Dolore testicolo dopo 2 mesi dall'intervento in laparoscopia per ernia bilaterale e varicocelectomia

Buongiorno,
Sono un uomo di 37 anni, alto 173cm, peso 72,5kg.
Due mesi fa esatti ho fatto un intervento in laparoscopia per ernia inguinale bilaterale e varicocelectomia a sinistra.
La laparoscopia è stata eseguita in modalità TEP e sono state messe due reti con sistema di fissaggio riassorbibile.
Nella varicocelectomia sono state legate le vene con le clip.

All’inguine di destra non ho mai avuto fastidi nelle settimane dopo l’intervento. In quello di sinistra invece è solo dalla sesta/settima settimana che ha quasi smesso di manifestare fastidi/dolori/sensazioni di corpo estraneo/di qualcosa che tira.
Ora come ora faccio un po’ di fatica a fare stretching quando allungo le zone della coscia di sinistra ma penso sia in via di miglioramento.

Il mio problema, durante questi due mesi, è la zona di sinistra dello scroto che è sempre dolente al tatto e in cui si possono vedere e sentire le vene sopra e dietro al testicolo molto ingrossate, molto più che prima dell'intervento.

Inoltre a una settimana dall’intervento lo scroto si era anche gonfiato parecchio, il chirurgo mi diede terapia anti-infiammatoria/anti-edema che lo fece sgonfiare ma senza mai ritornare alla dimensione pre-intervento.

Due settimane fa il chirurgo mi ha fatto eseguire un Eco Color Doppler che non ha evidenziato nè problemi di flusso venoso durante valsavia, nè problemi ai testicoli o all'epididimo ma ha riscontrato un lieve idrocele bilaterale (che il chirurgo mi ha detto essere dovuto a del fluido causato dall'intervento) e un piccolo varicocele di sinistra (che il chirurgo mi ha detto essere quello delle vene legate).
L’eco è stata fatta anche all’inguine visto che c’era il dolore a sinistra di cui ho scritto sopra e non evidenzia più alcuna ernia da ambo i lati.

Il chirurgo che mi ha operato dice che c’è solo da attendere che si sviluppino nuove vene e che il testicolo si abitui.
Ma mi ha anche detto che ho un recupero molto lento, cosa che ha visto in pochi casi.

Per avere un secondo parere mi sono fatto vistare da un urologo (che fa anche interventi di ernioplastica) che concorda con il fatto di attendere ma mi ha anche detto che una situazione del genere è molto rara. Mi ha fatto fare 10 giorni di levofloxacina ma non hanno dato benefici.

Durante queste settimane ho sempre tenuto lo scroto sollevato grazie a degli slip più piccoli e in questo modo ho un pò di sollievo e sento il dolore meno di frequente ma la qualità della vita non è il massimo.

1. Concordate con quanto mi è stato detto, ossia di attendere o ritenete necessario effettuare accertamenti diversi da quanto ho fatto fino ad ora?
2. Esiste qualcosa che aiuti a decongestionare le vene e velocizzi la nuova vascolarizzazione?

