La bufala delle dimensioni del pene

La mancanza di riferimenti obiettivi sulle reali dimensioni del pene e di educazione sessuale ha creato un nuovo fenomeno

In fisica, se non ricordo male, si parla di “sistemi di riferimento inerziali e non inerziali”. In sintesi estrema è la differenza tra punti di riferimento che stanno fermi con noi o si muovono insieme a noi e coi quali facciamo semplici conti per sapere da che parte stiamo andando.

Un esempio è quando siamo fermi sulla metro che viaggia ad una certa velocità. Qualora non ci si regga agli appositi sostegni, quando la metro frena, tendiamo ad avanzare per un po’ alla stessa velocità di prima e, il più delle volte, finiamo addosso ad un altro passeggero.

In medicina uno dei punti di riferimento sui quali si basa l’arte medica sono gli studi statistici. Si prende un dato, per esempio il valore del colesterolo nel sangue, si verifica come è distribuito tale valore sulla popolazione sana o presunta tale e si afferma che l’intervallo di riferimento minimo massimo va da un valore ad un altro presi sulla curva di Gauss che definisce il fenomeno, di solito intorno al 50° percentile.

Negli ultimi anni il valore di riferimento massimo del colesterolo è diminuito di circa 50 unità facendo diventare potenzialmente malati un certo numero di persone che pensavano invece di essere sane e si maligna che sia stato fatto più per far vendere gli anticolesterolemici che per far fare un po’ di sana dieta alla popolazione mangiona. Si è passati cioè da un sistema di riferimento non inerziale ad uno inerziale, ovvero che si sposta con noi. Se sarà stata una bufala lo scopriranno i nostri nipoti.

A livello del pene la distribuzione dei valori lunghezza e circonferenza in erezione è stata ampiamente studiata ed è stata definita la gaussiana. Che piaccia o no il 50° percentile si attesta su un valore tra 12.5 e 13.5 cm. Il sistema è stato non inerziale per molto tempo e poi è accaduto qualcosa che ha cambiato le carte in tavola rendendolo inerziale.

Intendiamoci, il grande fallo potente è un mito millenario tanto che sin dai tempi più antichi immagini e rappresentazioni di peni eretti ed esagerati inneggiavano a fertilità e potere.  Proprio nella paradossale esagerazione dimensionale si trova il significato simbolico appunto intenzionalmente non aderente alla realtà. Superata una iniziale disinvoltura, nei secoli successivi tali rappresentazioni furono abolite.

In tempi recenti, invece, il facilissimo accesso alla pornografia ha determinato lo stravolgimento del sistema di riferimento. La produzione pornografica (l’offerta) è improntata sulla domanda la quale richiede, perlomeno nella finzione cinematografica, un forte recupero dei valori maschilisti a scapito di quelli femministi.

La pornografia arruola quindi soggetti con peni più grandi della media in grado di penetrare orifizi adusi alla dilatazione violenta condita da comunicazione metaverbale di dolorosa soddisfazione variamente espressa.
La durata del coito, per definizione stantuffante, viene alterata dal montaggio eliminando il problema della precocità eiaculatoria, l’erezione mantenuta per ore con i farmaci adatti e i volumi di eiaculato sono degni di specie non umane fino a confezionare il prodotto che la domanda pretende e su cui nulla c’è da obiettare in quanto la soddisfazione di questa ne consente la vendita con relativo guadagno degli addetti.

La generazione peripuberale attuale, alla faccia del parental control che i ragazzi imparano ad aggirare prima ancora di sapersi fare da soli la doccia, ha facile accesso a tale produzione e con essa si rapporta per l’inesistenza di una qualsiasi forma di educazione sessuale.

In Italia si difende il Crocifisso in aula ma si evita di fare educazione, è un dato di fatto. In assenza di informazione corretta e di controllo sulla informazione medico-biologica che in rete è totalmente libera, i ragazzi recepiscono che un pene nella media è una jattura, che la soddisfazione femminile passa perciò solo per la capacità di sfondamento del fronte e che gli spermatozoi anche se eiaculati in cavità poplitea (ndr: è dietro al ginocchio) possono fecondare dopo una settimana e tre docce fatte con un bagnoschiuma in grado di disinfettare un lazzaretto.

Se poi ai ragazzi viene, legittimo, il dubbio dimensionale, passano al confronto coi coetanei che avviene negli spogliatoi delle palestre dove la gara a chi ce l’ha più grosso miete morti e feriti.
Il fatto che a parità di età scolastica lo sviluppo genitale sia alquanto vario e che la gara si svolga, nella maggioranza dei casi, in detumescenza determina ancora maggiore sconcerto.

La reazione successiva è la ricerca della soluzione, immancabilmente in rete.
Scorrendo le pagine trovate dai motori di ricerca c’è da rabbrividire da tanta offerta di soluzioni che vanno dalle pillole ad improbabili esercizi fino a marchingegni di tortura.

E’ diventata frequente la presenza negli ambulatori di andrologia di soggetti con lesioni traumatiche derivanti da siffatte pratiche mentre non c’è modo di verificare il sommerso di quanti comprata la pillola che doveva aumentare la taglia tacciono vergognosi sulla fregatura subita.

Una decente educazione sessuale probabilmente diminuirebbe il numero dei dismorfofobici occasionali mentre è difficile che possa variare la numerosità degli psicotici ossessivi sempre che la cosa interessi a qualcuno.

Data pubblicazione: 11 aprile 2011 Ultimo aggiornamento: 27 aprile 2011

Autore

giuliobiagiotti
Dr. Giulio Biagiotti Andrologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1984 presso Università di Perugia.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Perugia tesserino n° 4114.

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