Adenocarcinoma prostatico: quali i tempi massimi utili per eseguire radioterapia adiuvante dopo inte

Gentilissimi dottori, vorrei sottoporre alla Vs. attenzione il caso di mio marito, sessantadue anni, che, a seguito di diagnosi di adenocarcinoma postatico, ha subito un intervento di prostatectomia radicale e linfadenectomia quasi cinque mesi orsono.
L’esame istologico successivo ha evidenziato i dati che riporto di seguito:

Materiale inviato
A prostata e vescichette
B collo vescicale
C Iinfonodi iliaci Dx
D linfonodi iliaci sx
Macro
A) Prostata delle dimensioni di cm. 4,7x 3,5x 2,5
nello stesso contenitore pervengono vescicole seminali, deferenti e frammento delle dimensioni di cm 28x1x0,6
B) 3 frammenti del diametro max variabile da cm 3 a cm 0,8
C) frammento fibroadiposo contenente 3 infonodi
D) frammento fibroadiposo contenente 3 infonodi

Diagnosi
A) adenocarcinoma acinare della prostata , score di gleason 7 (4+3) con pattem 4 pari a 70% circa Gade Group III (WHO pN0206 - ISUP 2014) con estensione extraprostatica focale (< 1 mm) nel lobo di destra (EPE +) e invasione perineurale.
La neoplasia interessa entrambi i lobi, con maggiore estensione a destra (diametro max di mm 22) ed è presente sul margine di resezione della base di sinistra (estensione massima mm 6)
La neoplasia occupa il 30% circa del volume della ghiandola.
Vescicole seminali, deferenti e frammento di prostata pervenuti nello stesso contenitore esenti da neoplasia.
B) frammento di prostata esente da neoplasia.
C,D) linfonodi esenti da neoplasia
Stadiazione patologica pT3a pN0

A visita urologica dopo l intervento, il medico non ha prescritto alcuna terapia adiuvante (radioterapia), ma solo uno stretto monitoraggio del PSA. Viceversa, oncologa e radioterapista oncologa dell'ospedale della nostra città, interpellate, hanno evidenziato la necessità della radioterapia adiuvante ed inserito mio marito nella lista di programmazione. Altresì, è stato eseguito un consulto presso lo IEO di Milano che ha confermato l orientamento dell’urologo ( monitoraggio del PSA e, solo in caso di ripresa biochimica, la radioterapia di salvataggio).
Ora, in presenza di pareri opposti, Vi chiedo quale sia la via migliore da seguire in considerazione dei fattori prognostici e, non da ultimo:
quali siano i TEMPI MASSIMI UTILI per l' eventuale terapia adiuvante, non ancora eseguita a quasi cinque mesi dall'intervento, causa lista di attesa. E’ il caso di dar corso alla radioterapia oppure essa sarebbe inutile in quanto eseguita in tempi lontani dall'intervento? Il PSA a tre mesi dall'intervento è di 0,01.
quante volte sia possibile trattare con radioterapia uno stesso sito, ovvero, in caso di recidiva locale, è possibile la radioterapia di salvataggio in un sito già oggetto di radioterapia adiuvante?
Sono infinitamente grata a chi volesse rispondermi per evitare o ridurre il rischio di errori che potrebbero, negli anni, rivelarsi fatali.
Grazie di cuore per l’attenzione che vorrete dedicarmi che allevierebbe la mia oramai insopportabile ansia.
[#1]
Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120 17
La presenza di malattia sul margine di resezione è uno dei fattori che condiziona l'eventuale utilità del trattamento adiuvante. Solitamente, esso va effettuato entro i 6 mesi dal trattamento chirurgico altrimenti perde la valenza di trattamento "adiuvante" all'intento chirurgico che era quello di eradicare la malattia. La radioterapia, solitamente può essere effettuata solo una volta con questo scopo sullo stesso sito.

Cordialmente

Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)

[#2]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
Gentilissimo dott. Alongi, La ringrazio vivamente per la sua celere risposta.
Purtroppo, recandomi oggi presso il centro oncologico che ha in cura mio marito, apprendo che occorre attendere ancora qualche mese prima di iniziare la terapia. Da quanto mi ha comunicato,se ho ben capito, superato il sesto mese dall'intervento, la terapia perde la sua valenza. La radioterapista curante, a cui abbiamo rappresentato la nostra intenzione a non dare più seguito alla terapia nell'ipotesi di sconfinamento oltre il sesto mese, dice che sarebbe un errore in quanto, comunque, la radioterapia ridurrebbe il rischio recidiva. Ma io mi chiedo:dal momento in cui non è più possibile irradiare lo stesso sito, eseguire comunque la terapia non equivarrebbe al giocarci inutilmente "una carta"in caso di recidiva locale? Mi aiuti a muovermi correttamente! La ringrazio ancora per l'attenzione dedicata ed aspetto, se possibile, un Suo consiglio.
Cordiali saluti.
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