Terapie emorroidi.

Le terapie possibili per curare le emorroidi

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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

La malattia emorroidaria, conosciuta come "emorroidi", è una patologia molto frequente per la quale esistono diverse soluzioni terapeutiche. Nei paesi occidentali le emorroidi nei vari stadi interessano più del 50% della popolazione; si tratta quindi di una malattia estremamente diffusa, probabilmente in parte conseguente a fattori genetici, dietetici e comportamentali, con particolare riferimento alla vita sedentaria.

Le emorroidi sono strutture vascolari del canale anale presenti in ogni individuo che svolgono un ruolo importante nella continenza fecale. In presenza di sintomi quali sanguinamento, dolore, prurito può esistere una condizione patologica definita malattia emorroidaria. La malattia si presenta quindi solo quando si verifica un deterioramento dei tessuti anorettali e in conseguenza compare una sintomatologia.

Tipi di emorroidi

Esistono varie classificazioni delle emorroidi, più o meno recenti, tuttavia la distinzione in emorroidi interne ed esterne e la suddivisone in quattro gradi (emorroidi di primo grado, secondo, terzo e quarto) sono ancora le più utilizzate nella pratica clinica

In presenza di sintomi, la prima cosa da fare è una visita che può venire eseguita in genere dal medico curante, dallo specialista chirurgo o da un colo proctologo: è importante infatti porre una diagnosi corretta e differenziare altre patologie benigne o maligne della regione anorettale o del colon che potrebbero presentarsi con una sintomatologia simile. Il medico specialista che tratta la patologia emorroidaria è il chirurgo generale proctologo, soprattutto consigliato quando si presentano problemi particolarmente complessi.

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Come curare le emorroidi

Una volta confermata la diagnosi e definito lo stadio della malattia e i sintomi delle emorroidi si possono prendere in considerazione le opzioni terapeutiche.

È sempre importante porre una diagnosi corretta prima di sottoporsi a eventuali terapie, questo perché svariate patologie anorettali possono presentarsi con una sintomatologia simile, ma richiedere terapie completamente diverse rispetto a quelle indicate per le emorroidi.

Terapia medica

La maggior parte dei pazienti risolve definitivamente o temporaneamente il problema con terapia medica, ovvero regolarizzazione dell’alvo, modifiche dietetiche personalizzate ed utilizzo di terapie locali o sistemiche che risolvono il quadro sintomatico.

In caso di persistenza o ricomparsa della sintomatologia tuttavia è possibile prendere in considerazione altre possibilità terapeutiche.

Terapia ambulatoriale

La legatura elastica è una procedura ambulatoriale, indolore, eseguita senza necessità di anestesia, ripetibile e gravata da un basso numero di complicanze che risolve i quadri meno avanzati della malattia e può essere utilizzata in pazienti che presentano controindicazioni a terapie chirurgiche o rischio anestesiologico elevato. Utilizzando un applicatore dedicato introdotto nel canale anale attraverso un anoscopio, si applicano uno o più anelli di materiale elastico in corrispondenza della base dei gavoccioli emorroidari patologici che verranno poi eliminati spontaneamente durante la defecazione. I risultati sono eccellenti rispettando le corrette indicazioni e, in caso di recidiva o peggioramento del quadro, è possibile eseguire una nuova seduta di legature o qualsiasi intervento chirurgico se indicato.

La scleroterapia presenta indicazioni e risultati simili e viene praticata con uguale successo.

La crioterapia, la terapia con infrarossi e altre tecniche non hanno dimostrato avere alcuna base scientifica e non vengono considerate dalle società scientifiche colo proctologiche terapie efficaci o indicate nella terapia delle emorroidi.

Terapia chirurgica

La terapia chirurgica classica si avvale sostanzialmente dell’emorroidectomia tradizionale eseguita secondo varie tecniche e quindi definita aperta secondo Milligan Morgan o chiusa secondo Ferguson.

In certi casi viene praticata con l’utilizzo di strumenti chirurgici di recente introduzione nella pratica clinica quali la radiofrequenza o gli ultrasuoni che, tuttavia, non sembrano fornire differenze significative rispetto agli strumenti tradizionali relativamente al dolore, alla velocità di cicatrizzazione delle ferite o alla possibilità di recidive. Si tratta di un intervento chirurgico efficace la cui validità è documentata da decenni di esperienza, che richiede un’anestesia (generalmente generale o locoregionale, più raramente locale), in genere un giorno di ricovero e che presenta, come tutte gli interventi, possibili complicanze (in particolare l’emorragia e la stenosi) e un certo numero, modesto, di insuccessi o recidive. La tecnica prevede la asportazione dei pacchetti emorroidari e del loro peduncolo che vengono sostituiti da tessuto fibroso cicatriziale.

Da circa 10 anni grazie alla nuova teoria unitaria del prolasso proposta da Antonio Longo, è stata introdotta una nuova tecnica, cosiddetta mucoprolassectomia con stapler secondo Longo che si basa su premesse fisiopatologiche diverse e ha trovato grande applicazione in tutto il mondo.

L’intervento viene eseguito con una suturatrice meccanica appositamente ideata che si chiama PPH01 oppure PPH03 che può venire utilizzata singolarmente oppure richiedere una doppia applicazione in caso di prolassi emorroidari abbondanti realizzando la tecnica STARR.

Anche qui si tratta di un vero e proprio intervento chirurgico che richiede anestesia generale o locoregionale, in genere un giorno di ricovero, possibili complicanze ed un certo numero di insuccessi o recidive. In questo caso il tessuto emorroidario prolassato non viene asportato, ma viene riposizionato nella sua sede naturale, ovvero al' interno del canale anale mediante una resezione e sutura di tessuto mucoso sottomucoso ed in parte muscolare a livello del canale anale.

Nella stragrande maggioranza dei casi tuttavia queste tecniche sono efficaci, indolori e risolvono definitivamente la malattia emorroidaria se eseguite correttamente e con le giuste indicazioni.

Una nuova tecnica, definita legatura doppler guidata delle arterie emorroidarie (THD), o HAL infine attende ancora conferme in termini di efficacia prima di trovare applicazione su larga scala.

Al momento appare indicata negli stadi iniziali di malattia dove il prolasso non è particolarmente significativo. Esistono linee guida pubblicate dalla Società Italiana di Chirurgia Colorettale e dalla Società Italiana Unitaria di ColoProctologia che descrivono dettagliatamente indicazioni e risultati delle tecniche sopradescritte.

 

Data pubblicazione: 14 settembre 2011 Ultimo aggiornamento: 18 gennaio 2021

Autore

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1991 presso Universita' Studi Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 31610.

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