Legatura elastica ed emorroidi. Una procedura ancora attuale?

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Una tecnica semplice ed efficace per il trattamento delle emorroidi in casi selezionati

La storia alle spalle di questa procedura parte da lontano: addirittura Ippocrate nel 460 a.C. descrisse una procedura simile a quella attualmente utilizzata.

Nel diciannovesimo secolo la procedura era utilizzata ma il successo e la popolarita' sono giunti solo recentemente, nel secolo scorso, quando prima Blaisdell nel 1958 ed infine Barron nel 1963 hanno perfezionato la tecnica e precisato le indicazioni.

In sintesi, la procedura consiste nell'applicare alla base dei gavoccioli emorroidari patologici un 'laccio' elastico utilizzando uno strumento particolare introdotto attraverso un anoscopio al fine di provocare la necrosi e la caduta del tessuto emorroidario e del laccio stesso a circa una settimana dall' applicazione.

 

Il limite della tecnica è dato dal grado di emorroidi che, come noto, secondo una classificazione comune sono divise in quattro gradi.
L'indicazione corretta, ove la procedura consente di ottenere i migliori risultati è costituita dalle emorroidi di II grado sanguinanti resitenti alla terapia medica.

Nelle forme piu' avanzate di malattia, dove il prolasso è piu' significativo, la tecnica non permette di ottenere risultati significativi ed è pertanto poco utilizzata, al di fuori di contesti particolari (pazienti con controindicazioni a procedure chirurgiche maggiori o anestesia, recidive dopo intervento chirurgico e poche altre).

Vantaggi della legatura elastica

I vantaggi della tecnica sono evidenti:

  • si tratta di una procedura ambulatoriale che non richiede ricovero ed è eseguibile in un ambulatorio di proctologia, senza necessita' di sala operatoria
  • richiede solo la somministrazione di un piccolo clistere a discrezione dell'operatore e non di preparazioni intestinali piu' drastiche e sgradevoli
  • non richiede alcuna anestesia poiche' il laccio viene posizionato in corrispondenza di tessuto privo di sensibilita' al dolore, il fastidio è quindi sovrapponibile a quello di una anoscopia diagnostica.

  • la procedura è, in caso di necessita' ripetibile e, qualora la malattia progredisca, non controindica, in futuro, l'eventuale terapia chirurgica della malattia emororidaria con altre tecniche
  • le complicanze, seppur esistenti, sono veramente modeste per entita' ed incidenza, in particolare si possono verificare emorragie in occasione della caduta del laccio e dell'escara, puo' comparire un dolore importante dopo l' appplicazione del laccio oppure puo' verificarsi una trombosi emorroidaria.
    Si tratta di situazioni veramente eccezionali che, nella pratica di chi esegue quotidianamente questa procedura, si verificano occasionalmente.
  • il costo del materiale necessario non è eccessivo

  • l'efficacia sulla sintomatologia è verificabile subito dopo la caduta dei lacci.

 

Per queste ragioni, a giudizio della maggior parte degli specialisti, e secondo le linee guida delle societa' coloproctologiche, si tratta di una procedura assolutamente attuale, sicuramente da preferire ad interventi piu' invasivi e gravati da piu' serie complicanze, beninteso, quando il grado della malattia sia compatibile col il suo utilizzo, ovvero nel secondo grado.

Data pubblicazione: 23 giugno 2010

Autore

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1991 presso Universita' Studi Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 31610.

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