Cicatrice ipertrofica o cheloide? Un pò di chiarezza

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Dr.ssa Maria Luisa Pozzuoli Chirurgo maxillo facciale, Chirurgo plastico, Medico estetico

L'autore descrive e differenzia la cicatrice ipertrofica dal cheloide

La cicatrizzazione può essere complicata da una serie di eventi che la deviano dal normale percorso, e possiamo così avere una cicatrizzazione ipertrofica (iperplastica) o un cheloide (cicatrizzazione metaplastica). Molto spesso le pazienti stesse si "autodiagnosticano" un cheloide, quando invece si tratta solo di una cicatrice ipertrofica. Cerchiamo pertanto di fare un pò di chiarezza.

La cicatrizzazione ipertrofica

Può essere indotta da un trattamento inadeguato alle ferite, quali una sutura grossolana o un'eccessiva tensione dei margini, oppure da una certa predisposizione soggettiva. La cicatrice appare fin dalla seconda settimana come un cordone rilevato, spesso dolente. Col tempo la cicatrice ipertrofica mostra una tendenza alla regressione spontanea, documentabile istologicamente anche dalla ricomparsa di fibre elastiche e dalcompattamento delle fibre collagene.

La sua regressione piò essere stimolata mediante trattamento locale con corticosteroidi sia per via topica che con infiltrazioni intralesionali: tale trattamento va però praticato con molta prudenza, perchè, determina sicuramente una riduzione dello spessore del cordone cicatriziale, ma può anche provocare un'atrofia cutanea con comparsa di teleangectasie. Qualora non via remissione spontanea, la cicatrice può essere revisionata chirurgicamente mediante escissione del cordone, eliminazione della tensione cutanea e corretta sutura, dopo almeno 6 mesi.

La cicatrizzazione metaplastica (Cheloide)

Il cheloide è caratterizzato da un'inesorabile capacità di recidiva locale all'asportazione chirurgica,con dimensioni sempre maggiori. Tale caratteristica lo distingue pertanto dalla semplice cicatrice ipertrofica. Le cause di formazione del cheloide sono ancora in parte oscure: esistono però fattori esogeni ed endogeni. Nell'ambito dei fattori endogeni esiste una certa predisposizione razziale(soggetti di pelle scura, trasmessa verosimilmente attraverso un gene dominante. Nell'ambito dei fattori esogeni annoveriamo l'eccessia tensione sui bordi della ferita, e tutte quelle condizioni che rallentano i lprocesso di guarigione della ferita stessa.

Esistono inoltre delle sedi in cui il cheloide è "quasi " la regola: regione presternale, regione dorsale, regione cervicale,regione deltoidea e lobo dell'orecchio. Clinicamente il cheloide si presenta come una tumefazione di colorito rosso acceso, di forma diversa da quella della lesione di partenza e di dimensioni superiori. E' sempre presente una spiccata dolorabilità, spontanea o indotta dalla pressione.

La terapia del cheloide è proponibile solo nelle forme recenti (non più di 6 mesi): risultati incoraggianti si sono avuti con l'associazione di un bendaggio elastico-compressivo associato ad applicazione di fogli di silicone.

Data pubblicazione: 09 febbraio 2012

Autore

marialuisapozzuoli
Dr.ssa Maria Luisa Pozzuoli Chirurgo maxillo facciale, Chirurgo plastico, Medico estetico

Laureata in Medicina e Chirurgia nel 1996 presso università di Napoli.
Iscritta all'Ordine dei Medici di Torino tesserino n° 20521.

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