. Questo è ancora più vero in una materia delicata da maneggiare come la sua, in cui l’emozione gioca un ruolo fondamentale, e se la affrontiamo con una predisposizione d’animo sbagliata diventiamo un elefante che entra in una cristalleria: o rimane immobile senza fare niente, o cerca di fare un passo ma rovina comunque tutto. È un punto da non sottovalutare per nulla: non basta dirsi "il dovere è dovere, comportati da persona responsabile, rispetta l’impegno preso, prima il dovere poi il piacere". Anzi, più che non basta, è proprio il dirselo a renderlo impossibile. Come? Il meccanismo è un po’ perverso, alla base vi è quello che in psicologia è conosciuto come il paradosso del "sii spontaneo" : se ti impongo di essere spontaneo, puoi provare quanto vuoi a essere spontaneo, ma lo sarai veramente? stai cercando di obbedire a un comando, e questo è il contrario della spontaneità. La richiesta stessa rende impossibile soddisfare la richiesta. Provo a tradurre questo trabocchetto mentale per il caso specifico: se chiedo a me stesso di studiare, ho tutti i motivi per prendere terribilmente sul serio la richiesta e trasformarla in un’imposizione senza scampo, per esempio perché il giorno dell’esame arriverà comunque, e l’esame lo dovrò dare comunque, dovrò renderne conto a qualcuno comunque, quindi sono obbligato ad arrivarci preparato, sono obbligato a studiare. D’altro canto, lo studio più produttivo è, in ultima analisi, un viaggio della mente attraverso cose nuove sotto la propulsione della curiosità, la quale è data dal piacere spontaneo della scoperta. Nel momento in cui non nasce da sè, la curiosità non può nascere affatto. La possiamo dirigere, anche provare a indurla, ma diventa tutto inutile nel momento in cui la richiediamo volontariamente. Certo, a meno che non intendiamo lo studio come un pappagallo che impara a ripetere parole: a volte stupirà tutti dando l’impressione di saper fare discorsi, ma avrà sempre bisogno dell’intervento esterno per fare "progressi".
Questo in linea generale.
L’effettivo cascare in questa trappola e il successivo non riuscire più a uscirne dipenderà in gran parte proprio da ciò che facciamo per contrastare le difficoltà che tutti prima o poi incontriamo nello studio. Un altro bel paradosso recita "il problema è la soluzione".
Posso suggerirle la lettura di un libretto molto utile sugli scivoloni della vita da studente, si chiama "Lo studente strategico" di Bartoletti. Vi troverà anche indicazioni operative, ma se non dovessero bastare sarà il caso di cercare una guida esperta per venirne fuori.

Dr. Luigi Davide Cecio - Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Breve Strategica

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dopo
Utente
Utente
Condivido pienamente ogni sua parola e la ringrazio molto per l'aiuto. Vedrò di leggere il libro il prima possibile e sono sicura che mi aiuterà ancora di più a superare il problema. Volevo aggiungere che oggi ho iniziato la sessione sostenendo il primo esame ed è andato comunque bene, me la sono cavata come sempre e in parte sento di non meritare il voto che ho preso in proporzione alla poca preparazione che avevo. Nonostante questo dettaglio, il fatto di aver passato l'esame mi ha spronato in qualche modo a studiare e mi ha infuso la voglia di fare ancora meglio e studiare seriamente. Questa è una cosa che mi capita spesso dopo aver passato un esame, però alla fine si rivelano delle promesse inutili che faccio continuamente a me stessa ma senza rispettarle. A parte questo, sono fiduciosa che le cose miglioreranno e che riuscirò ad uscire da questa situazione. La ringrazio ancora.