Grazie
[#1]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
In linea di massima, il trattamento chirurgico del varicocele è di competenza dell’urologo, mentre quello dell’ernia inguinale é di competenza del chirurgo generale. A nostro avviso, mescolare le cose non é mai opportuno e, quando é necessario un intervento combinato, sarebbe il caso di coinvolgere due specialisti diversi. Questo quantomeno in una nazione con una sanità evoluta come si può presumere sia l’Italia, ovviamente in altre situazioni si fa quel che si può.
A parte questo possiamo fare due osservazioni:
1) Dopo l’intervento per varicocele, con una certa frequenza si manifesta una fastidiosa tensione a livello del testicolo dovuta ad una certa congestione, più che altro della vascolarizzazione linfatica, la quale deve ritrovare vie di scarico alternative. In rari casi questa fase si prolunga anche per qualche mese.
2) Intervenendo dall’interno dell’addome per via laparoscopica (tecnica peraltro molto brillante e raffinata) non è però possibile rilevare circoli venosi superficiali che talora contribuiscono a mantenere il reflusso del varicocele. Parliamo ad esempio di collegamenti venosi tra le vene spermatiche e la vena ipogastrica o la circolazione venosa del pene. Queste situazioni sono poco frequenti, ma non rarissime e fanno sì che l’urologo sia ancora abbastanza affezionato ad operare il varicocele con una accesso inguinale (sec. Palomo), unica tecnica che permette l’esplorazione completa della vascolarizzazione venosa a questo livello.
3) È comunque noto che l’evoluzione di questi disturbi post-operatori sia comunque favorevole, il generale consiglio di mantenere lo scroto fermo e sollevato indossando mutande elastiche aderenti od un vero sospensorio anatomico é universalmente valido. Non vi sono terapie specifiche di sicura efficacia, vi é una larga varietà di integratori, perlopiù di origine vegetale che vengono prescritti, ma da cui non ci si può attendere altro se non un effetto palliativo. Ovviamente inutili gli antibiotici.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie Dott. Piana per la risposta chiara ed esaustiva.

Le chiedo cortesmente due precisazioni, conscio delle limitazioni di un consulto telematico valuti lei se può rispondermi o meno.

a) Per quanto riguarda quando da lei osservato al punto numero 2 dato che l'eco-color doppler che ho effettuato dopo un mese e mezzo dall'intervento non evidenzia un incremento di flusso durante valsavia posso ipotizzare che i circoli venosi non rilevabili dall'accesso laparoscopico siano non influenti/non presenti nel mio caso?

b) Ho trovato una sua risposta di qualche anno fa sul sito pagine mediche in cui un paziente lamenta una situazione molto simile alla mia dopo svariati mesi da una varicocelectomia sinistra (in quel caso sub inguinale in anestesia locale). Lei gli ha risposto che le varici "non più distese dal sangue venoso refluente, vanno gradualmente in atrofia, sebbene in tempi molto lunghi (almeno un anno)".

Questo fenomeno di atrofizzazione avviene contemporaneamente allo sviluppo della vascolarizzazione linfatica che ha descritto al punto numero 1?

E' dunque verosimile, anche per gestire le mie aspettative sui tempi di guarigione, che debba attendere almeno 3/6 mesi dall'intervento prima di osservare dei benefici?

c) Ok per l'inutilità degli intergratori/antibiotici; il ghiaccio può aiutare?
Come farmaci antidolorifici ne avrebbe qualcuno in particolare da consigliare?

Grazie mille.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
a) sì
b) l'atrofizzazione delle varici è molto più lenta. ma di per sè non dovrebbe essere causa di disturbi
c) il vantaggio ghiaccio è molto soggettivo, in linea di massima non dovrebbe esercitare particolari effetti benefici; gli antidolorifici, se ritenuti necessari, vanno tutti bene più o meno allo stesso modo
[#4]
dopo
Utente
Utente
Ok, concludo chiedendole se, a distanza di ulteriori 4/5 mesi, fosse ancora tutto uguale o peggio che cosa mi consiglierebbe di fare?

Che tipo di specialista consultare, che tipo di esami diagnostici eseguire, etc.

La ringrazio anticipatamente per il suo aiuto.

Cordialmente.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
Lo specialista di riferimento per queste situazioni resta in prima battuta l'urologo.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dott. Piana,
mi sono reso conto di essermi dimenticato di un dettaglio forse importante.

Sia il chirurgo che mi ha operato che l'urologo mi avevano parlato di un possibile, molto raro, caso di trombosi del plesso pampiniforme a seguito della varicocelectomia.

Ma se così fosse allora, dico io, il trombo si sarebbe visto dall'eco-doppler...
Corretto?

Che ne pensa di questa evenienza?

Grazie.
[#7]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
E' un'evenienza rarissima, nella nostra esperienza non ne abbiamo memoria. D'ogni modo è una condizione immediatamente evidente all'ecografia.
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dopo
Utente
Utente
Appunto, grazie per la precisazione.
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